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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Acqua, Rossana, meditavo in questi giorni sulle differenti forme di idealizzazioni in campo sentimentale e credo principalmente siano di due tipi. La prima tipologia prevede la costruzione di un’immagine inevitabilmente distorta della persona di cui ci siamo invaghiti. Spesso ci affezioniamo così tanto a questa proiezione emotiva che nemmeno di fronte alla realtà nuda e cruda siamo disposti ad abbandonarla. La ritengo una forma molto pericolosa, in quanto ci impedisce di essere lucidi in merito alla persona che ci troviamo di fronte, giustificando spesso difetti o atteggiamenti che in altri condanniamo ferocemente.
Poi esiste l’idealizzazione della relazione, in cui cerchiamo di ricostruire nella realtà tutti quei fotogrammi, accumulati per anni, che corrispondono alla nostra idea di amore. In questo caso il problema risiede nella difficoltà di scendere a compromessi con una realtà che necessariamente ci comprime e limita, in qualche modo ci tarpa le ali. Credo di ritrovarmi più nella seconda tipologia, avendo sempre fatto fatica ad attenermi ad un rigido principio di realtà.
Cosa ne pensate?
Golem allora forse non hai capito!
Non ho più intenzione di dialogare con te.
Quindi evita sia di contattarmi sia di citarmi nei tuoi commenti.
Punto.
Ciao Rossana
Ci sono molti argomenti interessanti di cui parlare.
Per te e per chiunque altro sono sempre disponibile.
Ciao Suzy, bentornata! La prima forma di idealizzazione che descrivi può rivelarsi in effetti molto pericolosa, soprattutto in alcuni casi estremi (vedi donne succubi di uomini violenti che annullano se stesse giustificando ogni sopruso ai loro danni). In casi meno eclatanti può comunque diventare rischiosa se le basi deboli su cui si fonda l”apparente” tolleranza dovessero improvvisamente crollare a valle di un episodio- evento di “rottura” che riporta alla piena consapevolezza della cruda realtà.
L’idealizzazione della relazione, invece, può servire per migliorare un rapporto ideale. Il non accontentarsi e tentare costantemente di avvicinarsi al nostro ideale di amore , non significa necessariamente volere che l’altro sia diverso da quello che è’, ma impegnarsi nel cercare di reinventare alcune nostre modalità di relazione per giungere al miglior compromesso possibile.In questo senso penso che quindi che questa seconda forma di idealizzazione racchiuda un potenziale di “creatività” positiva che si può esprimere in diversi modi permettendoci di modulare alcune nostre aspirazioni esagerate e di trovare un giusto equilibrio tra desiderio e realta’. Per quanto mi riguarda credo di essermi “inventata”‘questa attrazione parallela nei confronti di uno sconosciuto , proprio per “compensare” degli aspetti che non trovo nella mia relazione reale. Il che non significa che io sia del tutto insoddisfatta della mia relazione, ma solo che in certi momenti”vorrei di più” e quindi non potendo realizzare un desiderio impossibile , preferisco “sognare” che esista un modo per soddisfarlo, pur essendo consapevole che è’ solo una mia invenzione. Probabilmente facendo attenzione che questa “condizione”non degeneri in un auto isolamento /smarrimento in fantasie da romanzo, ma che sia invece utilizzata come valvola di sfogo temporaneo di “tensioni” incomprimibili, si dovrebbe garantire il mantenimento del giusto equilibrio…
Markus grazie per aver fornito alcune informazioni utili a comprendere meglio i tuoi interessi. Credo sia importante riflettere sulle varie esperienze, ma sono d’accordo con Rossana che l’esperienza spesso è’ di aiuto per la presa di consapevolezza e risoluzione del problema, solo al diretto interessato. Difficilmente nei problemi che affrontano gli altri, per quanto simili , troveremo soluzioni per i nostri.
Per quanto riguarda la tua situazione ricorrente ovvero la tendenza a tenere così distinti sesso e amore, mi permetto di ipotizzare che forse sei troppo critico e pretenzioso con le donne che incontri. A mio parere si può far funzionare una relazione di amore (se parliamo di amicizia e’diverso), solo se scatta un’ attrazione fisica supportata da un’attrazione mentale immediata che dovrebbe attivarsi già nella primissima fase dell’innamoramento ( in forma di “potenziale” presenza di aspetti caratteriali desiderabili nella persona incontrata). A questo punto l’attrazione mentale potrà evolvere, con la conoscenza reale della persona, in Amore (uguale: ti scelgo per come sei e mi impegno a scoprire le mie carte per condividerle con te accogliendoti con i tuoi pregi e difetti), oppure essere interrotta a causa della consapevolezza che quello che si credeva di aver intravisto nell’altro e che per noi è fondamentale, in realtà non è presente. In questo secondo caso è’ opportuno considerare che, se l’obbiettivo è trovare per miracolo e senza sforzo la persona giusta, difficilmente si riuscirà a concretizzare un rapporto di amore stabile.
Nell’altra situazione ovvero presenza di attrazione mentale, ma non di desiderio sessuale penso possano nascere forti e stabili amicizie e rapporti di affetto, ma difficilmente nascerà Amore che essendo un’esperienza completa richiede necessariamente, oltre alla condivisione delle anime, il dono spontaneo, gratuito e reciproco della propria corporeità.
“mentre “conosci” scopri che c’é troppo da sapere per una vita sola.”
Golem, proprio così. E’ una cosa di cui ho dovuto prendere atto proprio negli ultimi tre/quattro anni.
Il termine “siffatto” mi ha ricordato il dialogo di una scena dell’ ultima versione cinematografica di Dorian Gray…
Per il resto, non vedo nulla di nuovo: il solito sopravvenire della consueta finta intellettuale che ti “esclude” di proposito per dimostrare che non sei alla sua altezza, ma che così facendo dimostra l’ esatto contrario! ci siamo capiti.. 😉
Chi non riesce a REGGERE IL CONFRONTO non può far altro che cercare di “metterti all’ angolo”. Solita vecchia storia.
Comunque Suzy, io sono un tipo generoso e visto che tu non “ti abbassi” a parlare con me, sarò io ad ABBASSARMI a parlare con te, rispondendo ai tuoi amletici quesiti:
1. La prima tipologia ( le proiezioni ): “Dal momento che mentiamo a noi stessi riguardo ai nostri sentimenti più intimi, l’unico modo per ritrovarli è vederli negli altri: essi ci rimandano l’immagine riflessa delle nostre emozioni nascoste, e questo ci permette di riconoscerle e riappropriarcene. Istintivamente ci ritraiamo dalle nostre proiezioni negative: è più facile esaminare ciò da cui siamo attratti piuttosto che guardare ciò che ci ripugna. ”
Quando insomma operiamo una “proiezione”, sia essa negativa o positiva, su un’ altra persona, stiamo in pratica facendo emergere di riflesso la nostra parte inconscia, che razionalmente tendiamo a reprimere o a soffocare del tutto per qualche ragione. Forse perchè, per esempio, ne siamo intimoriti, o non ne siamo di fatto all’ altezza.
fonte: http://www.jungitalia.it/2014/06/08/la-proiezione-cio-che-vediamo-negli-altri-quanto-ci-appartiene/
2. La seconda tipologia ( il riadattamento della realtà che ci circonda ): per quanto riguarda il secondo quesito, è fin troppo semplice rispondere senza nemmeno avvalersi del supporto di qualche fonte di riferimento. Chi cerca in qualche modo di crearsi una sua realtà parallela, anche di relazione, è perchè evidentemente non è perniente soddisfatto di quella contingente che lo circonda, nella quale probabilmente il partner tende ad ascoltare poco o a ignorare del tutto le nostre istanze più profonde. La realtà non è “rigida” in quanto tale, anzi può essere estremamente “fluida” e creativa, a patto però di trovare qualcuno che sia disposto ( CON NOI E PER NOI ) a “dipingere” quella “tela” che conterrà “mille colori” e che rappresenterà la nostra storia d’ amore con questa persona. Diversamente, se ciò che abbiamo davanti viene percepito come rigido, piatto e immutabile, significa che c’è un blocco, un limite, o una mancanza da parte nostra, oppure da parte dell’ altra persona, oppure da parte di entrambi. Potrebbe essere che questo tipo di persone hanno paura di VIVERE DAVVERO ( cioè di gioire, di soffrire, di AMARE, di odiare, di perdere il controllo e di mettersi nei guai, e di prendere atto delle cose per quello che sono, nella loro accecante bellezza così come della loro orribile crudezza, a seconda dei casi ). E allora si limitano a “vivere” solo con la fantasia.
Voglio comunque riportare anche in questo caso uno spunto interessante tratto da un articolo trovato in rete:
http://www.archetipi.org/psicologia/principio-di-piacere-e-principio-di-realt%C3%A0
La persona ADULTA, insomma, riconosce che l’ appagamento che può ottenere da elementi oggettivamente reali è immensamente superiore da quello ottenibile attraverso la mera immaginazione fine a se stessa.
Non me ne volere Suzy se ho “osato” introdurmi nell’ annosa discussione, per la quale non sono certo all’ altezza, ovviamente.
Finalmente ti arrendi Markus???
O guarda era ora!
E dopo non aver capito un c.... di niente sulla storia di golem e aver detto una valanga di cazzate e cose senza senso su di lui…la tua ultima bella figura di merda l’hai fatta! Adesso è vero…comincia a essere un uomo e trova la tua dignità OK? Bravo .
Camy, sei un “camy umano”. Come i tuoi confratelli professi con convinzione la filosofia della banalità come soluzione ai mali del mondo. Ma espressa con convizione sembra una buona soluzione.
Gli esempi si sprecano anche solo su questo thread
non ho fatto nomi (anzi nick) eppure chissà come mai certi utenti si son sentiti chiamati in causa.. la coda di paglia brucia? eh sì..