Gentile redazione
Impossibile non riflettere su ciò che sta emergendo nel mondo della chiesa in relazione al fenomeno della pedofilia. E’ ormai innegabile che non si tratti più di rari ed isolati episodi, di negative eccezioni alla regola fisiologiche in ogni comunità che, per quanto integra nel suo complesso rimane, pur sempre, costituita da molteplici e insondabili individualità. Ciò che vedo, invece, mi pare la seria manifestazione di un problema sistemico, radicato a tutti i livelli nella organizzazione ecclesiastica. Sono convinto, purtroppo, che quanto emerso sinora sia solo la classica punta dell’iceberg poiché, in ambienti chiusi ed “esclusivi”, come lo è l’istituzione clericale, il primo interesse da difendere è quello dell’immagine, della reputazione e della credibilità. In tali ambienti i panni sporchi si usa lavarli in famiglia almeno fino a quando la lavanderia domestica è in grado di smaltirli efficientemente. Negli anni ho più volte provato a darmi una spiegazione plausibile sulla pesante e costante incidenza di abusi sessuali su minori che hanno da sempre coinvolto le varie gerarchie della chiesa senza mai riuscirci finché, un giorno di qualche anno fa, un ex prete, già sposato e con figli, con il quale mi ritrovai a parlare durante un lungo viaggio in treno, mi disse: “…sai, la cosa che più mi ha impressionato di quell’ambiente, è stato il grande numero di ragazzi conosciuti in seminario che erano stati abusati ancora prima di entrarci, in realtà (aggiunse), non ho mai percepito in loro e, forse neanche in me, la sensazione di trovarci lì per vocazione ma solo, perché unica via di fuga da qualcosa.. ”. Tale frase, mi fece riflettere a lungo ed ora, alla luce di quanto sta succedendo alla chiesa e ai suoi prelati mi chiedo: l’ambiente seminaristico e l’insegnamento religioso di cui mi parlava l’ex prete saranno mai riusciti a far superare a quei ragazzini abusati i traumi per la violenza subita o, hanno solamente acuito sofferenza e disagio? Attualmente, quali posizioni, responsabilità e funzioni gli stessi rivestono nella scala gerarchica ecclesiale? Ma, soprattutto, quanti tra gli “abusati” di ieri, si identificano con gli “abusatori” di oggi? Il presupposto alla base di ogni comunità considerata sana non è, che tutti i singoli componenti che la costituiscono siano sani ma, quello che, lo sia il sistema che la governa. Io penso che quello della chiesa non sia affatto sano. Sensazione personale o, scomoda verità?
Cordiali saluti
Vincenzo Drosi
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Categorie: - Riflessioni
Negli ultimi vent’anni sono venuti a galla un sacco di scandali sulla Chiesa, l’ultimo sulla pedofilia fece uscire documenti tenuti nascosti che mostravano come l’allora Papa (Ratzinger), mentre era cardinale, spostava i preti pedofili da una parrocchia all’altra e mai denunciava.
Storicamente la Chiesa ha dimostrato ampiamente di essere un verminaio di schifezze e impulsi malati.
La sua gestione è maschilista, ma non vedo una donna in piazza che rompe le palle sul patriarcato ecclesiastico.
Non cambierà mai nulla, ci sarà sempre qualcuno in ritardo di decenni come te che mostrerà sdegno per un potentato cui della spiritualità e della gente non frega nulla.