Gentile direttore,
Sono una ragazza di 17 anni e da quando è ricominciata la scuola avverto che qualcosa o meglio tutto non va. Mi sembra di aver vissuto per anni in una bolla, in un mondo illusorio finché quest’estate qualcosa si è rotto. Ora lentamente l’aria fuoriesce da questa capsula e io comincio a soffocare. Proverò a descrivere in breve l’insieme gli eventi che hanno caratterizzato questi miei ultimi anni. Abito in un piccolo paese, la classica periferia dove si conoscono un po’ tutti e dove ognuno trova la sua cerchia di amici. Terminato l’ultimo anno delle medie, decisi di seguire i consigli dei professori e affrontare il liceo più impegnativo della città ma nel contempo quello che, a detta loro, meglio avrebbe realizzato le mie potenzialità. Tuttavia ben presto ogni aspetto iniziò a complicarsi: riuscivo abbastanza a legare con i compagni di classe, ma sentivo, e purtroppo sento tuttora, la necessità di dimostrare sempre e comunque la mia superiorità nei risultati scolastici, tanto da infliggermi prima graffi profondi, di cui porto ancora le cicatrici, poi tagli veri e propri come promemoria dei miei insuccessi. Inoltre avvertivo sempre mi chiaramente che la mia compagnia di paese si stava allontanando, si stava trasformando: loro usciavano sempre insieme, si confidavano,facevano esperienze che probabilmente io non realizzerò a mai. Ben presto non trovavo più argomenti comuni, non provavo più interesse ma solo disgusto e noia per la loro frivolezza. Quindi litigammo per questioni futili e se ne uscirono con frasi sconcertanti, come: “Sei sempre stata strana, fin dalle elementari”. Da lì la ricerca di una nuova compagnia, un nuovo circolo di amici. Dopo un anno di buio, ecco la prima vera opportunità della mia vita: “Perché non ti unisci a noi?”. Da quella sera di Ottobre del 2011, cominciai a uscire con questi nuovi amici. Tutto mi sembrava migliorare: vedevo il ragazzo di cui ero innamorata, avevo dei buoni amici, la scuola andava bene. Toccai l’apice a Febbraio: un membro della compagnia mi chiese di diventare la sua ragazza. Ma io, fedele ad un amore platonico, non ricambiato, troppo idealizzato e quindi non realizzabile, contrariamente ai malvagi consigli ricevuti (“Ti diverti un po’ e poi lo pianti”), declinai l’offerta. Non riesco a dimenticare la gioia provata nel vedere l’interesse di Lui, forse frutto della mia immaginazione, e quel sorrisetto nello scoprire il mio rifiuto. Dopodiché gli eventi precipitarono: i voti non erano più eccellenti, Lui era sempre più preso da un’altra e io mi lasciavo trascinare a feste insulse per distrarmi. Ormai era estate, sia fuori sia dentro di me. Io e un mio amico eravamo sempre più intimi, finché ci baciammo appassionatamente: lui aveva trovato con chi sfogare le sue voglie, io con chi confidarmi, tanto da confessare il nome, a nessuno mai rivelato, dell’unico ragazzo che io pensavo di poter amare. Allora lui, pochi giorni dopo, partì e si “fidanzò” con questa ragazza a cui ormai da anni faceva il filo, continuando a scrivermi che probabilmente in due settimane l’avrebbe lasciata, cosa che non fece e non farà mai. Ma arriviamo questi ultimi mesi: la scuola è ricominciata. Credevo che ritornando a vedere Lui, ogni “emozione” passata sarebbe stata sostituita, ma così non è stato. La mia mente non riesce a formulare altro concetto se non quello della coppia. Per strada non vedo altro che fidanzati, ogni discorso che sostengo o ascolto finisce inevitabilmente lì. Non riesco più a studiare, sono certa che avrò un calo di rendimento assoluto e irrimediabile. Mi sembra che ormai tutti non aspettino altro che un mio insuccesso. Eppure continuo a pensare a ciò che è stato. Mi vergogno di questo mio “bisogno” di affetto del mondo maschile, nonostante in famiglia e tra gli amici vada tutto più o meno bene. C’è infatti sempre “tensione” quando sto con il ragazzo che baciai. Mi vergogno di ciò che provo: rivoglio quelle attenzioni, a volte penso di rivolere anche lui, ma non so quanto sia vero. Ogni volta che avverte un fremito simile a quelli già visti con lui, la mia mente scatta come Bolt e crea una serie di immagini assolutamente poco “ortodosse”. Di nuovo mi vergogno di me stessa. Sono brutta, sono timida,sono saccente, un tempo ero pure interessata alla cultura, non dovrei aspirare a ciò che non otterrò mai. Soffro. In meno di tre mesi sono passata dall’idea del principe azzurro, al sentirmi simile ad una nifomane: continuo a sperare che lui, o che quello che mia aveva chiesto di metterci insieme, o qualcuno di quelli con cui parlo quotidianamente che non mi disgusti eccessivamente, mi ridia quell’emozione diversa ma piacevole. Eppure non riesco a farmi avanti, come mi consigliano le mie amiche, a provarci, nemmeno a fare amicizia con i maschi, se non si fanno a avanti loro. Preferisco pensare al mio futuro da zitella, come dicono certi simpaticoni, e confinarmi in casa, nel disperato tentativo di ritornare ai 10 perduti e dimenticati.
Crede di poter consigliare qualcosa, oltre al consulto di un buono psichiatra, ma di quelli bravi?
La ringrazio in anticipo per l’attenzione.
M.
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso
Ciao M.
Senti parto subito dicendoti che non ho letto del tutto la tua lettera, ma nn perchè nn ho voluto ma perchè è inutile. Mi è bastato leggere l’inizio e la fine di ciò che hai scritto per capire il tuo stato d’animo e la tua voglia di evadere da quella isolata campana dove sei racchiusa.
Ascolta io nn posso comprenderti pienamente, non ho nulla da lamentarmi vivo in una bella città ho dei fantastici amici e sto conoscendo l’unico e molteplice significato dell’amore; ma ciò nn vuol dire che i problemi nn li abbia, anzi sono pieno di problemi, stracolmo oserei dire ma nn mi interessa minimamente ! sono un cristiano per eccellenza ma a vole la mia fede in Dio è ridondante.. Ed è per questo anche che considero la mia vita il mio unico e più prezioso bene che io possa mai avere, e cosi devi fare anche tu! abbiamo una sola vita nn sprechiamola a demoralizzarci pensando ad un ipotetico e depressivo futuro nn serve a niente bisogna godersi ogni istante di cio che si fa, di cio che si è. Cosi un giorno al posto di rimpiangere momenti mai accaduti, dirai solo e soltanto grazie, ringrazierai te stessa per aver vissuto. Tutti i morti hanno vissuto, ma quanti hanno vissuto una vita? Gli amici… bhe cara siamo nati da soli nn penso che muori se nn hai amici anzi nn farai altro che rafforzare il tuo essere! l’amore…. è un esperienza che nn si può decidere con chi farla ne quando e ne se farla. Ricorda l’amore è ovunque e ignoto! La scuola, i posti ecc… cara mia nulla ti serve per essere felice. Noi siamo nati in solitudine (escludendo i familiari ) da piccola immagino che eri cosi spensierata e felice.. perche nn puoi esserlo tuttora? Ti fai troppi problemi esistenziali, non guardare la vita degli altri è come guardare in un fiume dove l’acqua nn scorrerà mai guarda nel tuo invece che l’acqua nn ha bisogno di un mano per scorrere gli basta una sorgente e una foce. poi il fatto di essere brutta fidati è una questione ormai che si dibatte da secoli.. io ( lasciando perdere la modestia) sono abbastanza bello ma nn mi interessa per nnt ho tantissime ragazze che mi corrono fra i piedi ma anche se sono stupende nn mi interessano! Fidati nn è quello che importa, importa l’impronta che si lascia anche solo in un istante , tu hai detto di essere saccente bhe allora sei come me e fidati se riesci a controllare la tua superbia trasformandola in intellettualità lascerai una miriade di impronte.
Lo so, mi sono dilungato troppo ma l’ho fatto per cercare di darti una mano nel migliore di modi a me disponibile. Spero che ti aiuterà almeno un minimo ciò che ti ho scritto, un bacio..
Mi sembra che idealizzi troppo le situazioni, i rapporti..
Siamo ancora al principe azzurro? Impara ad essere meno intransigente con gli altri e sopratutto con te stessa. Lo scopo della vita non consiste nell’essere perfetti ma nel condividere emozioni, sentimenti. E una ragazza sorridente, affabile ha sempre molte attrattive per i ragazzi..
Buona fortuna