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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore aleba.
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che stia male per te, per voi, che stia male ma che tolto un preciso strato di malessere sotto ci troveresti la donna che ti manca e che vuole stare con te. Potrebbe anche scoprire che vuole andare in america latina a ballare il tango col postino. E che sta male per il postino, non per voi due. Lo dico, fdc, perché non vorrei continuassi a distruggerti pensando di sapere cosa c’è sotto la nebbia. Per forza lei. Per forza voi. Può darsi. Ma resta che è ciò che TU vorresti ci fosse. I tuoi amici sono esterefatti? Se continuano a dirtelo spero che smettano. Perché non ti fa bene, sai? Io penso che sempre sarò esterefatta, sempre, come concetto che mio ‘zio’ con cui mangiavo pastasciutta da quando ero piccina tre anni fa abbia piantato mia ‘zia’ da sera a mattina, dando pure la colpa a lei quando è scappato senza dare reali scuse e spiegazioni. A parte andare dai parenti, che gli dicevano che diamine stava facendo, che quello che stava male era lui. La vittima era lui. E quando lei chiamava si beccava insulti. E, per inciso, è scappato con un’altra. A cui affittava una stanza nell’hotel vicino quando andava in ferie con la famiglia. Pensi che questo lo si è saputo da lui? No. Lui aveva una crisi esistenziale. Lui Nessuno di noi che lo abbiamo conosciuto diciamo mai alla ‘zia’ che siamo esterefatti. Chiunque, dai, ma non lui. Etc etc. E’ evidente che è stato uno shock. Ma non l’ho mai detto a lei. Lo sa. Ciò che conta è che ha investito le sue energie per prenderne atto. E vivere. Io non so cosa ha tua moglie e auguro a entrambi di star bene, in ogni caso. Ma lei nei tuoi cfr è GIA’ cambiata. Da anni. Che pure la gente sia esterefatta. E anche se ti fa tanto male.
Ciao Aleba, Ciao Luna
Ben trovata Aleba, spero stiate meglio di salute tu e tua figlia. Giornate molto tristi queste per me. A volte ti senti come sotto un treno. Immagino quindi come puoi stare tu.
Ho sempre cercato di immedesimarmi nella tua storia per capire se mia moglie, come te, si sia trovata in una strada “a sbocco obbligato, o muori dentro o te ne vai”.
La tua analisi riguardo l’intervento alla tiroide mi trova sostanzialmente d’accordo. La frase di tua figlia mi fa ancora di più pensare a quanta differenza ci sia tra me e il tuo ex compagno.
Non ho mai pensato ai soldi a discapito dell’Amore e in casa mia non sono mai volati piatti.
Mi chiedi se aggredivo verbalmente mia moglie se toccava l’argomento figlio. No Aleba non lo facevo. Quelle frasi che hai portato ad esempio io non le ho mai usate, né ho mai agito in maniera contrastante e confusionaria come hai descritto tu.
Le mie frasi peggiori sono state: “Ma sempre con questo figlio ?”, “Un figlio è un impegno continuo che non mi sento di affrontare”, “Un figlio ci cambia la vita”. A volte gli amici in nostra presenza affrontavano l’argomento. Ed io cercavo di spiegare le mie ragioni, le mie difficoltà che spesso loro non condividevano. Evidenziavo la paura di mettere al mondo un figlio in una società che non riconoscevo come sana, e la paura di rompere il nostro equilibrio di coppia.
Io penso che sì Aleba, che forse mia moglie abbia percepito che questo fosse un argomento tabù. Alla fine facevo di tutto per distoglierla da questo pensiero. Ad esempio ogni volta che l’argomento figlio veniva tirato in ballo, subito dopo le proponevo un viaggio o week end in posti che desiderava visitare o quant’altro che sapevo a Lei piacesse. Purtroppo vedevo con un occhio solo, un occhio che vedeva solo la parte negativa legata alla gestione di un figlio. Non riuscivo a vedere la parte positiva, quella che ormai da quasi tre anni vedo distintamente.
In tutto questo c’è stata una frase, una frase infelice che penso abbia influito in maniera notevole sul cervello di mia moglie, sicuramente la frase peggiore che posso aver detto: “Se io non voglio un figlio e tu sì, penso sia normale che uno dei due soffrirà per questo”. Ecco, credo di stare pagando a caro prezzo questa frase. Venti parole pronunciate una sola volta, in un momento in cui ero in crisi con me stesso per non riuscire a trovare una soluzione giusta per entrambi. Un giorno in cui ho messo in funzione la bocca prima di azionare il cervello. Io per natura sempre riflessivo, che contavo fino a dieci prima di parlare, guarda cosa combino. Penso che questa frase sia stata un qualcosa di terribile per Lei, per la sua mente, per il suo cuore. Avrà pensato che solo un uomo cattivo e insensibile possa pensare qualcosa del genere. Lei che si era sempre prodigata per me, Lei che mi amava, che mi accontentava in tutto avrà sicuramente pensato: “ma come ? io lo amo e lui mi dice questo ?”
Mi taglierei la lingua ripensandoci. Si dice che….
“ferisce più la lingua che la spada”. So solo che non volevo ferirla. Non mi sono reso conto di ciò che stavo dicendo. E’ una mia caratteristica non offendere mai nessuno e se mi trovo nel mezzo di una discussione cerco di stare sempre attento a ciò che dico. Comunque uso sempre le parole “scusa” e “senza offesa”. Quel giorno no, non mi resi conto della gravità del gesto.
Capite voi tutti che mi avete letto, da cosa nasce questa storia assurda ? Da paure incontrollate che generano fraintendimenti anche con se stessi.
Chiara lo so che, se mi stai leggendo, dirai che sono ripetitivo ma non posso non ribadire che non ho mai odiato i bambini e che anzi ho sempre avuto con loro un rapporto meraviglioso. E questo lo dichiarava anche mia moglie che non si capacitava come mai un uomo come me provasse questa “ostilità” al pensiero di diventare padre.
Io so solo che, paradossalmente, da quando mia moglie aveva iniziato a chiedermi un figlio, mi chiudevo in me stesso per pensare. Per pensare di superare questi ostacoli che mi impedivano di diventare genitore. E ci stavo male quando poi le paure, che tutti voi conoscete, prendevano il sopravvento su quella che doveva essere la decisione più naturale del mondo.
Riuscite a capirmi perché dopo quasi tre anni vivo nel tormento ? Maximum mi ha scritto quello che io stesso avrei scritto ad un mio amico che si trovasse nelle mie condizioni.
Io sono deluso, è ovvio, dal comportamento di mia moglie in questi tre anni, ma non posso non mettere sul piatto della bilancia quanto ho scritto poco sopra.
Probabilmente Lei aspettava un mio cenno che non arrivava. Ma ci si può disamorare di un uomo perché in un momento della vita non desidera la stessa cosa che vuoi tu ? Sarebbe come se in una coppia di fidanzati che si amano lei desideri sposarsi e lui no. Credo che dopo numerosi tentativi la cosa più ovvia sarebbe quella di dire a lui “o ci sposiamo o ci lasciamo” e non quella di lasciare improvvisamente il fidanzato senza possibilità d’appello. Anche l’idea di non sposarsi nasce sovente da una paura. E capita più agli uomini più che alle donne.
Quindi altro che terremoto emotivo Luna, questo è uno tsunami di proporzioni gigantesche. Soprattutto dopo che per ben due volte Lei sembrava essere tornata sui suoi passi. Lo sapete che immagine positiva ho di mia moglie. Quanto la stimi e la consideri persona intelligente e piena di valori nonostante qualche errore commesso. E il fatto che i miei amici continuino a dirmi che sono esterrefatti , forse non mi farà bene, ma mi sarebbe dispiaciuto di più se ne avessero parlato male a sproposito.
Purtroppo non so cosa abbia realmente mia moglie. Forse solo un altro uomo come dice Maximum, o forse è andata in tilt come dice Aleba, o forse è solo cambiata nei miei confronti come dice Luna.
E’ che in ogni caso, con i nostri errori, da persone immature abbiamo entrambi perso una grande occasione per essere una famiglia felice.
Non so Lei, ma io personalmente non avrò mai pace.
Ciao Fuori dal Coro, stiamo bene adesso grazie. Ebbene, tutti gli esempi che ti ho fatto, chiedendoti se tu per caso avessi avuto quei comportamenti, sono cose che io ho vissuto davvero e che ancora non ho finitio di ricapitolare dentro di me. Quando penso a quello che ho vissuto, a come ho trascurato di proteggere ME per coltivare il mio amore vedo chiaramente che l’ho amato tantissimo proprio perchè lui aveva bisogno di me. Io conoscevo la sua storia e pensavo che avrei potuto renderlo felice. Ma lui, dentro, è ancora quel bambino di otto anni che si sente abbadonato emotivamente dai genitori e che cova un rancore profondo verso i suoi coetanei che invece vengono seguiti con amore da mamma e papà. Questo è un problema suo, purtroppo solo lui può sciogliere quel blocco, ma se non lo vede nessuno può obbligarlo a prenderne atto. Quindi non mi resta che concludere con la TUA frase: E’ che in ogni caso, con i nostri errori, da persone immature abbiamo entrambi perso una grande occasione per essere una famiglia felice. ………..
La paura di perdere quell’occasione mi ha tenuta in quella casa per anni, con tentativi di ogni tipo. Dalla dolcezza, alle lacrime, dal parlare del nostro rapporto fino quasi al mattino alla solitudine in attesa del suo rientro. Avevamo TUTTO Fuori dal Coro, una bimba sanissima intelligente e bella, una casa invidiabile fuori dal caos immersa nella campagna e con tanta terra da poter far jogging senza uscire. Avevamo un lavoro stabile e anche quando il suo lavoro è andato in crisi IO ho provveduto al 100% rassicurandolo in ogni modo. Lasciandolo tranquillo per quasi un anno a non fare nulla, neppure cercarselo il lavoro e tanto meno aiutarmi attivamente in casa. Avevamo tutto ma lui non riusciva a vivere la nostra famiglia nella serenità, aveva quasi un bisogno spasmodico di eventi drammatici come quelli che lui stesso aveva vissuto da piccolo. I bambini imparano quello che vivono….per questo io ho deciso di salvare mia figlia FEMMINA non facendole più vivere quella situazione così assurda… con un papà che le dice che le donne sono tutte stupide. .
La tua frase infelice “uno dei due dovrà soffrire” è stata forte…ma io non ho gli strumenti per valutare se sia stata determinante. Io ho incassato frasi ben peggiori. Credo che il rammmaricarsi in continuazione per cose dette anni fa sia INUTILE per l’oggi. E’ maledettamente difficile togliersi dalla testa il bisogno di chiarire, di capire di analizzare…di tentare in ogni modo di recuperare un occasione perduta. Errori da persone immature, io direi errori da persone che in quel momento ritenevano di agire nel modo migliore.
Non so Lei, ma io personalmente non avrò mai pace…la pace la troverai quando riuscirai a cambiare prospettiva, ogni cosa che ci accade ci conduce verso un altra cosa. Capisco molto bene la tua sofferenza, è quella che mi ha portata a separarmi…
Bacioni, buona settimana di estate a tutti! Finalmente!!
Ciao Aleba
Io ho detto una frase infelice. Il tuo compagno ne ha dette 100.000. Io non facevo volare i piatti, il tuo ex cercava la lite. Lui non era sereno in famiglia, io si, lui cercava i soldi, io no, lui ti calpestava io la esaltavo. Lui ti rinnegava come compagna, per me era la moglie perfetta.
Non è tornato indietro per chiederti scusa, per ricominciare, anzi ha continuato a calpestarti, io la cerco da quasi tre anni, chiedendo scusa e cancellando un suo grave errore.
Io la amo davvero, il tuo ex non credo.
Non ho mai irriso le sue lacrime…non l’avrei mai fatto, ma non le ho mai viste. Una sola sua lacrima mi avrebbe fatto capire ciò che non vedevo.
Caro Fuori dal Coro, ti ho letto, forse non avevi letto che avevo preavvertito che sarei uscita presto dalla discussione. In ogni caso, ti ho letto, e premettendo anche io come te “scusa” e “senza offesa”, ti dico: “uno dei due dovrà soffrire” è la sintesi della tua storia, non di tutta la storia, ma da un certo punto in poi sì (cioè da quando tua moglie non ne poteva più, in poi; cioè da quando il BUBBONE è scoppiato; solo che lei, nella consapevolezza di alcune cose, era più avanti, perché da un certo punto in poi, quale che ne sia la ragione – e ognuno ha anche il suo proprio carattere, eh? – se l’è tenute dentro, le cose che le facevano male).
Significa che da un certo punto in poi, in questa storia, uno soffriva e l’altro stava bene. Si fondava, quindi, questa storia, su basi non solo ERRATE (e tu ne eri – o dovevi esserlo – perfettamente consapevole: ma sulla pelle di tua moglie però), ma FRAGILI, aggiungo INEVITABILMENTE fragili.
Tua moglie ha sofferto e ha detto basta. Tutto lì. Significa che lei aveva bisogno di salvare sé stessa. Significa che per causa di paure tue (e il figlio c’entra poco, c’entra fino a un certo punto, tant’è che tua moglie, DOPO, ha stabilito – si è resa conto: prima secondo me non lo sapeva nemmeno lei, ancora – che non fosse più sufficiente, fare il figlio con te: significa che c’erano dei problemi in cose che lei riteneva FONDAMENTALI e che lei, da persona “splendida” e responsabile, come io credo che lei effettivamente sia, e tornerà a esserlo, PIENAMENTE, il giorno che smetterà di stare male ed elaborerà del tutto questa fine, secondo me inevitabile, lei riteneva fondamentali, dicevo, TANTO PIU’ per e con un figlio un domani… Ergo: non voleva che – eventualmente – un figlio avesse a soffrire per le stesse cose che lei conosceva bene… Che l’avevano fatta soffrire).
Fuori dal Coro, scusami e senza offesa: non si fonda, o almeno non lo si manda avanti, un rapporto di coppia sulle proprie ESCLUSIVE paure, e tutto il resto vien da sè, e/o tutti gli altri SEGUONO e/o SI ADEGUANO. Perchè prima o poi si sfascia tutto. Ci si aiuta, semmai, a chiarire quelle paure. O se si vuole fare da sé: si fa in modo di superarle da sé, quelle paure.
Tua moglie ti conosce, Fuori dal Coro, ed evidentemente ritiene che tu, di fondo, figlio o non figlio, quelle paure non le supererai mai. Ritiene anche, credo, che tu IL PROBLEMA quale fosse non lo hai mai capito. Eccetera eccetera.
Di conseguenza, pur tentando, lei non è potuta tornare con te: perché da una parte forse ti amava ancora, ma dall’altra è una persona ONESTA. E quindi non è che ti raccontava frottole, o che era semplicemente “rancorosa”, quando ti voleva far intendere – pur arrabbiatissima – “dovresti cambiare”. Non ti raccontava frottole quando si disperava e arrabbiava, di nuovo, stando male, che lei, con te, non ce l’avrebbe potuta far più, a stare.
Ecco che cosa penso, Fuori dal Coro.
E te ne faccio una metafora, Fuori dal Coro. Perché sì, io è come se vedessi questa scena, e te la devo dire, ed è da un bel po’ che avrei voluto aver modo e tempo, di dirtela.
Vi vedo così:
Voi siete in quella bella casa immersa nella natura. Fate viaggi, siete in armonia eccetera, come tu hai descritto. Un giorno, tua moglie, ti dice: caro, guarda, c’è un po’ di polvere, lì. E indica col dito. Poi prende subito, lei, la scopa, e la tira via di lì.
‘sta cosa, però, della polvere, ritorna. E lei te lo ridice, e riprende la scopa eccetera. Un giorno poi ti dice: senti caro, tirala su tu stavolta. E tu, siccome non ne hai voglia, butti quel granello di polvere (una cosa da niente, in fondo) sotto al tappeto. E lei lo sa: e lì con te. Forse, chissà, sorride – con tenerezza – anche della scena.
Nulla di grave.
Col tempo però diventa normale che lei prende la scopa e tu la butti sotto al tappeto.
Passa altro tempo e lei si rifiuta di prendere la scopa: lascia fare a te. Che regolarmente butti i vari granelli di polvere sotto al tappeto.
Un bel giorno, tutti e due, vi accorgete che il tappeto non è mica più tanto normale, eh?
Eh sì, perché il tappeto non sta più per bene a terra. Ha una gobba enorme. Anzi, una montagna.
Dopo di che, la moglie ti dice: io esco, non ce la faccio più. Ti ho mostrato decine di volte come si doveva fare, e ti ho mostrato decine di volte la montagna che cresceva.
Nonostante ciò in tre anni spera che tu abbia capito.
Lei però, ora, oltre ad avere un peso suo, una montagna sua dentro (perché ha rivoluzionato completamente la sua vita per questo, e come minimo ne è rimasta scossa, come minimo, e non è ancora uscita), vede che la montagna è sempre lì, e non si smuoverà. Non si è smossa per tre anni. E per questo lei soffre, ma al tempo stesso non torna indietro. La montagna la conosce e non la vuole più vedere.
Ecco, questo penso, all’incirca, di tutto l’insieme, Fuori dal Coro. Senza alcuna identificazione con tua moglie, Fuori dal Coro: solo una discreta esperienza umana. Esperienza di vita, Fuori dal Coro. Che significa anche conoscere le storie di tante persone… E farne tesoro. Io so se mi identifico con qualcuno, più precisamente. Be’, qua ho letto tante persone, e indirettamente altre storie. Ho letto Maximum, Maria, Aleba, Marcella, tu FDC, e di tua moglie (che credo di capire). Ma se devo essermi identificata con qualcuno, di più, è con la bambina di Aleba.
Ciao FDC, è vero che alle volte delle frasi possono ferire molto, anche per come le interpretiamo e soprattutto dipende anche dallo stato d’animo con cui le ascoltiamo. D’altra parte anche le frasi più storte possono essere spiegate, e possono essere contestualizzate, se non c’è stato dolo e c’è la volontà di chiarirsi.
Voglio dire che per quanto sicuramente anche in vita mia delle frasi mi abbiano ferito trovo ci sia una differenza tra il fatto che una persona continui a riconfermarmi una frase per anni, e a ripeterla, o che non faccia nulla per parlarne o che invece se ne parli.
Personalmente ovviamente ignoro con quale tono tu l’abbia pronunciata quella frase, ma non mi sembra una frase di una persona insensibile e che non prende atto di una situazione, francamente. Mi sembra anzi l’accorgersi che ci sia un problema da risolvere e da affrontare. “Se io non voglio un figlio e tu sì, penso sia normale che uno dei due soffrirà per questo” perché sarebbe una frase terribile?
Perché non leggerci anche, nonostante le tue restistenze e paure che manifestavi, il fatto che si poteva cercare (e stavi cercando, anche interrogandoti su te stesso) il modo di venirsi incontro?
Quella che tu consideri la frase peggiore a me sembra una frase aperta. Certo, dipende come la si legge, se si vuol leggerla come: poiché io non intendo darti un figlio soffrirai tu.
Ma poiché tu non eri un uomo indifferente, a quanto racconti, le stavi appunto dicendo, mi pare: colgo che questa sia una questione importante.
Altrimenti una frase come questa non l’avresti neanche detta, io credo.
Sono d’accordo con Aleba, si fa quello che si può con i mezzi che si hanno in quel momento. Se tu avevi paura avevi paura e cercavo di gestire la cosa come potevi. Lei cercava di gestire la cosa come poteva. E la situazione che si è verificata tra voi capita a molte coppie, credo, in diversi passaggi della vita. Non necessariamente solo sulla questione di un figlio. Non sempre le persone si trovano in perfetta sintonia, ed è quando ci sono da mettere a fuoco cose importanti che spesso possono scattare anche meccanismi inconsci.
Ti posso anche dire che quando cercavi di spostare l’attenzione su qualcosa che per lei risultasse piacevole comunque trasmettevi più considerazione e amore di chi, magari, di fronte ad una questione vissuta come un disagio o un pericolo, sarebbe uscito dalla coppia, andandotene tu via a fare altro o pensare ad altro in compagnia di qualcun altro (non necessariamente una donna).
Ma il punto è, come dice Aleba, che non ha senso rimuginare su ciò che fu, perché ciò che fu non lo puoi cambiare. E credo che il fatto di esserti messo in apertura dopo, il tuo aver riflettuto e il tuo aver cercato di dialogare in modo aperto il suo valore lo abbia. E ti posso dire che credo che avrebbe avuto comunque un valore anche se comunque tu non fossi stato in grado di dire di sì a quella paternità, e se comunque aveste deciso che le vostre strade si dividevano per questa
o altre incompatibilità.
Io non c’ero e non so come ti sia comportato con tua moglie e come lei se la sia vissuta in due decenni, tuttavia, da parte mia, trovo che pur manifestando un punto di vista sul pensiero di tua moglie non comprendo su cosa si basi l’affermare di Chiara che tu avessi questo atteggiamento generale all’interno della coppia @Fuori dal Coro, scusami e senza offesa: non si fonda, o almeno non lo si manda avanti, un rapporto di coppia sulle proprie ESCLUSIVE paure, e tutto il resto vien da sè, e/o tutti gli altri SEGUONO e/o SI ADEGUANO. Perchè prima o poi si sfascia tutto. Ci si aiuta, semmai, a chiarire quelle paure. O se si vuole fare da sé: si fa in modo di superarle da sé, quelle paure.
Tu hai detto più volte, FDC, che voi parlavate. Questa può essere la tua impressione, ma non abbiamo gli elementi per dire che tu in generale avessi un atteggiamento per cui lei si doveva adeguare. E nel caso specifico, anche perché tu hai scritto che lei diceva: “Ho paura che se non faccio un figlio adesso in seguito potrei pentirmene” non vedo come possiamo affermare che in quel momento ciascuno non mettesse sulla bilancia, come preponderanti, le proprie paure pensando che sarebbe stato meglio se l’altro si fosse adeguato.
Cioè per lei se tu avessi detto “Hai ragione, se hai paura di pentirtene facciamo un figlio adesso, rispetto le tue paure, anche se non solo le mie” e per te se lei avesse detto “Hai ragione, se veramente l’idea di fare un figlio in questo mondo e per queste tue ragioni, rispetto le tue paure, anche se non solo le mie”.
Fa più effetto che avessi delle paure tu perché tu dicevi di no e lei diceva di sì? Perché in teoria tutti dovrebbe essere senza macchia e paura nel momento di dire di sì ad una maternità o paternità? A me la cosa naturale sembra che due persone si possano anche parlare delle loro paure e sensazioni connesse, i propri perché, riguardo una decisione così importante, che non è solo una decisione di coppia, ma prima di tutto dei singoli. E i singoli, in quel momento, si sono aspettati che l’altro si adeguasse, soffrendo del fatto che l’altro non si adeguasse immediatamente, cosa che avrebbe sciolto la tensione delle paure e ragioni di ciascuno.
Lei ad un certo punto ha detto: Me ne vado e in seguito ha reagito in un certo modo.
Non era la sola strada, e la strada che lei ha sentito e scelto, ma ciò di per sè non significa che dipenda solo da te. Che dipenda solo da te se lei non ha trovato una strada più assertiva per dirti che le cose stavano prendendo una piega più grave di quella che tu riuscivi a cogliere, e per dirtelo in tempo.
Nè significa che tu abbia sbagliato tutto in una vita insieme, perché quella vita, con quegli equilibri che c’erano, l’avevate vissuta e creata in due.
Il punto è comunque il presente. E lei ha diritto di lasciarti e anche di non amarti più, ma tu hai anche il diritto di non sentirti l’unico responsabile di equilibri che c’erano o che sono saltati.
Ciao Chiara, Ciao Luna
Per motivi di spazio risponderò ad una la volta. Intanto a Chiara. Piacere di risentirti, spero tu stia bene. Chiara, la frase infelice l’ho detta, non posso negarla, né cancellarla. E accetto tutte le critiche riguardo questo. Anche se purtroppo a volte le frasi infelici possono sfuggire non volendo. E nelle parole di questa frase c’è un mentire a me stesso: “Se io non voglio un figlio e tu no penso sia normale che uno dei due soffrirà per questo”. Ho mentito a me stesso perché io avrei sofferto se fosse nato nostro figlio ? Non credo proprio. Sarei stato un padre responsabile e felice.
E’ stata una frase infelice ma più che altro buttata là, molto probabilmente per non essere in grado in quel momento di gestire quella situazione. Non escludo nemmeno ci possa essere stato un momento di nervosismo che abbia influito su di me.
E secondo te si può incrinare un rapporto per una frase detta male ? Non credo.
Ma lasciamo stare, la frase l’ho detta e non cerco giustificazioni e credo, come scritto negli altri post, di stare pagando abbastanza questa mia negligenza.
Quello che non capisco è quando mi dici che “per causa di paure tue si è resa conto che non fosse più sufficiente fare il figlio con te”.
Quali sono queste paure che Lei riteneva fondamentali ? Tu dici che, secondo te, il figlio c’entra fino ad un certo punto. Bene. Poniamo sia così. Ma da persona splendida e responsabile quale ho sempre sostenute che Lei fosse poteva farmi presente quali fossero queste paure.
Io non ho mai manifestato altre paure Chiara, se non la paura delle malattie. Neanche della morte, figuriamoci. Credo che quasi ognuno di noi abbia paura delle malattie e della morte.
Pensa che Lei mi ha rinfacciato di essere molto sicuro di me. Contradditorio essere sicuri di se stesso e avere paure no ?
Scusa Chiara, un accenno alla metafora della polvere. Il fatto che io prenda la scopa e butti la polvere sotto il tappeto mi sa di inganno, o quantomeno di presa in giro. Perché il gesto di nasconderla sotto il tappeto è come far credere all’altro di aver fatto qualcosa quando invece non la si è fatta. Per come sono io Le avrei detto: “Amore mio adesso non mi va di farlo”. Ma nel momento in cui avrei deciso di pulire avrei pulito sul serio. Senza prendere in giro nessuno, tanto meno Lei.
So cosa vuoi dirmi con questa metafora Chiara. Ma il mio discorso era per spiegarti che io non avrei mai permesso che si formasse la gobba sotto il tappeto. Non avrei sorriso con tenerezza. Ma avrei cercato di capire il perché di quel comportamento. Non avrei aspettato che si fosse formata la montagna. Anche perché se tu sorridi con tenerezza quando butto la polvere sotto il tappeto non mi fai capire che questa cosa ti fa soffrire. E non puoi dirmi di punto in bianco, quando vedi la montagna di polvere sotto il tappeto che tu quella montagna non la vuoi più vedere. Se tu mi avessi detto che quel mucchio di polvere ti causava il vomito io l’avrei immediatamente….