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Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via

di aleba
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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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  1. 161
    Fuori dal coro -

    Aleba – Luna….segue

    ….fermati e abbiamo deciso di comperarlo, continuando a percorrere la Via della Coppia dialogando durante il percorso e sostenendo che l’avremmo continuata a percorrerla per sempre. Ad un certo punto lei si è accorta che la Via della Coppia era parallela alla Via della Famiglia. C’era un bivio, lei si è fermata, dicendo che le sarebbe piaciuto cambiare strada e percorrere la Via della Famiglia. Io che durante tutti i km di percorrenza avevo sostenuto insieme a lei che la Via da percorrere era quella Coppia non mi trovavo d’accordo. “Ma come ?” Pensavo. “Per migliaia di km abbiamo parlato più volte che era la via adatta a noi, che ci stava dando la felicità e ora tu vuoi cambiarla ? Si, anche la Via della Famiglia è incantevole ma comporta cambiare abbigliamento, scarpe, modo di camminare e difficilmente potremmo fermarci a nostro piacimento così come abbiamo fatto finora e non potremo godere dello stesso panorama che c’è nella Via della Vita di Coppia poiché la Via della Vita di Famiglia non ha un bel panorama e comunque non avresti tempo per ammirarlo, perché saresti presa da altre cose. Belle anch’esse ma completamente diverse da quelle che ci sono nell’altra via. E’ una Via diversa Amore mio.”
    Abbiamo continuato per la Via della Coppia. Passeggiando serenamente come sempre e fermandoci sempre ad ammirare tutti gli splendidi panorami che la Via ci proponeva. Senonchè un mattino mi sveglio e non trovo più mia moglie. Sta tornando indietro, verso la Via della Famiglia (forse). “Ma dove vai ?” le urlo. “Verso la Via della Famiglia ? Vengo anch’io con te. A me piaceva questa Via. Mi piaceva percorrerla con te. Ma se a te questa non piace più vengo con te e percorriamo insieme la Via della Famiglia. Sono sicuro che nonostante aspirassi a percorrere la Vita della Coppia insieme a te mi piacerà percorrere anche l’altra insieme a te. Perché non vuoi ?”
    Lei non vuole più.
    Bella la “favoletta” Aleba e Luna ?. Un modo molto semplice per spiegare quello che mi è successo. Ma voi pensate che se davanti al primo bivio lei si fosse fermata e mi avesse detto: “Amore mio, la Via della Coppia percorsa insieme a te è stata bellissima. Io stessa ti ho giurato che avrei voluto percorrerla fino alla fine. Ma ora sento il desiderio di percorrere quest’altra insieme a te. Non credevo di volerla percorrere prima. Ma adesso vorrei tanto percorrerla insieme a te. Lo so che tu non vuoi ma io ho paura di non riuscire più a percorrere la Via della Coppia. Fermiamoci. Riprendiamo fiato. Magari riflettiamo un po’ da soli. Schiariamoci bene le idee dopo aver dormito bene e poi riparliamone e decidiamo”
    Di cosa aveva paura mia moglie facendomi un discorso come questo ? Che l’avessi persa ? Che l’avessi abbandonata ? Forse sarei rimasto male. Può darsi pure che avrei chiesto del tempo per rimanere da solo per riflettere. Magari chiedendo consiglio alle persone più care. O solo ascoltando il mio cuore. Ma sono certo che non l’avrei mai…

  2. 162
    aleba -

    Ciao Fuori dal Coro, chissà perchè immaginavo di trovarti qui. Capisco lo stato di ansia, la paura irrazionale ed è proprio dovuto ad un crollo psicofisico. Quando tutto sembra insensato, quando ti sforzi per trovare una sola ragione al mondo per proseguire comunque, allora vuol dire che è giusto fermarsi un pò. La ragione per proseguire la trovi dentro di te, fai il viaggio, raggiungi il tuo amico! Hai paura di fare un passo che potrebbe rendere più facile la risalita, già perchè tu stai toccando il fondo e quando si arriva in fondo si è sempre soli. Risalire significa ammettere che puoi accettare la fine del tuo matrimonio, del matrimonio per come lo hai vissuto negli anni. Restare adagiati sul fondo, invece, è come aver paura di dire che la vita va avanti anche nel bel mezzo di un drastico cambiamento, che c’è una parte di te, la più arcaica e istintuale che lotta per la sopravvivenza. L’autoconservazione prescinde dall’avere qualcuno accanto, la paura è un meccanismo che il cervello mette in atto liberando una serie di ormoni che mettono in guardia. Se ciò che ti spaventa non è ben evidente, allora la paura dilaga nell’ansia e ci si trova congelati nelle idee e nel fisico. Meno male che a contrastare il tutto, se la tua natura istintuale non è proprio spenta, il corpo reagisce, il cervello scova da qualche parte anche un piccolo apparentemente insignificante motivo per andare avanti. Allora ti alzi e riprendi il cammino.
    La favola delle due strade, con il bivio e tua moglie che torna sui suoi passi senza di te, inquadra perfettamente ciò che hai esposto fino ad ora. Certo tua moglie avrebbe dovuto parlare con te, esattamente nei termini che hai scritto tu. Purtroppo nella sua mente la scelta era immersa nelle ombre, non ha saputo discernere e non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto se non in un uomo al di fuori, che tra l’altro era innamorato di lei da anni. Penso abbia visto l’alternativa, penso abbia inconsciamente inibito il bisogno di parlarne con te, probabilmente aveva paura anche solo di mettersi in gioco, nella vostra vita, sotto un punto di vista totalmente diverso da quello al quale eri abituato tu. Certo, anche se conosco bene la sensazione di avere mille pensieri contrastanti in testa, che cercano di mettersi a tacere l’uno con l’altro; anche se capisco il senso di vuoto e la perdita di speranza per il futuro che ad un certo punto si impossessano di tutti i neuoroni, che ti portano a non trovare la via di uscita. Anche se capisco la disperazione nel non trovare un accesso alla mente e al cuore del partner, io non posso dirti perchè lei non ne abbia parlato con te. In base a ciò che scrivi di te, credo che avrebbe dovuto sentirsi libera di esprimersi e sicura di essere ascoltata. Magari avrebbe dovuto prenderti di petto, ma è così che si fa per le questioni importanti, ci si espone! soprattutto quando si tratta di tuo marito. Svegliarsi un bel giorno, dopo un paio di mesi dall’acquisto della casa nuova, e allontanarsi con…

  3. 163
    aleba -

    …la scusa di qualche giorno di riflessione, non è stato un comportamento corretto..non da moglie. Io faticato tanto per raggiungere la consapevolezza del fallimento della mia relazione. Ho persino implorato lui di provarci con me a salvare la nostra storia. Ti ho già scritto come reagiva lui alle mie richieste, nonostante tutto ho continuato a cogliere ogni occasione per affrontare l’argomento. Il disprezzo nei suoi occhi, lo ricordo bene e fa ancora male. Sono precipitata talmente in basso che non trovavo appigli per non sprofondare, o forse non volevo assolutamente appigliarmi a qualcosa che mi aiutasse a uscirne, proprio per non dover dire davanti alla comunità intere “Questa non è casa mia, Questo non è mio marito, Questo non è neppure mai stato il mio compagno, Questa non era la mia vita, Tutto è finito, il sipario si chiude su questi 17 anni di commedia melodrammatica!” Non volevo accettarlo, come tu non riesci ad accettare adesso. Per anni ho impedito deliberatamente a me stessa di ferire lui, mentre lui mi feriva e mi disprezzava quotidianamente. Non mi passava neppure per l’anticamera del cervello dirgli delle cose vere, che però sapevo avrebbero danneggiato il suo amor proprio (oggi dico EGO di megalomane). Ad esempio la megavillona superconfortevole. Quanto si è vantato di fronte a tutti, prima fra tutti di fronte a me. Gonfio come un pavone con la ruota multicolore fiero e orgoglioso della casa che è riuscito a costruirsi, mentre io non ero neppure in grado di mantenerla adeguatamente pulita. E io sempre a sentirmi inferiore, ospite nella casa dove avevo la residenza, sempre a mortificarmi per ogni granello di polvere. Io che occupavo tutto il mio tempo libero per lucidare la sua casa, mi sentivo talmente incapace!! Mia figlia, mi ha aperto gli occhi mi ha costretta a guardare chiaramente come conducevo la vita con lui. Un giorno mi telefonò in ufficio dicendomi “tua figlia mi ha appena detto che, se io non stessi sempre sul divano ma ti dessi una mano tu saresti meno nervosa, cosa c.... gli vai a dire alla bambina?” Io?? Io non gli ho mai detto una parola negativa su di te, lei vede con i suoi occhi e sente con le sue orecchie. Io ero davvero sul punto di andare sul classico ponte e fare il salto. Non capivo più il senso della mia presenza al suo fianco. Io si mi sono sgolata con lui, ho scritto lettere su lettere, ho pianto e mi sono arrabbiata. Ho chiesto alla mia dottoressa il valium, per sopire il cervello in casa. Non potevo ricorrere ai superalcolici, mi avrebbero rovinata. No, la dottoressa non ha voluto darmelo..mi ha detto di trovare la fonte, di capire perchè. Era l’unico sistema. Io il perchè l’ho capito, e lo voglio tenere bene a mente, per non ricadere nella trappola della compassione per chi piange…io compassione non ne ho mai ricevuta, io non sono mai stata la sua donna da tenere sul palmo di mano, come era lui per me. Non volevo capire che la fine era inevitabilmente vicina e che per forza avrei dovuto vivere…

  4. 164
    aleba -

    vivere nonostante avessi lasciato la mia vita in quella casa non mia. Ho lasciato soldi, tantissimi, ma soprattutto ho lasciato anima. L’anima di chi si impegna convinta che sia fino alla morte, la dedizione di chi vorrebbe non dover mai dire “scusami non ci sono riuscita”. Ho lasciato il mio amore, quello puro e semplice per il mio cagnolino. Il mio cuore piange ogni giorno per quei dolci occhi che non rivedrò più. Io ho perso tutto, ho dovuto perdere tutto per smettere di camminare sulla strada sbagliata. Cercare aiuto per guardare la realtà dritta negli occhi, per non nascondersi più nella penombra ma alzare la testa e pretendere che venisse accesa la luce è stato un passo estremamente pesante. Ho chiuso, ho stampato il mio necrologio e per lui sono morta. Non voglio chiarimenti, come vorresti tu adesso, quelli li ho cercati invano scavando e scavando. Ho ricevuto insulti, offese, maltrattamenti di ogni tipo per andare avanti nella mia ricerca di un perchè, perchè non mi amasse di un amore sano. Ho rinunciato, non voglio chiarezza, io la mia luce l’ho accesa e ho cominciato a dare un nome e un volto ad ogni mostro che ha interferito nella mia coppia per tutti questi anni. Sono mostri antichi e molto potenti, altri sono arrivati con il tempo, ma la base della sua vita è piena di mostri suoi, e quelli è compito SUO imparare a conoscerli per imparare a proteggersi dalla loro azione distruttiva. Suo padre era un alcolizzato, un violento. Che genere di esempio di famiglia può aver ricevuto? Io non voglio una famiglia così, no! a costo di dover essere considerata morta, io voglio vivere, passerò attraverso l’inferno, ma ne uscirò. Non mi fermo sul fondo ad aspettare che lui sia disposto a dirmi “Sono un idiota, avrei dovuto occuparmi di sanare le mie ferite risalenti all’infanzia, avrei dovuto capire che stavo riproponendo un modello sbagliato di marito/padre, non ti ho ascoltata, perdonami, ora mi voglio curare, voglio guarire, ci riuscirò per amore della vita, per amore di mia figlia e per amore di una donna, che forse potresti essere tu”, NO io non aspetto più, nessun essere umano che non accetta l’aiuto, può essere effettivamente aiutato. Un eroinomane può essere forzatamente disintossicato in ospedale a seguito di una overdose, per la quale è stato soccorso in stato di incoscienza dall’ambulanza, ma uno che viene visto mentre si buca da un medico, non può essere portato in ospedale per essere curato. La cura deve richiederla, deve iscriversi ai programmi di disintossicazione volontariamente. Dai perfavore, io penso alla mia salute fisica, mentale e sentimentale. Cosa sia l’amore in realtà io non lo so, non so neppure se mi vi di scoprirlo!! Se fossi rimasta, se tua moglie fosse rimasta, nonostante avesse anche solo immaginato di desiderare di deviare, di imboccare la strada della famiglia, certamente in futuro si sarebbe riversato tutto su di te lo stesso. Magari a tua insaputa, ma in lei sarebbe sorto comunque il rancore.
    Vado ora, baci Aleba

  5. 165
    Marquito -

    Restare intrappolati in una storia sbagliata è veramente terribile. Ti senti soffocare, vorresti fuggire via e magari non trovi subito il coraggio per farlo … Intanto l’ansia e la frustrazione aumentano, ti rendi conto che proseguendo su quella strada ti condanneresti all’infelicità perpetua, diventi sempre più insofferente … Cominci a non dormire più la notte, a somatizzare il tuo malessere psicologico, a sentirti veramente come un topo in gabbia… Alla fine quello che ti può salvare è soltanto il coraggio. E di coraggio ce ne vuole tanto, perché la maggior parte della gente condanna “a prescindere” il partner che se n’è andato. Tutte le responsabilità ricadono improvvisamente su di lui. Il partner abbandonato diventa improvvisamente la vittima dell’universo. E pensare che interrompendo un rapporto fallimentare si è salvata la pelle anche a lui …
    Molto spesso mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto il coraggio e la correttezza necessari per porre fine a una relazione sbagliata. Probabilmente mi troverei in uno stato di depressione profonda e sicuramente, a causa della mia frustrazione, renderei infelice anche la mia ex. Adesso sono un uomo felice, ho incontrato la donna che avevo sempre sognato e in quanto alla mia ex … bé; anche lei è libera di rifarsi una vita con una persona adatta alle sue caratteristiche. Io sicuramente non ero la persona giusta per lei; così come lei non lo era per me. Il fatto che lei mi abbia mentito, ingannato e derubato, paradossalmente, ha un’importanza molto relativa. Il fatto veramente importante è che non eravamo fatti l’uno per l’altra. Fra di noi non c’è mai stato neanche vero Amore. Il nostro è stato semplicemente l’incontro di due solitudini. Lei è sparita dalla circolazione dopo avermi dipinto come una specie di mostro e nel frattempo si è portata via tutti i soldi che le avevo prestato (dio mio che tristezza …). Adesso, probabilmente, sarà lì che farnetica su un Amore inesistente, un Amore che esisteva soltanto nella sua fantasia e nel suo cervello bacato … Io ripenso a tutte le sue bugie, al suo squallido tentativo di plagiarmi, alle frasi odiose che mi ripeteva continuamente per convincermi che non potevo fare a meno di lei (“Tu sei una persona fragile; io sono più forte di te …). Ha sempre cercato di farmi sentire in colpa, ha sempre cercato di farmi sentire inferiore … E tutto questo lei lo chiama Amore …

  6. 166
    aleba -

    Hai ragione Marquito, alla fine non era neppure amore vero, ma una trappola. Nel mio caso penso fosse proprio una tranello, un piano criminale che ha attuato a livello inconscio per avere la conferma della sua opinione sulle donne. Per poter trovare il modo di ripudiare la sua mammina (inallontanabile per quanto lui la tratti quotidianamente come una pezza da piedi) attraverso la distruzione di una donna qualunque. Io ci sono cascata, il mio errore è stato il non aprire gli occhi, non porre paletti. Sai com’è,io ero convinta che in amore ci si dovesse donare completamente, senza riserve e senza la via di fuga pronta. Invece mi sarebbe servito, avrei dovuto conservare qualcosa per me stessa invece ho lasciato che lui si appropriasse di tutto, svuotandomi completamente. Ci vuole coraggio, davvero! E’ una sofferenza atroce tirare le somme e riconoscere di non essere neppure lontanamente felici. Inoltre penso che tu abbia ragione anche sul fatto che chiudendo una storia fallimentare, si rende la libertà anche a chi sembra subire la chiusura.

  7. 167
    Marquito -

    @ aleba:
    Otto anni fui abbandonato da una donna di cui ero profondamente innamorato. Sul momento pensai che si trattasse di una decisione assurda, completamente insensata e del tutto immotivata. Ma una volta superato lo sconforto iniziale, e ritrovata la mia lucidità, mi resi conto che di segnali ce n’erano stati tanti e che quella donna aveva avuto dei validi motivi per interrompere la nostra relazione. Non entro nei dettagli perché mi ci vorrebbero diecimila post, ma tutto il contesto, se analizzato in modo razionale, rendeva prevedibile e forse inevitabile quella soluzione. Io sicuramente non l’ho mai colpevolizzata. Ho compreso le ragioni del suo comportamento e anche se non approvo le modalità dell’abbandono non le ho mai portato né odio né rancore. So che mi ha voluto molto bene e che dal suo punto di vista ha fatto la cosa giusta, sia per sé che per me.
    Prima di condannare chi se n’è andato sarebbe bene farsi un bell’esame di coscienza e contestualizzare quello che è accaduto con un minimo di obiettività. Le colpe, secondo me, non stanno mai da una parte sola. Anche nel caso che il nostro partner si fosse rivelato una persona fatua, superficiale e inaffidabile, resterebbe ancora da capire come abbiamo fatto a prendere un abbaglio così clamoroso.

  8. 168
    Rocco -

    A me è capitato 10 anni fa. Lei se né andata ed io non lo mai odiata. Perché spero che lei un un giorno torna. Non la dimenticherò mai. La aspettero’ per sempre. Nessuno prendera’ mai il suo posto.

  9. 169
    aleba -

    Le colpe non stanno mai da una parte sola! L’abbaglio, il famoso abbaglio iniziale che ci introduce nella relazione sbagliata, poi le dinamiche assurde che ci trattengono all’interno. Io ho indagato sulle mie responsabilità e sono consapevole di aver ripetutamente sbagliato nei confronti di me stessa e anche nei confronti di lui. Il mio amore per lui era profondo e alimentato dalla romantica convinzione (che mi era innata) che l’amore vince sempre. Questo mi ha portata a perseverare per anni nella speranza di assistere alla vittoria del sentimento. Avrei dovuto arrendermi prima? Mi sono arresa, ho cambiato strada quando ho capito che solo la morte mi avrebbe liberata dall’ossessione di amare lui e di essere riconosciuta come la sua donna. Lui non ha mai amato me, ha costruito dentro sè stesso un ideale di donna perfetta con la quale io dovevo competere quotidianamente. Non avrei mai vinto quella gara, perchè lui non mi vedeva, non mi ascoltava, non mi tastava. Io ero lì, nella sua casa, nel suo letto ma lui non mi ha mai conosciuta veramente. Il mio ex è un misogino patologico che però ha bisogno della donna in casa perchè un uomo deve avere una donna totalmente devota (quando dico totalmente, intendo proprio totalmente!) Le parole di disprezzo volte a sminuire la mia persona: “voi donne siete tutte puttane” “voi donne sapete solo sfruttare l’uomo” “voi donne siete stupide” “voi donne non sapete vivere” “voi donne non sapete cosa voglia dire essere responsabili” “voi che avete studiato siete parassiti” “voi donne che avete un titolo di studio, vi credete superiori ma siete delle puttane ignoranti che l’hanno data a tutti per arrivare dove sono arrivate”…potrei continuare..il punto è che i fatti dimostravano l’esatto contrario riguardo a me, il punto è che, nei chiarmenti che l’ho obbligato a darmi in merito al suo modo di trattarmi, nonostante a tratti dichiarasse di amarmi, non ha mai trovato un solo fatto grave che potesse rispecchiare la sua opinione meschina sulle donne. Il punto è che in realtà aveva trovato in me proprio la sua donna ideale, nel senso che io gli volevo bene e mi preoccupavo continuamente di farlo sentire accudito e accolto, e nel frattempo ho trascurato di voler bene a me stessa. Ho rasentato la depressione più nera, non trovavo spiegazioni valide al suo comportamento nei miei confronti. Certo, io l’avevo abituato bene, ma non ho mai sorvolato, ho sempre chiesto a lui perchè non mi vedesse..ma lui era sordo, la sua barriera di cacca era impenetrabile. Non ha mai accettato di razionalizzare, di guardare oggettivamente il nostro modo di vivere, la nostra famiglia. Era convinto di essere concreto, lui, di badare ai fatti! ma la bilancia che usava per pesare me era falsata, non avrebbe mai e non peserebbe mai in modo corretto. Per questo per lui sono morta, adesso che l’ho lasciato. A volte ho l’impulso di prenderlo per le spalle, scrollarlo e urlare “Sono viva! esisto e sono la madre di tua figlia, scopriti gli occhi…

  10. 170
    aleba -

    ..e guardami! Guardami per quella che sono”
    Ma sono morta, per lui. Questo comporta ripercussioni pesanti su nostra figlia, ma per lui sono morta comunque.
    @Rocco. Io lo odio, invece. Tutto il bene che ho consumato per lui, ha lasciato un vuoto enorme che ora si sta riempiendo di odio. Che brutta cosa. Ogni volta che penso a lui, a noi e a come sono andate le cose provo rabbia verso me stessa per aver amato in modo così malsano, e provo odio nei suoi confronti. Lo odio perchè mi ha portato via tutto, mi defraudata di anni, sentimenti, emozioni, soldi, energie. Eppure l’ha fatto con totale indifferenza, non curante di essere colto sul fatto, impassibile di fronte all’evidenza delle prove schiaccianti che dimostrano il furto. Colto con le mani ricolme di pezzi di anima mia, affermava di avere le mani vuote.
    Lo odio per non ammettere neppure una piccolissima responsabilità propria per il fallimento del nostro rapporto. Niente, quella sbagliata che non doveva proprio nascere sono io. Lo odio per non avere a cuore il bene di sua figlia, per il fatto che filtra anche la relazione con la bambina attraverso preconcetti, parametri di cacca inventati da lui. OK è patologico, e lo sono stata anche io per questo ho intrapreso la cura. Lo odio perchè non ammette la sua patologia e rifiuta di accettare cure.
    Ho bisogno di smaltirlo, questo odio. E’ deleterio per il corpo e per lo spirito. Ancora non ci riesco a smettere di odiarlo, anzi ci sono momenti in cui lo odio ancora di più, ed è quando penso a che bella vita avremmo potuto avere se solo lui si fosse messo un pò in discussione, se avesse saputo controllare il suo ego, se non fosse stato così avido di potere. Con i se non si va da nessuna parte, e la strada è ancora molto lunga. Sono cosciente del fatto che sia inutile rimuginare sulla vita che si sarebbe potuta avere, sulla vita che è morta, ma fa male, fa ancora troppo male e questa sofferenza mi porta a odiarlo. Spero di riuscire a perdonarlo, un giorno, a tramutare l’odio in compassione.

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