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LAD
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Dal MIO punto di vista,
poiché si nasce e si muore soli, il mondo in cui si apre e si chiude la nostra breve esistenza è essenzialmente quello costruito dalla nostra mente e dalle nostre esperienze, tutte diverse nell’uniformità dell’esistere, che solo per noi stessi rappresentano il nucleo essenziale del ciclo vitale in cui siamo calati.
In questo ambito agisce nella maggior parte degli esseri umani adulti l’istinto di procreazione, che è “dare”, su cui si è innestato nei millenni quello di Amore, nella sua forma più libera, seppur derivante dall’attitudine di tenerezza e di protezione sperimentata nell’infanzia, senza la quale nessuno potrebbe sopravvivere.
Il sentimento, che nella maggior parte dei casi è parte integrante della sessualità, diventa poi ovunque a vari livelli pervasivo, nell’etensione d’amore da “dare”, cioé da “offrire” e, se possibile, da “condividere”, sia pure quasi sempre in disparità di entità/profondità. A maggior ragione all’interno della coppia, dove, senza la radice sensuale, il rapporto emotivo fra i partner non sarebbe che affetto.
L’innamoramento/eros, che segue l’infatuazione (come l’amore/caritas segue l’innamoramento), ha origine precipuamente da uno dei due partner, a cui l’altro, in tempi di solito abbastanza rapidi, può rispondere con minor o maggior adesione. Nessuna delle varie fasi che compongono un’esperienza emotiva è più importante della precedente. Sono tutti frammenti che hanno in se stessi pari intrinseco valore.
L’unione di coppia ha modo di prolungarsi oltre la nascita di un cucciolo se trova basi di condivisione in altri aspetti pratici di convivenza/sussistenza e condizioni favorevoli per innestarsi, infine, in una fase di più o meno lunga quotidianità/stabilità.
Fermo restando che gli esseri umani in genere non sono per natura monogami e che nessuno può condizionare i sentimenti di un altro.
segue…
E’ l’orientamento sensuale istintivo del singolo, unito a sentimento, che in genere avvia l’iter d’amore. Questi impulsi primari, facenti parte di due componenti diverse, facilmente distinguibili da chiunque abbia un minimo di esperienza pratica/maturità mentale, possono essere identificati e quantificati con relativa sicurezza SOLO da chi li prova, benché di solito il primo non perduri molto a lungo dopo aver esaurito la fase acuta.
Se la relazione (composta di sesso, sentimento e comuni obiettivi) si basa su identità mature e su una sufficiente equità di sincera condivisione volontaria dell’unione, il riverbero erotizzante della radice potrebbe non svanire mai del tutto, pur mutando in affettuoso attaccamento l’aspetto più passionale che ne fa parte.
Comprendo chi preferisce avere una visione bilaterale del rapporto amoroso perché, di fatto così si delinea nei casi di miglior concretizzazione. PER ME, invece, è vivificante soprattutto quello che si prova in prima persona, perché lo ritengo maggiormente sicuro e quasi sempre più duraturo.
Si può essere ingannati dall’altro, che mai si conoscerà a fondo nei suoi più reconditi intenti, e ci si può, volendo, anche autoingannare. La differenza, non di poco conto, è che nell’ultimo caso non si può che esserne consapevoli.
Si può amare chi ci corrisponde poco o male, o continuare ad amare persone che hanno dichiarato di amarci e poi si sono allontanate, per loro scelta o a causa di eventi che non si è stati in grado di piegare in una continuità di rapporto. NON può essere la durata né la convivenza a sancire autenticità.
Mi affascina la forza centrifuga che ha l’immenso poter di trovare i riscontri meno prevedibili e di diffondersi molto al di là del personale sentire. L’amore provato non potrà mai esaurirsi del tutto, pur permanendo spesso come brace sotto la cenere.
Non cerco consensi sui MIEI concetti ma ne rivendico con forza la dignità.
E chi te li tocca i tuoi concetti. Ripeto sono parole bellissime che non possono non commuovere, proprio perché sono chiaramente “ideali”, ma cozzano con la realtà che è intrisa di cose “terrene”, che sono piene di mediocrità, egoismi grandi e piccoli e di bisogni umani, a volte anche volgari, e non “divini” per come appaiono in quella idilliaca descrizione. Pensare di elevarsi ai livelli descritti nel tuo post significa illudere le ingenue ragazzine che vengono qui a cercare conforto per qualche fregatura in corso d’opera o appena presa.
Un sentimento deve essere ricambiato, concreto, reale per avere dignità, altrimenti la dignità la perdi sprecando “l’espressione più alta di sé che può offrire il singolo individuo”.
E poi la vita è come una scultura da realizzarsi col passare degli anni. Bisogna togliere il superfluo e arrivare al nocciolo delle nostro IO, e non coprirlo con tutta quella RETORICA che in 2000 anni di sessuofobia, misoginia e culto della sofferenza il cristianesimo ci ha propinato.
Mi sembra di leggere Rossella, che non ha avuto una sola storia ma sembra che le conosca tutte, sin nei minimi e più assurdi dettagli, introvabili persino nei romanzi rosa a forte componente romantica.
E’ la solita storia, come si dice, chi sa fa, e chi non sa insegna.
Mai mi definirò maestro di niente, sarò sempre un dilettante in tutto, letteralmente, che si diletta cioè, ma se ho risolto qualcosa nella vita è stato quando ho affrontato i problemi e li ho risolti, senza cercare soluzioni astruse o idealizzanti. Ma se poi ne parlo, è perché quei fatti che racconto, e le conclusioni che ne ho tratto, LI HO VISSUTI, non immaginati, idealmente.
Certo se poi si vuole discettare facendo aulica accademia, “famola”. Il flatus vocis non si nega a nessuno.
P.S: Comunque io non sono nato solo. Oltre la mamma, c’era l’ostetrica e la nonna. Poi c’era zia Anna che portava “l’acqua calda”. Come si vede nei film, e da un po’ pure su LaD.
Diventiamo dipendenti da ciò che riesce a soddisfare i nostri bisogni emotivi. Chi meglio del Creatore? Perdiamoci in Lui come in un mare d’Amore per ritrovare noi stessina bambola di sale voleva ad ogni costo conoscere il mare.
Era una bambola di sale, ma non sapeva che cosa fosse il mare. Un giorno decise di partire.
Era l’ unico modo per soddisfare la sua esigenza.
Dopo un’ interminabile pellegrinaggio attraverso territori aridi e desolati, giunse in riva al mare e scoprì qualcosa di immenso e affascinante e misterioso nello stesso tempo.
Era l’ alba, il sole cominciava a sfiorare l’ acqua accendendo timidi riflessi, e la bambola non riusciva a capire.
Rimase lì impalata a lungo, solidamente piantata al suolo, la bocca aperta.
Dinanzi a lei, quell’ estensione seducente. Sì decise. Domandò al mare :
– Dimmi chi sei ?
– Sono il mare.
– E che cos’è il mare ?
– Sono io !
– Non riesco a capire, ma lo vorrei tanto. Spiegami che cosa posso fare.
– E’ semplicissimo: toccami.
Allora la bambola si fece coraggio. Mosse un passo e avanzò verso l’ acqua.
Dopo parecchie esitazioni, sfiorò quella massa con un piede.
Nè ricavò una strana sensazione.
Eppure aveva l’ impressione di cominciare a comprendere qualcosa.
Allorchè ritrasse la gamba, si accorse che le dita dei piedi erano sparite.
Nè risultò spaventata e protestò :
-Cattivo ! Che cosa mi hai fatto ? Dove sono finite le mie dita ?
Replicò imperturbabile il mare:
– Perchè ti lamenti ? Semplicemente hai offerto qualche cosa per poter capire. Non era quello che chiedevi ?
La bambola disse:
– Sì veramente… non pensavo… ma…
Stette a riflettere un po’. Poi avanzò decisamente nell’ acqua. E questa, progressivamente, la avvolgeva, le staccava qualcosa, dolorosamente. Ad ogni passo, la bambola perdeva qualche frammento. Ma più avanzava, più si sentiva impoverita di una parte di sè, e più aveva la sensazione di capire meglio. Ma non riusciva ancora a dire cosa fosse
il mare.
Cavò fuori la solita domanda:
– Che cosa è il mare ?
Un’ ultima ondata inghiottì ciò che restava di lei.
E proprio nell’ istante in cui scompariva, perduta nell’ onda che la travolgeva e la portava chissà dove, la bambola esclamò: sono io ! E’necessario vincere la paura di perdere se’stessi per trovare se’stessi: in Dio. Santa notte.
Markus, sono contenta di essere stata chiara e che tu condivida quanto da me espresso(ti confermo che non ho attinto da alcuna fonte autorevole esterna come è facilmente deducibile dai miei ragionamenti apparentemente semplici, ma in realtà piuttosto contorti).Rossana, grazie per il riscontro e per gli ulteriori approfondimenti utili offerti nel tuoi ultimi post. Il concetto di cristallizzazione non l’ho “copiato” da Stendhal, non avendo purtroppo mai letto tale poetica citazione, però mi compiaccio della similitudine. Relativamente al tuo ultimo post sono d’accordo che l’autenticità del sentimento non e’ necessariamente vincolata alla durata e alla convivenza, ciò a prescindere dal fatto che io abbia definitivamente riconosciuto la totale estraneità della mia personale “Illusione” con quanto definibile come “potenziale Amore”.
Acqua,i tuoi ragionamenti sono semplicissimi e lineari. Quelli contorti li fanno altri.
E ci studiano pure sopra.
Golem
“…è ovvio che ogni storia di attrazione può trasformarsi in qualcosa di concreto, ma solo se ci sono i presupposti VERI, sennò è un aborto…”
Non c’e’ bisogno di ripeterlo, lo aveva già scritto Acqua:
“..Ogni innamoramento sottintende una potenzialità di Amore e costituisce, quindi, un “embrione di sentimento” che potrebbe svilupparsi, crescere e consolidarsi a seconda delle circostanze esterne, della perseveranza e della forza di volontà…”
Altre persone arrivano alle tue conclusioni molto prima dei sessant’anni, senza studiare sui libri e senza pretendere di sviluppare teorie sull’ “ammore” solo perché si é risolta una personale crisi matrimoniale.
Anche perché le crisi matrimoniali le risolvono in tanti sai? E spesso queste risoluzioni servono a coprire un amore che non c’e’.
Golem, anche stavolta condivido e sottoscrivo tutto quello che hai detto, sopratutto riguardo all’ influenza che la cultura cattolica prima, e l’ avvento dell’ AIDS dopo, hanno avuto sulle relazioni e i contatti interpersonali.
Sono rimasta un po’ indietro nella lettura dei post; credo che vi sia alla base di ogni ragionamento una declinazione assai diversa di amore. Personalmente non aderisco all’idea di amore assoluto ed eterno, tantomeno penso che un sentimento, per essere definito vero, necessiti di una prova a posteriori che coinciderebbe più o meno con la nostra morte ( essendo definito appunto “eterno”). Ho sviluppato invece via via negli anni un’idea se vogliamo meno romantica del rapporto di coppia, che può delinearsi in modi sorprendentemente singolari. Esistono tante modalità che funzionano, e spesso noi stessi nella nostra vita ne sperientiamo più di una, perché l’amore altro non è che la nostra personalissima capacità di provare un trasporto fisico, mentale e “di anima” verso un’altra persona. Questa capacità cambia con noi, si evolve ( o involve, dipende), assume caratteristiche sempre diverse a seconda dei momenti della vita. Non mi piace sminuire nessun sentimento provato, nemmeno quello un po’ folle adolescenziale, perché semplicemente mi rappresentava in quel preciso istante. La revisione a posteriori parte dal presupposto che il nostro modo di amare oggi sia sempre migliore di quello passato, ma anche questa è illusione, perché dobbiamo sempre mettere in conto che domani potrà essere ancora diverso…
Acqua, sono in linea col tuo pensiero, soprattutto sull’impatto immediato che deve avere l’altro, anche se ritengo che anche questo sia determinato da molti fattori: la nostra predisposizione ad innamorarci in quella fase della vita, il contesto, le occasioni. Insomma, è un puzzle complesso in cui tutti i pezzi debbono incastrarsi.