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Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via

di aleba
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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1.662 commenti

Pagine: 1 47 48 49 50 51 167

  1. 481
    aleba -

    Ciao Fuori dal Coro, Luna, Marquito e ciao Maria..grazie per le tue parole.
    Fuori dal Coro, ciò che ho scritto è quanto ho vissuto. Se avessi cercato un confronto, ascolto psicologico o anche solo presso un’amica o una sorella, forse avrei aperto gli occhi molto prima. Il fatto è che io gli occhi non li avevo proprio chiusi, solo mi ostinavo nella mia missione di veder riconosciuto il mio valore come donna e persona. Non sono una santa, sono soggetta anche io ai miei alti e bassi, allo stress quotidiano. Ho sicuramente fatto vari errori, ma il più grande è stato quello di mettere il suo benessere di fronte al mio al punto di accettare addirittura che il mio benessere fosse trasformato in profondo malessere. Lui non odia me in particolare (o meglio, adesso mi odia eccome!), lui odia il prossimo soprattutto il sesso femminile. Pensa che quando il ginecologo mi ha detto che in grembo portavo una bambina, un pensiero è nato d’impulso..mi sembrava quasi di averlo pronunciato ad alta voce…ho pensato “lui la odierà” Ho subito scacciato quel pensiero, un papà non può che voler bene a sua figlia. Eppure sai cosa ha detto qualche settimana fa a nostra figlia?? io lo scrivo, ditemi l’effetto che fa sentire un padre che parla così alla sua bambina, ditemi come può sentirsi quella bimba, ditemi che rispetto potrà avere di sè stessa quando sarà donna. Lui le ha detto “gli uomini sono più intelligenti delle donne”.
    Dopo qualche giorno, quando siamo andate a dormire lei mi ha detto: ha ragione papà, io non capisco niente…non sono intelligente.
    E’ un egocentrico e crede che solo schiacciando il prossimo, schiacciando il più possibile chi gli sta più vicino…nella sua sfera privata, riesce ad elevare sè stesso.
    Scusate, non posso andare oltre stasera.
    Buona notte

  2. 482
    aleba -

    Buongiorno. Fuori dal Coro, è ammirevole cercare di vivere in armonia che non significa mettere la testa sotto la sabbia o troncare di netto ogni tentativo di approfondire le questioni. I problemi vanno affrontati, ignorarli non li fa scomparire. Una persona che dice, ok parliamone e non si limita a trattare argomenti ascoltando selettivamente solo ciò che gli interessa, che considera il mantenere la calma e il rispetto per il suo interlocutore indispensabile..è da ammirare per me. Mi sento di concordare con Luna quando ti scrive che la stai vivendo in modo autolesionista, la faccenda del figlio. Il modo di porsi riguardo alla maternità, da parte di tua moglie, sembra essere solo la punta di un iceberg. Lei attribuisce il peso di tutto ciò che sta sotto, a te. Quello è il suo iceberg, era lei che doveva occuparsi di esplorare il resto dell’iceberg. Ti ha rovesciato addosso di tutto, pensando di scrollarsi in questo modo di ogni peso, di ogni responsabilità. Io mi baso su ciò che esponi, come fai tu con me. Abbiamo una donna sempre sorridente e affabile, amorevole, coccolata, accontentata e soddisfatta che di punto in bianco rinnega tutto e ti incolpa di aver fatto tutto quello che volevi tu, questo perchè tu le hai negato la maternità. Negato è una parola grande, intanto, perchè certamente tu non l’hai fatto alla maniera del Terzo Reich, ma lei ha percepito come insormontabile la questione. Percepito, non chiarito. Sulla base di percezioni ha costruito mentalmente i contorni, ha elaborato la sua posizione e ha immaginato la tua. Fuori dal Coro, chiaramente tu non hai vissuto sulle nuvole, non al punto da non sentire ciò che tua moglie diceva. Attento, non parlo dei segnali che a me solo il termine fa innervosire, parlo proprio delle parole. Se il suo distacco netto supportato da: la colpa è tua e solo tua, fosse un modo per alleggerirsi la coscienza? per uscirne pulita, non solo agli occhi del mondo ma soprattutto ai suoi stessi occhi?. Anche il mio ex ritiene di non avere colpe, neppure una!! e le persone credono che io sia fuggita perchè sono psicolabile, che non meritavo una persona come lui, così bravo, onesto, puntuale, che mi ha dato una casa meravigliosa…e io ..io non ho saputo apprezzare. Non ha fatto mea culpa, mai. Neppure immagina di poter avere una piccola percentuale di responsabilità.
    Me ne frego di cosa pensa la gente, lui è il martire…ok, io la strega…ok di nuovo.

  3. 483
    Fuori dal Coro -

    LUNA – ALEBA
    Ciao Luna, Ciao Aleba. Mentre vi scrivo sono letteralmente a pezzi, moralmente, sentimentalmente, emotivamente.Mi trovo al lavoro ma non riesco a combinare nulla. La concentrazione non c’è, i pensieri sono da tutt’altra parte. Mi guardo attorno e dico “cosa devo fare ?”. Io che ho sempre avuto delle risposte oggi non trovo risposte. Mi sento apatico, abulico, fragile, privo di energia, assolutamente non reattivo. Vorrei scappare, ma non so dove…e per fare cosa poi ?
    Ieri l’ho cercata le ho chiesto di prendere un caffè insieme. Quando l’ho vista ho provato un’insieme di sensazioni incredibili. I suoi occhi adesso tristi. L’ho guardata negli occhi, intensamente. Nonostante tutto è lei solo lei. In quell’istante il mondo attorno non esisteva più. Avevo lei davanti. Ci siamo salutati come due amici, quando invece avrei voluto stringerla forte. Siamo entrati in un bar abbiamo preso un caffè. Una mezz’oretta per sapere che sta passando un momento molto brutto in famiglia. Non voglio specificare. Lo sapevo già e già da tempo ne stavo soffrendo. Con le lacrime agli occhi le ho chiesto di non tenermi lontano da questa vicenda. Non c’è niente da fare l’Amore che mi lega a lei e a tutto ciò che la circonda è per me ancora immenso. Non riesco a immaginare come questo sentimento possa terminare. E’ forte troppo forte. Ho parlato poco di noi. Mi sono concentrato sul suo problema che sento fortemente anche mio. E il dolore è tanto sapendo di non poterlo vivere insieme a lei come per anni avrei immaginato sarebbe successo.
    Ho fatto qualche breve accenno su di noi chiedendole con occhi ancora increduli come mai tra noi possa essere successo tutto questo. Le ho chiesto il perchè non mi avesse esternato quella che secondo me è stata una sua crisi interiore. Non ho avuto risposte. L’ho vista solo con le lacrime agli occhi per ciò che sta passando. Ho rivisto per un attimo il suo vero viso quello di una ragazza buona, dolce e sensibile. Non potete immaginare quali e quante emozioni ho provato dentro di me. Non sto a dirvi le parole che le ho detto, in che modo la guardavo. Come mi sarebbe bastato solo un suo cenno per cancellare questi due anni e ricominciare tutto come nulla fosse successo. E starle vicino fare tutto ciò di cui poteva avere bisogno.
    Io non so realmente cosa le sia accaduto. Cosa le sia successo per portarla a questo punto con me. Cosa abbia creato in lei questo mio rifiuto alla maternità. Ha ragione Luna quando dice che sto vivendo questa cosa del figlio in modo autolesionista. E’ la verità. Mi sto autodistruggendo. Come dice Aleba non so se il suo è un modo per alleggerirsi la coscienza. Non lo so, vorrei saperlo. Vedete care Luna e Aleba. Voi avete avuto comunque, volente o nolente, accanto due persone che in un modo o nell’altro hanno manifestato insoddisfazioni, frustrazioni, astio, disprezzo. Tutte cose che avete notato molto chiaramente, tanto da vivere male il vostro rapporto. Io tutto questo non l’ho vissuto…..

  4. 484
    luna -

    aleba, ti abbraccio. Le parole purtroppo sono armi, possono essere usate anche così, volens o nolens. Tua figlia però ha accanto te, che purtroppo (ma a questo punto anche per fortuna) lo sai. – anche una frase come ‘tu mi hai negato la maternità’ è un’arma, perché presuppone l’intenzione di un altro. ‘io mi sono sentita come se tu avessi voluto o pensato di negarmi la maternità’ è già diverso’ o ‘io in quel momento preciso davo tale o talaltro valore e significato al pensare di diventare madre’ presuppone che le interessi anche che significato avesse per te un sì o un no. Invece il tuo sentire pare -da quel che leggo- non contare. Poi, mi ripeto, posso provare rabbia, disamorarmi, lasciare, avere una mia versione. Ma tu ti stai autodistruggendo perché un’altra persona ha deciso non solo una separazione ma, per sè, anche cosa hai provato o no. E ‘tu vuoi un figlio ora solo per riavermi ora’ o ‘la gente normale vuole figli’ possono essere punti di vista ma interiorizzati come sta accadendo a te non son tanto diversi – perdonami aleba – da “uomini più intelligenti delle donne’.

  5. 485
    Fuori dal Coro -

    LUNA -ALEBA…segue
    ….Come ho sempre ripetuto, ho vissuto e cercato di vivere il nostro rapporto in maniera semplice. Anche la stessa questione del figlio, ho detto chiaramente che non me la sentivo, che non mi andava di cambiare vita, ho spiegato il perchè. Altrettanto semplicemente avrei accettato il suo disappunto e il suo desiderio di diventare madre al di là del nostro rapporto di coppia. Avrei dissentito, mi sarei arrabbiato, non avrei condiviso. Ma sempre altrettanto semplicemente saremmo giunti ad una conclusione. Che sono certo sarebbe stata positiva (i fatti successivi mi danno ragione).
    Ora purtroppo tutti questi risvolti psicologici della vicenda, la sua crisi, il suo tenersi dentro le cose, il suo incolparmi mi si stanno rivoltando contro non facendomi più vivere e come scriveva luna mi stanno facendo vivere in maniera autolesionista.
    Lo so me ne rendo conto. Mi rendo conto di tutto. Ma guardate ragazze. Io non so più davvero cosa fare. Io non stacco mai da tutta la vicenda. Sono costantemente con la testa lì. Anche di notte, anche quando dormo profondamente (per fortuna). Cerco di farmi forza guardando cose peggiori della vita: chi è malato, chi combatte ogni giorno con malattie terribili, chi è senza lavoro, chi sa di avere i giorni contati. Il fatto è che a queste cose ci pensavo anche prima, quando stavo bene. E proprio per questo davo risalto ad ogni giorno che vivevo cercando di viverlo nel modo più intenso possibile quasi fosse l’ultimo. Quindi anche ciò non mi giova. Anzi fondamentalmente vivo queste cose in modo peggiore perchè mi rendo conto di non riuscire più a vivere in maniera gioiosa come vorrei.
    Io questo ieri a lei l’ho detto. Le ho detto senza autocommiserarmi, ciò che stavo vivendo, facendole capire chiaramente che era solo il mio amore per lei che mi faceva stare in questo modo. Ma lei non so. Non so cosa effettivamente pensi nella sua testa. Cosa elabori realmente. Eppure ci siamo sempre detti tutto.
    Quasi due anni fa sono entrato in un tunnel. Ancora oggi non vedo l’uscita. Non so se la vedrò mai. Ma come caspita ho potuto pensare di non formare una famiglia insieme a mia moglie. All’unica donna che riesco a vedere accanto a me. Sapendo quanto fosse importante, mi chiedo adesso come ho fatto a non pensare che avrei potuto perderla ? Forse perchè ne ero troppo sicuro. Davo per scontato il suo Amore così come il mio per lei. Guardate ragazzi è terribile quello che sto provando. Ieri glielo ho detto: “tu non hai capito nulla di me, forse sarò stato anche io a non farti capire bene tutto ciò che avevo dentro, ma a volte i caratteri riservati esternano poco e tu lo sapevi che ero riservato.”.
    Che angoscia oggi ragazzi. Sto facendo una fatica immane a mettere una parola dietro l’altra, a cercare di dare un senso compiuto alle frasi. Un fatica tremenda. E un blocco continuo allo stomaco. Che mi assale in continuazione. Senza contare che agli occhi degli altri devo camuffare più di quanto posso.
    Ciao

  6. 486
    aleba -

    Ciao. Certo Luna, le parole sono armi molto potenti, sono in grado di influenzare profondamente non solo lo stato d’animo del momento, ma anche la formazione interiore; soprattutto quando ad ascoltarle è una persona indifesa, perché nuova come una bambina o perché innamorata.
    Che tristezza mi fa sentirti così, Fuori dal Coro. Non riesci a trovare risposte, non ti lascia entrare! Come può una persona rimanere zitta anche quando implori di sapere? Come può decidere di tenerti fuori, non darti la libertà dicendo semplicemente la verità. La verità, l’unica che per quanto atroce può rendere libera una persona di decidere. Quella verità non la conosce neppure lei, oppure non vuole che tu la sappia. Posso capire come ti senti. Ti assicuro. Io ho messo su una bella corazza di cinismo adesso, quando lo vedo il cuore sta per spezzarsi, ma ecco lo scudo scende prontamente a proteggerlo e la maggior parte delle volte tutto si conclude con un sospiro di sollievo: sono libera. Quando parlo di lui mi sembra di parlare di un mostro. Che sia tutto vero? Eppure scrivo a braccio, non ragiono neppure e a volte si vede dall’ortografia e dalla grammatica. Continuo a guardare quella porta dietro le spalle, ho varcato la soglia facendo uno sforzo sovrumano ma ci sono riuscita. Mi dispiace tanto per lui, mia mamma dice che ha perso l’occasione più grande della sua vita, le mamme sono sempre di parte, ma quando ripenso a tutto quello che ho fatto per accudire lui, il suo cuore, la sua testa, la casa .. credo che se solo avesse avuto una volta l’umiltà di pensare di poter crescere, di non sentirsi “arrivato” fin da quando aveva 15 anni. Se solo una volta avesse detto, io soffro e non ne ho motivi: voglio scoprire l’origine di questa sofferenza. Se solo una volta avesse preso la mia mano e si fosse abbandonato con fiducia nelle mie braccia. ..
    Ci sono tante cose brutte nel mondo, tante disgrazie che ci sfiorano e che a volte piombano nelle nostre vite, come si fa a non dire grazie quando tutto è a posto, quando la sera spegni la luce e nulla di grave ha scosso la tua giornata? I nervosismi possono starci, ma cribbio! Noi, come tanti, abbiamo vissuto disgrazie veramente pesanti, come fai a recriminare per un pelo nell’uovo quando l’uragano ti sta spazzando via la casa?
    Poi un’altra cosa, il cercare sempre e comunque un tornaconto, soprattutto economico. Anche le volte che sembrava avesse “generosamente” fatto qualcosa di positivo, detto una parola gentile…dopo qualche giorno chiedeva il saldo, e Aleba pagava. Fino a quando ha detto Stop, la cassa è chiusa, non c’è più niente.

  7. 487
    LUNA -

    FUORI DAL CORO: ti ho già detto che non c’è stata una progressione nel mio rapporto, come nel tuo caso c’è stata una virata improvvisa.
    Fino a cinque minuti io vivevo come dici tu di te.
    Fino a due secondi prima, anzi.
    Io ho detto: “Andiamo in gita con mio fratello, domenica?” e il mondo si è girato sottosopra.
    Poi, vero, c’è stata la crisi. Ma non c’è stata una crisi e un’esplosione.
    C’è stata un’esplosione e poi una crisi.
    E quel suo essere molesto è stato, come ti ho detto, il suo combattere tra sè e sè, più che con me. Lungo da spiegare, ma comunque è così. Certo è che posso, ricordando quel momento, dire: un prima e un dopo. Qualcosa tipo un terremoto che divide prima e dopo. Quello che non potevo immaginare è come si sarebbe svolto il dopo, ma la sensazione prima/dopo io l’ho provata ALL’ISTANTE.
    Poi ho continuato a sentirmi (anche) nella vita di prima, come fai tu. Ho continuato ad amare e combattere per la vita di prima. Ho cercato di capire. Anche perché delle cose della vita di prima erano rimaste.
    Ora ti dico una cosa, Fuori Dal Coro: se lui avesse avuto quella virata e due giorni dopo avesse detto “scusa, non so cosa mi ha preso!” io ne sarei stata ovviamente rassicurata e felice, ed è ovvio che sempre ho pensato, a lungo, “ora torna il sole, e che mi importa se per un periodo è piovuto. L’umido mi ha fatto così male che voglio solo sentire il bacio del sole”. Ed io, in un certo qual modo, per come andavano le cose, per il fatto che lui era andato in tilt, sono andata in tilt, ma comunque verso di lui, e per quanto andassi in tilt io mi tenevo comunque (come tu lo tieni per te, forse) il ruolo di chi deve cercare di capire, riuscire a capire anche cosa è successo all’altro, come si può sciogliere il nodo di qualcosa che non riesci a capire e aiutare la persona a “tornare a casa”, se veramente si è persa. ecc ecc.
    Insomma, ho tenuto per me, per quanto fossi io la persona che si sentiva colpita a morte e annaspava nel fatto di non riuscire a capire che cavolo stesse succedendo (e non è che non accettavo il concetto “non voglio più stare con te”, ma destabilizzante era il tilt, almeno apparente dell’altro, che colpiva la storia e me), per me, dicevo, ho tenuto istintivamente il ruolo della persona “forte”, quella che comunque poteva metterci testa, cuore per cercare di dipanare la matassa, e quello di chi, di fronte ad un silenzio o a qualcosa che sembra strano, confuso, incoerente, si interroga, anche per l’altra persona. Tuttavia ti dico anche una cosa: se lui due giorni dopo, dopo 10 anni che eravamo insieme, e sembrava ci fosse una serenità, comunità di intenti, progettualità, complicità, sostegno reciproco, empatia, sapersi quasi leggere nel pensiero, oltre all’amore e alla passione, e dopo che avevamo preso una decisione come quella della convivenza e lui aveva fatto quella virata,

  8. 488
    LUNA -

    mi avesse detto “ritiro tutto” credo che sarebbe stato assolutamente lecito che in crisi ci andassi io. O che perlomeno pagassi lo scotto, a livello di shock, per ciò che aveva detto, messo in dubbio. E te lo dico anche con cognizione di causa, almeno per quanto mi riguarda, questo:
    dopo anni di crisi sono andata via, via veramente. Almeno fisicamente via, tornando dai miei. Per quanto mi rendessi conto che lui si era comunque anche perso davvero, e per quanto il mio desiderio fosse solo di vederlo “tornare”, io non reggevo più. Non potevo più essere schiava del fatto di mettermi continuamente nei panni di un altro che però non mi faceva veramente neanche entrare nei suoi panni. Ero stanca dei miei dialoghi a due interiori che erano dei soliloqui. Vado via e lui torna. Pentito. Anzi, disperato. E se non torno subito non è perché non lo amo più. Ma perché, nel momento in cui ho messo giù tutta l’energia per essere quella più lucida, quella che tiene comunque il “fortino” (come probabilmente fai tu) è venuto fuori ancora di più il mio dolore. La MIA di crisi. Infatti io non l’ho messo alla porta dicendo “vaffancul”. Io ho passato ore ed ore a parlare con lui, lui con me. Ma io piangevo a dirotto, io avevo gli attacchi d’ansia. Lui ascoltava, mi teneva la mano. In teoria avrei dovuto dire: “Uè, che figata, sei tornato! Scurdammoce ‘o passato!”, ma non era così, perché io ero sconvolta da tutto lo sconvolgimento interiore mio precedente. Avevo fatto tanta fatica domandandomi cosa era successo a lui dentro per… bene, ora mi arrivavano tutti gli arretrati di “cosa era successo dentro a me”. Tu dici che quando l’hai vista al caffé hai provato quelle sensazioni, e io le capisco. Capisco anche quanto tu sia concentrato in chiederti in cosa TU hai mancato e in cosa tu hai turbato lei, e cosa avresti potuto fare di diverso. Capisco la tua empatia per i suoi dolori e il tuo vederle il viso oltre al male fatto. Capisco anche quando, per come da due anni ti senti, dici: se lei tornasse io dimenticherei tutto.
    Ma ti chiedo, visto che tu pensavi di avere un mondo, di poterti fidare di voi, di lei, di tante cose, se lei fosse tornata a casa dopo un po’ credi davvero che non avresti avuto qualcosa da reincollare, capire, dentro di te? Che non l’avresti comunque guardata chiedendoti, almeno per un tot, chi è? e, ti chiedo, lei pensi che ti avrebbe dato la possibilità di andare in crisi a tua volta? o a te sarebbe spettato il ruolo di chi accoglie chi ha avuto un colpo di testa? o il ruolo di chi è stato perdonato nonostante? – Lo so, parlo con i se, ma quello che voglio dire è che penso che comunque lei ti ha sbattuto in faccia una crisi sua con una violenza pazzesca, scusami, ma è così. e che sia inconsapevole o no, non ha avuto empatia per te. E sono due anni, per ora. Ma tu ti massacri per i cinque minuti in cui non hai dato la risposta giusta neanche una relazione fosse “Telemike”. (continua)

  9. 489
    luna -

    io, ripeto, non sono nella sua testa, nella sua di crisi e sul trauma di un altro non si discute. Però rimane il fatto che, a voler guardare le cose da un punto di vista diverso dalla tua autoflagellazione, lei si è dimostrata una che, almeno in quel momento, e per due anni almeno, ha parlato di sè (poco, ma lapidaria) su un piano profondo, ma a te ha riservato un piano di visuale superficiale. Cioè lei era emozioni e lacerazioni, bisogni e aspettative di cui tener conto. Tu solo quello che dice sì o dice no? E se dice no è un insensibile o immaturo. Ma è maturo non considerare che non si diventa padri solo per far diventare madre una donna? E’ maturo non cercare una strada (a parte il rifiuto e la fuga) per gestire una crisi personale o il fatto che in quel momento non si riesce ad incontrarsi con l’altro? E’ maturo vedendo un uomo con cui si son divisi 15 anni e che va a fondo autoflagellandosi, che lo si ami o no, quando costui in poche parole dimostra di essere rimasto incastrato, pur anche non tornando con lui, togliergli qualche peso? Perché tu, fuori dal coro, ti sei già fatto due anni di ‘galera’ per aver detto un no. E non solo per male d’amore. Dici che stai male perché non puoi sostenerla. Ma è stata lei a dirti no, eh. Il punto è scusami che tu scrivi

  10. 490
    luna -

    per concetti assoluti. L’amore è così, in primis. Ora, non sto dicendo che sia una cosa assurda. Ma ecco che l’assoluto può diventare veramente nocivo, forse, autonocivo, quando passa da essere una ‘linea guida di condotta’ in positivo o una autorassicurazione a una autocolpevolizzazione assoluta. ‘io dovevo essere pronto a dire di sì’ ‘poiché l’amavo avrei dovuto’ ‘le famiglie normali’ ‘dovevo cogliere i segnali’ ‘poiché quando l’ho persa ho capito prima dovevo’ ‘poiché ora sarei pronto ad avere un figlio dovevo leggere il futuro e saperlo prima’. Ma dove sta scritto? E’ vero che l’incomunicabilità crea casini etc, ma se la metti su questo piano allora ‘lei avrebbe dovuto leggere nel mio no i semi potenziali della mia paternità. E se mi amava come un amorevole giardiniere curare quei semini portandoli alla luce del sole. Con pazienza aiutarmi a cercare quei semi etc’. E’ stato così? – che per te tutto, già solo il separarvi sia stato uno shock ci sta. E dolore è dolore. Ma è il modo in cui ti stai autoflagellando e il tuo sentirti bloccato sempre negli stessi ping pong che “non va”. Hai un ingorgo? Persino il dolore fluisce. Tu dici: è uguale o peggio. E continui a DIRTI le stesse cose. Vai ancora dalla psicologa?

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