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Lettera pubblicata il 6 Luglio 2014. L'autore, Feanor, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Aristotele gia afferma: “ non possiamo contemplare noi stessi partendo da noi stessi, l’uomo che basta a se stesso avrà bisogno di un’amicizia per imparare a conoscersi”. Quest’apparente contraddizione è un paradosso utile per capire che essere autonomi non vuol dire rifiutare gli altri e/o chiudersi al sociale.
Un altro paradosso è che negare la propria solitudine equivale a negare se stessi: per cercare di non soffrire si può entrare in uno strano spaesamento, un non-luogo che rappresenta l’immagine più affascinante ma anche più drammatica della solitudine.
Una persona che si abbandona e si arrende alla propria solitudine, risulterà senz’altro cambiata da questa profonda esperienza, perché non potrà rimanere immutata e inerte a lungo. Lasciarsi naturalmente cambiare fa paura; abbandonare dagli schemi, delle situazioni, anche delle malattie, ci fa sentire squilibrati e soli.
Si può dire che solitudine, follia e dipendenza sono l’essenza dell’attuale contesto sociale. L’ansia per la solitudine deriva da una separazione da quello che uno è realmente e ciò che pretende di essere.
Oggi più che mai c’è difficoltà a guardare e a sentire lo sguardo dentro come se si avesse paura di vedere o di farsi vedere.
Paura, paura del contatto, paura di sentire, paura di sentire paura.
Se il soggetto non si sente portato per nessuna arte, mestiere o professione, cerca di ovviare a ciò cercando di guadagnare molti soldi e così dimostrare a se stesso e agli altri di esistere attraverso l’avere.
La paura di non esistere crea situazioni ricorrenti di emarginazione e di autoemarginazione.
Spesso si ha paura di perdere quello che in realtà non si ha (la serenità, la consapevolezza, la sicurezza ecc.) e si teme la grande sfida col tempo: il cambiamento. Si ha paura di cadere, di tornare indietro, di incontrare il proprio sentimento di abbandono, di solitudine, di confusione, in qualche modo si ha paura di fermarsi, ma si teme anche andare avanti. La paura è, insieme alla solitudine, la protagonista della cultura contemporanea: paura di non avere, paura di perdere, paura di non sapere, paura di non arrivare in tempo, paura di sbagliare, paura di essere traditi, paura di vincere, paura di sapere, paura di ammalarsi, di morire, paura di aver paura, paura di rimanere soli…
Come rivoluzionare la situazione? Guardare in modo nuovo, pensare in modo nuovo, camminare in una maniera diversa, ascoltare differentemente, sentire cose nuove.
Tratto da “Psicologia della solitudine”
Feanor,
grazie per l’estratto che hai riportato, molto interessante e, a mio avviso, centrato su aspetti essenziali del vivere il disagio in ogni tempo, ora forse resi più evidenti del passato grazie al maggior accesso diretto a mezzi di comunicazione di ogni genere.
buona domenica!
Si. Sembra molto interessante.
Lo leggerò!
Quello che dicevo qualche riga sopra… non bisogna avere paura di avere paura. Non bisogna non vedere le proprie problematiche! La solitudine va sentita…
Invece voglio capire meglio il discorso dell’amicizia, voglio capirMI meglio!
Questa notte, sarebbe “d’obbligo” vedere Halloween… di Carpenter!
Lui, Michael Myers, è un personaggio che mi è “piaciuto” molto! 😉
Peccato che avendolo visto di recente, passo al prossimo anno!
Interessante vedere una giovanissima Jamie Lee Curtis.
non riesco più a guardare film horror… mi fanno paura 😀 mi limito ai thriller ed ai film di avventura. anche i polizieschi mi appassionano, anche se nelle scene troppo forti finisce che non guardo…
anche se in ritardo… https://www.youtube.com/watch?v=AQXVHITd1N4
@ L
Ma tu lo sai che questa è una scena che adoro?
Il primo Burton mi è sempre piaciuto, poi via via si è perso.
Non so perchè, ma oggi quasi casualmente ho rivisto L’uomo in Più.
L’avevo visto diversi anni fa, ma i film di Sorrentino non sono fatti per essere visti, bensì guardati con il cuore e con la testa.
La solitudine, l’abbandono, la tristezza che ti pervade anima e corpo… tutti prima o poi l’abbiamo sfiorata, chi più chi meno, d’altronde: “In questa stronza di vita tutto può succedere!”
per non parlare dei film con jason statham… è il mio attuale attore preferito, è completo. 😀
https://www.youtube.com/watch?v=c417t_pXz-w
i film di Sorrentino non li ho mai visti; vedo pochi film italiani, forse dovrei rimediare!
stavo pensando che ultimamente preferisco ascoltare al parlare… mi piace sentire le persone, cosa hanno da dire, cercare di capirle. sentire i loro sfoghi con un sorriso rincuorante. la vita è stronza ma ha anche molti spunti da offrire. basta immergersi nella natura, sentire l’aria frizzante, perdersi tra le persone, per capire quanto siamo fortunati nella sfortuna, a vivere, a esserci qui, ora. lottare, vincere, parlare, amare… eh!
Feanor,
riprendo questa frase “Invece voglio capire meglio il discorso dell’amicizia, voglio capirMI meglio!” perchè anch’io sto esplorando più a fondo l’argomento.
secondo me, l’amicizia, come l’amore, è basata sull’istinto, sulla libera scelta e sul libero impegno, differenziandosi quindi dai legami di sangue spesso più subiti e costruiti che desiderati.
nei primi anni si basa esclusivamente sul riconoscimento dell’altro nella sua più intima essenza, come l’amore giovanile, quando cerca in modo prioritario un’identificazione, a cui si aggiunge però il valore di crescita riproduttivo, e cioè l’attrazione sessuale.
tali legami possono essere, e spesso sono, molto forti, connessi più all’impulso spontaneo che alla ragione. alcuni duraturi; altri molto più superficiali, adatti a incrementare la maturazione.
le scelte amorose successive (attualmente intorno ai 30-35 anni) sono di solito maggiormente basate sul raziocinio, sulle aspettative di condivisione economica e famigliare, mentre quelle amichevoli, pur più ponderate, restano libere dai gravami della routine.
come ogni sentimento, l’amicizia va curata e coltivata con attenzione, se e quando si tratta di un coinvolgimento profondo. a conti fatti, se autentica (preferisco questo aggettivo a “vera”, sempre opinabile), credo possa dare molto più dell’amore, ammesso che siano in essa riscontrabili valori, interessi e gusti in comune.
purtroppo però, chi sperimenta l’innamoramento con la I maiuscola, raro quanto l’amore profondo, finisce con il ritenere, ingiustamente, meno stimolante l’amicizia. più interessante quella tra sessi diversi per la maggior ampiezza d’interscambio, anche se spesso meno genuina. da favorirsi quella fra persone che hanno dal più al meno la stessa età, altrimenti si finisce in altri tipi di relazione, meno paritari.