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Lettera pubblicata il 2 Febbraio 2014. L'autore, skar1982, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Max. Sí certo ma parliamo già di ragazze più grandi , anche se l età sta scendendo , complice il fatto che molte 20enni hanno avuto già una dozzina di partners ed é ovvio cosa comporti questo . Se il fenomeno diventasse col tempo massificato all estremo per spirito di emulazione , quella realtà dell uomo-animale da compagnia non sarebbe poi assurda.
Camy, non si riduce tutto alla paura , ma c é anche il fatto che non siamo tutti uguali nell aprirci ai sentimenti . Io sono quasi patologico in questo senso, lo sono sempre stato , malgrado sia molto empatico con chi mi piace , ma purtroppo quella é una affinità d animo che non ha molto a che vedere con un sentimento piú profondo che ho provato pochissime volte , una o due , e manco ne sono sicuro quanto lo fosse nel senso classico . Perché ho provato sensazioni piú forti per la stessa ragazza quando non eravamo niente che quando poi ci mettemmo insieme. Questo e l unico termine di paragone che ho , poi ne ho un altro paio ma non avevano questo precedente di una conoscenza anteriore abbastanza lunga. Quindi , ho bisogno prima di capire me stesso e spesso penso di non essere tagliato per una relazione tradizionale . Almeno il fare il punto della situazione , mi dice questo e cioé che provare qualcosa di intenso per me é raro , ma soprattutto che quando lo provo non riesco a comunicarlo e passo per menefreghista e distaccato . Ma il problema é anche che banalizzo e vivo una relazione in maniera ludica e capisco che questo , fino ad un certo punto possa anche essere divertente , ma poi passo dal peter pan di turno , anche se in realtà sono una persona piuttosto profonda e davvero soffro molto interiormente per tutto questo amplificare ed alimentare le altrui insicurezze, ma non riesco ad essere diverso nel saperlo comunicare all esterno . Quindi , dove vuoi che vada? Non certo andró lontano , ormai sono quasi rassegnato , forse solo una come me potrebbe capirmi ed accettarmi .
Fab: la frase con “sistemati” e’ una frase culturale, “ideologica”. Di un’epoca in cui le donne non sposate a 20 anni erano zitelle e un “peso” per la famiglia a meno che non fossero quelle destinate ad accudire genitori piu’ fragili ecc (infatti anche allora c’e’ chi assumeva questo ruolo), e gli uomini ad una certa eta’, appunto, si dovevano trovare una moglie. Se e’ per questo secondo l’epoca di cui parli tu non avere figli era inconcepibile se non per cause insormontabili, e semmai averne di piu’ un vanto. E le donne ricorrevano anche all’aborto clandestino se erano troppi i figli della troppa fertilita’. Ora e’ chiaro che oggi la gente non dura 4 anni e ci sorprende se dura, ma non e’ che fosse solo ‘meno complicato’. Francamente esistevano matrimoni felici e infelici. Nei matrimoni felici dell’epoca di cui parli nella mia famiglia io non ho visto oavuto racconti di vite su un nastro trasportatore ma fatte anche di dialogo reale e sintonizzazione e momenti anche diversi. Si puo’ stare 50 anni insieme anche di merda e perche’ un’unione non si scioglie. Ma tu volevi starci veramente con tua moglie, che ti amasse e non perche’ anche se non ti aveva per il culo restava con te. Kid, lei non si e’ messa con lui volendo figli e pensando di cambiarlo, lei verso i 40 ha cambiato idea lei e dicendo frasi non come (a meno cosi’ mi pare) “amore mio, desidero un figlio da te” ma “non so… non vorrei che poi magari se non faccio un figlio me ne pento” e frasi che,francamente, tanto piu’ perche’ lei non gli ha mai parlato chiaramente di quanto fosse pazzesco sto suo desiderio e di quanto il loro matrimonio potesse lasciarci le penne (cosa piu’ logica), visto anche come ha gestito tradimento e lasciarlo, dando tutta la colpa a lui, mi fa pensare di piu’ a una che ad un certo punto della vita semmai non lo sa neanche lei cosa vuole, se e’ sicura, ma usa come capro espiatorio LUI come colui a cui appioppare anche le sue di lei resistenze. E il fatto che finoquasi ai 40 a un figlio non ci ha pensato manco lei. Prova ne sia che si e’ scelta chi non ne voleva e che quando pensava di essere incinta lei :/ 🙁 e non lui. Ma di colpo e’ lui che le ha impedito di fare cio’ che fino a 3 giorni prima non voleva manco lei. Non e’ questione di “complicanza”, non serve essere cervellotici con chi e’ chiaro, con chi parla chiaro e non ti usa come capro espiatorio. Siamo tutti d”accordo che ad un certo punto io posso desiderare un figlio…
Anche se prima no e che il fatto che mio marito sia uno che non ne vuole e’ un bel problema..di gente che si lascia per questo e’ pieno il mondo. Ma non ne parli chiaramente? Cioe’ io voglio andare a vivere a Roma e a mio marito da sempre fa schifo il Lazio. Compro casa a Roma e scappo con Totti e poi gli dico “tanto a te non piaceva Roma”? O gli dico: senti, guarda che io a Roma vorrei viverci con te, con TE. Mi fa stare male l’idea di lasciarti qui. Pensaci davvero bene per piacere. / c’e’ una lettera nel forum di uno che si iscrive alle serali per “migliorare la nostra vita” e poi mentre la moglie e’ un po’ :/ perche’ si vedono meno (hanno un figlio) non e’ lei che si fa il panettiere perche’ lui e’ meno sintonizzato perche’ studia. E’ lui che si e’ preso una cotta per la compagna di classe (che a bigliettini e puccipu’ lo ha mandato pure a ca...., pensa alla famiglia). Cosa fara’ la moglie se lui scappa con la bidella e gli dice “e’ colpa tua!”, si domandera’ per sempre in cosa ha sbagliato? A sposare uno che si scopre dodicenne perche’ si e’ comprato la cartella? Spero di no. / al di la’ della deficienza e stronzaggine e in genere dell’egoismo piu’ becero imponderabile, non e’ questione di grande complicanza: dove il sentimento e la buona fede c”e’ due persone parlano, anche per dirsi “il tuo comportamento mi ha rotto le palle”.infatti non pensi che se lei voleva un figlio ardentemente al punto da mollarti tanto si risolveva da se’ perche’ avevate un anello al dito. Pensi che se ne parlava veramente e sinceramente con te era comunque diverso da scappare con topo gigio e trattarti di m per anni. Complicato… Lei si e’ comportata cosi’, e’ un fatto. Due possono cambiare delle idee nell’arco di una vita, non sono due figurine. Anche religione, citta’, lavoro e partito politico. Il punto e’ pero’ parlarne DAVVERO nella coppia. L’idea “ci siamo detti tutto chiaramente anni fa e la gente non cambia” e’ irrealistica. La gente evolve e cambia anche senza per questo diventare tutt’altro. Che la cosa del figlio potessere emergere e anche da te e non da lei ad un certo punto del cammino a me non pare pazzesca, mica e’ successo solo a voi. Ma, lo stra-ripeto, di cosa dovrebbero parlare due veramente e tanto piu’ se e” una novita’? Del colore delle tende e non di un elemento nuovo come questo? Se secondo lei no cosa pensava che fosse stare insieme? D’altra parte si e’ divorziata da sola e te lo ha detto dopo. Vedi te..
Buongiorno Fabrizio. Tu scrivi questo.
” Se solo immaginavo queste storie di parametri, soffi di vento e cambiamenti vari, equilibri così complicati, onestamente me ne stavo a casa.”
Mi rendo conto che il matrimonio visto come sistemazione è un retaggio culturale che ha condizionato la vita di molte coppie. Coppie che hanno anche accettato un ruolo più che volere quel ruolo.
Molti dei nonni, ma anche genitori, delle persone che qui scrivono, hanno vissuto una vita matrimoniale seguendo dei clichè consolidati dal tempo e dalla cultura, che non dalla loro personalità o aspirazioni, che spesso non si chiedevano neppure quale fosse.
50anni fa una donna aveva solo UNA possibilità di emanciparsi: sposandosi. Con chi? Con una brava persona ovviamente, che lavorasse e potesse garantirle un mantenimento mentre lei badave all’economia domestic e all’allevamento dei figli. Non c’era altro, tutto era previsto e prevedibile, salvo le malattie improvvise e letali, si sapeva come cominciava e come finiva la storia, non esistevano stimoli di altra natura che potessero porre delle domande al destino che la “sistemazione” offriva. Dietro questa facciata si nascondevano però tutte le angosce e le insoddisfazioni che l’animo umano ha da sempre prodotto, e che, in queste situazioni, venivano represse, oppure risolte con soluzioni “ufficiose”, ma cercando di evitare scandali che etichettassero moralmente, soprattutto le donne, come svergognate. Il divorzio è arrivato in Italia solo nel 1974!! Ieri si può dire.
In una generazione, quel (apparentemente) pacifico trend si è sbriciolato. E’ inutile ripercorrene le tappe, ma sppiamo che principalmente è dipeso dalle mutazioni dell’economia nelle quali il perso e la presenza femminile ha avuto un ruolo fondamentale.
Detto ciò, anzi: ripetuto ciò, la realizzazione di sè, della donna, ha ampliato il panorama delle possibilità, proprio in ragione della potere di autonomia che il lavoro e un reddito le consentivano.
Ora, pensare che il matrimonio è il punto di arrivo di un percorso doi crescita, dove il mantenimento di una stabilità economica e l’allevamento dei figli siano iol successo di quella famiglia, non bastava più. La condivisione della vita con un’altra persona, con la quale si è sottoscritto un “contratto” civile non basta a dirsi SEMPRE realizzati, Oggi ci si aspetta che l’altro ci aiuti a crescere, facendo altrettanto con lui. Per quanto strano possa apparirti, i rapporti che funzionano, come credo sia il mio >>>
>>> sono sicuramente basati sull’amore, cosa che non si può giurare di quelli di un tempo, anche se all’apparenza potevano apparire tali.
Quando io volli riprendere gli studi, quindi realizzare un “bisogno” che sentivo importante per me, sapevo che per il mio lui quella scelta sarebbe stata pesante, che l’avrei costretto ad un ulteriore sforzo limitandogli molta della sua libertà. Ma questo non gli ha impedito di accettare questa mia scelta, perchè sapeva che quel mio percorso mi avrebbe realizzato meglio come donna e come persona, e ciò lo rendeva felice, perchè semplicemente mi amava. E la realizzazione della persona che si ama, dà più felicità che se si facesse qualcosa per sè stessi. Io sono più felice di vedere il mio lui felice se un mio gesto può procurare questo, anche se ciò può costarmi uno sforzo.
Insomma, la felicità del mio partner, che amo evidentemente, mi dà più felicità di qualunque altra cosa: quindi non è UN SACRIFICIO per me, non lo sarebbe mai, neppure se dovessi dargli un rene o mezzo fegato, anche se questo potrebbe costarmi la vita.
Quando si sentono queste cose, che io ho sentito solo per lui, potresti morire per quell’amore, poichè non esiste nessuna alternativa: se la mia vita vale la felicità della persona che amo la offro, perchè se non lo facessi sarei morta lo stesso e in più lui, il mio amore, non sarebbe felice.
Lo so che sembra il finale di un romanzo rosa, ma quando si è in questo stato d’animo ti accorgi che non hai scampo: la felicità dell’altro vale più della propria, ma invece di “privarti” di qualcosa quella felicità ti arricchisce. E’ un pò complicato, e forse innaturale per chi non si trova in questo stato d’animo, ma chi lo è o lo è stato mi capisce.
Immagina per un momento, che, senza quella fobia, e pur avendo fatto quella dichiarazione di non desiderare figli, quando tua moglie ti avesse parlato di quel desiderio che inaspettatamente le si è presentato, avesse trovato in te un pur tentennante assenso. Solo una donna può capire quale DONO è sapere che l’uomo che ama la sta accontentando per un desiderio che attiene, checchè se ne dica, alla più importante missione femminile (femminile, sia chiaro. La “donna” aggiunge altro).
E’ un gesto che non potrà MAI dimenticare e salderà ancora di più quell’unione. Lo dico leggendo dentro me stessa, ma penso a quante altre donne hanno provato quello che dico.
Tua moglie, giusto o sbagliato che sia, non ha avuto questa esperienza e ha deciso diversamente.
Corviro mi dispiace davvero una brutta situazione… poi quando ci sono di mezzo i figli…
Scusate una domanda per gli uomini: parlavate di aver iniziato delle storie di cui non eravate pienamente convinti (per mancanza di attrazione fisica o altro). Avete anche sottolineato il fatto che c’è stata comunque un’onestà di fondo nei confronti della partner, immagino pertanto che questa era a conoscenza del fatto che i vostri sentimenti non fossero profondi. Avete comunque deciso (entrambi) di provare e poi le cose sono andate come sospettavate/immaginavate che andassero. La domanda è questa: perchè avete iniziato una storia di cui non eravate convinti e che sapevate bene come sarebbe andata a finire? Suppongo che uno/a ad una certa età si conosca piuttosto bene, sappia cosa vuole, quali compromessi può accettare e quali no, perchè avete deciso di percorrere una parte della vostra vita con una persona con cui sapevate non esserci un futuro?
Non sto puntando il dito, ho l’occasione qui su questo forum di confrontarmi con uomini che mi pare sappiano far funzionare i nueroni e quindi sfrutto quest’opportunità per capire meglio…
Laras e gli altri, per quanto riguarda la questione figli posso dire che molti miei amici e conoscenti (anzi quasi tutti) erano molto spaventati e titubanti all’idea di diventare padri. Pochissimi un figlio lo volevano quanto se non più della loro moglie/compagna. Ma quelli reticenti che poi nella gran parte dei casi alla fine il figlio l’hanno fatto, ora mi dicono che è la gioia più grande per loro, la cosa che dà un senso alla loro vita. Quando gli chiedi “come sta tuo/a figlio/a?” gli si stampa in faccia un sorriso ebete e di qualsiasi cosa negativa stessero parlando prima, con questa domanda li vedi, gli si apre il cuore e si riempie di gioia. Non ce n’è stato uno che s’è pentito di essere diventato padre, anche in quei casi in cui, purtroppo, la storia con la moglie/compagnia poi è finita.
Max è che non si può più leggere che per voi (non dico te in particolare) “le donne amano di più, anzi solo i loro figli” , “fare un figlio è un bisogno egoistico e basta delle donne, e noi siamo solo il seme”. io reagivo a queste affermazioni. non ci si rende conto che fare un figlio è qualcosa che comporta la partecipazione di entrambi, non solo nel concepirlo ma pure per crescerlo e dargli gli insegnamenti che gli servono, e che quindi limitare a “il figlio è solo un desiderio egoistico della donna” è sbagliato, perché qualunque donna vorrebbe l’uomo con cui vuol fare il figlio averlo accanto, per condividere con lui questo percorso di vita, che è un arricchimento del rapporto di coppia, e questo la donna, in generale dico, lo sa, e ci vede più lontano dell’uomo che di queste cose “non se ne intende”, dico delle relazioni umane non è tanto “pratico”, mentre è più bravo a fare altre cose, e quindi, poiché questo è il campo femminile per eccellenza (le relazioni umane) dovrebbe fidarsi e affidarsi a una donna quando lei vede il momento per fare un figlio (magari programmando un pochino, non dico di no, ci mancherebbe) perché lei lo vede sempre come arricchimento della vita di coppia (a meno che non sia davvero un’immatura che vuol solo avere un bambolotto), un bene per entrambi che possono assumere un ulteriore ruolo e avere ulteriori soddisfazioni dalla vita come quelle che derivano dal fare il padre e la madre. Molti uomini sono spaventati all’inizio da questa idea, perché loro concepiscono più la coppia, come in effetti confessa sinceramente Fabrizio, e un figlio lo vedono molto spesso (prima che nasca) come “intruso”, invece qua noi siamo più lungimiranti in questa visione e sappiamo che appunto diventare padre poi sarà una gioia anche per l’uomo, come infatti ha detto Laras (e molte altre donne e uomini che conosco) che suo marito poi è stato felice di questa nascita e ciò gli ha arricchito la vita. su questo, insomma, il campo dei sentimenti, dei rapporti umani, tocca a voi uomini affidarvi a noi donne che ne sappiamo qualcosa di più di voi per predisposizione naturale.
Cinica, Camy ciao. Nel post a Fabrizio, non ho ricordato quello che avevo già detto in altre occasioni: anche mio marito rimase interdetto per un pò al mio desiderio di diventare madre. Per un uomo non è così naturale la cosa. Non la sentono nel sangue, è una consapevolezza cerebrale. Ma in lui c’era quel desiderio di vedermi felice di cui ho parlato, e l’accettazione della paternità è stata una presa di responsabilità personale, ma soprattutto la premessa per godere di quella mia felicità, che lo ha gratificato come ho spiegato.
Sin dalla nascita della bambina ha collaborato bene, con i limiti che la pazienza maschile comporta, ma in mia assenza ha sempre dato le cure che la bambina richiedeva.
Questa relazione con la creatura lo ha arricchito come uomo in maniera che solo provandola si può capire. Oggi sarei quasi tentata di dire che lui è innamorato più di sua figlia che di me, figlia che tra l’altro le somiglia moltissimo nel carattere, nell’intelligenza e nell’ironia.
Io lo conosco, e immaginare che abbia sposato una donna e ora se ne ritrova due da amare e da cui è amato, è il risultato di quel “guadagno” in termini di felicità che il DONO che mi ha fatto inevitabilmente comporta: ha dato amore è ne riavuto il doppio. E’ questo il grande segreto di chi si ama e di chi ama: che quello che tieni per te lo perdi prima o poi, ma quello che DONI resta sempre tuo perchè chi lo ha ricevuto sa da dove arriva, e te lo ricorderà sempre.
E come ho spiegato per il mio caso, il gesto d’amore non solo non è MAI sprecato, ma ti ritorna raddoppiato.
D’altra parte è solo l’amore che fa vivere le cose. Dante lo dice magnificamente alla fine della Divina Commedia” :
“… e Amor, che move il Sole e l’altre stelle”
Buon fine settimana.
Buongiorno a tutti.
Kid, per una volta non sono d’accordo con te. “Non si può condannare nessuno per averlo lasciato”. Certo che si può Kid. Eccome se si può. L’ho scritto più volte: si inzia una relazione con lo scopo di conoscersi e capire se si può costruire qualcosa insieme. E quello è il periodo nel quale se ci si lascia non si può condannare nessuno. Ma quando tu, dopo una lunga conoscenza decidi, di tua spontanea volontà di addivenire a qualcosa di più serio ti stai prendendo un GRANDE impegno con l’altro/a e i suoi sentimenti. Ho scritto anche che, soprattutto in un matrimonio, pronunci delle frasi davanti ad un’autorità (civile e/o religiosa + genitori, testimoni ed eventuali amici e parenti) che hanno una loro rilevanza.
Fino a qualche tempo fa esisteva l’abbandono del tetto coniugale, quindi la persona era condannabile. Ed esisteva (per carità di Dio ci mancherebbe), anche il delitto d’onore.
Sono cambiati i tempi mi dirai tu. Ok. Ma chi infrange una parola data è sempre CONDANNABILE, anche se pincopallino legislatore di turno cambia le regole.
Poi Kid, non è esatto dire che “…lei mi aveva accettato per il fatto di non volere figli”. No, non era così: lei era d’accordo con me. Non è che lei mi abbia detto: si ti accetto ma non sono d’accordo perché non la penso come te. E’ diverso caspita. Cambia tutto.
Diversi nostri conoscenti mi hanno assicurato che all’epoca quando le parlavano di figli lei rispondeva “ma perché non li fate voi ?”. E gli stessi conoscenti più volte mi hanno chiesto cosa avrei fatto se lei un giorno me lo avesse chiesto. Rispondevo con estrema chiarezza: “andrei in estrema difficoltà”. Ma messo alle strette dalle stesse persone che mi chiedevano: “se per lei fosse un’esigenza vitale cosa faresti ?”, rispondevo: “in quel caso accetterei di farlo”
Kid scrivi ancora: “…il fatto che tu l’abbia detto fin dall’inizio non significa che hai fatto un patto di sangue!…”. No non ho fatto un patto di sangue, ma avendolo ripetuto più e più volte, ciò stava a significare che ad ogni modo per me era una cosa importante. Infatti le dicevo: “ti amerò per sempre (ed ho mantenuto sentimento e parola), ma non posso garantire di riuscire a cambiare idea sui figli”. Ma lei non se ne preoccupava. Anzi in realtà di questa cosa me ne preoccupavo solo io.
Assolutamente non immaginavo che la nostra storia potesse finire a causa di un suo disamoramento per questo motivo. Pensavo che si, magari un giorno avremmo potuto discuterne, litigarne o…