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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, LAD, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Sicuramente hai dimenticato che non stai in grazia di Dio. Vai a confessarti!
No Suzy, quelli sono limiti, e lo sai bene. Io sono me stesso, da sempre e ne pago le conseguenze. Nonostante non mi possa lamentare dei traguardi raggiunti avrei potuto arrivare a livelli molto più elevati socialmente se non avessi quei limiti. Purtroppo se uno è un fesso con me lo capisce che lo penso, fosse anche Dio: non riesco a trattenermi.
Ricordo un certo professor Rosso alle medie (avviamento al lavoro. Le medie dei proletari) che mi anticipò quanto ti sto dicendo, e a scuola sono stato sempre molto bravo, e senza fare il secchione. Mi fregava la “condotta”.
Da giovane adulto, un AD mi promise che avrei fatto una carriera di altissimo livello per le qualità che mi riconosceva, ma il prezzo era nel motto latino che pronunciò per farmi capire l’antifona: “do ut des”. Che tradotto dal politichese era entrare in un giro di tangenti milionarie per fare da collettore, diventando uno schiavo ricco quanto ricattabile. Sono un pessimo elemento, ma non sono sul mercato. Troppo anarchico per essere vendibile.
Belli i tuoi “difetti”, classici direi. Hai dimenticato “buonista”, che è un retaggio della tua educazione vetero cattolica con sfumature idealistiche. Non è colpa tua. Tu come Rossana non ve ne accorgete neanche. Forse è un bisogno di espiazione dei sensi di colpa che quella educazione vi ha inculcato, che in certi momenti vi fa apparire grottesche nella strenua difesa dei cosiddetti “deboli”. Che peraltro manco ve lo chiedono. >>>
>>>
Si, sei dogmatica, e quella una tua debolezza. Ti manca forse una visione del mondo piú ampia e meno idealizzata. Serve l’esperienza. Sei giovane. Hai tempo
Parlami dei miei limiti visti da te.
Tralascia egotico, travisatore e gli altri due che conosciamo già.
Ciàciacciàvo
Walk, sei scusato per le ferie.
Forse sei più giovane di me, ma ai miei tempi le assemblee erano infuocate. L’occupazione finì perché alla fine non c’era più nessuno disposto ad assumersi gli oneri ed i rischi. Quelli che se ne andarono prima erano quelli che delegavano oneri e rischi agli altri… e che occupare è bello. 10 giorni prima vi fu una carica della polizia in un’altra scuola con 7 feriti. Noi cominciammo in contropiede fopo che finirono gli altri.
Peró, originale come sempre. Secobdo mè è più interessante quella del signor “Crededisaperetuttolui”. Anche più tragica direi.
Golem, guarda che la mia difesa dei “deboli” è puramente egoistica: io difendo semplicemente la mia potenziale libertà non ancora espressa. Se, ad esempio, scrivessi una lettera a mia madre morta, mi uscirebbe il fumo dalle orecchie a leggere certi commenti. Guarda, è da diversi anni che cerco di liberarmi dalle catene del sostrato cattolico, soprattutto sul senso di colpa, ma la strada è ancora molto lunga. Mi sento in colpa persino quando ho la febbre e non posso lavorare, figurati! Credo di avere un senso di colpa nel cassetto per ogni persona a cui voglio bene; ho cercato di fare pulizia ma invano, mi ritornano fuori quando meno me l’aspetto. Ho una predilezione per i disadattati incazzosi ( odio chi si fa commiserare), che poi sono quelli che più si legano a me. Ah, ho dimenticato che sono polemica per sport, te ne sei accorto?;)
Il tuo limite più grande, secondo me, è che non ascolti veramente il tuo interlocutore. Sei molto rigido nell’incasellare le persone e non torni mai indietro a revisionare i tuoi giudizi. Questo si collega all’eccessiva coerenza che, per me, è sempre un limite, perché non ti permette di esprimerti anche in contrasto, ogni tanto, con ciò che sei stato fino a ieri. Poi utilizzi la tua cultura molto spesso come arma contro gli altri; sarebbe bello invece condividere, mettere a disposizione…
Suzy, l’intervento nella lettera della mamma non era certo per ironizzare con l’autrice della medesima, ma per chi si intrufola per farsi “notare”, ostentando un “dolore” che richiederebbe più discrezione secondo me.
Tu non te ne accorgi, ma è una forma di ostentazione vittimistica che utilizza una sincera sofferenza altrui per far sapere che la sua non lo è da meno. Sai quanta gente c’è che ha avuto lutti dolorosi? Tutti, me compreso, come saprai. Ne ho parlato a suo tempo per spiegare un certo iter sentimentale che la povera “Virkus” non ha potuto seguire, (e se anche lo avesse fatto non avrebbe capito niente, perchè tu no, ma io so chi è) ma non trovo elegante andare a rimorchio di certe cose.
Comunque, io la penso così.
Si li incasello e raramente mi sbaglio. Mi spiace sottolinearlo, ma a Fra che mi scrive dopo un anno dicendomi che avevo ragione (e non è stato il solo) avrei dovuto rispondere che lo sapevo già un anno fa, proprio perché sono certo di quello che dico.
Permettimi di dirti che sai che ti stimo per l’intelligenza, devo avertelo già detto credo, e se anche posso farti male non dico quello che penso di te con questa intenzione, ma solo perché lo ritengo onesto. Ma verso certi tubi digerenti, stupidi, invidiosi e ottusi non ho pazienza. Non posso rispettarli.
In te vedo la possibilità di un dialogo, con altri è impossibile.
La cultura come arma? E cosa dovrei fare, adeguarmi allo scontato, ai luoghi comuni, agli stereotipi? >>>
>>> Ma non vedi quante banalità si leggono? Avrai seguito la nota vicenda nel quale prevaleva “l’acqua calda” come replica ai miei ingenui tentativi di portare il discorso su un livello più adeguato, puoi dire onestamente che lo facessi per ostentare sapienza, e verso chi? Verso chi non capendo e non sapendo voleva portare il dialogo su un piano da litigio da pianerottolo? Suzy, qui c’è molta gente che viene per vincere dei complessi che non sa neppure di avere, presentandosi con la faccia di chi è credibile perché segue una certa “etichetta”, ma finge, perché è solo in cerca di visibilità. E attenzione, non mi sto riferendo in particolare, ma in generale. Certo vi sono particolarità “straordinarie” in questo senso, ma io le scovo, e non lo faccio solo qui. Ho decine di anni di esperienza con pochissimi sbagli.
Detto ciò mi fa piacere che parli liberamente del senso di colpa e delle sue conseguenze, da cui farai bene a liberati senza pentimenti Quello è uno dei grandi peccati che la sottocultura cattolica ha da farsi perdonare, che ha fatto, fa e farà all’umanità che è stata, è e sarà sottoposta alla sua “disciplina”. Cristo si è fatto ammazzare per noi e noi dobbiamo sentirci in colpa per questo. Questo è quello che mi dicevano alla Casa Buoni Fanciulli durante il catechismo. “Scusa don Mario, ma perché Gesù si è fatto uccidere per me, e io mi devo sentire in colpa. Io non glielo avrei mai chiesto.” “Zitto Golem, sei sempre il solito. E vai a confessarti”
Pax, le riunioni di quel genere sono sempre infuocate e sempre lo saranno, per questo alle volte è necessario allontanare gli esagitati.
Alla fine non mi hai detto il motivo del tuo allontanamento, se eri calmo e hai espresso un parere che poi hanno anche approvato, non mi spiego il gesto… Forse si tratta di un motivo politico, forse eri l’unico rappresentante di una forza politica di opposizione, in quel caso non potevi aspettarti altro, eri considerato un disturbatore a prescindere.
Io ho superato di qualche anno i quaranta, quando frequentavo la scuola era ancora una novità l’occupazione, di solito le proteste erano scioperi di qualche giorno, non ho mai assistito ad assalti della polizia, si risolveva tutto in modo abbastanza pacifico.
Comunque, tornando al concetto “soli contro tutti”, ribadisco che non sono contrario alla difesa e alla libera espressione dei propri pensieri, ci mancherebbe, contesto solo il modus operandi, se la tua libertà di espressione risulta molesta nei confronti della comunità, allora ritengo che la tua libertà si trasformi in una sorta di imposizione.
Io penso pax che nel tuo esempio, hai sbagliato il modo di porti nei confronti dell’assemblea, perchè hai solo ottenuto un allontanamento, viceversa i restanti trenta partecipanti hanno avuto il comportento giusto da tenere in questi casi ed infatti hanno ottenuto l’approvazione dell’assemblea.
i-pò-cri-ta
Falso, che finge.
dal greco: ypo sotto krinein spiegare. Nell’antica Grecia l’ypokrites era l’attore.
Di questi tempi mi pare che quella degli ipocriti sia diventata una categoria generale, un mare magnum, un canale di scolo: quando qualcuno delude, quando fa scelte impreviste che feriscono, quando mente, quando, insomma, il suo comportamento e i suoi sentimenti sfuggono alla comprensione, allora lo si chiama ipocrita, bollandolo, sigillandolo in uno scatolone e rinunciando a comprendere i suoi perché – e perciò rinunciando a reagire con intelligenza.
A chiunque è certo capitato di vedere scritte frasi profonde come “Io odio i falsi e le falsità” “Io odio gli ipocriti e le ipocrisie”. Sono ovunque. Modi come altri per dire “Io rinuncio a capire”.
Quella che grossolanamente si liquida come finzione e ipocrisia è spesso il risultato di profondi moti interiori: non è possibile, con due soli occhi, percepire contemporaneamente e in maniera diretta ogni sfaccettatura di un gioiello – ci si deve arrivare con l’intuizione, senza tarparla bollando prematuramente la persona di ipocrisia.
Farlo o non farlo è una scelta, e qualificare sbrigativamente le persone come ipocrite e false rende pretenzioso il voler essere compresi.
(Da: https://unaparolaalgiorno.it/significato/I/ipocrita)
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non mi sento PER NIENTE ipocrita. tendo a minimizzare l’importanza di quanto affermo, o ad affidarlo a voci altrui, che, di per sé, non sembra un gran male…