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La consapevolezza di non servire più a niente

di RA
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Lettera pubblicata il 24 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 25 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 11
    mk11 -

    meno inutile di un assorbente hai detto…
    comunque non è da vigliacchi uccidersi,a volte è da vigliacchi vivere…tu non bevi,io al tuo posto berrei,tanto sei inutile,esisti tanto per fare,no? e allora bevi… c@zzo ti frega?
    morale: o te ne convinci davvero,e ti prendi le belle e le cattive cose che porta,o sentiti utile e scopri in cosa lo sei… ciao

  2. 12
    Route66 -

    volevo mettere in luce una forza che ho sentito in te, non condividere le mie sofferenze e illusioni ( mi sono riconosciuto nelle parole di ventolibero ),…se è questo che è passato, mi scuso con te, RA…

  3. 13
    ventolibero -

    @ Route66
    Non intendevo far trasparire un velato “rimprovero”,e nulla ho nei confronti di chi,per dare forza ad un amico in difficoltà,parla di sue personali lacerazioni interiori. Quelle parole esprimevano solo una mia personalissima impostazione. Apprezzo meno invece chi,pur avendo quantomento l’essenziale per condurre una vita dignitosa e,magari,per cercare di migliorarla ancora un pò se proprio non ti soddisfa,si lasciano andare nella piacevole e comoda deriva del laissez-faire,dell’inerte e spaventoso lascia andare…Non apprezzo coloro che,pur avendo quel poco che hanno (e siamo in molti)si mettono in vetrina e fanno mostra della loro vita “maledetta” (nel senso di inutile e vacua…).Ma vivere non è una maledizione,solo e soltanto una semplice condizione.Ci vuole impegno e anche sostegno di terzi per portarla ad un grado tale da farti sentire vivo.
    Ecco,caro amico,tutto questo non è riferito a te. Tu non mi sei parso,e spero tanto che non lo sia veramente,un seguace di queste filosofia di vita,di questo devastante lascia andare,lascia scorrere. No! Sei passato per un tunnel soffocante e sfiancante,il più brutto che ci possa essere,e ne sei uscito. Tu dimostri che il tunnel è un tunnel proprio perchè c’è una via d’uscita.Perchè sennò muori soffocato dai gas…Ora,magari,hai altre difficoltà,ma sono certo che tu sappia come affrontarle per poterle superare. Credimi,non sono parole di circostanza…Ma cerca sostegno intorno a te! E’ l’augurio sincero che ti esprimo…
    Alessandro

  4. 14
    Route66 -

    Ventolibero,
    grazie per quello che hai scritto.
    Le parole “offendere” e “illusioni” sono state lo specchio di un senso di vergogna che mi accompagna. E che fino a due anni fa riuscivo a superare, anche solo lavorando, per avvicinarmi, di poco, a quei valori e ideali di vita che conservo dalla mia giovinezza e che cerco di tenere vivi ascoltando persone che stimo, cercandoli nell’impegno e nell’esempio di chi sta sui tetti per rivendicare il proprio diritto al lavoro o degli studenti che manifestano pacificamente, nelle canzoni di Ligabue e altri cantautori, nei libri di autori, soprattutto tedeschi, che leggo con difficoltà, non sono colto e preparato, ma mi aiutano a risvegliare un senso di responsabilità verso la vita.
    Scusate, sono solo parole che non interessano a nessuno, ma avevo bisogno di scrivere questo, forse solo per me stesso.
    Ora torno a concentrarmi sulla mia vita, l’unico modo per non offendere l’impegno di chi non si piega e cerca di migliorare il mondo o semplicemente se stesso, o affrontare da solo, con le proprie forze, senza venire a comodi compromessi, una difficoltà.
    Un saluto,
    Route66

  5. 15
    ventolibero -

    Route66,
    se cambi te stesso cambi il mondo,se migliori te stesso migliori il mondo. E’ una logica conseguenza dell’agire umano,per forza di cose sarà così.
    Le tue parole a me interessano e servono,serve il confronto,l’incontro di esperienze e avventure,di umane avventure dalle trame magari imperfette e manchevoli,o forse deviate e sbagliate…Ma ai miei occhi però! E oggi? Oggi ti senti vivo? Pensi o speri di conoscere i percorsi sui quali ti muovi,le strade che ti conducono e che forse hai cercato nella dannazione e nel logoramento?
    Hai qualcuno accanto,col quale poterti confidare,svagare,condividere le tue lotte e le tue aspirazioni? C’è qualcuno,una presenza,un volto,una voce che ti dice “sappi che io ci sono”?
    Se anche ti sentissi mancante di questo (non saresti l’unico comunque…)mi permetto di dirti questo:cerca di essere tu quella presenza,quel volto,quella voce.Cerca di esserlo prima di tutto per te stesso! Non sentirti mai estraneo a te stesso! Lotta,grida,piangi,incazzati,disperati,dannati…ma fallo per qualcosa,non essere indifferente ai tuoi tumulti interiori,non tentare di ingannare le tue tempeste emozionali,non gli sfuggirai,quelle emozioni,solo loro,solo quelle,ti metteranno in salvo.
    Da un amico che sta cercando una sua personale strada di salvezza,di speranza,di amore,di pace.Un amico che cerca la sua pace dentro!
    Alessandro

  6. 16
    Route66 -

    Ventolibero.
    non trovo le parole giuste per riponderti.
    Grazie,per il tuo commento sincero e diretto.

    Non ho nessuno. Però lo accetto. So stare da solo.
    Ho la mia famiglia. Ma la mia famiglia è stata il mio problema. Dalla mia famiglia mi ero allontanato, preferendo vivere in un monolocale di 20 mq, per non rimanere un trentenne imbecille ( non sono un tipo sveglio, e andare a vivere da solo era un mio tentativo per crescere ) e tra loro ritorno con la coda tra le gambe, ancora più imbecille di prima.
    La settimana prima di dover prendere questa decisione ho continuato a piangere. Non mi era mai successo. Ma ero indebolito psicologicamente, emotivamente e fisicamente.
    Ora sto meglio. Ma sono morto,un morto vivente,anestetizzato.

    Non ti so dire perchè la droga è entrata nella mia vita.
    Prima della droga c’erano i tagli, le bruciature di sigarette, il digiuno forzato per alcuni giorni ( anche quando dovevo fare 10 chilometri in bici andata e ritorno per lavorare ), o le abbuffate nauseanti, l’insonnia, le notti al freddo passate a camminare per chilometri per le città senza dormire per non dover tornare a casa, i mobili rotti in casa per i miei pugni, mia madre che si chiudeva in camera e il mio senso di colpa per questo mio atteggiamento.

    Il C.P.S. dove,purtroppo, mi sono rivolto anni fa, mi ha diagnosticato un disturbo borderline di personalità. Dico purtroppo perchè ho trovato solo un burocratico assistenzialismo, senza la vera volontà di ascoltare la persona di fronte. Speravo di trovare qualcuno che mi desse un pugno in faccia, mi facessse svegliare, mi dicesse di comportarmi da adulto e di crescere, e invece solo medici seduti sui loro troni a dare i loro editti e più interessati a tutelare la loro sicurezza che davvero intenzionati ad aiutare il paziente a camminare da solo. In questi due anni ho passato il mio piccolo e ridicolo inferno (nulla paragonato alla situazione di persone che realmente soffrono per povertà,fame,malattia,disoccupazione),ma almeno non sono stato a crogiolarmi in una nauseante comodità, è stato questo il mio modo di ascoltare i miei tormenti, di non rimanere indifferente ad essi. E’ stato un modo per mantenere vivo un disagio, l’unico segnale di avviso che mi rimane per non passare la mia vita come un parassita che non si vergogna nemmeno di se stesso, ma si bea di una grassa, rivoltante, meschina e piccola felicità.
    Io ho paura di finire così

  7. 17
    Route66 -

    Ma questo mio piccolo e ridicolo inferno è durato due anni. Quell’inferno non sono io. Io non ho una vita deviata o manchevole. Non sempre gli sforzi fatti vengono ricompensati. Fino a due anni fa sono stato un buon lavoratore. Arrivo a lavorare fino a 10 ore, o svolgere due lavori contemporaneamente.E trovo qualcosa di buono anche in lavori umili o sottopagati.Cerco di coltivare i miei interessi. La musica prima di tutto. Suono il pianoforte,sto imparando la chitarra,vado ai concerti.Amo la mia città, i suoi colli verdi e le sue mura antiche, dove passeggio quando voglio trovare un po’ di serenità. Mi piace leggere, cucinare. Poche cose,semplici, ma per me importanti perchè sono cose buone, che immagazzino. Vestiti di marca, cellulari iperfunzionali, belle auto … nulla in contrario, ma a me non interessano. Non mi va di lasciare un’immagine così buia.L’oscurità mi appartiene. Ma la luce c’è. Morirei senza luce, senza sole. Periodi simili mi sono capitati in passato. Ma ho reagito senza l’aiuto di nessuno.Una volta sono partito per la Germania, per un lavoro stagionale,pur non parlando tedesco.
    Le frasi che hai scritto,( se cambi te stesso cambi il mondo,se migliori te stesso migliori il mondo ..cerca di essere tu quella presenza,quel volto,quella voce.Cerca di esserlo prima di tutto per te stesso! Non sentirti mai estraneo a te stesso! ..Lotta,grida,piangi,incazzati,disperati,dannati…ma fallo per qualcosa,non essere indifferente ai tuoi tumulti interiori,non tentare di ingannare le tue tempeste emozionali,non gli sfuggirai,quelle emozioni,solo loro,solo quelle,ti metteranno in salvo. )le sento in me, sono sempre state in me. Ho provato, con il mio debole carattere e la mia poca volontà, a farle essere non solo sterili parole, ma principi da seguire. E mi fa male pensare che le abbia tradite. Ma devo dirmi (o forse illudermi) che questo è un periodo di un percorso. Non è la mia realtà interiore. Il percorso non è concluso. Non riesco bene ad esprimermi. Ma è come se avessi dovuto annulare quel figlio carino, perbene, ordinato, pulitino, bravo a scuola, signorsì sul lavoro, che in casa puliva, teneva in ordine, non usciva la sera, iniziando un viaggio di annullamento, per arrivare ad uno zero da cui ripartire. Almeno quello zero è vero e non ha secondi fini. Sbagliando,ma sto cercando qualcosa.
    Scusa la confusione e la prolissità delle mia parole senza senso.
    Un sincero saluto, Davide

  8. 18
    Route66 -

    Tutto quanto ho scritto era un modo per dire che condivido le tue parole. Io ho cercato e sto cercando una strada per migliorarmi, un mio mondo interiore, e superare quei limiti e quelle barriere che mi creo e che, con uno sguardo oggettivo, considero devianti e sbagliate. Per questo sono arrabbiato. Arrabbiato con me stesso per il tempo e le occasioni perdute.
    Davide

  9. 19
    ventolibero -

    @ Route66
    Carissimo amico,sorrido nel leggere le tue parole ma,beninteso,si tratta di un sorriso di rabbia e di amarezza.Quando parli dello sbaglio di esserti rivolto ai CPS (centri psicosociali),quando parli delle facili etichette,quando parli di medici (psichiatri) freddi,rigidi e distanti,preoccupati solo della loro incolumità davanti a una crisi di angoscia e disperazione,quando parli delle loro teoriche certezze ostentate con arroganza e protervia,quando parli della loro assurda assenza di pathos emozionale e della loro totale incapacità di entrare in relazione con queste “emozioni ferite”
    e solitarie,beh credimi,potrei dirti “dio come ti capisco”.I miei occhi cerulei,nascosti e protetti dietro le sottili lenti dei miei occhialini da astigmatico vedono ogni giorno di queste assurdità,il mio cuore ne è sconvolto ogni giorno,la mia mente nè è offesa ogni giorno dal loro trionfo.
    Questi medici,questi dottori,questi scandagliatori dell’animo,delle sue lacerazioni e del suo senso di sgomento e abbandono che passano freddi,indifferenti e razionali davanti a quelle vite che non hanno più nemmeno la forza di proseguire sui loro percorsi verso un destino di ignoto e di spavento,che più non sono disposte ad agitare ancora l’agonia di un’esistenza di maschera…Perchè se fino a poco fa c’era ancora una fragile illusione che dandosi una parvenza decorosa,un contegno,una simulazione di impegno si potesse venire accettati,era ancora possibile venire accolti,ascoltati,aiutati ora non c’è più nmmeno quella.
    Un caro amico che scrive su questo forum,mi ha consigliato di non espormi troppo,di non palesare sempre chi sono e cosa faccio.Mi ha suggerito di essere più tattico,più astuto,più accorto.Seguirò la sua dritta,ma la prossima volta…
    Sai,caro amico Davide,tu ora parli con uno di quei medici,parli con un giovane (forse troppo…)psichiatra,parli con uno che,per quello chè è e che fa,si porta dentro un senso di colpa e di vergogna intollerabile e angosciante.Parli con uno psichiatra che ha scelto di diventare tale dopo aver tentato il suicidio,dopo aver visto una famiglia distrutta,lacerata,dilaniata da liti e incomprensioni continue,da abbandoni e solitudini che “gridano nel silenzio”. E io,mi sono fatto di “cielo e di silenzio”.Il tuo credo sia un percorso (non un’illusione),ma lo è anche il mio credimi.Non su fronti differenti,ma sulla stessa trincea conduciamo la nostra battaglia.

  10. 20
    ventolibero -

    Pensa a quelle parole “senso di colpa e di vergogna”,e ti sarà più chiaro il concetto.Sono un giovane uomo,non medico,non psichiatra,non “esperto”,giovane uomo,solo quello,solo questo,che guarda all’uomo e si chiede in ogni momento,in ogni circostanza,in ogni occasione se possa fare qualcosa per lui,per l’uomo,se c’è un modo per stargli accanto,se è possibile essergli d’ “aiuto”,di sostegno,se c’è un modo per essergli vicino,per ascoltarlo,per comprenderlo,per gridare insieme la loro angoscia e la loro fatica di essere e di esistere.
    Sempre parlando con quel caro amico di cui sopra,sono stato benevolmente rimproverato per questo trasporto,per questo estremo tormento interiore…Pur nell’esiguità dei miei anni,sto accorgendomi di stare sacrificando molto,troppo per tutto questo.E non è giusto!
    Niente amore,niente ragazza da tre anni,mi ha lasciato,”no Alessandro,non riesco a garantirti di riuscire a sostenere queste condizioni di vita”più o meno questo mi ha detto,e oggi sono solo.Penso sempre a lei,e avverto forte il desiderio di essere padre,ma intanto gli anni scorrono,passano rapidi e incuranti e io continuo a restare solo.Resto solo per il mio desiderio di stare accanto a chi è solo.E questo sta prendendo il sopravvento su tutto,su ogni cosa,ogni aspetto della mia vita ne è coinvolto e interessato.
    Vedi,caro Davide,lottiamo per lo stesso obiettivo,e ci arrichiamo di diverse esperienze,di emozioni e sensazioni che danno il senso del nostro insistere e perseverare.Gioire e piangere,dannarsi e perdersi,ridere e giocare,lavorare e impegnarsi.E anche se “ogni buco è una trincea” (così parlava un ragazzo conosciuto in treno pochi giorni fa),anche se tutto in me,in noi,è sofferenza e pianto,il mio,il nostro,destino non è quello di essere polvere di paura.
    Coraggio ragazzo!
    Ti saluto e ti abbraccio con sincerità e partecipazione,
    Alessandro

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