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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Suzy,essendo animali sociali, inconsciamente cerchiamo l’approvazione degli altri e scrivere nell’anonimato permette di eliminare quella metacomunicazione che potrebbe comprometterci, nel nostro intento di apparire migliori di quello siamo.
Certo anch’io l’ho fatto, come tutti gli altri. Ma c’e’ chi, anche in un contesto “virtuale”, emerge per “arroganza”ed aggressivita’, quasi a voler nascondere limiti e debolezze ritenute non accettabili che sono però assolutamente umane.
>>> come mezzo per adeguarsi a quella “cultura” del “sembrare”, che oggi è persino magnificata da quella consumistica che si è sovrapposta, dove l’immagine “È” contenuto.
Vado giù piatto, tanto si era capito dove andavo a parare, visto che sto parlando di “bisogno” di verità. Io credo che l’amico Markus sia lo stesso tipo lasciato dalla moglie che a un certo punto ha sentito il bisogno di un figlio, infrangendo il “contratto. Come lo era “l’Erre” di supporto. Tutta la “commedia”, se FOSSE vera, a chi serve? Al dialogo? No, serve a salvaguardare un’immagine che si “vorrebbe” avere di sè e che si vuole avallata da un certo ambito sociale, il tutto depurato da “informazioni” che farebbero pendere l’ago di quella “bilancia” in modo diverso.
È umano, infatti ho sempre detto che Markus mi fa simpatia perchè credo che non se ne renda conto, forse condizionato, come tanti – me compreso – da certe aspirazioni genitoriali che ci volevano “in un certo modo”, quindi lo scuso, e invece mi scuso se avessi sbagliato, e tutti gli indizi fossero coincidenze, ma sono certo di non sbagliare, perchè nella vita tanti ne ho trovati per non sapere riconoscerli
Poi ci sono quelli che “sanno” di fingere di interessarsi dei tuoi problemi ma vogliono solo confrontarli con i loro, e magari sentirsi “meglio” per differenza, oltre che godere dei “ringraziamenti”.
Ecco perché mi piace l’Acqua. Perchè almeno “quella” è…potabile.
MiGolem, non so nulla dell’uomo che non voleva figli, quindi è un argomento su cui non posso pronunciarmi. Quello che volevo dire, è che anch’io ad esempio ho dato un’immagine migliore di “fidanzata”, quasi a voler raccontare a me stessa di potermi assolvere da ogni responsabilità. Per questo ho più volte cercato di aggiustare il tiro, perché so perfettamente che una storia che termina è quasi sempre un fallimento a metà, ma fa male riconoscerlo. Non tanto per gli altri, quanto piuttosto per noi stessi. Fa paura scoprirsi fallibili anche laddove vorremmo dare il massimo, o accorgerci che il nostro massimo non è abbastanza..
Acqua: orecchiette con le cime di rapa.
Per due persone.
750 gr di cime (usare le foglie più tenere e i “fiori” ancora verdi)
200 gr di orecchiette, 300 se fresche.
70 grammi di evo
6 acciughe sotto sale, lavate e asciugate.
1 peperoncino
1 spicchio d’aglio
Sale e pepe.
In una pentola capiente cala le cime pulite al bollore e lascia cuocere per 6/7 min. Poi nella stessa pentola cala le orecchiette e cuocere al dente, salando.
Nel frattempo, in una padella ampia scaldare l’olio sino a farlo fumare, a quel punto spegnere il gas e immediatamente mettere le acciughe il peperoncino e l’aglio schiacciato. Le acciughe si “scioglieranno” sfrigolando, e tu aiutale con un cucchiaio di legno. Attenta quando metti le alici perchè sfiggono con possibili lanci di olio bollente. Per questo devono essere bene asciutte.
Scola bene pasta e cime e poi rimetti tutto nel pentolone, e versaci subito l’olio mescolando, tolto il peperoncino e l’aglio.
Impiatta e dagli un giro di olio a crudo regola il sale, pepaunpo’ e servi.
Una variante ancora più “rude” prevede che spolverizzi del pan grattato che avrai tostato in padella con un filo d’olio.
Il vino è rosso. Consiglio un Salice Salentino, un Negramaro o Primitivo di Manduria a temperatura ambiente, aprendo se possibile la bottiglia un’oretta prima. Ovviamente da bere nel bicchiere adatto al rosso.
Non è erotico? Secondo me moltissimo. E dopo, chi vi ferma “chiù”.
P,S. Salutami il tuo sistema nervoso “simpatico”…
Quella che tu definisci “coscienza” è ciò che io chiamo”anima” e, da quello che scrivi, anche tu “ammetti” che l’istinto, ovvero le “ spinte” fisiologiche, non sono predominanti su altre “istanze profonde”, ma procedono, appunto, in tandem alternandosi alla guida.
Per quanto riguarda il cibo, è vero, quel tipo di piacere e di appagamento è molto simile…mmmmmmm…..Secondo me tu e Sally finirete nel giro dei lussuriosi, mentre io mi piazzerò in quello dei golosi a mangiarmi le orecchiette (grazie in anticipo per la ricetta!).
Markus tu non volevi figli? Se hai omesso questo particolare importante, non è possibile confrontarsi sull’ ingiustizia che ritieni di aver subito. Tu sembri ancora innamorato della tua ex e anche il fatto che scrivi qui lo dimostra. Perché non pensi alla tua attuale relazione e continui a rimuginare sull’”umoralita’” delle donne e sul passato?
Chi scrive qui è perché ha un problema e io non ci credo che tu stia bene con te stesso: vorresti dellle rassicurazioni che noi non siamo in grado di darti.
Golem, io credo che anche tu scriva qui per un qualche motivo/questione irrisolta, ma non riesco a capire quale.
Golem, che dirti, sono ammirata da come scrivi, hai la qualità di spiegare le tue ragioni in modo ineccepibile. Vorrei sinceramente avere anche io questa qualità ma mi rendo conto di essere spiazzata da certa arroganza che si vede in questo forum, e di non rispondervi in modo adeguato. Fa piacere confrontarsi con persone come te.
Mah, Acqua, parlare della differenza tra le due definizioni sarebbe impossibile, perchè entrambi attengono a entità non qualificabili dal punto di vista ontologico essendo “anemos” come dicevano i greci, vento. Si sente ma non si vede. Ma da positivista cartesiano so solo quello che vedo, e io vedo, e credo, che l’intelligenza sia stato un “incidente di percorso”, non certo un regalo divino, per chi pensa ad un Entità decisoria che ci avrebbe favoriti. Questo è quello che crede l’uomo che tende ad essere antropocentrico da quando è “cosciente” dei suoi poteri, ma purtroppo “ignorante”.
D’altra parte il ricorso ad un Signore è un’emanazione proprio di quella tendenza umana di mettersi “al centro”, in quanto “essere superiore” perchè dotato di capacità “speculative” che gli animali non hanno. Ma sfido chiunque a dire che alcuni di questi non hanno “sentimenti” che spesso sono pari a quelli umani, e chi ha avuto un cane lo sa. Allora, hanno l’anima?
È ovvio che i fenomeni che lo “speculatore ignorante” non conosce li riporti a quell’Entità, ma questo è il bisogno umano di dare un senso a quella vita intelligente che sta vivendo, non volendo accettare che tutto finisca dopo un certo numero di anni.
Intorno a questo dubbio è cresciuta quella che tu chiami trascendenza e religione, anima compresa.
Ho già detto che se esiste Dio, noi per lui conteremmo come un ameba. Ma non ci sta certo aspettando come molti credono, perchè >>>
>>> quando tireremo il calzino muore il sogetto ma non la vita, nel senso che cambia in forme diverse ma continua. Finiamo noi come individui “speculativi” che sperano di non perdere quella coscienza, o anima se vuoi, che però è nata con noi, e neanche subito, visto che impieghiamo anni per “riconoscerci”, e quindi sorge la domanda che ci fa chiedere quale sia il momento in cui si presenta, o se non è la conseguenza dello sviluppo delle sinapsi. Senza contare che se esiste un’entità immortale, come l’anima, dov’era questa prima che nascessimo?
Tu fai bene a crederci, è un bel vantaggio nella speranza del dopo, io invece non credo, ma spero di essere smentito ovviamente.
Tuttavia, come ho già avuto modo di dirti, l’uomo può vivere momenti “divini”, e l’amore è uno di questi. Ma quei momenti sono il giudizio che gli da l’intelligenza per le sue capacità di “sentire”, che però si perdono di fronte a quello che non si capisce, e “certi” momenti di intensa e impossibile felicità non hanno spiegazioni.
È così che si manifesta “Dio”, ma è un dio che si è “fatto” l’uomo per le ragioni che ho esposto prima, non certo quello Vero, che “vediamo” da vivi perchè ne “abbiamo” bisogno. Non è Lui che ha fatto noi, ma noi che abbiamo fatto Lui, perchè abbiamo “paura” della morte, della solitudine senza speranza. Ricordi Cast Away? Ecco Dio per l’uomo è come Wilson per il naufrago Tom Hanks. Un pallone da rugby con cui parlare e sperare.
Suzy, quello che invece ci vorrebbe qui è esattamente il contrario, cioè mostrarsi nelle proprie debolezze. Potere “confessarsi” per alleggerire l’angoscia dei fallimenti nascosti dall’anonimato.
Invece no, si finge di essere quello che non si è perchè se questo è stato per caso appurato nel mondo reale o sospetti che stia per succedere, almeno in quello virtuale devo rifarmi.
Ma che ti rifai? Di cosa! Di far credere a qualcuno messo peggio di te che sei così o cosà? E poi? Cosa succede? Non torni sempre a quella reale di vita, dove il fallimento, giusto o ingiusto che sia stato, ti torna sulla testata del letto ogni volta che cerchi di dormire?
Lo abbiamo detto più volte che questo è un rifugio, spesso non diverso dal buco dove lo struzzo mette la testa, ma potrebbe essere un posto davvero utile se alcuni si avvicinassero come farebbe un etilista pentito alla sede di “alcolisti anonimi”. Raccontando tutto, a sè stesso più che a chi lo legge.
Il Professor Yog certo non vi entrerebbe, perchè lui è felice della sua nardofilia, ma neppure per le ragioni metaforiche appena citate. Perché uno così non ne ha bisogno. Si capisce presto che è com’è.