Scrivo questo articolo solamente perchè ho l’anonimato.
Sono qui per raccontare un fatto, accaduto circa 13 anni fa, ero un ragazzo di 15-16 anni e, mentre lavoravo, ho trovato un gattino…non so cosa mi è preso, l’ho quasi strozzato senza alcun motivo immediatamente comincio a piangere e a dire che non sono un mostro, e porto a casa quel gattino per toglierlo dalla strada e dargli una nuova vita felice….dopo circa un mese, senza alcun motivo ho commesso la più grande vergogna della mia vita, l’unica cosa nella vita che se tornassi indietro non farei mai più…
ho dato un calcio a questo povero gattino e l’ho ucciso…
immediatamente ho compreso di aver fatto una cosa gravissima, mi sono disperato per giorni e non nego di aver provato disgusto per quello che ho fatto.
da quel giorno la mia vita è cambiata, ho intrapreso un percorso che mi ha fatto incanalare la rabbia per una vita dura in modo positivo nello studio, quella testa di c.... che ero ha lasciato il posto ad un ragazzo sulla buona strada per il successo, ho un buon lavoro, una compagna e un cagnolino, aiuto le associazioni animaliste e non faccio del male nemmeno agli insetti… sono diventato una persona migliore, tuttavia ancora adesso, dopo tutto questo tempo, non riesco a darmi pace per quello che ho fatto, è un peso che porto nel cuore e quando emerge fa davvero molto male.
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Categorie: - Me stesso
Chi è senza peccato scagli la prima pietra dicevano…
Meriteresti di fare la stessa fine di quel gattino, non tanto per espiare la tua colpa (sarebbe una liberazione per te) ma per impedirti di fare lo stesso in futuro ad altri (puoi aiutare tutti gli animali del mondo, ma assassino sempre resti). Detto questo sei comunque destinato a convivere col rimorso e questa probabilmente è la tua condanna. Magari farai belle cose nella vita, ma quel neo non lo toglierai mai.
A proposito, te lo dice uno che ha la coscienza tutt’altro che pulita… mi pento anch’io delle cose brutte che ho fatto e subire la vendetta del karma sarebbe oltre che giusto, una liberazione. Ma niente, questa vendetta non arriva. Forse perchè la vendetta è il convivere con dei sensi di colpa che quando mi prendono mi torcono le budella.
In ogni caso tieni a bada le tue pulsioni assassine e rimedia a quello che hai fatto giorno dopo giorno, se esiste la reincarnazione magari nella prossima vita farai meglio.
Hai imparato, a tue spese, che è una balla che tutto può essere perdonato.
Nessuno infatti, per primo tu stesso, ti potrà perdonare mai ciò che hai fatto e il fatto che tu ne soffra o che tu ti senta migliore non serve a niente ed a nessuno, il tempo non torna indietro.
Resterai per sempre ciò che sei stato, il passato non si cambia, nè si cancella: ciò ti sia di (inutile) monito per il futuro.
Il gatto è un animale sacro, chi lo ammazza è maledetto (ma già lo sai di esserlo, altrimenti non scriveresti qui cercando un’assoluzione che nessuno, per l’eternità,
potrà mai darti): una intera legione romana in Egitto venne sterminata a sassate dal popolo infuriato perché un soldato idiota fece la stessa empia cosa che hai fatto tu.
Nella vita si cambia, si matura, e ci si evolve. Tu ti senti cambiato, stai cercando di rimediare ad un pessimo gesto omicida. L’importante che tu non vivi più nei meandri del tuo animo quelle rabbie è quella insensibilita’ che hanno generato quel comportamento orribile.
Poi che tu abbia incubi e sensi di colpa significa che sei maturato.
Io non sono religioso, però una vera e propria confessione cristiana se mi trovassi nella tua situazione la farei. Gira qualche chiesa, trova un prete che ti da fiducia e confessati. Sono sicuro che darebbe un grande risultato.
Sono 13 anni che soffri, direi che hai pagato abbastanza.
ho scritto questo post anche per prendermi le pietre….ho fatto tutto il bene possibile ad animali e persone per riparare al danno che ho fatto, nella mia testa quell’atto è stato il fondo… il fondo dei valori, della morale e della coscienza, e non posso negarlo lo è stato… da li ho deciso di farmi aiutare e ho incanalato tutta la rabbia di una infanzia disastrosa in qualcosa di positivo e di costruttivo…io mi sono riscattato, è oggettivo, mi sono riscattato a livello sociale, famigliare, lavorativo ed economico…per me è una parentesi chiusa e (non fraintendere) mi è servito per migliorarmi…tuttavia, alle 2 di notte mi colpisce quel gattino, mi devasta, piango dopo 13 anni, resto sveglio fino alle 7 e poi vado a lavoro…non riesco a dimenticarlo
Non facciamola troppo grossa…ogni giorno esseri umani uccidono esseri umani (bambini, anziani, indifesi ecc.) e nessuno o quasi, si indigna ormai più di tanto. Per cui non esageriamo si tratta di un animale morto: quest’eccessiva umanizzazione degli animali che si è sviluppata negli ultimi anni denota, dalla parte opposta, la perdita di sensibilità, la mancanza di empatia e la disumanità dell’uomo verso il proprio simile. Fu illuminante per me un avvenimento banale, circa 10 anni fa, nella metropolitana milanese: “era inverno, entrò nel vagone una zingarella di circa 10 anni, sporca, malandata e poco vestita per la stagione: quasi nessuno la degnò di uno sguardo ed i pochi che lo fecero, erano sguardi di schifo misto a fastidio. Due fermate dopo entrò una specie di velina con nella borsa due chihuahua: la stragrande maggioranza dei pendolari ora sorridevano e lanciava sguardi di apprezzamento mostrando tenerezza verso quelle bestiole.” *
* Il gesto compiuto dall’autore è ovviamente deprecabile ma bisogna contestualizzarlo: non è raro che un ragazzino sperimenti la violenza e indaghi la morte a spese di bestiole indifese. Il problema è se diventa seriale ma, nella stragrande maggioranza delle volte, per fortuna, non è così. D’altra parte chi di noi da piccoli, trascorrendo del tempo in campagna, non ha staccato la coda alle lucertole o non ha rinchiuso formiche, cavallette o grilli in un barattolo. Qualcuno avrà dato anche un calcio, scoprendolo letale, per un gattino.
Autore non fustigarti, hai commesso un errore nel periodo della crescita. Succede, l’importante è averne preso atto.
Caro Specialneeds,
“da li ho deciso di farmi aiutare e ho incanalato tutta la rabbia di una infanzia disastrosa in qualcosa di positivo e di costruttivo…io mi sono riscattato” – queste parole già dovrebbero servire a farti meglio comprendere entrambi i tuoi gesti nei confronti del gattino. e “comprendere” dovrebbe aiutare sia a perdonare che a perdonarsi.
in un primo tempo hai resistito. in seguito, in un momento d’abisso morale e di sconforto, hai saldato in lui il conto con tutto il male e il dolore che ti era stato inflitto. gesto estremo, che ha però segnato la svolta.
mi verrebbe da parlarti di capri espiatori, spesso anche umani. a volte, non si può fare a meno di restituire, magari anche solo in parte, quanto c’è stato elargito, sia nel male che nel bene. è umano, maledettamente umano!
accantona quel tremendo episodio: non fa più parte di te. ora sei diverso e hai trovato il giusto equilibrio.
un abbraccio.
Non siamo né solo buoni, né solo cattivi, ma siamo un po’ l’una e un po’ l’altra cosa, ciascuno di noi. I nostri istinti più cattivi a volte emergono: spesso nel pensiero, spesso nel sogno, a volte, purtroppo, nella parola e nell’atto. La coesistenza in noi di più elementi è stata teorizzata fin dagli inizi del pensiero: da Platone fino, in tempi più recenti, a Freud. Ti suggerisco di ascoltare il dramma di Pirandello intitolato Non si sa come, il cui messaggio, al di là della trama, dice appunto: Non si sa come, ma in un istante, in un sofio, il costrutto di identità stabile e rispettabile che ciascuuno di noi si è dato può sfaldarsi, spingerci ai pensieri e alle azioni più impensate, per poi, con altrettanta facilità e imponderabilità, ricostruirsi. Questo è successo a te, tanti e tanti anni fa. Impara a conviverci, impara a governarlo, impara ad accettarti, nel buono e nel meno buono e a renderti, in questo modo, compatibile con te stesso e con chi ti circonda.
Se vuoi che ti trasferisca la versione radio della commedia di Pirandello, inviami una e-mail a
maxroby1@alice.it
Ho affrontato l’argomento con citazioni che mi fanno apparire come una sorta di piccolo intellettuale snob, ma in realtà in prima persona ho tragicamente sperimentato momenti in cui il “cattivo” in me, che non sapevo di avere e che ho sempre rinnegato, sono emersi prepotentemente e inopinatamente. Da bambino stavo per uccidere a pugni un mio compagno di collegio perché senza volerlo aveva rotto l’orologio che avevo ricevuto in regalo da mia madre durante le ultime vacanze. Eppure sia prima che dopo ho sempre aborrito la violenza, con ogni parte della mia psiche e del mio corpo. Ma come dice il conte Romeo Daddi, protagonista della commedia di Pirandello: Non si sa come.