Gentile direttore
Mi perdoni la prolissità della lettera ma, non posso esimermi dal dire la mia sul come è stata, a mio avviso, mal diretta la tragica vicenda che ha portato alla strage di Cisterna di Latina. Non tanto, per l’eventuale scarsa attenzione posta da chi di dovere nel (difficile) compito di valutare le avvisaglie (denunce e quant’altro), che avrebbero potuto, ipoteticamente, preannunciare il dramma finale. Ma per come, in realtà, è stata gestita la vicenda dalle autorità (giudiziaria e di polizia) proprio il giorno dell’eccidio. Analizzandola esternamente ma, da addetto ai lavori “quale sono stato”, mi è parso un fatto quasi surreale, che mi ha spinto, sempre più convintamente, a pensare che negli italiani esista radicato un qualche perverso e oscuro meccanismo che quando scatta è in grado di minare profondamente la lucidità, le capacità professionali, le qualità umane ed il senso di responsabilità di chi è preposto a decidere e agire con buon senso, coraggio e determinazione in situazioni che, come questa, lo avrebbero richiesto. Una storia malata iniziata circa quindici ore prima del suo tragico epilogo con tre colpi di pistola che hanno quasi ucciso una donna esplosi da un uomo, di professione carabiniere, completamente privo di senno il quale, dopo il tentato omicidio, si barrica in casa con due bambine come ostaggio (dai media si saprà solo successivamente che, le due anime innocenti, sarebbero state uccise dopo il ferimento della loro madre). Da lì, la lenta e fatalistica attesa del dramma coronata da fiumi di parole e inutili trattative avvenute quasi a tiro di schiaffi, tra il “negoziatore professionista” dei carabinieri e il suo collega ancora in pieno stato confusionale e quindi capace di qualsiasi azione. Bene, dopo lunghi anni di servizio, ciò che mi ha sconfortato e frustrato da ciò a cui ho assistito in questa storia non è stato il fatto che non sono bastate nove ore di tira e molla per convincere lo squilibrato di turno ad arrendersi e a liberare le proprie figlie (purtroppo ormai morte ma nessuno ancora lo sapeva) quanto quello di prendere atto che, tutto questo tempo, non è stato neppure sufficiente a persuadere chi di dovere che sarebbe stato il caso di intervenire diversamente, più incisivamente e molto prima di quando è stato fatto (per esempio con il GIS visto che esiste e costa anche parecchio) al chiaro scopo di neutralizzare una concreta e imminente minaccia per l’incolumità di persone innocenti. Certo, forse alla luce degli eventi l’intervento auspicato non sarebbe ugualmente servito ad evitare la morte delle due bimbe (uccise pare molto prima) ma, chi doveva decidere di intervenire in quella situazione, ancora non lo sapeva.
Cordiali saluti
Vincenzo Drosi
Maresciallo dei Carabinieri in congedo
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Categorie: - Attualità
Nela nostra epoca lo spettacolo più dignitoso è la pantomima. Anche se ti sforzi di fornire un quadro chiaro delle tue emozioni ci sarà sempre qualcuno che messo davanti ai suoi limiti si sentirà come in dovere di organizzare una farsa, ritenendo che questa sia la scelta più dignitosa per entrambi. La mia precedente storia è finita perché il ragazzo, quasi come un novello Napoleone, intendeva dare “a ciascuno il suo” per ristabilire l’ordine. Nella vita, proprio per questa ragione, non ha brillato come uomo perché non aveva un ruolo politico tale da poter giustificare questa regolamentazione rigida che scaturisce da un ideale. Poi ho saputo che nella vita privata non conosceva queste limitazioni, ma mi sono sentita chiusa in un’aria da melodramma e non sono riuscita a muovermi in maniera intelligente. Solo in seguito ho realizzato di avere molte cose in comune con questa donna e mi sono raffreddata. Le emozioni ti sollevano dalla realtà. Forse chi ci governa dovrebbe mettere in conto che la causa della giustizia è strettamente connessa alla vita.
In quel momento la realtà ti piomba addosso e devi imparare a conservare la buona fede perché le diseguaglianze dimezzano la fede che tutti riceviamo in dono e ci porta a guardare le situazioni dall’alto e a farcene una ragione. L’uomo postmoderno vive queste disparità in maniera radicale perché insegue intrattenimenti visivi che definiscono la realtà in termini generici e ogni manifestazione della volontà viene vissuta come un affronto. Si ritiene dunque che tutti debbano sottostare e questo nell’alta commedia è un piacere; perché francamente penso che nella vita reale un uomo non si sentirebbe a proprio agio in un rapporto d’amicizia che lo priva dei suoi connotati. Ci sono altre gratificazioni di natura intellettuale. Questo è giusto. Ma allora, per una questione di onestà intellettuale, si dovrebbe parlare di vanità. I rapporti umani sono un’altra cosa. Quando parlo di prestigio (considerando che i rapporti umani sono una rarità) la gente cade dal pero. E’ solo una questione lessicale. Per come mi trattano le persone penso che mi dovrebbero raccogliere dal pavimento con il cucchiaino.
Qual è la novità? In realtà, in Italia (ma non solo) siamo tutti bravissimi.
Dopo, però.
Del senno di poi son piene le fosse.
Domenica scorsa su rai 3 in prima serata l’attrice VeronicaPivetti conduttrice di un programma, amore criminale ha evocato un femminicidio la vittima :Sabrina Blotti a Cesena, anche li c’erano state le avvisaglie per prevenire il crimine, dove l’0micida Delle Foglie, poi suicidatosi
in modo spettacolare,in chiesa, era gia stato denunciato alle forze dell’ordine.
I parenti della vittima si sono costituiti contro la procura della repubblica, come andra’? Ho molti dubbi.
Similmente anche in altri femminicidi di cronaca nera si constata come sia allucinante, devastante, la modalita’ con cui le dinamiche criminali si ripetono,come un macabro mantra,e vanno a colpo sicuro senza pieta’.
Penso ma non solo io, in modo nudo amaro e crudo,che purtroppo, l’anello debole della vita che viene spezzata,sempre femminile,non ha la forza FINANZIARIA per garantirsi una guardia del corpo,privata,
personale nelle situazioni critiche che si vengono a creare, si cade sempre li’, in quanto una persona comune, nonostante segnali premonitori,non viene considerata,come un soggetto,da proteggere in concreto.E quando il fatto e’ accaduto,la vittima viene servita sul piatto ai media,pronti a fare il banchetto,x la massa.
“francamente penso che nella vita reale un uomo non si sentirebbe a proprio agio in un rapporto d’amicizia che lo priva dei suoi connotati.”
Questa volta Scarlet l’ho capita. Infatti ricordo una tremenda sfracagnata di mazzate scambiata col mio grande amico Ermanno, in prima superiore.
Siamo tornati a casa entrambi irriconoscibili. In effetti eravamo a disagio come amici nel farci vedere dalle mamme in quello stato pietoso.
Alb,
“quando il fatto e’ accaduto,la vittima viene servita sul piatto ai media,pronti a fare il banchetto,x la massa.”
è proprio questo che mi urta di più: la spettacolarizzazione morbosa di un evento tragico, per il godimento di massa (come nell’antica Roma al circo). cosa che, fra l’altro, finisce di dare un’errata sensazione numerica di omicidi tutto sommato fisiologici, anche nei confronti del genere femminile da parte di partner (pare che gli ex partner siano meno numerosi).
si incrementa così un sentimento di rancore fra uomini e donne, che già hanno il loro bel da fare a comprendersi a vicenda, senza ulteriori flames.
Non credo esista un numero di omicidi “fisiologico” o, almeno, lo spero vivamente. La spettacolarizzazione di ogni evento, meglio se tragico, è ciò che il pubblico ( di ogni epoca storica) morbosamente richiede. Oggi può essere accontentato in modo più rapido e continuativo. Ciò non significa che non si debba parlare di ciò che accade, e quantomeno stupirsi di ciò che ormai a molti sembra normale accettare. I femminicidi non sono in crescita? E allora? Questo dovrebbe rendermi felice mentre penso che le vittime di cui danno notizia siano tutto sommato un effetto collaterale dei rapporti problematici tra i sessi? Sempre più sconcertata.
Non c’è da sconcertarsi, e nemmeno rendere fisiologico un fenomeno, ma capirlo secondo me. Non è fisiologico l’omicidio, come non è fisiologico lo sfaldamento di una famiglia. Nessuno si chiede come mai avvengono fatti del genere, stando a sentire le cronache la donna, è quella che fa tutto, e poi l’uomo è un individuo che passa di là e uccide. Ma quando mai?
Nessuno si chiede la disperazione che possono vivere certe famiglie, e che attenzione, non trovano nè sfoghi, nè vie di uscita.
Io credo che mettere le categorie al solo femminile sia inutile, oltre che deleterio: se io chiedo all’architetto un progetto, mi interessa il progetto, non che sia eseguito da un uomo o una donna, quindi io non condivido la categoria “architetta” perchè è inutile è superfluo, mette solo una distanza, che non è utile a nessuno. L’omicidio è deprecabile in quanto omicidio punto e basta, non mi interessa fare discriminazione tra uomo o donna, è sempre omicidio
Gabriele,
secondo te, esisterà mai una realtà in cui non ci siano più omicidi? l’evento aggressivo a livello mortale già si è presentato con Caino e Abele. Da quando si è monitorato il fenomeno, al di là del femminile o maschile, ci sono momenti in cui questo è in crescita e altri in cui decresce, così come per altri periodi permane con un’entità numerica di relativa stabilità. è questo a essere considerato fisiologico, nel senso che rientra in alcuni parametri statistici di base e che non potrà mai essere del tutto annullato.
Gabriele, perdonami, ma esistono omicidi con valenza culturale molto specifica, che sarebbe bene approfondire, se quantomeno si ha intenzione di rendere una società migliore. Se io vengo ammazzato perché non ho pagato il pizzo nel mio paese e, anzi, sono andato a denunciare, non posso essere paragonato ad uno che è morto per sbaglio durante una rapina. Mi sembra ovvio, poi, che sia comunque carne per vermi questo è indubbio. Se ogni omicidio venisse sterilmente definito come “fisiologica morte di un individuo” non ci sarebbe molto su cui interrogarsi. Io detesto le categorie, ma purtroppo in certi casi non si può fare a meno di partire da esse per, si spera, un giorno allontanarsene definitivamente.