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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Suzanne, intanto parli di essere stata “follemente innamorata” del tuo ragazzo. L’innamoramento, tante volte se ne è discusso qui, è molto diverso dall’amore. Non a caso parli di follia.
Premesso ciò scrivi comunque che non hai mai smesso di amare il tuo ragazzo. E ci credo se davvero dici di averlo amato. Non so quali siano stati i motivi per cui tu abbia preso la decisione di lasciarlo, ma da quel che dici deve essere stata una decisione presa per un qualcosa che non poteva essere risolvibile. E capisco, capita. Ma immagino che entrambi siate arrivati alla conclusione che nulla di più poteva essere fatto per salvare il vostro rapporto.
Markus, dopo tredici anni non credo di poter parlare solo di innamoramento! In realtà non è stato fatto tutto il possibile per salvare il rapporto: lui avrebbe potuto diventare “adulto”, io avrei potuto invece continuare ad aspettarlo. Ciascuno di noi ha fatto le proprie scelte e ne ha pagato le conseguenze, anche se siamo riusciti a salvare perlomeno l’affetto e il rispetto che ci hanno da sempre legato. Ho voluto semplicemente riportare il caso di una persona che ha lasciato, pur avendo amato, e davvero tanto.
Buonanotte, gente ????
Buongiorno ?❤
Buon pomeriggio e anche buonasera. ??
In teoria dopo tredici anni non si dovrebbe parlare solo di innamoramento, ma pare che fin troppo spesso accade che anche dopo tanti anni non si sia ancora bene capito cosa si prova realmente.
Ma probabilmente questo non è il tuo caso.
Mi viene da chiederti soltanto se, quando tu lo hai lasciato, lui non abbia fatto nulla per trattenerti oppure si è reso conto che non poteva fare molto per riuscire a venirti incontro.
Mi chiedo ancora cosa vuol dire, per te, diventare “adulto”. Cosa volevi che lui facesse che, in sostanza, sembra non ti andasse bene più.
Ma a lui invece tu continuavi ancora ad andare bene così come eri ?
Rossana, non so quanto sia vero il fatto che alcune donne non dichiarino apertamente quello che non va all’uomo con cui fanno coppia. A me sembra di no, anche perché credo sia impossibile pensare che tutto ciò che pensa o fa l’altro/a possa essere perfetto. Ho constatato di persona nel corso degli anni che, se c’è qualcosa che non va le donne te lo dicono. Il problema è che spesso cambiano opinione. Nel senso che ciò che prima era un pregio o, semplicemente, andava bene, dopo diventa un difetto e si pretende un cambiamento, che a volte non è facile possa avvenire, o almeno non sempre o non in breve tempo.
Personalmente non ho mai preteso di cambiare la mia donna. Mi sono impegnato con tutto me stesso per cercare di conoscerla a fondo apprezzando i pregi e accettando tutti i difetti. Ribadisco il concetto di sapere ciò che si vuole perché non si può continuare a vivere un rapporto sapendo di non condividere un elemento importante per il prosieguo di una vita di coppia in termini quali una convivenza o un matrimonio.
Conosco l’utente di cui parli, avendo scambiato con lui diverse mail in passato. Confermo la similitudine del caso, che ho riscontrato anche con altre due utenti donne con le quali ho avuto lo stesso interscambio.
Quattro batoste affettive una più dura dell’altra che lasciano segni indelebili nell’animo di chi nel vero sentimento crede veramente.
Quattro legami interrotti da due comuni denominatori: il cambio di rotta di uno dei due partner che spiazza l’altro/a, il quale, nonostante ciò, si sforza di modificare il proprio progetto di vita nonché il suo modo di essere in forza del sentimento che prova e la presenza di una ovvia terza persona.
Non mi pare che oggi i legami amorosi durino più a lungo del passato.
Markus, ci siamo conosciuti al primo anno di università ed eravamo molto simili, ci siamo subito riconosciuti come “animali della stessa razza”, un po’ sognatori, molto idealisti. Ci siamo nutriti per anni di pensieri astratti, sogni, fantasie, ed è stato bellissimo. Ma ovviamente la vita esige anche una parte più pratica, forse meno poetica, ma necessaria. Così io mi sono ritrovata in un vortice di impegni, progetti, obiettivi. Studiavo e facevo quattro lavori per pagarmi università e mantenermi. Lui invece è rimasto come in un limbo; non lavorava, non studiava, non sapeva quel che voleva, era come cristallizzato. E ti parlo di una delle persone più intelligenti e capaci io abbia mai conosciuto. Questo suo potenziale sprecato mi faceva imbestialire, per anni ho cercato di scrollarlo, anche molto duramente, anche se intuivo la sua sofferenza. Non riuscivo a capacitarmi di come non reagisse, lo consideravo anche una mancanza di rispetto verso di me, che mi sono sempre fatta un mazzo infinito per raggiungere ogni piccolo, minuscolo obiettivo. Lui dava gli esami all’università senza studiare e prendeva il massimo, io magari dovevo studiare per quindici giorni. Morale: lui non ha finito, io mi sono presa due lauree. Lo dico per far capire come il potenziale da solo non basti: è bello, sano, intelligentissimo, eppure non ha saputo sfruttare appieno le sue risorse. Sì, lui avrebbe continuato la nostra storia senza cambiarne una virgola, rimanendo sempre mezzo fuori, perché
È il suo modo di vivere, sentire sempre di avere una via di fuga. Io negli ultimi anni ho iniziato a sentirmi bloccata, come se mi trascinasse nelle sue sabbie mobili. Ci siamo allontanati diverse volte, ma l’ho sempre considerato la mia metà, quindi non ho mai preso una decisione netta. Ancora adesso ho bisogno di sentirlo parte della mia vita. Comunque no, non ha lottato per salvare le cose, perché credo fosse convinto che alla fine sarei tornata. A parte lati del mio carattere molto spigolosi, credo di essergli sempre andata bene così come sono. Ma anche lui mi andava bene, solo che avevamo una visione di vita ormai agli opposti.
Scusa se mi sono dilungata, è difficile spiegare dinamiche complesse in poche parole…