Devo dire la verita…. cercavo su google: ho perso la voglia di vivere!
e mi ritrovo sto sito! Sono tossico dipendente da 10 anni più o meno e sto cercando di uscirne, ho 30 anni ma ho sofferto per 6 vite e continuo a soffrire, sono diventato inutile, ho perso la speranza. quando esco mi guardo intorno e vedo la gente (che non sa nulla di questo fatto perché sono stato molto riservato) che vogliono sapere da me come mai ho perso questo o quel lavoro e tutti hanno la risposta o l’aneddoto buono per risolvere la mia situazione lavorativa, sono tutti superiori, ed io mi sento sempre più lontano da me stesso tant’è vero che ho smesso di curarmi lavarmi amarmi… Vorrei tanto innamorarmi ma in ste condizioni chi c.... mi caga!!! Ho iniziato a subire umiliazioni da mio padre da quanto ho memoria!!! Per quanto mi sono sforzato di fare la persona normale è sempre risultato inutile, quando sono da solo con me stesso e mi guardo allo specchio vedo il mostro che c’è in me sento i miei pensieri malati sulla droga che a oggi non mi fa più niente perché il mio corpo ha stabilito un livello di tolleranza altissimo!!! Stasera ho fatto una cosa che mi ha umiliato tantissimo tant’è vero che cercavo dei veleni su internet così l’avrei bevuto! Sono stanco di continuare a svegliarmi la mattina sapendo che non ho un amico non ho nessuno a cui dare il mio amore non sapete cosa darei per baciare una ragazza e sentire che qualcuno veramente mi ama e che vale la pena di lottare… non tocco una donna da 2 anni forse 3 e non sono mai andato a prostitute, e non so neanche se ha senso continuare a scriverlo ma sono così disperato e bisognoso di coccole che lo faccio lo stesso!!!
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Categorie: - Me stesso
Ciao… Spero di non essere banale nel dirti che nonostante abbia un percorso di vita diverso dal tuo ti sono vicina e ti capisco. La droga nasce dal bisogno di non pensare, di tagliare i ponti da se stessi e da ciò che ci circonda. Anche io come te quando mi guardo vedo un mostro e questo anche se non ho ucciso nessuno e di errori ne ho commessi come tante altre persone Eppure… Eppure non riesco a perdonarmi, ad accettare i miei limiti e a cercare di usare il dolore x migliorarmi. Non 6 Solo nel tuo dolore! Se ti va sono qui ad ascoltarti, non ti prometto nulla se non un ascolto sincero e senza secondi fini
Ciao, ,capiscobenissimo che provi.anchio sono nell inferno , nel dolore x altri motivi .6 il mio riflesso maschile.gia devi dirti grazie se hai avuto la forza di curarti e uscirne .io cme te vorrei trovare la luce .ti sn vicina .se ti va puoi scrivermi e possiam parlare del nostro dolore.chi nn soffre nn puo capire cosa sia il dolore .ti aspetto , stellanascente85@virgilio.it
“Ma perché prendersela tanto coi poveri suicidi?
Li trattate da stupidi, da imbecilli, da vili, come se ciascuno di essi non avesse le sue ragioni terribili ed immense. […] Ebbene io vi dico che il suicida è un martire, martire tanto degno quanto i martiri di tutte le religioni. […]
Se martire è colui che testimonia colle sue sofferenze e il suo sangue la sincerità del suo pensiero e dei suoi sentimenti, fusi, la sincerità della sua anima non più volgare, perché non ha da essere un martire anche un suicida che, piuttosto di mentire (a se stesso e quindi agli altri), di costringersi con uno sforzo che sente inutile, a un assestamento diverso che tanto sente inutile e non suo, preferisce uccidersi, darsi quel grande dolore, il supremo di tutti i dolori?”
Già, “il supremo di tutti i dolori”: il basso pensare comune vuole che un suicida sia un vigliacco perché non affronta indomitamente la vita, si arrende, abbandona la battaglia per la sopravvivenza. Ma guarda caso è proprio la morte lo spettro più temuto dai detrattori dei suicidi. La vita viene difesa con i denti e si fa di tutto per tenere lontana la Nera Signora.
Dunque a chi appartiene il vero animo coraggioso?
Il suicida, travolto da dolori insostenibili, è pronto ad affrontare l’abisso, l’ignoto. Lascia il certo per l’incerto e già questo mi sembra l’atto impavido per eccellenza.
Si dice anche che il suicida compia un gesto di puro egoismo: per liberarsi dalle proprie sofferenze, non bada a quelle che susciterà nei cari che gli sopravviveranno e passeranno il resto dei loro giorni a tormentarsi sul perché, afflitti da un’incolmabile mancanza.
Ma questo è un rispetto unilaterale: si chiede infatti al suicida di continuare a condurre controvoglia la propria esistenza infelice per non arrecare dolore ad altri, mentre questi altri non accettano che egli trovi requie da affanni intollerabili. Quindi si pretende che egli si immoli per il bene altrui senza che nessuno badi al suo vero bene. E talvolta l’unico bene possibile è costituito dalla liberazione nella morte.
nessuno se l’è presa con qualcuno né ha espresso giudizi di valore. Nella vita non c’è niente di giusto o sbagliato, tutto va considerato in funzione di Chi lo vive x cui certa gente farebbe bene a tenere x sé certi commenti Grazie
mi dispiace davvero molto cerca di uscirne fuori se avessi bisogno di parlare questa è la mia email marilenaespositm@libero.it ciao
in tantissimi casi la morte è la liberazione alla vita !!