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Lettera pubblicata il 2 Gennaio 2011. L'autore, Gewrekan, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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@ Bernie
Mi trovi molto d’accordo su quello che hai scritto, sulle aspettative che costruiamo sugli altri e che sono le vere responsabili del nostro dolore. In questo momento della mia vita ho dovuto fare i conti con cose che proprio non mi aspettavo e che mi hanno letteralmente spezzato le gambe. Per una serie di motivi ho reso alcune persone migliori di quanto fossero perché avevo un bisogno vitale di credere che lo fossero. Mi sono fidata di un ottimo inizio e di discorsi di lealtà e di serietà, poi complice la mia esigenza di credere di trovarmi di fronte a una bella persona ho azzerato il mio senso critico e ignorato troppi segnali che mi urlavano di stare attenta. Per due anni ho avuto pazienza, ho amato oltre le mie stesse forze e l’epilogo è stato un tradimento da adolescente, fatto passare per un momento di debolezza, pensa te. Ho dovuto domandarmi il motivo della mia assurda ostinazione davanti a una serie di comportamenti che non mi convincevano. La risposta che finora ho trovato è che proprio non volevo vedere la verità perché mi avrebbe fatto troppo male. Non era vero che era una bella persona, non era vero che nella mia vita era arrivata una persona che mi amasse davvero. Sono andata contro me stessa, non ho vissuto per due anni pur di non ammettere questo, e alla fine mi ci son ritrovata davanti per forza. Dunque il punto è affrontare un vuoto che ho chiesto ad un’altra persona di riempire. Quella è la mia aspettativa, che mi fa sbagliare, che mi fa soffrire. Devo affrontare questo vuoto e devo farlo da sola, altrimenti non sarò mai libera, in me stessa e nel rapporto con gli altri. Ci sarà sempre una pretesa da parte mia, che non so spiegarmi, che mi sembra naturale e che nessuno al mondo può soddisfare. Ma quella pretesa nasce da un bisogno antico, elementare che non è stato compiuto ed è cresciuto in modo anormale, perché è stato sempre ignorato, mai riconosciuto, mai guarito. Io non vedo un’altra strada che possa portare alla pace interiore e a un rapporto sereno con gli altri, accettando quello che possono oggettivamente dare, né più né meno.
@ Gewrekan
Come va? Spero che questi pareri ti abbiano aiutato a star meglio, almeno a sentirti compreso e consigliato. Risolto il problema dell’esame? Magari può aiutarti qualcuno di noi! Se posso, ti do una mano volentieri! 🙂
@Darcy
Ciao, diciamo che, ora come ora, mi trovo molto vicino a quello che hai espresso nell’ultima parte del tuo messaggio. L’idea che il vuoto possa SOLO essere riempito dagli altri, unito alla PRETESA che ciò avvenga come io desidero… come potrà mai darmi serenità? Devo prima imparare a riempirlo da solo e solamente allora avrò la possibilità di accogliere ciò che gli altri vorranno donarmi senza il rischio di svuotarmi, perchè sarò già pieno di mio.
Però non è semplice… come hai ricordato: è una pretesa che nasce da un bisogno antico. Infatti non penso che l’isolamento più totale possa essere la chiave. La chiave, forse, sta nel trovare la felicità da soli e poi condividerla, piuttosto che renderla dipendente dalla presenza di chi incontriamo.
Certo a parole è facile…
Il vostro parere è stato fino ad ora molto utile, specialmente nel constatare che non sono l’unico a pensare certe cose 🙂
Per l’esame… altro che risolto! Ma sai… per ora ho deciso di non pensarci nemmeno. Mi sto concentrando su altri esami e, quando dovrò dare quello, troverò una soluzione in qualche modo. E se non troverò soluzione pazienza. Nel caso fossi messo alle strette non esiterò a chiamare te o qualcun altro 😀
Per il resto… cerco di ricordarmi, ogni giorno, che le mie relazioni devono essere un’occasione per condividere… non per pretendere (forse anche a livello molto inconscio). Non dico sia facile riuscirci ma almeno ci proverò.
Ciao a tutti,
anch’io, pur essendo giovane, ho perso fiducia nel prossimo, nei rapporti affettivi, personali, nelle relazioni sociali. Da due anni a questa parte è stata una continua delusione, ho perso un sacco di persone per strada senza un motivo apparente; ho cercato in tutti i modi di ricostruirmi la mia vita, di riallacciare con le persone, di intrattenere nuovi rapporti ed amicizie, ma ogni tentativo è naufragato sul nascere…Quando esci da un periodo buio, ogni nuova persona che incontri pensi che quella sia la svolta, che da lì inizia la risalita, e invece…per alcuni questa risalita avviene, per altri no; non so da cosa dipenda, è così e basta; e dopo due anni frasi del tipo “vedrai che presto tutto cambierà” non mi consolano più. Così come sono stanco di rimuginare e cercare di capire cosa è successo, cosa è cambiato,cosa ho sbagliato, per il semplice fatto che vedo che molte persone hanno tutto senza farsi troppe domande e senza domandarsi se hanno la coscienza tranquilla. Inoltre per quanto abbia pensato cosa è cambiato?
Il mondo è ingiusto, bisognerebbe imparare a non avere aspettative sugli altri, ma purtroppo l’essere umano non è fatto per stare da solo.
Vi abbraccio
@Memories
E’ vero… quando arrivi dai brutti periodi è più facile sopravvalutare gli incontri fortuiti…
Poi, sai che ti dico? Secondo me le delusioni più grandi nascono quando hai la CERTEZZA, la totale sicurezza per cui una persona farà/non farà mai determinate cose. Quando invece non ne hai la certezza assoluta, la delusione fa sempre male ma la incassi “meglio”. Con questo non dico che occorra diffidare di chiunque… ma se c’è una cosa che sto imparando è di non dare MAI nulla per scontato, tantomeno nelle relazioni sociali.
Ciao amici, mi fa bene parlare con voi perché mi aiuta a riflettere su un punto importante di me stessa che finora avevo tralasciato, un po’ per paura, un po’ perché forse ancora non avevo i mezzi mentali per poterlo affrontare. Come la paura del buio, magari non la superi mai ma da un certo punto in poi sei capace di affrontarla con la ragione. Le cose che mi sono successe ultimamente sono state devastanti, e la prima reazione è stata quella di chiudermi totalmente in me stessa, di concludere che non ci si possa fidare veramente di nessuno. Intorno a me vedo un mare di gente che fa così, smette di credere, di desiderare, si accomoda in vite mediocri pur di non soffrire e di non restare delusa. In un altro forum su questo sito ho trovato delle parole che mi hanno illuminato: “Cercavo il lieto fine con persone del genere per riscattare esperienze della mia infanzia, per dare a QUELLE esperienze un lieto fine”. Allora la soluzione non può essere ridimensionare i propri desideri, i propri ideali, ma capire che vanno liberati, ripuliti da esperienze frustranti fatte quando eravamo ancora troppo piccoli e tutto ci sembrava troppo grande, insormontabile. Bisognerebbe risalire a quel fatto, a quella situazione, a quella persona che ci ha provocato questa sensazione di incompletezza, di menomazione. Se riuscissimo a guardare a quel fatto, situazione o persona con gli occhi che abbiamo adesso, occhi più maturi, più consapevoli del nostro valore, occhi che sanno chi siamo perché l’hanno imparato nelle difficoltà che abbiamo affrontato e superato, nelle cose che abbiamo costruito, credo che riusciremmo a ridimensionare quel dolore che ci portiamo dentro e che tentiamo ogni volta di consolare e di guarire nel rapporto con gli altri. Forse non ce ne libereremo mai, ma come quella paura del buio sapremmo affrontarlo, ridurlo a ciò che davvero è, un residuo irrazionale e infantile. Così gli altri improvvisamente non ci devono più nulla, perché non abbiamo più bisogno di loro per colmare quel vuoto che guardavamo con occhi infantili ed era incolmabile, mentre ai nostri occhi di oggi appare un’esperienza come tante altre, limitata, banale. E non siamo più vittime delle nostre illusioni, com’è successo a me, perché riusciamo a vedere le persone per quello che sono davvero, per quello che realmente possono dare, e non come i salvatori delle fiabe, perfetti e infallibili. E possiamo incontrare persone eccezionali, poche, e avere con loro un rapporto da persone libere.
Caro memories, anche io aspettavo la svolta della vita, la persona della svolta, e ti dico che proprio questo mi ha fatto prendere delle mazzate tremende. La svolta spetta a me, è mio il limite che non mi fa vivere bene e solo in me stessa posso e devo affrontare e superare quel limite. Nessuno può farlo per me, fosse pure la persona migliore del mondo, fosse pure la situazione perfetta di vita. E’ un problema di coscienza di se stessi, guardarsi con i propri occhi, conoscersi profondamente, amarsi sinceramente per come si è fatti. Vivere scrutando i propri gesti, le proprie scelte, i propri successi e sentendosi fieri del proprio essere profondamente uomini. Questa è la svolta, secondo me, occuparsi di se stessi e domandarsi ogni istante “chi sono io? cosa significa in questa situazione essere pienamente uomo?”. Il resto, gli altri, le delusioni, le attese, sono solo il modo che la mentalità comune insegna per non farsi di queste domande. Infatti nota che è tipico di quelli che fanno del male non avere fiducia nel prossimo. Chi si fa queste domande sta molto attento a come agisce e impara la pietà per se stesso e per gli altri, e così vive in pace. La verità è che il modo comune di pensare non aiuta nessuno, nasconde la violenza e la cattiveria dietro il cinismo e un presunto istinto al male, nessuno ci educa ad essere veramente uomini -anzi, oggi non sapremmo neanche definire cosa significhi- e le migliori sensibilità si ritraggono ferite e disgustate. Bisogna secondo me ritornare all’origine di tutto, dove c’è una questione di coscienza esatta di sé e delle cose.
Ciao Gewrekan,
Io ho 19 anni è da un bel po cerco di definire/esprimere con chiarezza quello che provo, e grazie a te ora mi sento molto meglio in quanto adesso so di non essere l’unica a pensare certe cose.
Ho letto tutti i commenti e le tue risposte , e devo dirti che mi ci ritrovo tantissimo.
Forse sono un poco in ritardo di un paio danni per commentare, e chi sa se mi risponderai, ma volevo chiederti come vivi ora, hai sempre le stesse idee o ti sei integrato nella società…..?!