Questa lettera è indirizzata al me stesso di 18 anni fa.
Non sai ancora nulla ed è bellissimo così, hai solo la tua innocenza, il tuo amore, la tua curiosità.
Vivi con leggerezza, senza fretta di crescere, con ottimismo.
Ama Franco, finché non cambierà strada.
Accetta tuo padre, finché non sarà lui ad accettare te.
Tieniti stretti i tuoi amici, rimpiangerai di averli lasciati andare.
Abbraccia i tuoi nonni.
Sperimenta, ma senza forzarti.
Sorridi ai bulli, non stare al loro gioco.
Salva quel ragazzo che viene bullizzato perché omosessuale, è solo più coraggioso di te.
Guarda dentro di te e capisci di non avere più tempo, se stai leggendo questa lettera, sai che hai scelto la strada sbagliata e ora sei ad un vicolo cieco.
Entra in quel palazzo, sali le scale, apri la finestra e goditi il viaggio.
Fallo per me.
Ti amo.
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Categorie: - Me stesso
Nel mondo di oggi è difficile affrontare questo argomento perché il forte desiderio di ascesa sociale crea delle suggestioni in chi desidera semplicemente apparire e mette in luce il fallimento della religione. Non ho detto chiesa. Religione. L’ascesa reale passa anche dalla possibilità che questa ti deluda, per sempre, ma il sentimento antireligioso serve apposta a incarnare quel male necessario che serve a stare al mondo con una faccia nuova che è lo specchio della vendetta, in senso chiaramente figurato. Allora l’idea di praticare il male con una donna (com’era comune pensare… posto che questa prassi rintra nella vita sacramentale) si fa strada nel piano di una storia in cui l’agonia viene allontanata e si lascia il precetto per la fine, riconoscendo i la natura di un comportamento che non ti appartiene. Volevi essere obbediente. Non parli del male, ma non perché tu non sia capace di farlo. Vieni dominato dal meccanismo sociale per colpa della religione.