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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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>>> differenti. E lo stesso vale per le nostre “femmine”, che mai troverebbero “affascinante” uno di quelli. A meno che non sia uno scultoreo fusto come lo sono certi neri, ma lì siamo nel campo dell’istinto puro, non dell’ammore inteso come possibilità di comunicazione tra i due, fosse anche perversa come quella che si discute su questa lettera. Entrare nei dettagli per spiegare il perchè sarebbe impossibile ovviamente, ma credo mi sia spiegato a sufficienza. Ricordo un film di molti anni che parlava proprio dell’ammore tra una bianca occidentale e un “bel” nero centroafricano che pure parlava la stessa lingua. Ma NON lo stesso “linguaggio”. Infatti dopo le illusorie sco...., che lei coniugava come premessa di un possibile amore secondo i SUOI parametri, mentre i due mano a mano si conoscevano cominciavano i problemi, per le ragioni
che ho cercato di spiegare. Ma non c’è stato bisogno del film per capirlo, oltre alle mie letture durante la “crisi”, mi è bastato vedere i risultati di un paio di unioni fallite di amiche con musulmani, e che sono falliti a causa della loro ovvia islamicità e dell’illusione di quelle donne occidentali che con “l’intelligenza” si potessero “aggiustare”. Non può accadere, a meno che non si resetti “quella” mente.
Si Golem, capisco bene quello che vuoi dire. Quando ebbi la storia con il rumeno, presto le nostre divergenze culturali su molte cose ( la condizione della donna in primis ) vennero prepotentemente a galla e presero il sopravvento su tutte le nostre belle e alate iniziali promesse reciproche d’ amore. insieme alla consapevolezza che il mio “eroe” non solo non aveva voglia di lavorare, ma non intendeva nemmeno contribuire alle spese per l’ affitto e per le utenze.
tutto ciò che mi resta di positivo di quell’ esperienza è il ricordo di qualche momento lieto condito di qualche bella risata liberatoria e di sesso inebriante. Avrei dovuto capire già allora che altro non mi sarei potuta aspettare da una relazione di quel tipo.
io sono cresciuta in un ambiente molto occidentale ( Milano ) e sono stata allevata da un papà fascista allergico alle minoranze e fanatico dell’ attività fisica e della buona forma. Quindi il mito del “superuomo ariano” ha attecchito in me forse più che in altre. Poi, la nostra “cultura” cinematografica e musicale ha fatto tutto il resto. Anche se forse il radicarsi nell’immaginario collettivo femminile occidentale della figura romantica del ribelle è iniziata già molto prima, in epoca vittoriana.
In aree geografiche con una cultura completamente diversa dalla nostra, come già detto le donne tendono a prestare attenzione ad aspetti più pratici e “terra terra”, anche a costo di sacrificare la propria emancipazione. Questa è la ragione per cui i maschilisti nostrani mirano a quei paesi nel cercarsi una compagna fissa.
Ma resta il fatto che per le femmine di tutto il mondo è importante riuscire ad accaparrarsi un maschio che secondo la loro comunità di appartenenza è ritenuto al top della lista.
Cosa genera tutto questo nelle donne di ogni latitudine? Il gusto per la “sfida”, cioè il piacere ( o l’ illusione ) di essersi assicurate “er mejo der bigoncio”. E, come abbiamo visto abbondantemente anche su queste pagine, tante donne proprio non accettano che la loro fosse solo un’ illusione che hanno attraversato in un dato momento. Da qui sono nati tutti gli accesi dibattiti sul tema che abbiamo visto.
C’è anche da dire che l’ uomo “pieno di guai” suscita nella donna occidentale ( forse più che in altre ) quel desiderio di “soccorso” che istintivamente ci deriva forse dall’ impostazione cristiano-cattolica che abbiamo assimilato fin da piccolissime.
io comunque sono contro le droghe. attualmente opterei più per un rapinatore.
MG, nell’attrazione per l’ “uomo pieno di guai” si riversano, come in un cocktail, tanti elementi sia istintuali che acquisiti che vanno dalla tendenza femminile all’accudimento “materno”, al solito stereotipo pseudoromantico dell'”io ti salverò”, cresciuto durante il neoclassicismo e durato sino a “ieri”, che porta ancora dentro di sè l’antico ruolo “ancillare” femminile nei confronti del maschio del quale era ancora dipendente. Come si può facilmente notare, oggi questo comportamento è sempre meno praticato dalle donne, che vanno lentamente emancipandosi e liberandosi da quella dipendenza psicologica, con grande dispiacere di buona parte del mondo maschile allevato da madri “ancelle”, cosa che si evince anche su queste pagine dai racconti di nostalgici della famiglia patriarcale.
Questo momento storico dal punto di vista delle relazioni sentimentali è talmente confuso e lontano dai riferimenti relazionali “classici”, che giudicarne la “bontà” con quegli antichi parametri è come voler misurare un campo con le unità di misura agrarie dell’800 e pretendere che vengano capite da chi conosce solo il sistema metrico decimale. Ma come sai c’è ancora chi usa quel metodo, anche se forse avrà misurato un paio di campicelli, e il resto sulla carta.
Ciao Acqua, sono d’accordo con quello che dici, ma come avrai letto io relativizzo le manifestazioni di quella femmininità genetica, e voglio farti una domanda, e cioè, quanto ritieni che la tua “cultura” sociale e i riferimenti sessuali archetipici che la contraddistinguono abbiano inciso sulla tua visione delle cose che dici, e quanto tu ritenga che, seppure cresciuta in un “humus” valoriale diverso dal tuo, quelle istanze si sarebbero potute manifestare come oggi ti succede. Cioè, tu ritieni che la “maschità” misteriosa, torbida e sfuggente che tanto affascina molte delle nostre donne sia comunque attrattiva per tutte le femmine di tutte le latitudini? Per fare un esempio banale, se una bella e intelligente donna Masai, mai “contaminata” dalle immagini della nostra cultura, andrebbe in deliquio, come succedeva alle ragazze dei ’50,’60 e anche’70, per un Elvis Presley “The Pelvis” che dimena provocatoriamente il bacino mentre canta “Heartbreak Hotel”? Famme sapè cosa ne pensi. Cià.
Ma va Suzy che anche tu vai matta per il soggetto “tenebrointroversocomplicato”, lo hai “mostrato” indirettamente in diverse occasioni. Che poi altro non è che la variante intellettualoide del tipo “fuori norma”, che la solita leggenda iconografica di lontana origine religiosa fa immaginare foriero di chissà quali profondità. A te il tipo maschile anche molto intelligente e brillante e magari pure colto, ma ilare e spiritoso, non ti stimola il velopendulo, anzi, ti infastidisce, dì se non è così. Una congrua dose di sofferente malinconia e magari anche l’aspetto chiuso e convalescente del soggetto maschile è più sexy pour toi, n’est pas? Ecco, questi potremmo definirli “ammori diversamente tossici” diciamo. E a me invece stimolano ironie inenarrabili più di quelli realmente tossici, che posso farci. ? Byebye.
Ma dai, Suzy, anche tu hai dichiarato piu’ volte che sei affascinata dall’artista “maledetto” e dal “lato oscuro” degli individui.
Stiamo discutendo di connotazioni di tipo prettamente morale e non di caratteristiche fisiche-corporee.
Che poi a MaryG piacciano anche i “vigorosi”, questi sono suoi gusti personali, attinenti piu’ all’aspetto esteriore. Il “bandito” per alcune donne puo’ essere benissimo impersonato dal fragile e magrolino poeta, un po’ solitario, scapestrato e tenebroso, all’apparenza “alternativo” in quanto si distingue dalla massa per il suo “mood” e per la sua insofferenza alle “convenzioni” che lo rende a suo modo “sfacciato”.
E comunque le categorizzazioni sono solo degli esempi fittizi per per definire gli “estremi”: e’ ovvio che in mezzo si collocano infinite sfumature di tratti caratteriali, talvolta in contrasto tra loro nello stesso individuo.
Comunque ci hai azzeccato: io da piccola ho giocato tantissimo con i puffi. Erano davvero i miei personaggi preferiti e nelle mie innumerevoli storie inventate alternavo spesso, nel ruolo di “protagonista vincente”, il “puffo bandito e passionale” e “il puffo dolce e buono” con una leggera predilizione per il primo.
Ciao Golem,
non ho fatto studi antopologici e quindi non so rispondere con sicurezza alla tua domanda sulla donna Masai.Non ho affermato che la componente “cultural-sociale” non abbia inciso fortemente sulla mia visione delle cose, ma ho solo constatato come questa, per quanto mi riguarda, abbia trovato un terreno “genetico” molto fertile sul quale radicarsi e svilupparsi. Se fossi vissuta in un “humus” valoriale diverso e in un contesto ambientale differente probabilmente avrei altre tipologie di “ideali”, ma credo che la mia “essenza” mi porterebbe comunque a creare fantasie simili. Come MaryG penso che al di la’ delle “contaminazioni” culturali e dei mezzi letterari ed artistici che hanno diffuso e magnificato le “tendenze romantiche” nel mondo occidentale, vi sia un minimo comune denominatore che riguarda il genere femminile ovvero la naturale propensione a collegare al sentimento amoroso ad un’”aura” misteriosa e sfuggente. Ho appena trovato in rete un’affascinante defininzione di “aura” del filosofo Walter Benjamin che adopero’ tale termine per indicare “il carattere individuale e di unicità dell’opera d’arte originale”.
Mi ricollego al discorso di MaryG. quando parla di “desiderio universale di accapparrarsi il meglio” che a mio parere e’ piu’ propriamente il “desiderio di accapparrarsi chi appare unico e si distingue dalla massa”, anche in senso negativo. Il tutto nasce probabilmente da un’esigenza egositica di “auto-affermazione”: piu’ e’ faticosa la “conquista”, piu’ la sfida e’ avvincente e piu’ ci si sente fortificate e forti. Ovviamente il piu’ delle volte si tratta di un inganno di cui si prende coscienza solo una volta sperimentato ed analizzato razionalmente. Sono poi pienamente d’accordo su come la letteratura e la cinematografia abbiano favorito enormemente l’instaurarsi dell’ideale dell’eroe ombroso e “cattivo”. Il mio preferito e’ Heathcliff, quello di “Cime tempestose”. Pero’non disdegnerei neanche un impavido Corsaro Nero o un “selvatico” guerrigliero rivoluzionario che lotta per i diritti dell’umanita’ infrangenone lui stesso qualcuno…
il termine “maschità” è fortissimo boss, mi ha fatto morire. Il vero dramma è che certi nostalgici dei “bei tempi andati” si considerano “maschi” appunto perchè utilizzano certi parametri obsoleti per regolarsi nelle relazioni con le donne, senza invece comprendere che quella non è “virilità”, ma “coglionità”.