Gentile Direttore,
Sono alla ricerca di una poesia che ha per argomento la dichiarazione di un “guappo” al padre dell’amata. Ignoro chi sia l’autore, ma si deve trattare certamente di qualche pezzo da novanta della letteratura napoletana. Per quello che posso ricordare, cominciava, più o meno, così:
Noi siamo canoscenti di famiglia
io voglio bene ad ello, ed ello a me.
Ci ho detto al patro: se mi dai tua figlia
é un crandissimo onoro anco per te.
Non ricordo il seguito e mi piacerebbe ritrovarla a qualche parte. Può aiutarmi: glie ne sarei molto grato.
Buon anno.
Alessandro Sodano, (napoletano in esilio a) Roma
Lettera pubblicata il 7 Gennaio 2007. L'autore, alessandro.sodano, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Cultura
Cerco un Alessandro Sodano ( napoletano ) di circa 52 anni che tanti anni addietro abitava in Piazza della Borsa a Napoli: sono un suo amico di infanzia . Massimo M.
Per Massimo M
Quell’Alessandro sono io e, se la memoria non mi inganna, tu dovresti essere quel Massimo M, grande amico mio. Come facciamo a sentirci? puoi mandarmi una email a “alessandro.sodano@wfp.org”.
Fatti vivo presto.
Sandro
La suddetta poesia la recitava mio zio intorno al 1935, oramai lui è morto e io la ricordo:
Nuje simme accanoscènti di famiglia io voglio bbene ad ella, ed ella a mè.
Ci ho detto al patro: se mi dai tua figlia sarebbo un crandissimo onoro
anch’e pè te.Che se tu scenni abbascio all’acuaquiqlia,canosciarraje
in ‘nu furmine io chi è. Se poi non acconssentirebbo ‘a cchist’ù matrimmonio io mi addonocchierej ‘aì pier’ì vuost’ ‘e vi direbbo preddonate.e senz’’a la cchù piccola minaccia, ‘a vuj vi sputerebbo dentrà ‘a nucchio,e ‘a la bardascia‘a taglierebbo ‘a faccia!