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Lettera pubblicata il 4 Aprile 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore C18.
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Quello che dal mio punto di vista è inammissibile è che si voglia considerare un modello più evoluto e più avanzato dell’altro. Lì vedo la radice e l’origine dell’intolleranza. Ogni coppia ha le sue particolari esigenze, le sue particolari necessità ed i suoi particolari gusti; ognuna si sceglierà il modello di convivenza che più le aggrada, adesso come ieri e ieri come domani.
Questo discorso vale, a maggior ragione, per quanto riguarda il rapporto fra sessualità e Amore. Nessuno dovrebbe ritenersi più evoluto degli altri; né chi vive il sesso come espressione del proprio Amore né chi scinde nettamente le due sfere vivendo il sesso come qualcosa di autonomo e indipendente dall’Amore. Anche in questo campo ho riscontrato molti fastidiosi pregiudizi. Le persone che fanno sesso soltanto con la persona amata non sono affatto tradizionaliste od involute. Anche se molti fanno fatica a capirlo, queste persone non sono per niente interessate a praticare il sesso con una persona di cui non sono innamorate. Vivono il sesso come una manifestazione del loro Amore, non perché siano involute o schiave dei pregiudizi, ma perché hanno un’indole ed un carattere che le spingono a muoversi in quella direzione. Per noi il sesso fatto con Amore è un’esperienza infinitamente più esaltante del sesso fatto senza Amore, ed è semplicemente per questo motivo che non siamo minimamente interessati allo scambismo od al sesso di gruppo. Mi è capitato di fare sesso con persone di cui non ero innamorato e vi assicuro che le mie emozioni erano incomparabilmente inferiori a quelle che ho provato negli ultimi mesi facendo sesso con il mio Amore. Alla fine mi è rimasto soltanto un gran senso di tristezza, di solitudine e di vuoto.
Questa è un’esposizione sommaria del mio pensiero, che non pretendo di imporre a nessuno e che rispecchia semplicemente il mio carattere, i miei gusti e la mia sensibilità individuale.
Caro Marquito apprezzo molto la tua volontà, più volte espressa, di superare le nostre diatribe e rientrare in un dibattito più civile, ma esistono almeno tre importanti questioni che ne ostacolano il percorso:
1) il modo difforme che esiste tra noi di esperire il rapporto di coppia nel suo insieme;
2) l’interpretare le espressioni utilizzate secondo parametri individuali piuttosto che a termini condivisi;
3) i pregiudizi che abbiamo assunti l’uno nei confronti dell’altro.
Tu ritieni che la coppia monogama sia depositaria di un’intimità altrimenti impossibile, mentre io dissento fortemente da questa visione in quanto a mio avviso contiene diversi elementi che ritengo del tutto inesatti.
Ad esempio io considero la coppia monogama secondo il significato letterale del termine, ed anche manifestandone un’estensione verso le coppie non sposate, cosa che presumibilmente anche tu condividi, trovo difficoltoso considerare le coppie trasgressive non monogame, vorrei capire secondo quale parametro tu lo renda possibile.
Io ritengo che il principale dissenso che c’impedisce il dialogo sia legato al nostro concepire la realtà. La tua concezione meccanicistica o altrimenti detta riduzionistica, la vuole suddivisa, semplicisticamente parlando, in compartimenti stagni dove ogni cosa esiste in un suo spazio ben definito, c’è ad esempio un amore per la patria ed uno per la famiglia, uno per la propria donna ed uno per i figli, ecc… tutti indipendenti e dissimili tanto da prevedere sensazioni e coinvolgimenti personali diversi. Questo modo di concepire il mondo ti permette di dichiarare: “La mia impressione è che CB affronti questo problema con un approccio da sociologo, mentre Eme, LUNA ed io tendiamo ad affrontarlo con un approccio da psicologo”.
Io invece assumo una posizione più relativistica altrimenti detta olistica, dove ad esempio l’amore è un sentimento universale ed unico che il mio essere raccoglie con variazioni di valore verso la patria, la famiglia, la propria donna ed i figli ecc…. Pertanto il mio modo di affrontare i problemi è più multidisciplinare, suggerendoti l’impressione che io salti da una cosa all’altra in maniera quasi insensata, così come hai rilevato. Quando tu affermi: “La coppia monogama, che vive il sesso come una manifestazione del proprio Amore… Probabilmente la coppia aperta non ha di questi problemi perché scinde la sfera del sesso da quella dell’amore”. Io avevo precedentemente suggerito questa semplicistica lettura perché è una sensazione comunemente percepita, ma la realtà è molto più complessa, il sesso è una variabile che interagisce all’interno dell’amore in modo dinamico creando come delle zone d’interferenza che permettono alla qualità “amore” di generare un effetto che oserei paragonare in un certo qual modo a quello olografico.
Nella speranza di non aver troppo confuse le cose, mi riprometto di riavvicinarmici prossimamente, se lo vorrete, in modo più nitido.
Ciao 🙂 eccomi, vediamo se riesco a spiegarmi bene, che ho sonno.
Marquito ha spiegato sì molto bene il suo punto di vista. E apprezzo anche che abbia fatto lo sforzo di cercare di spiegare una cosa che a lui viene assolutamente naturale. E perché lui provi gioia, espansione, soddisfazione in una scelta reciproca vissuta in un certo modo.
Lo ha fatto più volte, ma in questo caso, ha cercato di essere ancora più chiaro.
Si è parlato di coppia aperta e di scambismo, ma non credo che le due cose siano per forza sinomini. Peraltro se intervenissero delle persone che hanno vissuto o stanno vivendo un’esperienza di coppia aperta potrebbero raccontare i loro perché. Ci sono in questo forum persone che raccontano esperienze di coppia aperta del tipo: io vorrei con lui o lei un rapporto esclusivo, ma lui/lei no, so che vede e frequenta altre persone, ma il nostro legame è comunque molto forte, ci vediamo/sentiamo quasi tutti i giorni… da un lato mi dico che vorrei una vita diversa, però questa persona è speciale per me, e non mi sento di rinunciare anche se vede altre persone… spesso in queste storie, a cui mi riferisco, è vero, non c’è un vincolo di fedeltà sessuale, entrambi potrebbero fare quello che vogliono, ma di fatto poiché l’esigenza dell'”apertura” viene da una parte sola l’altra persona in realtà vive comunque la storia come se fosse esclusiva, perché non ha interesse ad avere altre storie ma attende, in realtà, che si maturi una scelta dall’altra parte.
Seppure si è messo sulla bilancia il fatto di vivere una coppia aperta e c’è stata una scelta che si può dire consapevole ciò non significa che la dimensione della coppia aperta sia vissuta in modo soddisfacente da entrambe le parti.
Non sto dicendo che tutte le coppie aperte si basino su queste dinamiche. E appunto per questo sarebbe interessante sentire varie testimonianze.
Personalmente ho avuto storie importanti, serie e monogame nel senso che intendiamo io, Marquito ed Eme, e ho sempre vissuto con grande serenità e pienezza l’aspetto… duale. Condivido quindi i concetti di gioia, pienezza ecc descritti da Marquito. Non ho mai visto la coppia come un limite al fatto di poter avere altre esperienze sessuali. E, come diceva se non sbaglio EME, libera scelta in libero stato. Cioè che io abbia scelto bene o male ho scelto con chi stare. Penso ci sia un’enorme differenza tra il concetto di noidue di reciproca chiamamola appartenenza (anche se il termine non piacerà a CB) naturale, spontanea e libera a cui si riferiscono anche Marquito ed Eme e il concetto di possessività. La possessività è un concetto che va al di là della mera sfera sessuale. E’ un concetto che può riguardare anche le idee, le scelte di vita personali, l’interpretazione e manipolazione di gesti e parole e situazioni in modo possessivo, l’entrare con una mazza da baseball nell’interiorità dell’altro, la prevaricazione attraverso l’aspetto economico e altro. E’ tu “sei mio/a” detto-comunicato con violenza.
Ci sono molte persone che possono raccontare storie di relazioni anche così aperte da non essere ufficiali in taluni casi pervase da questo concetto in modo spaventoso. E’ charo che quando si parla di coppia aperta in questa lettera si fa riferimento alla coppia aperta come scelta condivisa, però lo sottolineo per dire che credo che il concetto di guardare l’altro in quei termini di possessività sia una caratteristica personale che si espande poi nelle relazioni (pure che possa esserci un incontro di due possessività individuali), ma che riguardi di base il rapporto di un IO nei confronti dell’esterno. Tanto è vero che esistono anche amicizie (dove non vi è aspetto di coppia o sessuale) che si basano su dinamiche possessive. (io non resisterei 2 secondi e mezzo, ndr). Personalmente io amo molto la mia libertà, ma la mia libertà non viene lesa dal fatto di per sè di stare in coppia, perché la mia libertà non è una libertà del tipo: la coppia mi limita il fatto di avere altre esperienze sessuali. La libertà a cui mi riferisco io è una libertà di identità, pensiero, creatività, socialità, progettualità. Che non significa: voglio farmi i c.... miei. Perché gli spiriti liberi quando si sentono a casa a casa ci stanno molto bene. E non hanno bisogno di catene per non andarsene. E non hanno bisogno che un’altra persona conceda quello di cui non sentono il bisogno. Ecco perché a me piace la monogamia per come io la intendo. Perché è una scelta, ma non è una scelta morale. E’ prima di tutto una scelta di cuore e di sensi. Una scelta libera. Come la tua, CB? e allora buona camicia a tutti, no? che ognuno faccia della sua libertà quello che crede 🙂
a scenetta “Zebedeo” di Eme mi ha fatto molto ridere, per le sue capacità narrative. In effetti se mi è chiaro il concetto per cui se a due piace il sesso di gruppo si organizzano per vivere insieme questa avventura, come due possono organizzarsi per fare un viaggio in Messico (non è ironia, e non metto in dubbio che gli scambisti possano anche organizzarsi per andare in gita romantica in Messico) capisco cosa intende lei. D’altra parte, Eme, stiamo parlando di un altro punto di vista. Per cui magari Zebedeo che sbuca da una stanza può essere “guarda cara, sapendo che sei stanca ti ho organizzato una serata di quelle che ci rilassano”. Non è nè il mio nè il tuo punto di vista, perché l’idea del ritorno a casa che sa d’amore, casa, complicità, condivisione ed espansione è un altro.
Forse l’importante è che Zebedeo non si trovi nella casa sbagliata, e dove sarebbe rispedito al mittente (voglio dire, frustrante per Zebedeo non essere gradito) o che non manchi dove il suo arrivo causa gioia.
Forse è per questo che il bello è quando le persone compatibili si incontrano e stanno insieme. E ciascuna coppia vive serenamente il suo concetto di cos’è stare bene insieme.
Buona notte!
Rispondo a entrambi separatamente.
CB: Anche io ritengo che fra di noi esista una grave incomunicabilità di fondo, che rende estremamente difficile comprendere i rispettivi punti di vista. Troppo diversa la mentalità, troppo diversa la sensibilità, troppo diversi il modo di intendere il rapporto fra Amore e sesso … troppo diversi il background culturale ed i modelli a cui facciamo riferimento. Io mi sono formato sulle opere di Jung e di Hillman; tu fai continuamente riferimento all’olismo, che è una visione del mondo molto suggestiva, ma in cui io, personalmente, non mi riconosco affatto. Mi consola il pensiero che altri utenti, come ad esempio LUNA, abbiano compreso perfettamente il mio punto di vista …
Al di là di questo, credo che tu abbia letto i miei ultimi post in modo frettoloso e un po’ superficiale. Un esempio su tutti: “Tu ritieni che la coppia monogama sia depositaria di un’intimità altrimenti impossibile (post n. 172). Ora si dà il caso che nel post n. 169 io avessi scritto: “Attenzione ! Non sto dicendo che le coppie aperte non possano raggiungere, a loro modo, un alto grado di intimità. Dico soltanto che è differente il modo di intendere questo aspetto fondamentale della vita di coppia”. E’ evidente che se non riusciamo a comprenderci nemmeno su un punto così chiaro, intavolare una discussione diventa praticamente impossibile.
Dissento fortemente dalla tua affermazione secondo cui la mia sarebbe una visione “meccanicistica” e “riduzionistica”. Non riesco proprio a capire come tu sia potuto arrivare a una simile conclusione, che è lontana mille miglia dalla realtà ed al mio modo di affrontare i problemi. E mi viene da sorridere quando ti definisci un relativista, perché io (te lo dico con schiettezza) ho sempre avuto la percezione del contrario.
Riguardo alla questione delle coppie “monogame” temo che potremmo andare avanti per mesi senza mai giungere a un accordo, perché qui non si tratta soltanto di una questione terminologica; qui c’è in ballo qualcosa di molto più profondo. Tu hai affermato, in più di un’occasione, che dal tuo punto di vista tutte le coppie sono monogame, anche quelle che praticano il sesso di gruppo e lo scambio di coppia. E nell’affermare ciò mi hai fatto notare che l’espressione “coppia poligama” ti sembrava assurda ed insensata. Ahimé … qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio corto circuito cerebrale, di cui tu, evidentemente, non ti sei neanche reso conto. Vedi, CB, quando ho parlato di “coppia poligama” l’ho fatto di mala voglia, perché anche io la trovo una definizione impropria e per certi versi assurda … ma che tu ci creda o no l’ho fatto proprio per venirti incontro e per dimostrarti che non sono una persona intollerante. All’inizio del dibattito alcuni utenti hanno affermato che “coppia libera” è una contraddizione in termini. Io, pur condividendo in parte le loro perplessità, ho assunto una posizione meno rigida, perché ritengo che si debbano distinguere due casi (continua)
Dal mio punto di vista, se i rapporti sessuali praticati con dei terzi rappresentano soltanto uno svago, e non coinvolgono la sfera affettiva, allora è ancora possibile parlare di coppia. Ma se quei rapporti coinvolgono anche la sfera affettiva, e non sono più soltanto una questione di sesso, allora mi vedo costretto a schierarmi con quegli utenti che tu definisci “tradizionalisti”, perché dal mio punto di vista non è più possibile parlare di un’autentica coppia. L’aspetto paradossale della faccenda sta nel sentirti affermare che “tutte le coppie sono monogame”, perché nel momento in cui lo affermi si verifica quel corto circuito mentale a cui facevo riferimento nel post precedente.
Concludo: io ti ho esposto il mio personale punto di vista e non pretendo certo che tu mi dia ragione. Ci sono dei casi in cui bisogna prendere atto di parlare due linguaggi diversi e di non riuscire in alcun modo a stabilire un contatto. Con gli altri utenti ci sono riuscito benissimo; con te, sfortunatamente, non è stato possibile. Non c’è niente di male; penso che nella vita ci siano cose peggiori 😉
LUNA: Infatti … noi non abbiamo mai avvertito la nostra “dualità” come un limite. Nella dualità ci realizziamo completamente perché la nostra storia personale, la nostra indole e il nostro carattere ci spingono irresistibilmente in quella direzione. Come ho già scritto nel post precedente, per noi il numero 2 è il numero perfetto e di conseguenza non sentiamo nessuna necessità di sperimentare insieme triangoli e quadrati. Mi fa piacere che almeno tu abbia compreso perfettamente il mio punto di vista … forse hai una certa familiarità con il pensiero di Jung e di Hillman ? In questo caso mi piacerebbe sottoporti un quesito, che può contribuire a rasserenare ulteriormente l’atmosfera. Prova a immaginare un’opera come Romeo e Giulietta di Shakespeare … cosa penserebbero gli spettatori se i due amanti, improvvisamente, si mettessero a praticare il sesso di gruppo e lo scambio di coppia ? Pensi che si comuoverebbero ancora ? Pensi che la troverebbero ancora un’opera struggente, commovente e romantica ? :-))
Ovviamente il mio è soltanto uno scherzo e spero che nessuno se la prenda a male. Quello che volevo sottolineare è l’enorme bellezza, la straordinaria poesia e l’incredibile fascino che esercita su molte persone il numero 2. I pregiudizi non c’entrano un bel niente e tanto meno ci hanno a che fare i condizionamenti socioculturali … qui entra in gioco una ben precisa configurazione archetipica, di cui tante persone continuano ancora oggi ad avvertire il richiamo. E sarà sempre così, perché gli archetipi non moriranno mai finché esisterà il genere umano.
A presto !
In effetti, LUNA, il fatto che esistano coppie scambiste, coppie che si aprono al mondo, coppie che diventano “triple” o “quadruple con aggiunta di un lettino” (come capita in certi alberghi quando la richiesta é tanta e lo spazio é poco ;-), in realtà, poco mi tange (se la pluralità non mi implica). E sono contenta se “Zebedeo” viene accolto con la banda anziché essere preso a sco..... Resta l’irrisolvibile problema di fondo che ho espresso qualche post fa: quali sono le caratteristiche della coppia aperta in grado di risolvere e superare i difetti e le problematiche della coppia chiusa. Problema irrisolvibile perché queste caratteristiche, in realtà non esistono…..se non nella convinzione di CB che l’apertura sia la panacea di tutti i mali della coppia. Ogni coppia, in realtà, é un mondo a sé stante composto da tanti mondi a sé stanti quanti sono i membri della coppia. Non esiste un manuale delle giovani marmotte che renda una coppia perfetta. Ogni coppia sa per sé. Cio’ che conta veramente (a mio giudizio, ovvio) é la voglia di stare insieme, di affrontare e risolvere insieme problemi e difficoltà, di vivere insieme i momenti di goia e serenità. E questa voglia o c’é o non c’é!!!! Non ci sono balle! E c’é o non c’é sia nella coppia aperta che in quella chiusa. Ciascuna coppia trova da sé i rimedi del caso a ciascun problema e a ciascuna difficoltà…..se ha voglia di rimediare. L’olismo, il relativismo, il tiziocaiosempronismo possono suggerire mille impostazioni e mille schemi in cui rispecchiare le proprie personali tendenze per poter dare un nome al proprio atteggiamento e al proprio sentire. Non rimediano ad alcunché.
Perché credete sempre che sia io a non capirvi? Avete mai pensato che potreste essere voi a non comprendere me? Quando vi chiedo di spiegarmi cosa intendete per coppia monogama, io so bene perché glissate o rispondete in maniera evasiva ed è perciò che io continuo a chiederlo. Voi partite dal presupposto che voi soltanto possiate capire l’amore vero, che solo voi possiate provare l’intimità come voi l’intendete. Non vi viene in mente che Marquito e LUNA sentano diversamente queste cose, anche se nelle trascrizioni verbali possono coincidere? Io comprendo completamente tutto il vostro egoismo e comprendo anche ciò che Marquito esprime quando scrive: “qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio corto circuito cerebrale, di cui tu, evidentemente, non ti sei neanche reso conto”. Io so di non sapere, ma so anche di sapere e comprendo benissimo come possano coesistere questi paradossi. Quando scrivi: “all’olismo, che è una visione del mondo molto suggestiva, ma in cui io, personalmente, non mi riconosco affatto”, in realtà hai risposto che sei un “riduzionista”, ed affermare che non lo sei mi fa pensare che tu non te ne renda conto. Attraverso Erich Fromm, Ernst Schumacher, Fritjof Capra, Gregory Bateson, Douglas Hofstadter, Kleist Heinrich, Lewis Carroll, Martin Gardner, Richard Bach, Edwin Abbott Abbott, Julian Jaynes e tantissimi altri, ho potuto comprendere perché la nostra terra va così come va, e non credo assolutamente che l’olismo si possa definire una visione suggestiva senza screditare da Albert Einstein in poi. Oggi sappiamo che l’universo è una maglia fittissima d’interazioni come John Bell nel suo “dicibile e indicibile in meccanica quantistica” descrive. Tutta la materia, i nostri corpi, le nostre anime sono interazioni energetiche, non c’è una sola parte di noi che sia una particella, come non c’è un amore racchiudibile in uno spazio finito, come non c’è un’intimità. I nostri stereotipi stanno crollando uno dopo l’altro ed il non rendercene conto non ci mette al riparo da ciò che avviene. Gli antichi saggi Taoisti o i maestri Zen avevano già migliaia di anni fa intrapreso questo cammino che oggi diventa sempre più evidente. Io sono una nullità in questa immensità, ma sono anche questa enormità e non posso distinguermene, non mi è possibile ritirarmi in un’intimità, non posso avere un mio desiderio perché questo appartiene all’universo. Il mio analizzare, concepire, godere, è un piacere non mio, è l’universo che gode ed io ne percepisco il risultato perché sono l’universo. Probabilmente vi sembrerò un pazzo, un fuori di testa all’ennesima potenza eppure posso garantirvi che sono perfettamente razionale, so che sono un limitato spazio in un limitato tempo e che il mio amore lo conosco solo io e che si discioglierà nell’infinità come è apparso nell’infinitesimo attimo del tempo e l’universo ne avrà raccolto il valore attraverso me.
Caro Marquito, vorrei provare ad esprimere una sensazione che provo, cosa veramente difficile da farsi, se non impossibile, spero solo che non interpretiate nuovamente in malo modo ciò che esprimo. Io ho vissuto una vita che oserei definire fantastica, i miei genitori sono stupendi, innamorati tanto da trasmettermi tutto il loro amore, non esiste l’uno senza l’altro. All’epoca della mia fanciullezza, la sorella di mia madre riversava su di me tutto il suo amore, quando ero con lei le sue attenzioni per me erano massime, mia madre e lei riuscivano a trasmettermi tutto l’amore per la vita facendomi percepire sulla pelle tutte le sensazioni di un mondo meraviglioso. Grazie alle loro cure sono riuscito ad imparare a leggere e scrivere all’età di quattro anni, a cinque mio padre discuteva con me gli articoli del giornale che leggeva, a quell’età sapevo già distinguere l’amore straordinario che i nonni materni provavano l’uno per l’altro, una cosa inesprimibile di gran lunga più grande di tutto ciò che percepivo intorno a me. I nonni paterni erano invece una coppia unita da un affetto profondo ma senza un vero amore, lui era un padre padrone che gestiva la famiglia secondo i canoni classici della sua epoca. Lavorava perché la sua famiglia potesse avere tutto ciò di cui abbisognava. Quando era in casa tutte le sue energie erano rivolte a risolvere i problemi materiali della famiglia.
Non so se sia riuscito a farvi percepire l’ambiente che mi circondava da piccolo. Un mondo dorato e positivo, fatto di amore in tutti i suoi aspetti, un universo da amare e che io amavo ed amo. Un amore che ha stampato sul mio volto un sorriso indelebile. Un mondo dove la mia curiosità poteva esprimersi in tutta la sua potenza. Un universo che mi ha mostrato i suoi lati più oscuri e brutti con gradualità tanto da poterli assimilare senza traumi. Non so veramente se potrò mai essere in grado di ricambiare sufficientemente tutto ciò che ho ricevuto dalla vita.
La mia donna rappresenta per me tutto questo universo, essa ne è la summa, ciò che mi circonda è relativo a lei e senza la quale tutto si dissolverebbe. Tutto ciò che sono, che sento, che faccio e che provo è LEI null’altro che LEI. Riesco a percepire i suoi bisogni, i suoi desideri, prima ancora che essa possa esprimerli meravigliandola ogni volta, il suo stupore è vivo ed è linfa vitale per me. Lei mi ama e non saprebbe più vivere senza di me e così è per me lei, ed insieme possediamo tutto. Ciò che mi appartiene è LEI ed essa sono io. Quando sono lontano da lei, essa è tutto ciò che mi circonda, lei è la sensualità stessa dell’universo, sembra una favola ma è la mia vita. Quando il mondo mostra la sua ingiustizia mi fa soffrire enormemente perché non capisco la sua intollerante cecità ed indifferenza, perché lei mi comprende ed il mondo non può non fare altrettanto. Io e lei siamo l’universo intero, uniti e separati al tempo stesso e la nostra intimità e complicità si esprimono ovunque e comunque.
Ovviamente condivido pienamente ciò che ha scritto Eme. Se la smettessimo di baloccarci con i concetti astratti, saltando continuamente di palo in frasca e tirando in ballo argomenti che non hanno niente a che vedere con il tema proposto, forse un bel giorno arriveremmo perfino a capirci.
Io ho esposto minuziosamente il mio punto di vista sull’argomento e a questo punto non ho proprio più niente da aggiungere. Prima di salutare CB vorrei chiarire ancora un paio di questioni (detesto i malintesi e non mi piace lasciare le cose in sospeso):
1) Quando affermo che non mi rconosco nella filosofia olistica, non intendo svalutare quella scuola di pensiero nel suo complesso. Su alcuni presupposti di fondo (“l’insieme delle parti non costituisce il tutto”)mi trovo perfino relativamente d’accordo. Quello che non condivido è l’uso che della filosofia olistica viene fatto nell’ambito della scienze umane come la psicologia e la socoiogia, e soprattutto (scusa la franchezza)l’uso spregiudicato che ne fai tu.
2) Nel post n. 167, tu hai compiuto un voltafaccia impresionante, smentendo completamente uttto ciò che avevi affermato fino a quel momento. Hai rivisto completamente la tua impostazione, hai introdotto dei distinguo e delle che di cui fino a qul momento non avei fatto alcuna menzione. In patica ti sei rimangiatoi tutt ciò che avevi scritto nei tuoi precedenti post. Di fronte a un comportamento di questo genere noi avremmo avuto tutto il diritto di sentirci presi in giro e di rinfacciarti, ancora una volta la tua proverbiale facia tosta. Io però ci tenevo talmnete tanto a riportare un clima di serenità all’interno del forum, che ti ho risposto in modo bonario ed accondiscendente, evitando accuratamentedi infierire e arrivando perfino al punto di lodarti perché avevi avuto il coraggio di fare autocritica.
Adesso mi pare che tu stia ricominciando a saltabeccare da un argomento ad un altro, cercando disperatamente di razionalizzare i tuoi gusti e le tue inclinazioni sessuali. Da quando la discussione è iniziata hai tirato in ballo Einstein, la fisica quantistica, l’entropia, l’olismo, la pubblicità, l’impostazione classista della società, il mecnicismo, il riduzionismo e le geometrie non euclidee … Senza niente togliere all’approccio multidisciplinare, che in alcune circostanze può rivelarsi estremamnete fecondo, ho l’impressione che stiamo veramente cadendo nel ridicolo.
E con questo ho veramente concluso.