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Lettera pubblicata il 22 Gennaio 2017. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Suzanne.
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Com’è strana la vita. Per me ogni territorio “sconosciuto” è una possibilità di conquista. Il timore dell’ignoto non è mai stato superiore al piacere della scoperta. Era la sensazione che provavo da ragazzo quando facevo campeggio libero sulle allora deserte spiaggie del Salento. Nel giro di poco tempo diventava la terra di conquista che assieme a pochi amici colonizzavamo e “costruivamo” con quello che trovavamo sul posto. Indimenticabili momenti di bellezza e vitalità.
Niente come il desiderio di conoscere quello che non conosciamo mette in moto le nostre qualità intellettive al massimo delle possibilità. Credo che sia quella la vera essenza dell’umanità, quella di “capire”, persino più del decantato amore, che in fondo è la trasposizione in chiave morale di un istinto. La ricerca di nuovi campi della conoscenza è invece un atto di volontà. Si “sfida” l’ignoto perchè divenga “gnosis”. È Prometeo che vuole conoscere il segreto del “fuoco”, l’Odisseo che parte per seguire il cammino della “virtute e canoscenza” che sono dentro la nostra anima umana. Sono loro che ci chiamano a vivere la vita. Da “uomini”.
Anghwy, ti chiedo scusa e ti ringrazio per la risposta. Non volevo assolutamente ignorarla, è solo che in un certo senso era un discorso in parte già affrontato in chat con altri, per questo mi è venuto naturale rivolgermi a loro. Chiedo venia anche a Vic.
Acqua, è un evento del tutto naturale e bello, che però mi ha mandato in crisi: una delle mie migliori amiche, la mia sorella di mente ( siamo molto simili) con cui sono cresciuta e con cui ho condiviso i piccoli e grandi cambiamenti della mia vita è incinta. Questo evento mi ha destabilizzato, soprattutto al pensiero che quel mondo in cui eravamo due ragazze non esiste più. É come se avessi perso in qualche modo delle certezze, poiché necessariamente questo cambiamento irreversibile cambierà la nostra amicizia. Inoltre mi rendo conto di quanta fatica mi costi a volte vedermi adulta, rinunciando a parti di me che forse non hanno più senso di esistere.
Sai Acqua, il mio problema nel compiere scelte è proprio l’angoscia di non poter più tornare indietro.
Rossana, effettivamente siamo portati a pensare che una scelta saggia debba per forza nascere da un’accurata analisi costi-benefici, ed è interessante sapere invece, che, secondo gli esperti, le decisioni più riuscite sarebbero quelle prese d’istinto. Ritorniamo quindi ancora sulla contrapposizione istinto-ragione, ma da un altro punto di vista…
Golem, il piacere della “scoperta” quando non si ha niente da perdere (come fare il campeggio libero su una spiaggia greca) non c’entra nulla con il timore di lasciare il vecchio per il nuovo. Non si tratta affatto di timore per l’ignoto futuro, bensì di timore di staccarsi da un passato rassicurante e di perdere le sensazioni ad esso legato, come ha spiegato meglio di me la nostra Suzy. Inoltre è più portato a rischiare chi sa che comunque vada cadrà in piedi o chi ha risorse sufficienti per eventualmente rimediare all’errore.
Suzy capisco perfettamente la tua nostalgia e in un certo senso “gelosia” per la tua amica. Non per la sua maternità, ma perché temi che questo evento modifichi il vostro profondo rapporto di amicizia e oscuri la vostra complicità e affiatamento . Sai bene che non sarà così, le amicizie vere possono restare immutate anche di fronte a cambiamenti importanti. Il mondo in cui eravate ragazze è già superato, ma può restare in te come un piacevole ricordo e ci potranno essere occasioni per rivivere emozioni simili (tra poche settimane, ad esempio, io e la mia migliore amiche di infanzia dopo anni che ci vediamo saltuariamente perché da più di 20 anni viviamo in città diverse, faremo un breve viaggio insieme all’estero come ai vecchissimi tempi) . Comunque anch’io sono molto nostalgica e a volte mi addolora non poter più vivere la sensazione di libertà e spensieratezza di alcuni momenti del mio passato, in particolare di quando ero ragazzina.
Grazie Acqua, è sempre un piacere leggere ciò che scrivi. Bisogna sapersi reinventare ad ogni occasione; opporre resistenza al fluire della vita rischia di essere un’immenso spreco di energia. Però non ti nascondo che ogni tanto avverto la mia natura nostalgica come un freno alla possibilità di seguire il flusso della corrente; debbo quotidianamente combattere la mia propensione alla staticità. Pensare che poi i cambiamenti mi elettrizzano, ma che coraggio ci vuole!
Acqua e Suzanne,
si, la logica dice che opporre resistenza ai cambiamenti consuma energie e forze.
Ma questa è istintivamente la mia prima reazione
ai cambiamenti, perchè appunto comportano
o minacciano di comportare la perdita di qualcosa
o di qualcuno.
Un altro aspetto è che questi cambiamenti spesso
li si deve subire, tornando al mio esempio
non era mia la scelta della mia amica
di trovare lavoro all’estero o di trasferirsi.
Razionalmente è assurdo sperare che le cose restino immutate, la vita è un fiume a volte scorre rapido
a volte lento, ma scorre e ci porta verso il mare
inesorabilmente.
Vic, ma non è che stai un pelo impaludato?
Vic, speriamo che il mare dove si arriva non sia in tempesta;)
Vic ha posto il punto su una questione importante: la differenza cambiamenti VOLUTI e cambiamenti SUBITI. Sono indubbiamente due cose molto diverse quando li si vive in prima persona. Personalmente, tutte le volte che ho affrontato dei cambiamenti di qualche tipo non ho mai perso nulla, ma semmai ho ACQUISITO qualcosa. Ci sono cambiamenti che sono assolutamente necessari ( anche se non voluti ) e che non potremo in nessun modo evitare, e a volte questi cambiamenti, pur comportando di per sè delle perdite, dall’ altra parte possono rappresentare addirittura un’ opportunità, per giungere a qualcosa di ancora più “vasto”. Parlo in senso lato, e mi riferisco a TUTTI i campi della vita, non solo a quello prettamente amicale di cui ci parla Suzanne. Da questo punto di vista, è indubbio che opporsi a tutti i costi a qualsiasi cambiamento comporta non solo una dispersione inutile di energie e l’ elevazione di “muri” invisibili che ci bloccano, ma anche un danno vero e proprio in termini di guadagno sia materiale, sia affettivo che spirituale. Le persone che si ostinano a non cambiare e a non fare determinate scelte, anche contro un’ evidente situazione negativa, sono insomma persona “non cresciute”, rimaste ad uno stadio “infantile” a causa delle loro numerose insicurezze. In fondo anche non scegliere è pur sempre una “scelta”.
In realtà molti cambiamenti si rivelano
poi positivi visti ex-post,
ma inizialmente un cambiamento porta dei dubbi
e a volte delle sofferenze.
E’ la vita stessa che ci porta davanti alle scelte
e ci mette in un determinato bivio, noi possiamo scegliere se andare a destra, a sinistra ,restare
fermi o qualche volta, ma non sempre andare indietro, il tempo passa comunque si scelga.
C’è una frase di Darwin “Non sono i più forti
che sopravvivono e nemmeno i più intelligenti,
ma chi sa adattarsi”
Alla fine è poi quello che facciamo …non c’è altra vera scelta, ma ognuno
di noi ha il suo vissuto e le sue resistenze
psicologiche al cambiamento legate spesso al nostro vissuto,al nostro passato anche se sappiamo
che è inevitabile.
Noi siamo l’insieme delle nostre esperienze,
portiamo in noi un pezzo delle persone che abbiamo
incontrato e a cui abbiamo dato un pezzo di noi.
In linea di massima concordo con Maria Grazia. Non ci si può opporre ai cambiamenti non voluti. È come andare controcorrente nel fiume : dopo un po’ ti lasci andare e finisci pure tu, volente o nolente, nel mare. Se però hai imparato a nuotare sopravvivi e impari ad adattarti ai nuovi spazi. Queste situazioni richiedono per forza di cose un adattamento ed una crescita personale.
I cambiamenti VOLUTI che sarebbero, in altri termini, LE SCELTE, sono invece più difficili da affrontare, perché, in questo caso, si tratta di una consapevole decisione di tagliare con il proprio passato: quando scegliamo siamo noi stessi che ci autoimponiamo la “perdita”di qualcuno o di qualcosa, per lanciarci in un contesto incerto con la speranza che sia migliore o diverso del precedente. In questo caso non ci troviamo in un fiume che sfocia nel mare, ma su una bianca scogliera ( non necessariamente impervia, ma anche spaziosa è fiorita), che si staglia sull’oceano, da dove dobbiamo decidere se saltare o no. Una volta nell’oceano potremmo sentirci più contenti e liberi oppure potrebbe, al contrario, potremmo rimpiangere ciò che c’era in cima alla scogliera, senza la possibilità di tornare indietro. Il senso di perdita è’ più forte perché siamo noi stessi che lo abbiamo determinato.Vicecersa se decidessimo di rimanere sulla scogliera non sapremmo mai cosa offre l’oceano e potrebbe non presentarsi piu’ l’occasione per tuffarcisi dentro. Ritorna la bella espressione usata da Suzanne della “nostalgia di un non vissuto”.
A volte poi succede che una si butta e per colpa di qualcuno che aveva deciso che non era giornata di tuffi, rimane incastrata in un arbusto a metà parete e così resta sospesa per molti mesi e per di più con un bel bernoccolo in testa.