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Chi sono io?

di Trequattordici

Sono stato lasciato da poco più di due mesi, dopo quasi 5 anni. Mi ha devastato, non voglio fare la vittima, ne sentirmi in colpa. È andata cosí.
La depressione che mi trascinavo e altri disagi psicologici nati dalla stessa relazione hanno contribuito a questa rottura.
Mi dissero che dovevo andare avanti. Ma in realtà dovevo ricominciare da zero. Ero diventato totalmente dipendente da quella persona.
La prima vittoria è stata sconfiggere la Depressione. Mi è bastato dire a me stesso che non volevo più vivere così.
L’istinto ha fatto il resto.
Superata la sofferenza dalla rottura, e lo capisco da diversi segnali che voglio voltare pagina.
Ma…
Le c.... di paranoie!
Io vorrei poter mettere il tasto off su questa macchina infernale che é la mia mente. Penso troppo e a volte non riesco a stare dietro alla realtà che mi circonda.
Mi perdo in cazzate sul lavoro, con le persone e allora comincio a caricarmi di rabbia finché non esplodo e finisco per sfogarmi con qualcuno.
Mi sono fatto un esame di coscienza dopo la rottura. So di essere stato uno stronzo proprio per questo problema.
Ma io non so più che fare…
Vado dallo psicologo e mi dice che devo ridimensionare la mia parte paranoica. Ok. Grazie al c..... E quindi?
Mi impegno in quello che faccio, in quello che penso.
Ma questa rabbia di fondo mi distrugge se la contengo, ma distruggo chi mi circonda se non lo faccio.
Questa non é vita.
C’é una collega carinissima, in una di quelle giornate dove sono esploso. Mi ha visto col broncio e mi ha regalato un sorriso che mi ha spezzato. Ho fatto fatica a trattenere le lacrime, era come se fosse cambiata musica nella mia anima.
Seppur dolce, un altro tormento…
La penso spesso, non so se le chiederò mai di uscire. Non mi fido più dei miei pensieri. Sento del feeling ma forse mi sto solo montando la testa.
Sento solo una gran confusione. Sono consapevole di quanto sia frammentato, ma non so come fare per ritrovare un insieme e cominciare a vivere.

Lettera pubblicata il 24 Aprile 2019. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso - Salute

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    Nuvoletta -

    Ciao,
    Un banale suggerimento:
    Pratica uno sport e fai yoga.
    Lo sport ti scarica e ti ristruttura la mente.conosci persone e cominci a diventare sereno.
    Lo yoga fa trovare l’equilibrio.
    Le sensazioni che hai con la collega potrebbero essere vere,…ma anche fuorvianti se le interpreti male e potrebbero farti male.
    Pensa prima a ristrutturare te stesso,…il resto vorrá dopo naturalmente.

  2. 2
    Rossella -

    Non te la devi prendere. E’ un segno dei tempi. “Bisogno di quello che non c’è”. Nella nostra epoca l’autorità non si è incarnata in figure dispotiche, ma la vita non ci ha risparmiato niente. Quindi, in un certo senso, abbiamo conosciuto che significa avere il dominio della propria vita solo attraverso il pensiero. Anche quando troviamo la situazione ideale ci sta stretta. Figuriamoci quando non la troviamo. Meglio comandare! Io appartengo a questo partito.

  3. 3
    Rossella -

    PS A tal proposito non mi dispiace per le maldicenze della gente. Si vede che hanno capito con chi hanno a che fare. Le interpretazioni dipendono dalla sporcizia che hanno dentro.

  4. 4
    Angwhy -

    La mente è una cosa difficile da controllare,e spesso cio a cui tenti di non pensare durante il giorno si ripresenta la notte in forma onirica.a me giova molto tenermi impegnato,cerco sempre di fare qualcosa evitando i tempi morti anche se la pigrizia è sempre li in agguato

  5. 5
    Yog -

    Quindi va a correre, suda e vedrai che la macchina si ferma. In alternativa, narda a go go, è come fare il pieno di benza a un diesel.

  6. 6
    Rossella -

    Il titolo fa riflettere. Sai, penso che nella nostra epoca non abbia molto senso farsi questa domanda perché i talenti vengono utilizzati per realizzare effetti visivi intorno ad una mancanza di senso, una totale mancanza di senso che improvvisamente appare circondata da una luminosa vastità celeste senza confini. Io il problema neanche me lo pongo. Certo, mi piacerebbe trovare un impiego per tirare avanti, ma in cuor mio so che la risposta alla tua domanda si trova nell’istituzione ecclesiastica, nella vita religiosa. Vivere per dare importanza a qualcuno, dimenticandosi cosa significhi il rispetto, non solo non ha senso, ma è una colpa. La chiesa ha bisogno di questo sostegno. Un giorno ce ne sarà chiesto conto.

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