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di LAD
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 22.967 commenti

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  1. 22961
    Gabriele -

    @Suzanne, ti ricordo il contesto del discorso, che é la discriminazione femminile o delle donne in Italia, della quale a richiesta di fonte, é stato fornito un report STATISTICO obiettivo ed autorevole. Chiaro che la situazione é diversa fra i vari paesi del mondo, tipo in Italia ed Afghanistan, per ovvi motivi, ma in premessa c’è già stata l’affermazione di tale differenza, ovvero che l’Italia é un Paese a cosiddetta economia avanzata, e dove la questione di parità fra generi e discriminazione nei confronti della condizione femminile si propone, secondo le fonti che ti sono state già riportate. Ora toccherebbe a te fornire le fonti di ciò che dici, che evidentemente non vuoi fornire, pur avendo insistito sulle “argomentazioni” da portare a SUFFRAGIO di ciò che affermi e cioè che secondo te, il problema non sarebbe poi così importante o meritevole di un confronto, va benissimo, ma allora se ti basi esclusivamente su un opinione, senza pensare a fornire un dato o un report,…

  2. 22962
    Gabriele -

    …inutile dire a gli altri che per argomentare ci vogliono i dati, perché la prima a doverli fornire, secondo questa, linea logica dovresti essere tu. Poi altrimenti, sembra che ti permetti di sindacare, su quali opinioni siano condivisibili e quali no, ognuno ha diritto alla propria opinione. Sei ancora nell’ambito della singola opinione, non hai riportato dei dati, nessuno…
    Attendiamo con ansia, anche per coerenza visto quello che hai dichiarato prima.

  3. 22963
    maria grazia -

    Suzanne sapevo che avresti scritto una cosa del genere, ma non ci sono “sfumature” da capire. Chi vive un disagio deve porvi rimedio. Stare male non è una giustificazione per perseguitare gli altri. Se c’è una incazzata con il mondo quella sei te, forse proprio perché ti rendi conto di essere sottomessa, agli uomini così come al sistema. Io non mi sottometto a nessuno dei due. Tutto qui.

    Le fonti vuole..ma si può!

  4. 22964
    Gabriele -

    Poi, per quanto riguarda il divorzio, che l’uomo sia benestante o meno ha poca importanza, perché il fine ultimo del divorzio é fare in modo che sia il più lucroso possibile: da un contesto di comunione dei beni, che é il Matrimonio, il divorzio diventa l’occasione ultima di castrazione economica, nei confronti dell’elemento della coppia che ha i valori più ampi, disolito é l’uomo, ed ecco che puntualmente arriva l’attribuzione per esempio degli alimenti, all’ex moglie, perché “c’è il tenore di vita durante il coniugio”. Quindi si instaurano dei meccanismi di dipendenza economica e di debiti, e perdita sotto tutti i punti di vista. Chi ci guadagna? Gli avvocati divorzisti. Di certo non chi divorzia.
    Inutile dire, che non intendo espormi a situazioni del genere, la mia ragazza sa, che non riceverà mai la proposta da parte mia, perché non voglio divorziare da lei, ed é per un certo verso, molto romantico.

  5. 22965
    maria grazia -

    Gabriele condivido la tua scelta, anch’io per principio sono contraria al matrimonio. Tieni presente comunque che per la legge la tua partner avrà gli stessi diritti di una moglie se vivrete assieme e avrete dei figli.

    Il divorzio incide sulla condizione economica. Se si è in comunione dei beni il coniuge più abbiente ci rimette. Un conto però è pagare gli alimenti e dover andare via di casa se sei benestante, altra cosa è doverlo fare se guadagni 1000 euro al mese. Sta qui la differenza. È per questo che i divorzi sono più frequenti tra i ricchi.

    In Italia comunque la maggior parte della popolazione è povera, sia uomini che donne. Guadagnare 1000 euro al mese, cioe’ il normale stipendio in Italia, vuol dire essere poveri. Sono davvero pochissimi coloro che possono permettersi di divorziare senza seri contraccolpi a livello pratico. Molte donne italiane divorziate non ricevono alcun mantenimento e in più hanno l’onere di dover mantenere i figli.

  6. 22966
    Gabriele -

    Se si trattasse dei figli, Maria Grazia la musica cambia. Certo che li mantengo, ma di certo il mantenerli non deve passare dal “sindacare” del genitore convivente coi figli, perché lí é chiaro che ad un certo punto c’è la tendenza a dire “se devi rompere l’anima, arrangiati”, e dunque gli alimenti per i figli a volte decadono per questo, e chi non li versa, se dimostra di partecipare comunque alle spese per i figli, può anche non versarli. I figli invece vengono usati il più delle volte come un vero e proprio ricatto: se sei bravo te li faccio frequentare, se non sei bravo non te li faccio frequentare. Come se il diritto di un genitore di frequentare i figli, dovesse passare da un genitore, e non dal diritto naturale prima e giuridico poi, altro punto la frequentazione dei figli non é mai subordinata dal versare gli alimenti, al genitore convivente, anzi e questo é l’aspetto importante, il genitore convivente deve attivarsi per favorire al meglio la frequentazione fra i figli…

  7. 22967
    Gabriele -

    …ed il genitore non convivente. Poi secondo me, tutto il casino si risolverebbe in una cosa sola: anticipare parte dell’eredità familiare, in sede di divorzio, invece di assegnare la casa ad un genitore, che poi sarà il genitore convivente, assegnare la casa ai figli, anche solo simbolicamente, e poi si vede quale genitore é piú adatto ad essere genitore convivente. Tipo per esempio se caratterialmente é piú accondiscendente nei confronti degli altri pure dell’ex, difficilmente romperà le balle per gli alimenti ai figli.

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