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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore aleba.
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FUORI DAL CORO: ovviamente non c’ero, nella vostra vita, nelle percezioni di ciascuno. Ma, al tempo presente, ammetto che, per quanto cerchi di essere il più possibile oggettiva, riesco a immedesirmarmi nei quesiti che ti poni, perché me li farei. Non tanto sul fatto del figlio ad ogni costo, ma di un reciproco mettere anche se stessi in discussione. E’ chiaro che è questione di sentire, punti di vista, anche del chiarirsi. Quindi sviscerare le cose può pure starci. Ma ammetto che penso (chiaro, ho solo la tua campana) che può averti (ed è successo) destabilizzato una fuga e un non chiarire, parlare in cui tu per due anni non senti di aver scelto di parlare da solo. Io ovviamente le sue ragioni non le so, non è che parteggio. Ma quando dici che per te è un momento delicatissimo hai la mia empatia, e anche quando dici che la questione non è dire no ad un figlio, ma capire delle cose fondamentali prima. Si rende conto lei che anche tu hai bisogno di sentirti accolto, rassicurato? Che comunque, qualsiasi ragione sentisse, due anni di blackout si possono anche superare, non è detto di no. Ma non son trascorsi solo per lei, come se li è vissuti, ma anche per te, come li hai vissuti. Il punto sta nel presente, certo. Ma quali sono gli elementi, emozionali etc, nel presente? Sì, scusami se son così diretta, ma ti capisco. Sei andata via due anni, dandoti valide ragioni. Mi ‘sta bene’. Ora torni. Quali sono queste valide ragioni che ti dai? Più forti di quelle che per due anni ti han
tenuta lontana. Ho capito perché sei stata lontana, me lo dici con forza. Ma voglio sapere, con altrettanto, anzi maggiore vigore, cosa ti ha portata a tornare, perché sei qui. – vedi, fdc, io non dico che internamente queste ragioni, per un ritorno come per andarsene, possano esistere. E essere stravalide anche per ripartire, fare e realizzare grandi progetti. Però posso capire che tu abbia il bisogno di sapere. – neri, non mi piace parlare per ‘genere’ e io ho avuto un uomo così, cioè come può capitare che siano le donne. Cioè che rimuginino tra sè pensando che chi ti ama davvero ha la sfera di cristallo. Io se uno non vede gli dico guarda, se non vedo voglio che faccia lo stesso per me. Perdonami, neri, so cosa sia un assurdo, esagerato spirito di abnegazione. Lo so perché l’ho avuto. Ho retto anche troppo, perché volevo lui e la nostra storia. Però non ho mai finto di stare bene, anche se a volte stavo peggio di come mi dicevo che stavo. E ho SEMPRE detto: penso questo, sento questo, questo mi dà gioia, questo mi fa incazzare, questo mi manca, questo mi rattrista, questo non capisco, questo vorrei farti capire. E ho speso, al di là del visibile, anche fiumi di inchiostro. – c’è da dire una cosa: noi donne, spesso, possiamo spiegare con 25.000 parole ciò che a un uomo giungerebbe più chiaro con due. Proviamo magari con due, quattro, dieci e se non ci sentiamo comprese ne diciamo 25.000. Chi non vuole capire o non vuole più non capisce nè due nè 25mila. Non ho capito se lei ne sta dicendo poche o tante ora, ma forse, concentrata su ciò che a lei pare fondamentale, non sta rispondendo a delle domande, fondamentali per lui. Certo può anche accadere contemporaneamente il contrario. Ed esiste anche il parlare di cose diverse per non ammettere che non ci si incontra. – comunque sia, parlo per me, accetto che gli altri ‘facciano il botto’ ma ammetto che non ho ‘simpatia’ per concetti come ‘son stato zitto tot, anni, perché ti amavo’ in un rancore anche retroattivo, in nome della propria generosità. Mi ripeto, neri,
Luna
Buongiorno anzitutto. Non ho molto da aggiungere a quanto hai scritto. Ti quoto in pieno. Hai espresso in maniera piuttosto semplice tutti i concetti basilari. Molto chiara l’espressione delle 25.000 parole. Hai detto bene, spesso a noi uomini non servono: ne bastano due dette in maniera semplice e concreta.
Vedi Luna riguardo mia moglie credo di aver capito una cosa: è andata in tilt con la questione del figlio. Ora probabilmente si sente al limite del tempo concesso e vorrebbe averlo a tutti i costi. Due anni e mezzo fa quando lei di punto in bianco volle uscire di casa per “chiarirsi” io le dichiarai immediatamente che sarei stato pronto a provare a fare un figlio anche subito. Ma lei non ha voluto e se nè è andata. Ora torna, dopo due anni e mezzo di assenza, nelle quali a parole e fatti è stata capace di farmi cattiverie più assurde. Ok, pietrà sopra, vuoi un figlio con me (è vero ?). Ok, d’accordo ma fammi capire cosa ti ha spinto a tornare e soprattutto dimostrami che mi ami davvero e come vuoi vivere con me. Invece mi pare di capire che nella sua testa ci sia l’idea di volermi “cambiare”. Cambiare il mio modo di pensare, di vedere alcune cose della vita. Idee che nulla hanno a che fare con le questioni del figlio e del volersi bene.
Maria nel precedente post ha parlato di “emozioni” che a lei mancavano e che forse ha trovato temporaneamente in un altro uomo. Anch’io avrei potuto avere tanti tipi di “emozioni” ma non me ne importava nulla. Per me l'”emozione” quella vera era in casa con me, anche mentre si mangiava insieme o si vedeva un film insieme. Questo per parlare di piccole cose. Perchè come ho scritto più volte la nostra vita contava anche molte altre situazioni che facevano si che non la rendessero “piatta”.
Non è bello sentirsi rinfacciare situazioni avvenute durante il periodo del fidanzamento. Un fidanzamento abbastanza lungo, nel quale ci siamo raccontati tutto. Ed io (parlo per me) mi sono fatto conoscere per quello che ero, senza nascondermi dietro un dito. I difetti, se tali erano, li ho mostrati. E se non ti andavano bene, primo potevi farmeli notare, secondo nessuno ti ha chiesto di sposarmi se non eri contenta di me. Io lo ero di lei e nulla le ho rinfacciato. E nessuno è esente da imperfezioni.
Ottima analisi Luna, garbata, concisa e imparziale anche sotto il punto di vista uomo/donna.
Complimenti
cara Luna
hai spiegato benissimo il TUO modo di essere e lo approvo, però nella sfera umana non siamo tutti uguali, ogni persona a il suo carattere e la propria personalità, chi si sveglia prima chi dopo (alcune persone neanche ci arrivano), senza cattiveria x nessuno, la vita e così, sta in te quando e come viverla.
Se ho scritto cosi a fdc, perché ho rivissuto alcuni miei momenti negativi non e detto che x lui o lei sia la stessa cosa, era semplicemente dire la mia anche se non condivisa.
(continua) preferisco le persone dirette a quelle che si nascondono (magari anche solo le loro paure, eh!) dietro a ‘non te lo dicevo per non ferirti’ ma poi, piene di livore e rancore, un giorno esplodono, di colpo, fulmine a ciel sereno. Prima non comunicavano perché erano generose e non volevano ferire, ora perché son troppo ferite, incazzate o semplicemente STUFE. Il punto è: e tu che puoi farci? – naturalmente neri chiunque può acquisire consapevolezze lungo il cammino. Ma è proprio il rancore retroattivo ecc che non sopporto. Mi sa di revisionismo. O di altro che generosità. Piuttosto mi sa di ‘finché comoda a me’. Naturalmente chi subisce violenza morale, fisica, economica, sociale NON PUO’ parlare, comunicare, portare il suo punto di vista. E può essere in generale difficile farsi ascoltare da certi caratteri (m o f). Però il ‘non ho parlato perché son troppo generoso’ mi sta proprio sulle palle. Io non dico più quel che penso e sento quando mi allontano. E prima di andarmene do la possibilità di sapere che un pericolo c!è. Funziono al contrario dello zittoperchésontroppobuono. E posso fidarmi di chi non dice quel che sente? O forse lo dice ma tot dipende sempre da quanto amare fa bene a lei o a lui? Io mi son sentita dire ‘hai fatto cose meravigliose per me e la mia vita, grazie’ e GIORNI DOPO quando ero in difficoltà io che allontanamento e egoismo verso me dovuto a cose non dette per ‘troppa bontà’. Mi domando se gli egoisti peggiori son quelli che si credono generosissimi.
neri: 🙂 avevo capito. Scambi di punti di vista, appunto. Io mi rivedo più in fdc, per quanto ovviamente ogni storia e persona sia diversa. Perché tutti, con la più buona volontà, facciamo errori. Ma sentirci dire dopo anni cose retroattive e trovarci un muro duro e inkazzato davanti è un trauma. Io l’ho vissuto e sente di averlo vissuto fdc. Per oltre due anni si è fatto un suo giro all’inferno. Nn dico che lei no. Ma capisco che lui possa aver anche bisogno, non per rancore ma in modo costruttivo, che lei dimostri di rendersene conto.
ALEBA, tempo fa dicevi qualcosa sul fatto che si nasce e muore soli. Io ti ho detto la mia. E la penso. Allo stesso modo non mi va di fare un discorso sulla ‘società’ (anche se in realtà si parla di tendenze nella società, e ci sta pure) perché la società è formata da individui. Che possono divenire massa, campione, statistica. Ma poiché conosco molte persone che stimo perché dovrebbero essere coloro che NON stimo il mio ‘campione’? Siano essi uomini o donne. Dunque ti parlerò piuttosto di che tipo di atteggiamento, in alcuni individui, non mi piace e osservo. Son cresciuta circondata da pregi e difetti, ma anche da certi valori che sento affini, e che hanno reso migliore la vita di coloro che, tra loro, li hanno reciprocamente agiti. Ogni individuo è fatto a modo suo e ogni relazione nasce dall’incontro o meno di una serie di fattori, esigenze, rinegoziazioni etc. Non penso che persone che stanno male insieme debbano starci per forza. Mi pare più uno schema, quello, che un valore. Ma, come diceva marquito a suo tempo, forse più che divorziare con facilità si sposa (o relaziona parlando di grandi scelte) con facilità. La cosa che mi 😮 di alcuni individui (m/f) è il loro innamorarsi di loro stessi innamorati più che veramente dell’altra persona, tanto da trattare le relazioni non come un qualcosa in cui ci si sostiene a vicenda e i problemi si affrontano
(e per problemi intendo anche il fatto che nella vita di ciascuno possono capitare difficoltà lavorative, problemi di salute, famiglia, fragilità. E sulle lunghe distanze poiché queste cose fan parte della vita anche capitano) bensì come una specie di luogo in cui i problemi NON devono esistere. E bada bene intendo non problemi di incompatibilità di carattere, violenze e sevizie morali, dittature, ma il non riuscire a sopportare e reggere il fatto che l’altra persona non sia in perfetta salute, abbia difficoltà, sia preoccupato per sè o un parente anche cavandosela da solo/a. Il non provare empatia e sostenere ma trovare fastidioso, deludente e rompicazzi. Questo non è il MONDO, aleba. Perché se giri non al luna park ma tra la sofferenza incontri tanta sofferenza ma pure molta gente che così non è. Anche gente del cavolo ma non solo. Però anche gli individui di cui parlo esistono. E io non li voglio intorno. E non voglio gente che ama troppo o buonista. Perché la sofferenza non fa dire ‘che bello’ a nessuno (a parte ai sadici e masochisti). E quindi uno stress è ogettivamente peggio che una vacanza. Ma persone equilibrate, mature sì.
Ciao Luna. Condivido pienamente quanto hai scritto. Per questo ritengo che la miglior scelta per me sia di restare sola. Vedo, ogni giorno, che l’empatia più profonda si raggiunge con gli estranei. Con le persone più intime scatta una sorta di “voglio prendere tutto il possibile” e ti ritrovi a parlare una lingua sconosciuta perchè noti proprio che c’è un radicato rifiuto ad ASCOLTARE. Allora le alternative sono: o ti poni in posizione di comando e assumi tu il ruolo di chi non ha intenzione di comunicare, oppure ti ritrovi a dare dare dare con il cuore frustrato. MEGLIO SOLI.
ALEBA, penso che nelle relazioni ci sian sempre anche degli inconsapevoli giochi di equilibri, anche laddove vi è una certa base di affinità e empatia che fa vivere ciò in modo più spontaneo e naturale. Mi sa che imparare ad ascoltare in modo assertivo sia importante quanto comunicare e comunicarsi in modo assertivo i propri bisogni. Nessuna relazione forse è ‘finita’, nel senso che ogni giorno è in evoluzione (o anche involuzione)