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LAD
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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
23.259 commenti
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Ma è semplice invece Suzy. Tu a un certo punto della tua vita, alla luce degli eventuali fallimenti che avessi “conquistato”, avresti il coraggio di riconoscere che la ragione è quella di aver vissuto di illusioni? O daresti la colpa al “fato rio”?
È questa la radice della diatriba. Riconoscere che forse per presunzione, supponenza o semplice ingenuità si è voluto credere agli asini che volano.
C’è chi lo ha fatto e chi no. C’é chi coraggiosamente tira fuori la testa dal buco nella sabbia e guarda la R.d.F. (ci manca lui, vero?) e chi preferisce mantenerla, perché, come dice Acqua, o ci si continua ad illudere che prima o poi si vedrà passare una pattuglia di asini acrobatici, o semplicemente perchè é dura “svegliarsi” e fare i conti con la realtà, di solito, dura. Temo che quando si sente che non c’è più tempo, quel buco nella sabbia diventi il porto più sicuro e forse l’unico ove “rifugiarvisicisivi”.
Egregi leggenti,
spero siate consapevoli che “I tre porcellini” è lettura consigliabile ai bimbini delle elementari mentre “La montagna incantata” forse corre il rischio di far addormentare persino i nonnetti più svegli, che s’ingegnano a trovare il modo di unire infanzia a vecchiaia (cosa per loro difficilissima, a causa di progressiva perdita di memoria).
per chi dorme da sempre, nessun rischio: solo bei sogni, sulla base di statistiche che asseriscono che soltanto il 5% dei fiori produce frutti, pur restando parte integrante della bellezza della natura e della sua spinta vitale.
Suzanne,
mi piace la definizione complessiva del tuo post 8951, incluso l’accenno alla “percezione illusoria della realtà”.
vi aggiungo quella della Treccani: “Inganno della mente che consiste nell’attesa di un atto o di un fatto destinato a rimanere irrealizzato, nel concepire speranze vane, nel formarsi un’opinione inesatta (in genere troppo ottimistica o favorevole) su persone o cose, nel dar corpo a ciò che non ha consistenza reale.”
per me, l’argomento “ILLUSIONI” sarebbe chiuso da tempo, se non fosse di nuovo tirato in ballo su QUALSIASI lettera accenni a difficoltà amorose, a rimpianti del passato o a persistenza di sentimenti a seguito di separazioni.
pur essendo parecchi gli “spostati”, a mio avviso, non lo sono sempre con indubitabile certezza TUTTI quelli che patiscono pene d’amore.
dopo quasi 6 anni di diatriba, forse nell’attuale fase non si tratta più che di confronto prolungato fra l’assoluto e il relativo, entrambi con la stessa dignità d’esistere e di essere espressi.
Distinti leggendi. L’ironia è assolutamente off limits per essere solo lontanamente intuita da chi si regola con le statistiche per conoscere “la norma”.
Alla Norma, invece, apprezzo molto li maccarruni cu la ricotta salata. In scaglie.
Appena finisco “I tre porcellini e la montagna incantata”, e in attesa per l’autunno de “i Tre porcellini alla ricerca della Arca perduta”, mi aspetta il libro da spiaggia “I tre porcellini e il pozzo della solitudine”. Parla della difficile storia di tre porcelline, nate però in un tozzo e irsuto corpo da cinghiale maschio, e della loro sofferta decisione di diventare quello che sentono di essere: delle rosee porcelline. Ma parla anche di quanto il loro selvatico aspetto rimastogli, non abbia giovato alla trans-formazione. Insomma, mentre loro finiranno nell’oblio di una norcineria della provincia umbra, si parlera di loro solo per quei tre cacciatorini di cinghiale, rimasti come eccedenza da esito post operatorio. Che tempi.
Forse ne faranno una serie tv.
Suzanne, per me personalmente non esiste nessuna diatriba. Concordo sul fatto che l’illusione sia strettamente collegata all’immaginazione e quindi, di riflesso, alle potenzialita’ creative della mente umana che sono danno vita ad arte, musica e poesia.
Di per se’ quindi l’illusione non e’ negativa perche’ crea una tensione positiva “ottimistica” e comunque “finche’ c’e’ speranza c’e vita” (durante l’emergenza Covid-19 anche “finche’ c’e’ Speranza c’evita contagio… speriamo” ahahah). Ovviamente chi sogna molto deve essere preparato ad affrontare le delusioni senza incorrere in stati di depressione o rabbia. Solitamente chi e’ ha la propensione per esercitare “la sua percezione illusoria” ed e’ abituato ad utilizzarla ne conosce i limiti ed impara gradualmente a sfruttarne solo i benefici.
Condivido l’acquaticità che ho appena letto, e insieme l’ovvia evidenza che la fantasia sia il terreno di coltura (e di cultura) dove cresce l’arte. Che però è espressione molto più profonda che non il mero esercizio creativo, giacchè questa è strettamente connessa allo spessore del soggetto che sta facendo “poiesis”. Mi “scpieco”. Una vispateresa che poiesizza intorno a un amorazzo di trent’anni prima quando non aveva ancora il mestruo, o un vispotereso che a 50 anni si crede l’incarnazione di un eroe dei fumetti, sono entrambi “spostati”, in senso letterale. Cioè disegnano una “realtà irreale” nella quale si vedono in un ruolo che “suppongono” possibile che pero è oggettivamente impossibile. Cioè hanno “spostato” il loro sè in una dimensione onirica. Ma non rappresentano niente. Non fanno una mini opera d’arte, ma un disegno infantile. Mentre un Bosch, o Dalì o persino un Toni Ligabue, pur “ignorante” e naive, o la pazza Merini, pescano in un subconscio di alta sensibilità>
>facendo una sintesi, spesso allegorica, di una realtà possibile, anche se apparentemente non immediatamente comprensibile. Rappresentano cioè una verità che appartiene a livelli che esulano dallo spettro “normale”, un po’ come fossero ultrasuoni o raggi gamma. Fenomeni che la normalità non consente di percepire. Non è proprio esaustiva la spiegazione ma spero di aver dato l’idea.
Una che spara affascinanti centurie incomprensibili per i più, non è un’artista solo perchè la capiscono in pochi e altri fingono di “sentirne” la poesia. Non di meno esistono fenomeni artistici inesistenti che giocano proprio sull’emozionabilità di una non scarsa fascia di popolazione, che si “sente” intellettualmente raffinata per puro snobismo o perchè frequenta ambiti che la “moda” giudica tali, o per puro bisogno di “distinguersi”. La “famigerata” performer Abramovìc ne è l’esempio più clamoroso.
Quindi, attenzione a non confondere la vera “poiesis” con gli “spostamenti”. È facile, oggi.
Vabbé ma il mondo non si divide in “spostati” e “spostanti”, anche perché i secondi collocano il resto dell’umanità in poche, limitate e inesistenti categorie pure dell’intelletto. Adesso, che una donna con la curiosità di rivedere una sua vecchia fiamma diventi una povera illusa un po’ scemotta lo trovo anche un tantino riduttivo.
Chissà perché questo incessante bisogno di incasellare tutti in gabbiette cosí definite, non siamo mica canarini! In gabbie magari ci stiamo pure, ma in quelle che noi stessi ci creiamo, non certo perché ci rinchiudono gli altri.
A me sembra che tu Golem debba sempre mettere gli altri all’inferno dei dannati illusi e perduti per convincerti di essere uno dei pochi che risiede in paradiso, perché ha avuto l’illuminazione.
Non hai mai pensato che molti SCELGONO deliberatamente e felicemente di non accedere al tuo paradiso ( che per loro potrebbe essere un inferno)?
Ripeto : il campo delle illusioni umane è un pochino più complesso e meno banale della donnina ingenua e sprovveduta che vive inconsapevole di ciò che accade fuori e dentro di lei. Le categorie servono a classificare l’esperibile, vero, ma diventano inservibili quando ne si abusa volendo ricondurre ogni individuo a due o tre cassettini della nostra mente.
Del resto oggi va di moda tra gli psicologi: basta che uno sia un po’ stronzo e diventa un narcisista patologico, se hai un po’ di sana e naturale malinconia diventi affetto da qualche sottocategoria depressiva… A me viene un po’ da ridere.
A proposito, e Acqua che attende le lettere dell’alfabeto M, D e altre al bar e in piscina, è una spostata pure lei?
Suzanne,
grazie per i post 8959 e 8960.
per me, è assurdo incasellare TUTTI i casi di relazioni amorose interrotte o sofferenti in una quasi unica conclusione: colpa delle “illusioni”, che magari rientrano, parzialmente, in alcuni casi limite, ma non certo nell’abituale umana normalità.
così come è altrettanto assurdo che si faccia della propria esperienza in amore, magari ultraperfetta e ultrameravigliosa, la sola in grado di considerarsi valida, al punto da essere continuamente riproposta come unico esempio da perseguire, per di più, disprezzando, sminuendo o dileggiando tutte le altre (persino in ambito di amicizia).
ognuno può valutare questo tipo di annichilente attitudine ossessiva, come quella persecutoria nei miei riguardi, come meglio crede. a mio avviso, non è nè espressione di sicurezza interiore, nè di equilibrio o serenità.