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Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via

di aleba
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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1.662 commenti

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  1. 1031
    LUNA -

    per quanto è ovvio che io sia inc. per una serie di cose gli è anche chiaro quale sia stato sempre il mio atteggiamento di fondo, pure se io anche, ovviamente, ho le mie. Gli è chiaro che la guerra non solo non l’ho mai cercata io, ma anche che determinate situazioni son state ‘rivoltate’. Sarebbe complicato spiegarle nel dettaglio, ma è così. E io a lui dico “io ho molti difetti, ma non è su difetti reali che si son basate delle questioni”. E per farti capire quanto ciò sia vero mia suocera manipolò le cose in modo che la casa non fosse a mio nome perché se ci fossimo separati… (ma lui non se ne rese conto. Lei lo ha ammesso TESTUALE recentemente), le ragioni per cui lui andava a pranzo da lei erano perché principalmente lui andava a fare da cuscinetto, cosa che suo padre sa (‘quando c’è anche lui lei se la prende meno con me’) e io questo ero in grado di vederlo. Lei girò la questione (a parte invaderci anche i weekend, in cui lui diceva ‘mangio a casa’) che lei doveva cucinare per lui perché io me ne fregavo e tra l’altro io non mangio e cucino verdure (perché son allergica a due azzo di verdure che lei metterebbe anche nel caffè) e che lui povero lavora e io mi gratto (perchë lui fa un lavoro fisico, io intellettuale, per cui se io lavoro anche dieci ore in realtà mi gratto. E visto che non lavoro almeno fossi una casalinga per

  2. 1032
    aleba -

    LUNA chiara e puntuale su tutto.
    Continuo a sorprendermi per le affinità delle nostre storie, pure io con un lavoro intellettuale e lui un lavoro di fatica…pure io per lui mi grattavo tutto il giorno fuori casa 10 ore al giorno. Poi nel week end lui coltivava le sue passioni e io pulivo casa ma solo mentre lui era fuori, perchè quando era in casa si seccava se c’era l’aspirapolvere fuori o se me ne stavo in lavanderia a stirare. No! quelle cose le facevo nella pausa pranzo, dopo che lui era uscito per andare al lavoro. Pure per me il casino, nella sua testa, è scoppiato con la casa nuova. Terrorizzato di perderla ha perso me. Pensa che persino l’assistente sociale mi ha detto che da come parla si capisce chiaramente che sua figlia è la casa, non la bambina.
    Credo che la parte migliore del mio rapporto con lui, per me, sia stata cercare un supporto psicologico per mettere ordine. Sai come quando non stiri da due settimane e la roba è ammassata e stropicciata. Finalmente prendi un capo alla volta e togli le pieghe, sistemi con cura i bordi e tutto si distende. Pezzo per pezzo fino a quando tutto è impilato in buon ordine e riponi debitamente nei cassetti e nell’armadio. Si crea uno spazio buono, si fanno le somme giuste e il risultato è sempre unico.

  3. 1033
    Fuori dal Coro -

    Ciao Chiara
    Grazie per il tuo intervento. Provo a risponderti su alcuni punti che hai evidenziato. Riguardo la famosa frase: no non dicevo la verità. Se leggi il mio post n. 1020 ho già sottolineato il fatto che con quelle parole non dicevo la verità, in quanto mentivo a me stesso, perché non avrei sofferto con un figlio. Anzi sarei stato un padre responsabile e felice. Era la paura di cambiare vita che prendeva il sopravvento su tutto.
    Io ho scritto che “non avrei aspettato che si fosse formata la montagna”. E la montagna che tu dici “fosse dentro la nostra casa” io non la vedevo. In sostanza questa montagna la vedeva solo Lei con il suo malessere che non mi dimostrava.
    Ti faccio un esempio per chiarire questo punto: se io ti dico mentre mangio del prosciutto che tu mi hai preparato: “il prosciutto mi mette sete” non significa che non mi devi più preparare il prosciutto, significa solo che mi mette sete. Altrimenti avrei detto “il prosciutto mi mette sete, non ne vorrei più mangiare” In sostanza non posso accusare te di avermi fatto bere litri d’acqua a causa del prosciutto se io continuavo a mangiarlo senza dirti che non avrei voluto più mangiarne.
    E’ chiaro che tu portandomi l’esempio della “montagna di polvere” mi metti in condizioni di non poter dire che non ho visto la “montagna” perché è evidente che sotto il tappeto si forma la “gobba”. Ma l’esempio nel nostro caso non calza. Perché la montagna di polvere, da quello che ho potuto percepire, sarebbe il suo malessere. Ripeto Chiara questo suo malessere io non l’ho visto.
    Non so se riesco a farmi comprendere. Quello che sto cercando di dire da tempo è che io pur prendendomi tutte le responsabilità non volevo far del male a mia moglie. Diciamo che, riprendendo la metafora della polvere, non è che mettessi la polvere sotto il tappeto, ma piuttosto che non pulissi così bene come puliva Lei. Quindi diciamo che per me è pulito finchè tu non mi fai notare che non è pulito come si dovrebbe, in quanto è rimasta della polvere di cui io non mi sono accorto. E allora mi fai notare piuttosto decisamente che non è questo il modo di pulire e che se continuo a pulire in questo modo a te non va bene.
    Riesco a far comprendere la sostanziale differenza ? In quel caso o io pulisco bene o….finisce male. Non posso non capire. Mi spiego ?
    Questo è ciò che è successo nella nostra casa.
    Riguardo al mettersi in discussione e quant’altro non mi riferisco al nostro rapporto, ma al post-rapporto. In questi quasi tre anni Lei non si è mai messa in discussione. E il fatto stesso che io sia andato da una, due, tre psicologhe (donne), dimostra il fatto che io ho cercato di capire non solo me, ma cosa Le sia realmente successo e cosa io possa averle provocato con il mio comportamento anche involontario.
    Quindi io non chiudo se noto queste cose. Ed in particolare se le noto dopo quasi venti anni. Perché per quasi venti anni ho vissuto con una persona splendida. Che poi possa aver “creato la montagna” non significa..

  4. 1034
    Fuori dal Coro -

    …che sia una persona che non vale nulla. Io so cosa ho perduto, perdendo mia moglie. Sto solo cercando di capire cosa le sia successo…dopo.
    Continuo a sostenere quello che più volte ho sottolineato in questi post che donne come Lei raramente si trovano. Poi che possa aver sbagliato nella comunicazione non vuol dire che sia una persona con la quale non si può costruire nulla. Gli errori si correggono, da una parte e dall’altra.
    Confermo quanto scrivi sul fatto che Lei pensi esattamente che io non mi metta in discussione. Ma onestamente cos’altro posso fare più di quello che sto facendo ? Non pensare che vengo solo qui a confrontarmi con Voi. Ho parlato con amici e persone a me vicine cercando di confrontarmi, capire e correggermi.
    D’accordissimo con te sul discorso del compromesso. Fino a tre anni fa non ho mai pensato che ci potesse essere frustrazione tra noi due. Discorso figlio a parte, avrei potuto giurare che non c’era bisogno di “negoziazione” tra di noi. Ho sempre fatto le cose che le gradiva, con reale piacere, e pensavo fosse lo stesso per Lei. Ho fatto “miei” i suoi luoghi d’infanzia felice, i suoi gusti e quant’altro. Senza mai sentirmi obbligato. Quando sostengo che Lei era entrata a far parte di me vuol dire anche questo. Mi piaceva davvero fare quello che piaceva a Lei e mi sono integrato “totalmente” nella sue cose. Tuttora non rinnego nulla.
    D’altra parte in questi tre anni chi ha rinfacciato le cose e stata Lei non io.
    E sono rimasto di pietra quando mi sono sentito dire certe cose. Prova solo ad immaginare quando per anni sei convinto che tua moglie sia felice nel fare tante cose con te e poi di punto in bianco ti rinfaccia quello che hai pensato fosse fonte di gioia per entrambi. Pensa come puoi sentirti dentro Chiara.
    Un esempio…il Natale
    Mi piacerebbe che analizzassi questi ultimi punti.
    Un abbraccio

  5. 1035
    Fuori dal Coro -

    Ciao Aleba, Ciao Luna
    Aleba sono abbastanza d’accordo con te. Non posso dire che tra noi la comunicazione sia mancata totalmente. E’ mancata una parte di comunicazione. E’ stata omessa la comunicazione della sofferenza.
    L’esempio del pizzicotto calza a pennello. Se io ti pizzico e tu dici “ahi” è evidente che ti sto facendo male. Non te lo rifaccio. Se non dici nulla vuol dire che non ti sto facendo male (a meno che si sia insofferenti al dolore), oppure mi nascondi, soffrendo dentro il male che ti sto facendo. Ma perché ? Ciò avrebbe un senso nel caso in cui io voglio farti male e tu non vuoi darmi soddisfazione. Ma altrimenti perché nascondere un dolore ?
    Ecco, in questo senso è mancata la nostra comunicazione. Che è più la sua però. Io almeno in questo non mi sento responsabile. Ho comunicato sempre ogni cosa.

    Ciao Luna
    Per prima cosa voglio dirti che di certo non mi rassereno se esci dalla discussione. Mi fa sempre piacere sentirti e confrontarmi con te. Quindi a meno che tu non abbia tuoi motivi o non ne abbia più voglia ti pregherei di non uscire dalla discussione. Ci tengo ai tuoi pareri. Anche a quegli degli altri ovvio. Ognuno è libero di dire e pensare ciò che vuole, sempre nel dovuto rispetto.
    Per il resto stavo finendo di leggere la tua storia ma…credo tu debba terminarla. Mi sono fermato alle “verdure”
    Il resto che mi riguarda puoi leggerlo nei miei post 1033 e 1034.
    Un abbraccio

  6. 1036
    LUNA -

    FDC, scusa, ma non resisto 😉 e intervengo sul tuo discorso della polvere e della montagna essendo stata da entrambe le parti nella mia vita, nella parte di chi vede effettivamente mettere sotto la polvere sotto il tappeto e nella parte di chi ha assistito ad una reazione come quella di tua moglie.
    Può essere che una persona inconsciamente, per carattere ecc possa tendere a lasciar formare la montagna di polvere. Non solo per cattiva fede. Io, se sono conscia che un problema c’è, lo affronto. Anche perché per il carattere che ho non sono una che tiene il muso, che resta arrabbiata giorni, mesi, anni senza cercare di fare pace. Anzi. Posso spostarmi se vedo che non è cosa, se mi si risponde male, mantenendo comunque però il filo (cioè: mi sposto, ma non significa che io non ti voglia bene, anche se sono arrabbiata con te per una determinata cosa). Ci sono anche delle persone da cui mi sono spostata definitivamente, perché i rapporti possono rompersi, ma in quel caso non è che vado in giro a dire che sono incazzata o che, e se ho voluto bene a quelle persone comunque cerco sempre di tenere anche il buono di un tratto fatto insieme, dentro di me.
    Alcune persone, per loro ragioni, non riescono ad affrontare una discussione di un certo tipo (parliamo di questo, davvero, così lo svisceriamo) e quindi tendono a pensare sul serio che se non affronti un conflitto sparirà magicamente. Ci sono in effetti situazioni in cui il fatto di lasciar perdere fa “svaporare” il problema, o permette di rifletterci meglio su e poter tornare a parlarne in modo più calmo e assertivo. Però questa naturalmente deve essere una disponibilità da entrambe le parti a farlo. Magari se si sta litigando per una reale sciocchezza (ammesso che quella sciocchezza non sia un qualcosa che serve in realtà a scaricare altre tensioni e malumori… il che non significa comunque che lasciar svaporare la cosa sia un errore) piccoli problemi, ma capire la differenza, ovviamente, sarebbe fondamentale.
    Quando ero più giovane mi capitò di tentare, davvero, in modo forte e chiaro (mi ripeto, forte e chiaro) di tentare di parlare con il mio moroso di allora. Con cui, l’ho già detto, vivevamo una storia matura per la nostra età. Lui non era in grado di affrontare le discussioni, e si formò effettivamente il gobbone di polvere. Cosa che peraltro lui ha sempre ammesso, però. Ha ammesso che io tentai di affrontare le cose e lui non accettò il dialogo. Ammise che non pensava che potessi lasciarlo sul serio (non perché mi dava per scontata, ma per ottimismo d’amore), che era in crisi a sua volta (non contro di me, realmente, ma per la situazione contingente, esterna, che ci stressava davvero e creava una serie di problemi), ammise anche che forse all’epoca lui aveva un problema, cioè il problema, essendo lui giovanissimo allora, a volte di temere di dimostrarsi debole di fronte ad una giovane donna che gli pareva più sicura di lui. Il che non significa rompipalle. Il concetto è comunque che io

  7. 1037
    LUNA -

    ricordo nitidamente la sensazione “tentativo di chiarire/polvere sotto il tappeto”, ma non è solo un mio ricordo. Lui ha, per quanto veda la cosa dal punto di vista, la stessa sensazione. Sa che è successo. Sa che io tentai di svicerare le cose e non mi fu permesso. Poi, essendo anch’io molto giovane, e comunque è questione di carattere, sicuramente magari anche sbagliai magari il modo in cui a volte verbalizzai le cose, e feci altri errori, tuttavia se la rottura di per sè lo ferì e lo stupì, non poté realmente cadere dalle nuvole, perché era chiaro che io fossi in crisi. Era chiaro anche che vivevamo una situazione di crisi, perché mentre eravamo anche molto bravi a gestire una serie di nostre situazioni il nostro problema centrale era comunque sua madre, che ci rendeva la vita impossibile. E l’effetto aumento crisi fu evidente, anche attraverso litigi ecc. Non lo lasciai per sua madre, ma perché per quanto mi riguardava (per farla breve) lui sembrava non capire nè quanto io soffrissi per la situazione (che ovviaemente faceva soffrire anche lui) nè quanto considerassi importante trovare insieme un’altra strategia. Di fatto lui scappava davvero dalla questione. Mise anche un suo amico invadente tra noi. E lo ammette.
    Nel secondo caso, invece, a me è capitato come te, cioè che una persona sia esplosa di colpo senza darne prima reali e concreti cenni. Io, come te, non potei vedere quella polvere perché non mi fu detto chiaramente che c’era. Anzi, a riprova di ciò, pochissimo tempo prima lui mi aveva detto parole d’amore, di lode per il mio lavoro, di stima e avevamo preso casa insieme. Poi entrarono in gioco vari fattori, anche la casa (come dice Aleba) vissuta in modo più ossessivo anche grazie a delle “graziose” ingerenze. Entrò in gioco la possibilità di un mio trasferimento (che rifiutai), e altre variabili.Eravamo una coppia di lunghissimo corso, che aveva un’infinità di cose in comune, un suo equilibrio interno molto forte, costruito per affinità e nel tempo, e che sicuramente condivideva anche un forte senso dell’umorismo e che non aveva un rapporto “fraterno”, tutt’altro. Cioè mancavano quei classici segni di crisi. Vero è che io all’epoca lavoravo molto, dovevo oltre che mi piaceva farlo. Com’era capitato che io capissi quand’era capitato a lui, pensai che lui avrebbe capito me, perché eravamo sempre stati “una squadra”. Per intenderci comunque ci vedevamo ogni sera, grazie all’impegno di entrambi, e appena possibile scappavamo per avere tempo solo per noi. Forse non feci abbastanza? Può darsi, ma poiché mi sono chiare le più vaste dinamiche di quel periodo, pur dicendomi che avrei potuto fare di più sono anche consapevole che feci ciò che potevo con i mezzi, le situazioni, i tempi che avevo allora. Io non ho problemi a dire che lui fu meraviglioso in quel periodo, ma va detto che non è che io non fossi stata altrettanto attenta a seguirlo, sostenerlo nella mia vita con lui in altri momenti della vita. (continua)

  8. 1038
    LUNA -

    (scusa FDC, concludo, che sennò resti con il discorso “per aria”). Voglio dire che sicuramente non vi fu nella nostra storia uno sbilanciamento per cui uno doveva sempre dare ragione all’altro o uno faceva tutto per l’altro e viceversa no, ecc ecc. Anzi, se vogliamo, soprattutto all’inizio della nostra relazione, chi ebbe più pazienza su una serie di cose fui io (per sua stessa ammissione all’epoca) e anche chi inghiottì dei rospi. D’altra parte è ovvio che se si sta insieme 20 anni si cresce anche individualmente e insieme, sempre secondo me, tanto più se si ci si mette insieme giovani.
    Messa così può sembrare che io dica che io mi sentissi in credito. In realtà, come dici tu dei difetti di tua moglie o del fatto che ci si “contamina a vicenda” nelle abitudini e negli interessi io non avevo questa sensazione. A me sembrava normale. Nessuno è perfetto e ci si viene incontro. Inoltre lui veniva da una situazione particolare e quindi per me era più naturale accogliere anche dei suoi difetti come il fatto di avere delle difficoltà ad affrontare le discussioni in modo diretto. Ciò non significa che non parlassimo, parlavamo molto e decidevamo insieme, però lui aveva paura delle discussioni, perché ne aveva subite troppe, a casa. Quindi se lui non parlò in modo forte e chiaro non fu perché io glielo impedii, ma perché lui è fatto in un certo modo. Tanto è vero che per quanto io possa anche non aver colto a sufficienza dei messaggi che mi lanciava (ma dipende anche come) quando mi disse più chiaramente delle cose io presi una pausa dal lavoro. Non la presi solo perché lui mi aveva detto delle cose su di noi, ma perché era ciò che mi sentivo di fare e perché anche parlare con lui mi aveva aiutato a riflettere su una serie di cose. Quindi non mi sento di dire che io fossi una persona chiusa che non si confrontava con lui, andava per la sua strada con i paraocchi e lasciava la polvere sotto il tappeto. Forse chi soffriva semmai di più per il fatto di non poter fare delle discussioni costruttive alle volte ero io, chi avrebbe potuto aver meno occasione di esprimersi. Ma io, per come sono fatta, mi sono sempre espressa lo stesso, perché appunto non sono donna da “polvere sotto il tappeto”. Se ogni storia è un mondo io non credo esistano storie perfette, ma esistono storie in cui le persone si amano reciprocamente, stanno bene, si sentono “a casa”, e non mi sento di dire che era un uomo perfetto, come io certamente non ero una donna perfetta, ma la nostra era una storia che funzionava e certo non andava avanti per inerzia. I problemi che avevamo erano problemi che ogni coppia può incontrare nella vita. Il fatto che per un periodo ci si veda di meno o si sia più stressati, il fatto che ci sia una vita più ampia da organizzare anche se magari, potendo, vorresti solo scappare su un’isola tropicale insieme. Il fatto che vi possano essere anche delle incomprensioni quotidiane o che non si possa essere sempre d’accordo su tutto. Il fatto che si possa essere

  9. 1039
    LUNA -

    più nervosismo in certi giorni, per stanchezza, decisioni da prendere, bisogno di dormire un’ora in più o per la fila alla cassa del supermercato. Sapevamo rilassarci sul divano insieme così come uscivamo in compagnia. Non eravamo nè una di quelle coppie musone che non escono mai di casa, nè quelle coppie che hanno bisogno di stare sempre in mezzo agli altri perché non sanno più cosa dirsi. Pur facendo le cose insieme, perché farlo ci piaceva, non eravamo una di quelle coppie simbiotiche per cui nessuno dei due può fare un passo senza l’altro o in cui lei si arrabbia se lui guarda la partita e lui si arrabbia perché lei legge un libro. Ciò non significa che una persona non possa disamorarsi o andare in crisi, o sentirsi trascurato e trattato come se tu lo mettessi in forno a cento gradi o non lo stimassi e apprezzassi, perché dipende anche da come una persona si sente e legge se stesso e il circostante oltre che dal circostante stesso. Ma certo è che quando lui esplose tipo tua moglie io restai allibita non perché fossi indifferente, cieca o non affrontassi i problemi. Tutti possiamo avere qualcosa da rimproverarci, in modo retroattivo, ma certamente non mi sento una che possa dire: ero in dubbio se lo amavo o no, ho tirato la corda perché lo davo per scontato, ero diventata più distaccata e menefreghista ma solo quando l’ho perduto ho capito, ma a quel punto non potevo più rimediare. Perché io lo amavo, stimavo, gli volevo bene e lo sapevo benissimo. Lui invece reagì tipo tua moglie. E a quel punto per anni si comportò con me ben peggio, mi permetto di dire, di come io avessi mai trattato lui. Per ogni granello mi restituì una montagna, per ogni lettera un alfabeto intero. E come te, peraltro, per anni io cercai sempre il dialogo. Quel dialogo che non avevo sottovalutato neanche prima. Io non sto dicendo che io ero una santa e lui un mostro. Penso che sicuramente entrambi avremo sbagliato delle cose. E tutti hanno dei difetti, piccole manie ecc. Quando succede come è successo a noi, FDC, si va indietro a guardare con il microscopio. Allora ci si ricorda di quel giorno in cui invece di ritirare il bucato immediatamente ci si è seduti prima a leggere il giornale, per dire. Ma sai quante volte sarà successo ai miei genitori in 40 anni? Ma non guardano queste cose al microscopio, perché fanno parte della quotidianità e amandosi e stando ancora insieme le vivono normalmente, o magari sdrammatizzandoci su, come quando mia madre brontola perché mio padre accumula tutto, e mio padre brontola per cose di lei. Secondo me va anche considerato che la questione non è solo che quando è tutto nero ti disamori, ma anche che quando ti disamori vedi tutto nero. Nel caso di lui la gelosia, sua, è stata un problema, insieme ad altre cose che lui vedeva, sentiva, pensava. La sua sabbia di frustazione sotto il tappeto, mi permetto di dire, se la stava mettendo anche da solo, ma anche per una SUA insicurezza di non sentirsi centrale per me quando lo era.

  10. 1040
    Fuori dal Coro -

    Ciao Luna
    Mi identifico molto con il tuo rapporto. Non il primo, quello giovanile, ma l’ultimo che hai vissuto.
    In pratica la penso come te e mi sento come te. Anche se le motivazioni che, forse, hanno portato alla nostra rottura sono diverse.
    Io non so se scappavo dalla questione. Forse si, ma non aggredivo. Ero spiazzato. Mi trovavo ad affrontare una cosa molto importante per la quale non ero in grado di prendere una decisione.
    Vedi Luna, qui non si tratta di gettar la polvere sotto un tappeto. Ma di risolvere un problema molto importante. Il più importante della vita.
    A mio parere esiste una scala di valori nella vita. In tutto. Così come nelle decisioni importanti. Abbiamo parlato di tutto durante il nostro rapporto dalle banalità alle cose più serie. L’unico intoppo c’è stato sulla questione figlio. Perché ? Perché per anni avevamo fondato il nostro rapporto sul “non avere figli”. Nel momento in cui Lei ha cambiato opinione, io mi sono sentito “spiazzato”.
    Dopo più di dieci anni in cui si era ribadito questo concetto mi sono trovato di fronte ad un problema che non credevo si presentasse. Si trattava di modificare un piano di vita. Non era come cambiare casa o i mobili o l’automobile.
    Molti mi dicono che ho sbagliato perché non l’ho “accontentata”. Ma io mi domando e dico ma si può “accontentare” una persona, uomo o donna che sia nel fare un figlio ? Un figlio non è un giocattolo che si regala ma un essere vivente bisognoso di cure continue. Un essere che farà sempre parte della tua vita. E ci deve essere la convinzione per fare una cosa del genere. Molti parlano di gesto d’Amore nell’acconsentire a fare un figlio. Io sono d’accordo in parte. Gesto d’Amore si ma più che altro nei confronti del bimbo che nascerà. Ma il gesto d’Amore non è concepirlo ma seguirlo con Amore e Dedizione nel tempo. Quando mi sono sposato ero convinto di quello che facevo. Non stavo “accontentando” Lei, ma stavo facendo una cosa che “sentivo” insieme a Lei e che “avrei sentito” PER SEMPRE.
    La stessa cosa avrei voluto fare per mio Figlio. Ma non ci riuscivo. Non riuscivo a cambiare la marcia. Provavo ad innescarla ma non entrava. Stavo facendo uno sforzo enorme per convincermi ad aprire l’altro occhio per guardare le cose positive dell’avere un Figlio. E ci stavo riuscendo. Tanto che il mio vero errore ritengo sia stato quello di non aver comunicato a Lei che io stavo cercando di cambiare in questo senso. Matrimonio, Figli, per sono cose importanti, non barzellette. Io non mi sono sposato pensando che esisteva il divorzio. Io mi sono sposato per la vita. E un Figlio era un altro cambio di vita che fino ad allora non avevo considerato. Avevo bisogno di tempo. Quel tempo che per Lei è stato troppo. Il suo errore è stato quello di non valutare la mia enorme difficoltà. Ha visto solo egoismo e non difficoltà.
    Mi trovo d’accordo con te quando sostieni che anche nel tuo rapporto mancavano “quei classici segni di crisi”. Anche nella mia storia non esistevano….

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