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Lettera pubblicata il 1 Aprile 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore feliz76.
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Consiglio a tutti la lettura del libro “Against Therapy: Emotional Tyranny and the Myth of Psychological Healing” di J. Masson.
Sortunatamente non è stato mai tradotto in Italia, probabilmente perchè il nostro paese conta il 40% degli psicologi di tutta Europa.
Nel libro l’autore (psiconoanalista) descrive gli abusi storici di psicoterapeuti e psicologi famosi (da Freud in poi) e racconta come la cosidetta terapia sia il tentativo di colpevolizzare, controllare e rieducare forzatamente una persona attraverso l’imposizione di un punto di vista esterno, chiamato “diagnosi”.
Buona lettura
PlayTheNow, totalmente d accordo sulla visione proposta dal libro che proponi.
Non dovrebbe essere così, infatti i cardini saldi moderni di una psicoterapia sono “non giudizio, empatia,ascolto,non colpevolizzazione”, purtroppo elementi tanto preziosi quanto rari.
PlayTheNow, ho dato un occhiata in anteprima su Amazon Kindle all estratto del libro (che con Kindle può essere tradotto anche in Italiano) e confermo che si tratta di un libro molto utile ed interessante, grazie per averlo consigliato e condiviso.
Sono molto interessanti anche le recensioni, che su Amazon inglese sono una 80 ina.
Buona giornata!
Grazie Angela, mi fa piacere esserti stato utile.
E’ vero che i cardini della psicoterapia dovrebbero essere “non giudizio, empatia, ascolto, non colpevolizzazione”, ma il solo fatto che la parte forte della relazione (il terapeuta) emetta una diagnosi (cioè un giudizio) rischia di farli diventare solo buone intenzioni.
Sicuramente ci sono buoni terapeuti, ma sicuramente in questo tipo di relazione terapeuta-paziente c’è uno sbilanciamento rischioso che può anche diventare pericoloso.
PlayTheNow in una sana relazione autentica non può esistere una”parte forte”,ed ecco qui che salta tutta l impalcatura dell onestà della psicoterapia.(lo dice anche nel libro) Si,come dici tu, sono solo buoni propositi. Come anche in precedenza ho scritto anche io,nel libro anche è espressa la considerazione secondo cui”sembra che i cattivi terapeuti siano pochi,questo solo perché è poca la gente che denuncia”.Inoltre,interessante la considerazione riguardo il mainstreaming sociale sulla “generale bontà dell esperienza psicoterapica”,tutti ne parlano bene, se a te non funziona sei tu il corrotto.Generale bontà solo enunciata ma nella pratica semplicemente un fallace dogma. Vergognoso. Ogni madre non farebbe mai del male al proprio figlio!? Falso mito.La psicoterapia è una sana attività!?Falso mito,dogmatico. Interessante anche la generalizzazione dell abuso anche in altri contesti,dove ci sono sempre “un’esperto di e un richiedente”.
Diverse volte mi è stato detto in seduta “questa è una relazione alla pari, puoi dirmi quello che vuoi”, ma nella pratica non era realmente così, in quanto nell esprimermi venivo poi attaccata, accusata, colpevolizzata, giudicata. Tutta teoria ma totale assenza di autentica pratica.Buoni propositi e basta. Tentare di far prendere consapevolezza di ciò al terapeuta equivale a far vacillare il suo equilibrio, cosa da cui sfugge ferocemente riprendendo la posizione di dominio nella relazione. Un confronto Autentico e che faccia crescere è per questo dunque possibile solo in una relazione tra pari o allorquando se esista si sia in presenza di uno psicoterapeuta “ideale”,nel caso sia condizione possibile.
Un aspetto interessante è che negli ultimi 30 anni la ricerca scientifica psicologica ha preso una direzione molto diversa dalla psiconoanalisi. Il lavoro scientifico di Goleman (“intelligenza emotiva” etc.), Gottmann, Csikszentmihalyi va nella direzione delle filosofie orientali (filosofie, non religioni). Sono quelle che predicano l’accettazione, la conoscenza di sè e l’attenzione al presente, piuttosto che il rivangare il passato.
E’ quella che viene chiamata “mindfulness” e il mio lavoro (protetto dalla legge 4/2013 in caso qualche psicologo che legge sia in vena di polemiche) è proprio questo: allargare la visione senza imporre un punto di vista, senza diagnosi e terapie che non mi competono. Rimanendo accanto alle persone per fare un pezzo di strada insieme, in condivisione. E’ scienza, ma da noi è come a scuola quando si studia storia: si arriva a malapena alla seconda guerra mondiale, per tutto il resto non c’è tempo.
PlayTheNow ho notato che si conoscono solo i termini, ma essere capaci di consapevolezza, riconoscere cos’è il giudizio ed evitarlo, riconoscere cosa è e come si attua la colpevolizzazione e le altre dinamiche insane e sane è un lavoro da fare prima di poterne solo parlare.
Già il solo essere presenti a se stessi bisogna prima comprenderlo per poter attuare il “vivere il momento” mindfulness.
Più che comprendere, credo sia importante provare, sperimentare, mettersi in gioco.
PlayTheNow leggeró anche io il libro che hai citato. Non scrivo un commento da molto molto tempo ma riaprire il sito oggi é stato per me una buona occasione di riflessione. É stato scioccante vedere che l’ultimo mio commento a questa lettera risale a quasi due anni fa e ciò mi porta a constatare, mio malgrado, che la mia attuale psicoterapia non ha fatto il minimo passo avanti da allora, anzi! Che avesse ragione il buon vecchio Marc? Nel mio caso, il primo terapeuta ne ha fatti di danni, ahimé, ma dove sono ora la situazione comunque non evolve anzi involve. Che dire a questo punto? Per loro saremo sempre noi “il problema” e le nostre resistenze. Ma non è che le nostre resistenze in realtà riflettono le loro incapacità, i loro irrisolti e si scontrano con il muro dei dogmi che loro stessi si sono costruiti per fronteggiare ogni giorno la vita e la professione? Angela i tuoi commenti sono sempre illuminanti, grazie.