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Chissà

di obiuan

Chissà cosa sarà di noi, di noi tutti, poveri figli di una nazione confusa, disonesta ed ottusa; tutti noi figli dell’era del boom economico, dal ’60 in sù, che ora stiamo vedendo crollare il nostro gigante d’argilla, colpito a morte da una tecnologia che licenzia ed una bramosia che uccide i piccoli uomini, eroi di ogni giorno.
Ora come ora la piazza mi fa paura, anche se credo che noi tutti non si abbia la follia di tanti altri popoli, che bruciano nella guerra civile i problemi di un economia decadente e di una politica incompetente.
Quando sui libri di storia studiavo che in antichità solo i ricchi governavano, ero orgoglioso della democrazia, pensando che ogni cittadino avrebbe potuto salire sugli scalini più alti per il bene dei propri simili.
Ma ora che sono grande, anzi vecchio, capisco che i politici continuano ad essere una ricca casta, perchè senza soldi non fai una campagna elettorale, non ti fai conoscere e votare. E quando salgono al potere saldano il loro sedere allo scranno del governo e continuano così ad arricchirsi, spendendo parole di buon senso, che dicono ma non pensano.
Chissà il futuro dei giovani quale sarà e quello dei figli di quelli come me, che hanno già superato la mezza età.
Intanto arriva un altro Natale, altre feste che comporteranno spese a profusione, per chi se le potrà permettere.
Spero che cambi qualcosa, che dalla politica delle parole si passi ai fatti e che il cielo ci aiuti.

Lettera pubblicata il 15 Dicembre 2013. L'autore ha condiviso 50 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Politica - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Dagli anni 60’ in poi alcune istituzioni hanno cominciato a promuovere l’ideale dell’eterno addio al celibato, un discorso al dir poco surreale che nella vita reale non consente di avere successo. Il successo è diventata una sorta di religione svincolata dalla realtà. Io trenta/quaranta anni fa non avrei avuto problemi a cambiare la mia vita per un uomo che viveva una vita d’apparenze. Quando è ormai troppo tardi per ripensare a 360° la propria vita resta l’ammirazione per l’animo buono della persona, ma una distanza che viene giustificata dalle responsabilità che impediscono di lasciarsi completamente alle spalle un ideale di vita fondato su false libertà che creano eroi e disperati. Un ideale chiaramente politico che unito a tutti gli altri non è poi così malvagio. Noi siamo liberi… giusto per dire come la penso io quando si parla d’amore. Il gioco non vale mai la candela perché più grande di noi. Bisogna imparare a dare un valore anche alla presenza perché Dio ci chiama per…

  2. 2
    Rossella -

    … dicevo che Dio ci chiama per nome.

  3. 3
    Golem -

    Quando delle istituzioni, che dovrebbero occuparsi di cose serie, si preoccupano di promuovere un eterno addio al celibato, non c’è speranza per noi. Se aggiungiamo “che ora stiamo vedendo crollare il nostro gigante d’argilla, colpito a morte da una tecnologia che licenzia ed una bramosia che uccide i piccoli uomini, eroi di ogni giorno”, io che in quanto Golem sono proprio un gigante d’argilla sono molto preoccupato.
    Non ho capito a quale presenza bisogna dare valore quando Dio ci chiama per nome, ma pazienza. Manco il resto ho capito.

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