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Chiudere una storia anche se si ama, per motivi di (non) lavoro

di silvia.scintu
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 22 Gennaio 2013. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 32 commenti

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  1. 11
    Silvia -

    Ragazzi, vi ringrazio tutti per le risposte, la maggior parte di voi si è impegnata veramente tant’è che ad esempio LUNA ha avuto bisogno di due commenti per terminare il concetto! Voglio però dire qualcosa in generale a tutti e qualcosa in particolare a qualcuno di voi che ha espresso pensieri che mi hanno colpita o positivamente o, ahimè, negativamente.
    Per cyber81: “credevi che il mondo stesse aspettando te per andare avanti? …” o “Credi che veramente il lavoro è un diritto in questa nazione? …” o “Oggigiorno purtroppo se sei fortunato lavori gratis per 3 o 4 anni giusto per farti CV e poi, FORSE, cominci a guadagnare …” cosa caspita vorrebbe dire? Ma ti rendi conto di quello che dici? No c***o che non credevo che il mondo stesse aspettando me, sono solo un essere umano fra altri 7 miliardi che vorrebbe un posto nella società e sa che il mondo è un posto grande, che pensa che il lavoro dia dignità alle persone perchè le rende autonome e le fa sentire utili, e che una nazione che non sfrutta coloro che si formano ai più alti livelli non deve rammaricarsi di vedere ogni giorno una emorragia di giovani delusi che per loro non ci sia posto da nessuna parte dopo anni di sacrifici da parte loro e da parte delle famiglie. Conosci qualcuno che mantiene un figlio (magari una donna) all’università e che quello che si auguri sia che poi il figlio/figlia rimanga a casa e/o mangi la pergamena di laurea insieme all’insalata? Vivrò io in un mondo parallelo ma anche voi non scherzate, e che cavolo…
    Comunque hai detto anche qualcosa di molto valido, ossia che devo far chiarezza dentro di me perchè nessuno merita di essere preso in giro. Molti di voi son rimasti confusi dalla mia lettera e devo confessare che avete ragione; rileggendomi, mi sono accorta che è venuto fuori come un flusso di coscienza molto disordinato, lo stesso disordine che ho dentro perchè son molto combattuta.
    “credi che se avessi un lavoro il tuo pensiero su di lui cambierebbe? Probabilmente in peggio” qui ti sbagli proprio di grosso, cyber81. Come credi che una coppia possa permettersi un mutuo, acquistare una macchina, mettere al mondo un figlio? “Se c’è l’amore c’è tutto” per me è un luogo comune che sta bene solo insieme a “non esistono più le mezze stagioni” e “da quando c’è l’euro siam tutti rovinati”. Per i progetti, ci vogliono €, £, $ o qualunque altra valuta, ma sempre SOLDI. Quanto costa una cena fuori? O una casa? Od organizzare un matrimonio? Un figlio il primo anno di vita? I soldi servono anche a realizzare quei progetti di coppia che hai nel cuore, ma troppo spesso ti trovi a dover dire “non ci sono i soldi”, e allora ecco che anche la coppia rimane congelata allo status di fidanzatini. Ora come ora, col mio ragazzo andiamo avanti, ma non riusciamo a risparmiare un centesimo per il futuro perchè io non apporto alcun contributo.

  2. 12
    cyber81 -

    Mah, parli a uno che è stato lasciato perchè non voleva convolare a nozze dato che lei non lavorava e di studiare studiava poco. Quindi il discorso sui soldi non posso che condividerlo. Mai vissuto di sogni ma solo e soltanto di concretezza.
    Detto ciò il problema è uno secondo me, a te non sta più bene il tuo fidanzato perchè anche qualora tu avessi un lavoro probabilmente non risolveresti il tuo problema con lui. Lui rimarrebbe sempre pantofolaio, asociale etc.
    Cosa centrino i soldi poi in questo discorso non l’ho capito; se tu vuoi lasciarlo perchè non hai lavoro significa che ti vuoi disimpegnare per:

    1) liberarti dall’ineluttabilità di una famiglia con lui
    2) liberarti dal fatto che ti senti inutile nella coppia
    3) andare forse verso una relazione “meno pesante”

    ?

    Anche perchè se lo lasci non è che risolvi i tuoi problemi, anzi sicuramente trovarai qualcun altro qui o all’estero ma forse senza la preoccupazione di:

    1) dover contribuire
    2) dover organizzare una vita con una persona che forse non ti piace

    Scusami se fraintendo ma secondo me tu vuoi uscirtene dalla gabbia, beh fallo!
    Ma la questione dei soldi è secondo me irrilevante. Anche perchè lasciandolo non è che ci guadagni qualcosa, se non la libertà!

    ps: mi rendo conto benissimo di quello che dico perchè appunto mai vissuto di sogni. Laurea in economia e commercio, 3 anni di praticantato commercialista gratis, master di specializzazione in organizzazione aziendale, sei mesi di stage a mie spese non retribuito e solo ora dopo 5 anni dalla laurea riesco a mettere qualcosa da parte e a potermi pagare l’affitto. Io al contrario di te l’università l’ho fatta a casa, non sono andato a vivere da solo da 18 anni (PURTROPPO) e data la competizione esasperata devo anche lavorare sapendo di non dover guadagnarci molto ma giusto per far CV e per non uscire dal giro.

    Spero di essermi spiegato, le cose che ti sei dette sul fatto degli anni da lavorare gratis sono giuste e condivido naturalmente. MA in questo momento sono appunto favole.

    ps2: sei convinta che se tu guadagnassi bene aspireresti ad una vita con lui? Ripeto, secondo me la questione dei soldi è relativa. Anche perchè non mi pare di aver letto che lui ti abbia messo davanti a un bivio: o lavori e ci sposiamo o te ne vai dai tuoi e ci lasciamo

  3. 13
    LUNA -

    Organizzare un matrimonio mi sembra il male minore, ma a me, perché non ci spenderei un sacco di soldi neanche se li avessi. Mi sembra più rilevante l’aspetto “figlio”, perché penso che non debba nascere e crescere nell’indigenza. Indigenza, non semplicità, due concetti diversi. E la qualità di vita conta, certamente, poi ognuno ha i suoi parametri.
    Però tu hai scritto: @Per un po’ andrà bene, ma a me peserà sempre di più l’isolamento sociale, la mancanza di autonomia e stimoli, solo che andremo avanti, convivremo/ ci sposeremo, avremo un bambino, un giorno potremmo smettere di amarci e lasciarci in malo modo, ma io con poppanti sulla schiena e una laurea ormai diventata carta straccia dovrò combattere per tirare avanti e a quel punto accontentarmi delle briciole della vita perchè mi sono bruciata il mio periodo buono, e se hai bambini non puoi più anteporre te stessa a tutto.

    quindi pareva che il problema centrale non fosse ciò che non potete fare insieme avendo un solo stipendio mentre sogni di poter fare una famiglia con lui. Non che ci sia nulla di male, ma mi pare che nella lettera e nella tua risposta tu abbia espresso due concetti molto diversi. Mi pare.

    Non ho avuto bisogno di due commenti per terminare il concetto, avrei potuto scrivertelo in una riga, ma magari, visto che ti stavi confrontando con gli altri, pareva ti interessasse, e non volevi solo lamentarti da sola di quanto, pur essendo laureata e sentendoti un Dio ora non trovi lavoro e forse (così pareva l’avessi messa giù) tuo moroso ti pare un freno, ti ho raccontato un preciso momento della mia vita sull’argomento lavoro, scelta, famiglia. Sei certa che non dipenda anche dal tuo atteggiamento se non trovi lavoro? Di neolaureati, in un preciso contesto, ne ho visti passare diversi, e ho lavorato con loro e li ho anche coordinati. L’atteggiamento contava, non solo il curricula. Per inciso ero una neolaureata anch’io, non molti anni più di loro. Ho scelto, finiti tutti gli esami, anche uno in più, di immettermi nel mondo del lavoro prima, in una certa direzione, e poi di fare la tesi, invece di stare due anni sulla tesi, come capitava con il vecchio ordinamento. E quando mi sono laureata forse, pur soddisfatta del mio percorso, magari avevo anche un senso di realtà, non rispetto al fatto che non sia giusto avere un lavoro ecc ecc, ma riguardo il fatto che di per sè, per avere ottenuto la laurea, non sei un Dio. Sei tu, con il percorso che hai fatto, che stai facendo e farai.

    Il commento di Cyber non mi è parso di uno che non sa in che mondo vive, direi proprio il contrario.@una nazione che non sfrutta coloro che si formano ai più alti livelli non deve rammaricarsi di vedere ogni giorno una emorragia di giovani delusi che per loro non ci sia posto da nessuna parte dopo anni di sacrifici da parte loro e da parte delle famiglie. Conosci qualcuno che mantiene un figlio (magari una donna) all’università e che quello che si auguri sia che poi il figlio/figlia rimanga a casa ecc?

  4. 14
    LUNA -

    Al di là del “come dovrebbe essere” e “non dovrebbe essere”, e del fatto che sono la prima a pensare che non bisogna semplicemente sottomettersi ad un sistema (e ciò vuol dire molte cose), forse sei tu che vivi in un mondo parallelo. Perché quei genitori di cui parli oggi, pur avendo magari anche loro dei titoli, sono i primi che devono stare sempre in pista. E il problema non riguarda soltanto i giovani che si sono sacrificati ottentendo titoli ad alti livelli. A parte che, con tutto il rispetto, non hai dei titoli “ai più alti livelli”. Se la metti su questo piano c’è chi dopo la laurea continua a formarsi e anche in lauree più spendibili della tua. Fermo restando, inoltre, che, con tutto il rispetto per i titoli per cui uno fatica, uno fatica anche se non li ha, e ha fatto un percorso diverso dal tuo, fuori dall’università. E ha “titoli” che gli vengono dall’esperienza, e dalla fatica, e dal sacrificio, qualsiasi essi siano.

    Non ti conosco, non ho idea di chi tu sia per aver letto una lettera e un post, ma posso dirti che mi auguro che tu non abbia un certo atteggiamento che traspare da queste tue righe anche quando ti confronti con il mondo del lavoro. Perché potrebbe non giocare molto a tuo favore. Se fossi io a dover scegliere non sceglierei chi si pone in questo modo, anche a parità di titoli e non solo a seconda dei curricula e se è stato più o meno in erasmus, e indipendentemente se ha l’abito della domenica oppure no. Mi ripeto: non ti conosco. Ma dalle tue righe traspare non solo voglia e confusione, ma anche una certa arroganza. Ovviamente questa è un’altra sede, non dove usi con un certo più controllato registro anche il tuo @curriculum in comunicazione. Mi auguro che tu lo maneggi meglio quel @curriculum in comunicazione@ quando è il caso.
    Un po’ di umiltà comunque non è sottomissione.
    Cio’ comprendendo comunque il tuo possibile senso di frustrazione.

    ciao.

  5. 15
    katy -

    @LUNA: vorrei scrivere bene come te…. io faccio continui a capi, le mie risposte sembrano ritornelli!
    QUoto tutto quel che dici

  6. 16
    luna -

    Katy, non ho notato ritornelli. So essere anch’io piu’ “minimal” 😉 comprendo che quando uso periodi di 43 righe facendo surf con la punteggiatura tra le onde di incisi a qualcuno ammorba el curacao 😉 mi disegnano anche cosí.

  7. 17
    Roberto -

    io non sono mai riuscito a leggere interamente un commento di LUNA 😉

  8. 18
    Kon Kon -

    @17
    >Roberto – 24 gennaio 2013 8:59
    >io non sono mai riuscito a leggere interamente un commento di LUNA 😉

    Quoto, pure io. E’ simile a quando non puoi trattenerti dal chiudere un libro dopo solo le prime 2 pagine perché nonostante gli sforzi non riesci ad entrare in sintonia con il flusso di concetti espresso.

    K.K.

  9. 19
    luna -

    Roberto con il tempo pian piano ce la puoi fare 🙂 pensa, c’e’ gente che legge una cosa chiamata LIBRI. Hanno dentro tante parole e tanti concetti 🙂

  10. 20
    luna -

    Roberto, sto sorridendo davvero. Vedi, io leggo nel forum gente che scrive lungo, corto, aulico, pomposo, sgrammaticato, xke’ tt cm tvb, meglio, peggio, che non sa che esistono le virgole e i congiuntivi, straniero che fa difficolta’ ecc ecc. E se non voglio non leggo. Fermo restando che toni e contenuti mi interessano di piu’ e che, nell’era degli sms e whatsapp, lo spazio disponibile qui e’ di due post e che ognuno li usa come crede. Qdo leggo (anche riferiti ad altri) commenti con correzioni grammaticali o menate “hai scritto piu’ di otto righe” – indipendentemente dai contenuti – a me fa sbadigliare e lo trovo stupido. Non staro’ a spiegarti perche’. Con tutto il rispetto per il fatto che i miei contenuti o altrui non ti interessino e che una frase che ha piu’ di 5 parole oltre a soggetto e predicato per te sia leggere un trattato.

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