Dopo il diploma, ho iniziato a girare tutte le agenzie di viaggio e gli hotel per lasciare il mio curriculum vitae e ogni volta che mi presentavo davanti ad un’attività mi dicevano: “Non cerchiamo personale, buona giornata! ” e ritornavo a casa con la mia carpetta e una borsa piena di tristezza.
Una sera mi collego sul mio account di posta elettronica, leggo una newsletter con un annuncio di lavoro part-time presso un call center a 15 minuti di strada da casa mia, mi candido all’offerta e dopo due giorni ero già in postazione a fare il corso di formazione. Tutto andava per il giusto verso, mensile con relativa busta paga puntuale ogni 15 del mese, complimenti su complimenti, promozioni, rinnovo contratto determinato ogni 3 mesi, praticamente un lavoro che mi faceva stare bene e che mi gratificava sotto ogni punto di vista anche nei momenti in cui il responsabile mi rimproverava in sala mensa per quei minuti in più di pausa.
Dopo sette mesi la prima promozione, mi spostano di campagna e anche lì riesco a dare il meglio di me senza fare alcun sforzo addirittura chiedendo di poter fare qualche ora in più per poter portare qualcosina in più a casa di stipendio, riuscendo a parlare nove ore senza fermarmi. In questa nuova campagna avevo la mia postazione personale, le mie cuffie e tutti gli gadget dell’azienda che promuovevo; accanto a me una postazione che funzionava a giorni, un giorno non si sentiva l’audio, un altro non vi era connessione, un altro non si avviava il sistema operativo, ma il lunedì stranamente partiva tranquillamente senza avere nessun problema, quindi arriva una signora (che mi stava sulle scatole) molto educatamente saluta, si accomoda e inizia a lavorare fino a quando un cliente molto maleducato la insulta pesantemente e per prassi per noi consulenti, la signora inizia a commentare l’insulto ricevuto e la discussione continua per più di un’ora entrando nei particolari fino a raccontarla a voce alta e a ripetere sempre le stesse cose! Guardo questa signora in faccia e molto spontaneamente le dico: “Ma lei non ha qualcuno con cui parlare a casa?? ” e da questa semplice domanda è nata un’amicizia, se così si può definire, qualcosa che andava altre al semplice concetto di amico o di fidanzato, era qualcosa che mai in vita abbia provato, un qualcosa di indescrivibile eppure molti anni di differenza c’erano. Turni insieme, pause, aiuti, conforti, confronti, lealtà, sincerità erano la routine di tutti i giorni, io avevo tutto, non mi mancava nulla. Tutti erano gelosi di noi, si complimentavano, ci imitavano, era qualcosa di fantastico. Mai un contatto fisico, a parte il saluto sulle guance il pomeriggio e la sera prima di andare via perché lì al parcheggio ad aspettarla c’era suo marito, sì, è sposata con tre figli, ma questo non mi impediva di volerle bene.
Così passano altri sei mesi ed inizia a circolare voce di 120 trasferimenti in una nuova sede, io lo stesso giorno mi ritrovo con una lista, trovata a terra, con i nomi dei primi 20 e il mio c’era, entro il sesto giorno anche il suo era in quella lista, quindi armati di tanta nostalgia togliamo tutto dalle nostre postazione e ci diamo appuntamento al nuovo sito ovviamente ricominciando tutto da zero. L’azienda si trovava a molti chilometri di distanza e lo stipendio volava solo per la benzina, ma non mi importava io volevo andarci a tutti costi, facevo sacrifici enormi per andare a lavorare, più che altro ci andavo perché sapevo che alle 15:20 puntuale arrivava e mi facevo trovare già col bicchiere di caffè in mano, con la sigaretta spenta tra l’indice e il medio e nell’altra mano l’accendino che gli porgevo per potersi accendere la sigaretta prima di me.
Questi sacrifici durarono poco più di un mese e poi dopo mio padre ha deciso per me, togliendomi tutto, lavoro, lei, le mie giornate, la mia indipendenza, tutto! Passano quattro mesi senza vederci ma ci sentivamo tutti i giorni, ogni volta mi chiamava col numero dell’azienda alle 19:00, l’orario in cui il responsabile andava via. In quei mesi la depressione era la mia compagna di vita, ma grazie ad una amica di vecchia conoscenza che ha cercato in tutti i modi a farmi nuovamente sorridere, a farmi vivere e mi dispiace che quest’amica non sappia dell’esistenza di questa persona, se sapesse almeno un po’ di quello che ho vissuto nei mesi passati adesso magari mi capirebbe meglio.
Una sera mi chiama, dicendomi, che il contratto non è stato rinnovato e che non voleva mollare e che voleva nuovamente lavorare accanto a me anche perché a casa ha avuto tanti problemi gravi, quindi nuovamente facciamo il colloquio, si firma il contratto, corso di formazione e di nuovo seduto nella mia vecchia postazione a ricominciare tutto da zero. Passo le tre settimane come se quei mesi di distacco non ci siano mai stati, avevamo riconquistato tutte le abitudini come i vecchi tempi, ma dopo 24 giorni non viene riconfermata, quindi è costretta a dare le dimissioni. Viene da me in lacrime, dicendomi tutto, nel frattempo chiama a suo marito e mi dice: “Tra qualche giorno ritorno per iniziare un’altra campagna, scendi tra due minuti che ci prendiamo il caffè e ci fumiamo una sigaretta prima che arriva mio marito! “, il tempo che metto pausa al programma e scendo in sala mensa, lei non c’era più, non mi ha salutato!
Ho aspettato il nuovo corso di formazione e informandomi ho chiesto se vi era quel nome e mi hanno risposto con un no, che aggiunto ad un stupida discussione avvenuta con una mia collega decisi di alzarmi e dare le dimissioni. Sono trascorsi cinque mesi che non lavoro e cinque mesi che non la vedo e che non sento la sua voce, solo qualche messaggio su facebook e basta, l’unica cosa che mi tiene compagnia è solo il suo ricordo, ma forse ho sognato troppo in questi ultimi due anni, ancora sono solo un ragazzino di 21 anni..
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