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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore aleba.
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Altre sono le ragioni che ho individuato e individuo per cui ad un certo punto quello che vivevo e l’amore in cui comunque credevo mi hanno disorientata.
Però c’è una cosa che volevo dire:
l’incontro con la persona di cui parlo è stato speciale e speciale è stata ogni bella emozione che abbiamo condiviso.
il buono della storia che ho vissuto mi ha certamente arricchita e fatta anche crescere. Per buono non intendo il fatto di un paradiso dove tutto va bene. Per buono intendo anche ogni punto di incontro ritrovato dopo una sana discussione. Ogni cosa fatta verso, senza aspettare un tornaconto, ma che dia la sensazione di reciprocità.
Ogni egoismo smussato nel nome sano di una relazione in cui due individui, appunto, crescono insieme.
Ogni ostacolo superato. Anche ciò che si impara dai propri difetti e da quelli dell’altro. I giorni buoni e i giorni meno buoni.
Insomma, non vorrei essere fraintesa: per me il buon investimento in una relazione non è credere che una relazione sia uno spot pubblicitario, dove ci si ruba i pensieri che sono sempre identici, dove non piove mai, dove non esistono difetti o anche divergenze di vedute. Persino le crisi possono essere un arricchimento.
E il dirsi, nel cammino della vita: scusa, ma corri troppo, aspettami.
Aspetta, forse sto correndo troppo, ti aspetto.
Credo nella critica costruttiva, e anche nella complicità reale che si manifesta durante e dopo un litigio. Credo in tante cose. E tante di quelle cose sono certa di averle vissute.
Però esistevo. Esistevo anche prima. Provavo gioia, non solo dolore. Avevo la fortuna di avere interessi e passioni che non sono state compensazioni, ma vera passione e gioia sin dalla tenera età.
Raramente nella mia vita mi sono annoiata a stare con me stessa.
Ho avuto anche prima della mia esperienza negativa dolori, frustrazioni, gioie, delusioni, incazzature, serenità, momenti in cui mi sono commossa, momenti di crisi da superare, momenti bellissimi da ricordare. Giorni in cui mi sono guardata allo specchio e non mi sono piaciuta, altri in cui mi sono fatta un grande sorriso. Ho avuto mete e piacere nell’avere progetti. Ho amato il mare e anche andare a fare una passeggiata in solitudine. Persone che sono contenta di avere incontrato, altre meno. Amici carissimi con cui ho condiviso esperienze importanti. Quello che voglio dire è che la mia vita era ricca e io ero ricca di tante cose dentro di me prima di incontrarlo. E’ stato meraviglioso condividere il mio mondo con il suo e conoscere il suo mondo e costruirne uno nostro. Già prima avevo le mie malinconie ma ero anche un cuor contento. Essere un cuor contento accanto a lui è stato bellissimo. Stare con lui per me era felicità, che si sommava, lungo il cammino, ad una mia capacità di essere felice. Lui, volens o nolens, però ad un certo punto mi ha fatto sentire povera, molto più delle mie impostazioni base. E se poteva rendermi più felice sembra abbia proprio scelto, volens o nolens, di darmi molta amarezza.
Care ragazze e ragazzi
Vi chiamo cosi perche mi va senza offesa, ieri sera ho cercato di approfondire la vs conoscenza leggendo i vs post dalla prima pagina, sono stata colpita dalla profondita delle vs testi, come siamo profondi nel cercare di essere chiari con noi stessi.
Ho sempre cercato di essere chiara con me stessa, di dire sempre il mio pensiero, ma leggendo le vs lettere dentro di me si stanno aprendo dei cassettini chiusi con la chiave, ora sto facendo pulizie e piano piano gli apro cercando di vedere cosa fare.
Cara Aleba e Fuori dal coro la mia situazione e ben diversa cerchero di descriverla.
Prima di conoscerlo ero una ragazza serena, gioiosa, piene di amicizie, esuberante e tutto di piu nel positivo,quando lo conosciuto lo snobbato e la vita vuole che non so perche lo frequento, e sempre stato taciturno, solitario, ma non gli ho dato importanza tanto ero sempre io che organizzavo, che parlavo, che facevo, in poche parole su 100 lui era 20 io 80.
Abbiamo convissuto x 2 anni, tra quale lui lavorando in giro x le l’italia , partiva il lunedi e rientrava il venerdi, mentre io lavoraro nel mia cittadina, gli ho sempre organizzato e gestito tutto.
Siccome ho sempre avuto la fobia che nessuno mi deve mettere i paletti nella mia liberta, perche io intendo la vita che un puzzle (vi spiego la mia teoria ) – la vita e fatta di tante cose , di amicizie, di fregature, di amore, lavoro, divertimento, di pianto, camminate, di nuoto, ridere, incazzature, di cose profonde, di cose frivole, in poche parole tutto cio che puo esistere x sentirsi vivi-,
sapendo come sono mi ha lasciato massima libertà, nel mio cuore la sentivo questa pace della non costrizione e li mi ha fregato, e cosi andai avanti con le uscite con le amiche, a me piace molto andare a ballare le sue battute erano ” vai sai che a me non piace, tu vai e divertiti ” Lo scherzo della vita e che ci siamo conosciuti al mare e dopo un paio di anni decise che il mare non lo reggeva piu e come il solito dovevo arrangiarmi. Dopo un paio di anni desideravo dei figli glielo dissi, lui non rispose ne in positivo ne al negativo in poche parole la dato x scontato, ho espresso il desiderio di legalizzare la ns unione, ho dovuto combattere per cose puerili nell’organizzazione del matrimonio (come sempre ho dovuto fare tutto io )con lui che continuava a dire …no questo ,no quello costa troppo, ecc. premetto che mi sono sposata solo in comune una scelta condivisa. Rimasi incinta quasi subito, piano piano comincia la discesa, esprimo di farci la casa, lui chiaramente non si esprime, non parla dei suoi sentimenti o pensieri, unica cosa che mi dice ” x me va bene anche un appartamento” siccome avevo la fortuna di avere un terreno ho cercato di sfruttarlo costruendo la casa, cercando sempre nelle mie possibilita di agevolarlo nell’organizzazione nella costruzione, quante baruffe perche cio che facevo non andava bene, solo lui sapeva fare le cose giuste, lui era la mente io il braccio che lavorava
Arriva il momento del secondo figlio voluto da entrambi sempre espresso il pensiero e sempre dato x scontato, la casa in costruzione, le sue divergenze con i miei genitori che credetemi, ancora adesso non ho presente il motivo reale, (gli ha passato la mosca fastidiosa sotto il naso)senza andare nei dettagli ho sofferto le pene d’inferno, nei contrasti, nelle discussioni in cui solo io non sapevo fare niente, da tenere presente che la famiglia e la casa era tutta sulle mie spalle, in cambio da lui non avevo niente in cambio , (carezze, dialogo, un po di conforto, una persona accanto in cui appogiarsi) Nel 2003 ha avuto un crollo psicologo, naturalmente glielo dicevo di farsi aiutare avevo avuto dei segnali, ma la persona da curare ero sempre io, finche e arrivato ad accettare questo suo problema e ha fatto 10 incontri con un ciarlatano, qui ho sbagliato avrei dovuto impormi a indirizzarlo verso uno specialista serio, ma come lui un laureato si fa consigliare da una terza media nel suo ego non ci stava. Qualcosa cambiò ma neanche tanto i sentimenti si erano spenti, la fiducia x lui era nulla, dialogo zero se non solo x insultarmi che non sono capace di niente, per fortuna non e manesco, non lo avrei accettato se solo una volta mi avrebbe toccata non gli avrei dato la possibilà di una secondam volta. Tre anni fa ho cominciato a dire basta alle sue richieste ed esigenze tanto le sentivo sempre che non gli andava bene (premetto che sono la bellezza di 9 anni che fra noi non succede niente di intimo x sua scelta) Mi sto accorgendo che io sono il giorno e lui la notte, non abbiamo fatto niente insieme anzi lui non ha fatto niente in cui a me piaceva mentre da parte mia ho sempre cercato di accontentarlo, odiavo la montagna d’estate, escursioni, pace, silenzio, nessuno, lo sempre accontentato devo dire che anche mi e piaciuto qualche volta, pero lui mai x quanto riguarda i miei piaceri. Se io dico bianco x lui e nero, x l’educazione dei figli, lui rigido io accondiscente, lui freddo io dolce e tenera sempre x i figli, io lavoratrice lui pantofolaio, io mi piace la gente e amicizie lui solitario diffatti io ho tante amicizie lui non ha nessuno, io voglia di uscire anche a fare una camminata lui non esiste, e mi domando che ci sto a fare con lui se non mi da niente ?
bella domanda in cui dovrò rispondere, cé qualcosa perche siamo ancora sotto lo stesso tetto e un filo sottilissimo pero cé, sappiate che una certezza ce lo desidero sentirmi donna avere amore sentimento carezze e sentirmi apprezzata come persona.
Questa e una parte semplificata della mia vita che x lunghi 15 anni ha fatto da struzzo, queste parole glielo dicevo a lui, “di esprimersi e di non fare lo struzzo che si nasconde la testa sotto terra x non approfondire i sentimenti e problemi”, x quieto vivere lo fatto anchio e mi sto accorgendo di aver fatto tanti errori involontariamente ma la grande e donna ero io e avrei dovuto aprire gli occhi CIao a TUTTI
Ciao Luna, che bello leggerti. Ecco il tipo di persona che vorrei essere. Io non avevo niente prima di lui, o meglio…avevo tanti sogni sui quali stavo appena cominciando a lavorare. Sono cresciuta in una famiglia molto rigida e con un padre che non dava respiro. Inoltre un trasloco all’età di 12 anni che mi ha sradicata dalla vita che conoscevo portandomi a 8000 km di distanza da tutto, amici, interessi, abitudini….sogni, questo trasloco mi ha fatta trovare spiazzata, isolata in un mondo che ha faticato (anche allora) ad accettarmi. Mi sono abituata a fare da sola. Poi è arrivato lui, io ero pienamente felice di quello che stavo facendo della mia vita. Con enorme fatica avevo portato avanti il progetto più importante…l’università. Ma ho lasciato che lui entrasse e mandasse tutto all’aria. La prima persona in assoluto che abbia dimostrato di interessarsi a me, io l’ho accolto perchè quello che mi aveva proposto di sè stesso era la sua parte migliore. Sono una che non si tira indietro di fronte alle difficoltà, e con il tempo…mentre stare con lui era una continua fonte di problemi, ha preso forza anche la mia determinazione nel voler dimostrare a lui che c’ero, sempre e comunque e mi sarei sentita egoista e incapace di amarlo se mi fossi spostata. Ora ho capito. Ho svuotato me stessa di ogni idea, di ogni emozione che identificava la mia persona. Lui lo ha preteso e in alcuni momenti in modo esplicito. Come quando mi diceva che volevo riprendere gli studi solo per conoscere uomini. Ora spero davvero che i semini di ciò che ero e che riesco a scorgere nell’anima, non siano divenuti sterili. Certo ho un impegno prioritario, ed è nei confronti di mia figlia…ma credo che diventando la donna che vorrei essere, aiuterei anche lei a crescere. Ho molti freni e paura di fallire, ma mi tiro su le maniche e vado avanti. Certo starò ben attenta a non indossare gli occhiali di qualcuno per guardare la mia vita. Per questo ho anche bisogno di stare da sola, per prendere contatto con le radici mie, solo mie. Devo riempirmi ma non di persone, o di emozioni che derivano da persone, bensì dalla mia fatica. E’ come se per raggiungere ciò che rimane di me fossi scesa in un crepaccio e ora stessi risalendo. Voglio avere vicino la mia famiglia, il sangue del mio sangue, voglio attingere energie positve dalle persone che incontro e respingere di netto quelle negative. Ho bisogno di avere lo zaino in spalla e cercare. Se non ci fosse mia figlia farei molte più cose, mi immergerei nella vita per cercarmi….ma io sono anche qui, negli occhi di mia figlia e nelle sue risate e nelle sue lacrime. Luna mantieni viva la speranza in me, attraverso questo spazio. GRAZIE
aleba: no, grazie a te, di cuore. E grazie a neri, fuori dal coro e maria. Questo è ‘un’angolo’ importante. Mi spiace che non possiamo concretamente bere un the insieme :p – aleba, capisco BENISSIMO la metafora dello zaino in spalla e comprendo la cura nel camminare adagio, prendendosi il tempo per ascoltarsi, e osservare anche un fiorellino, una pietruzza, uno scorcio e anche sentire il contatto dei piedi col terreno, e il proprio passo. E non è solo metafora. – fatica, è verissimo aleba. Ma anche gioia della (ri)scoperta. Dici ‘dalla mia fatica’ e lo comprendo. Al contempo son stati 17 anni di tanta pala e piccone e poco piacere. Dunque io spero per te anche tanto piacere e serenità insieme alla costruttiva fatica. Per il resto: eri ‘tanto’ anche prima, stavi mettendo le basi, comprendo. I miei sradicamenti nell’infanzia son stati inezie in confronto al tuo, anche se da piccoli anche cambiare scuola, poiché perdi i contatti e cambi ‘mondo’ e ricominci daccapo non fa differenza se i km son 20 o 100. Nella percezione. Poi è chiaro che il cambio anche geografico etc son ben più pesanti! – io ho saltato come un canguro da piccola nell’arco di pochi anni. Nella stessa città. Non c’è paragone. Però sentivo i salti. Una mia fortuna è stata che quando poi ci siamo fermati son anche arrivata in una nuova sistemazione piena di coetanei, appena arrivati, come me. Quando arrivata al momento di avere la mia casa invece di cominciare una vita serena con un senso di stabilità è iniziato il vero precario, instabile casino è stato shokkante anche perché, nonostante io non viva di schemi, il proporsi di un’instabilità emotiva, sentimentale e anche logistica per me è stato orrendo.
neri, grazie per la tua testimonianza. Lo struzzo… Quanta ragione hai? Dico che si è struzzi a propria volta. Per carità, a volte è anche perché ci si concentra sui problemi dell’altro. Non è un caso comunque se nel 90×100 dei casi è quando si va in prima persona dallo strizzacervelli che qualcosa cambia. Cerchi di mandarci lo struzzo (che di solito non ci va. E’ quando scatta dentro, non fuori, l’esigenza di un altro dialogo con sè e di ‘risolversi’ di più che ci si va) e osservi quanto ne avrebbe bisogno. Ma tu (generico) no? Non fosse altro per gli equilibri (squilibri) a incastro che vengono a crearsi e che costano sacrifici? – magari vai per parlare dello struzzo(strunzo) e ti si rivela in cosa sei struzzo tu. – lui non ti ha solo fregato, neri, come giustamente noti tu. Si è comunque anche mostrato per chi era, come funzionava, se non subito comunque in seguito. Ma la squadra in qualche modo, fosse anche questione di ‘struzzità’, funzionava o comunque si reggeva su quelle percentuali. Chissà se il fatto che uno sappia usare bene un ruolo fatto anche di passività e dipendenza da chi manifesta un carattere più forte e risoluto e decisionale dà l’idea di essere ‘più forti’ ‘più liberi’ ‘più decisionali’ ‘più risolutori’. Guarda che cominciare a propria volta a vedere, a vedere in cosa si è stati struzzi, cosa si è dato per copione consolidato e immutabile fino a non cogliere la propria parte e adattarsi a un modo di essere, anche proprio, in qualche parte percepito come ‘mutilato’ non è cosa da poco. “a volte” diceva qualcuno “il problema non sta nelle risposte che ci diamo, ma nelle domande che (non) ci facciamo”. Chi lo ha detto? Avevo citato la fonte nel forum, mi pare, ma ora non ricordo. Parafraso, mettendoci anche quel ‘non’ e penso che la frase sia quanto più vera. Per me sì. Anch’io, pur avendo sempre parlato con me, son stata struzzo. Anche perché quando gestisci ti concentri su punti in particolare, per stare in equilibrio.
Ciao ragazze,
Sono di un incazzatura micidiale se non mi sfogo con qualcuno vado d’istinto e butto fuori di casa qualcuno, ditemi dove comincia e finisce il dovere di un genitore o dei due genitori, ieri sera mio figlio il grande ha fatto una battuta che non la condivido, successo qualcosa di negativo nella scuola, non so esattamente a cosa se derivato dai suoi studi o altro (non credo sul comportamento perche e educato) ma non e questo il problema, mi sono sentita dire che sono io a chiedere le cose, e quando gli chiedo (ogni giorno la stessa domanda) “oggi come e andata scuola” mi risponde con la solita battuta “tutto bene” mentre l’uomo del monte e in contatto diretto via Email con il responsabile della classe, purtroppo e stato aperto il discorso in un momento che dovevamo andare via, cosi si e rimandato ad oggi ma sono sicura che oggi se non apro il dialogo loro non lo fanno, (come sempre x sapere le cose devo sempre chiedere )non riesco capire ho non voglio capire se l’uomo del monte cé o ci fa.
Parlavo oggi con mia madre, sono io sbagliata che ho un concetto di famiglia di collaborazione, di dialogo (anche se i due adulti hanno dei problemi) di rispetto, con dei principi che dovremmo insegnare o trasmettere ai figli, ho avuto dei genitori magnifici, con i pro e contro nessuno e perfetto, pero io e mio fratello siamo cresciuti con dei valori molto forti, chiaramente e l’eredita dei nostri genitori.
La mia incazzatura e che non riesco a fargli capire al grande questi valori che faranno parte del suo bagaglio di vita, perche a fianco a me ho una persona che sinceramente non riesco piu a descriverla.
L’istinto di donna mi dice ” buttalo fuori, la ragione mi dice, chi sono io x decidere questo, fargli mancare una parte di genitore anche se e sbagliato, pero e un padre che nonostante tutto qualcosa e cambiato verso i figli, da quando mi sono ribellata ai suoi atteggiamenti da super uomo, padre padrone. In questo periodo sotto questo tetto stiamo vivendo due nucli famigliari l’uomo del monte con il figlio grande e io con il figlio piccolo, ma che famiglia e questa? mi faccio schifo da sola x permetteere questo, ho provato parlargli a spiegare che cosi stiamo facendo del male ai figli oltre che a noi stessi, ascolta, annuisce, mi risponde che non ha una risposta, che non sa cosa fare,questo e il suo atteggiamento perche altro non conosce, io rabbrividisco, gli rispondo appoggiati a me, chiedimi le cose , parliamone cerchiamo di fare le cose insieme x i nostri figli, tutto bene x alcuni giorni, poi si torna da capo. E vita questa ,ma il psicologo che frequenta cosa fa, lo spreme solo x i soldi o cosa. Impossibile che un uomo del suo prestigio come lavoro e studio e arrivato dovè solo con le sue forze, non tira fuori le palle quando ci vuole per la FAMIGLIA e per la vita quotidiana. Sempre di piu mi viene da dire che ho un terzo figlio, devo prendergli la mano e accompagnarlo nel sentiero della vita.
E IO – E IO – E IO – E IO – E IO – E IO
scusatemi x lo sfogo sto parlando solo di me non e nella mia natura di essere egoista, questo e un periodo cosi, le vs risposte mi fanno bene. Ciao a tutti voi
Neri, ciao!, purtroppo devi considerare che lo psicologo non può illuminarti la strada dall’oggi al domani. E’ un percorso lungo pieno di ricadute. Se tuo marito affronta l’analisi con disponibilità, probabilmente ne uscirà più consapevole. Ma non è detto che un uomo prestigioso che sa quello che fa sul lavoro, sia altrettanto capace nella famiglia. Mi sembra che qui sei tu la più consapevole di cosa voglia dire impegnarsi.
Ciao ragazze come state ? Ho letto gli ultimi vostri commenti. A volte penso che molto di quanto accade e di quanto è accaduto a me e a voi tutte sia dovuto in gran parte anche alla società in cui viviamo. In questo mese ho riflettuto molto su tante cose. Tanti e tanti pensieri mi si sono accavallati nella mente. Faccio raffronti. Vedo mia madre, parlo di più con lei. E mi rendo conto che oggi più che mai dobbiamo fare i conti con la società in cui viviamo. Si dice che si è figli dei tempi in cui si vive. E credo sia vero. Ma i nostri tempi, quelli di oggi, oggettivamente non sono tempi giusti. Nel senso che sono tempi in cui difettano veramente tante cose. Per carità, ogni epoca ha avuto i suoi pro e contro. Ma oggi davvero si è persa un po’ la cognizione dell’essere umano. Oggi si corre, si cambia, si pensa, si agisce troppo troppo troppo velocemente. Qualche anno fa si diceva che vivevamo nei tempi dell’usa e getta. Ecco adesso neanche si usa. Si getta e basta. Il tempo non è gestito adeguatamente. Spesso si lavora troppo ma…in sostanza cosa si produce di reale ? Nulla…solo banalità. Un bambino oggi non è un bambino, ma una macchina da corsa. Fa mille cose, troppe. E’ generato da papà e mamma ma non li vive. Entrambi troppo impegnati con il lavoro. Sono poche onestamente le mamme come Aleba. Si contano sulla punta delle dita. Mamme che dedicano il loro tempo ai figli. Così come faceva mia madre con me e come faceva mia nonna con lei. Oggi ci sono le “tate”. E i figli si “vivono” la sera. Tutto ciò è assurdo. Un tempo, non tanto lontano, parlo del mio tempo quando ero bambino ed adolescente mia madre non si poneva troppi problemi. La scuola era un luogo piuttosto sicuro. La tv non ti propinava continuamente spazzatura. I programmi iniziavano alle 18. C’era un tempo per la scuola, per giocare, per vedere la tv, per essere bambini. Ma sostanzialmente “c’erano i tempi”. Eppure di 24 ore era fatto il giorno così come oggi. Solo che oggi queste 24 ore le “bruci”. Mentre prima si assaporava il minuto. Si dice che è progresso, evoluzione. Io parlerei di regresso e involuzione. Quando ero malato veniva il medico a visitarmi a casa. Oggi il medico non esiste. Se stai male o ti rechi dal medico con 39 di febbre o vai al pronto soccorso passandoci anche 12 ore. Mio padre è morto in una grande città senza aver potuto contare su un’assistenza medica. Papà quando lavorava alle 14 era a casa e mi dedicava i pomeriggi. E l’Italia non era in crisi. Le telefonate costavano 127 lire e parlavi anche 5 ore. Oggi, pur facendo lo stesso lavoro di mio padre, spesso non sto a casa prima delle 19, in proporzione prendo meno di lui e le telefonate costano 10 o 20 centesimi al minuto. Lavoriamo di più spendiamo di più ma l’Italia è in crisi. Il mondo e formata da centinaia di nazioni. Ognuna ha il suo debito pubblico. Possibile ? Ma se siamo 10 persone al mondo e ognuna ha debiti…qualcosa non torna. Ci deve essere qualcuno in attivo! Ci hanno fatto credere….