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Lettera pubblicata il 17 Agosto 2018. L'autore, carlo 2, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ma quando augurate il fallimento di Atlantia, siete consapevoli che da da mangiare a migliaia di famiglie, ha 17mila dipendenti, la maggior parte tecnici, funzionari ed impiegati. Invece di sparare sentenze. Credete che tutti si occupino di calcoli, strutture, appalti ecc…? Quindi quando una compagnia aerea risparmia sulla sicurezza per offrire tariffe scontate, ci auguriamo che i dirigenti vengano arrestati e cambino i vertici, oppure che fallisca e personale di bordo e di terra tutto disoccupato?
Direi la seconda. Personale di bordo e di terra tutto disoccupato. Mi pare la soluzione migliore.
Io ho fatto spesso questo inverno la tratta Milano Genova.
Cantieri infiniti, senza la presenza di operai.
Lavori che andavano avanti (forse) a rilento.
E la controprova è che poi viene giù tutto, e se qualcosa sta su è perché per miracolo non è ancora arrivato il momento… ma tutta l’infrastruttura è un colabrodo.
Sinceramente non me ne frega un …. di dar da mangiare a 17 mila persone mentre io viaggio su delle strade merdose che mi franano sotto la macchina e magari ci resto pure secco.
Non basta essere in tanti per aver diritto ad essere mantenuti a vita. Come tutte le aziende piccole, se si vendono prodotti schifosi si chiude e i dipendenti a casa a cercare altro lavoro.
Con rispetto per loro e per le loro famiglie, che però non valgono più degli altri e delle loro famiglie.
“Sinceramente non me ne frega un … di dar da mangiare a 17 mila persone mentre io viaggio su delle strade merdose che mi franano sotto la macchina e magari ci resto pure secco.”
Il problema sono le privatizzazioni. Un privato avrà sempre come obiettivo il profitto, anche a scapito della qualità del prodotto. Vedrete quando quando dovessero privatizzare gli acquedotti cosa succederà.
Se non ci può essere una gestione pubblica, col solo obiettivo del pareggio di bilancio, ci deve essere almeno il controllo del pubblico simile privato. Sperando nell’onestà dei controllori.
Detto ciò, se Atlantia ha colpe (e le avrà) queste vanno attribuite alla sola dirigenza, che si può sostituire senza problemi per i restanti lavoratori. Ma è interessante notare come certe dichiarazioni inneggianti alla purezza morale e alla legalità vengano viste in una sola direzione. Una coerenza non rara da queste parti. Peccato che d’estate il “nobile” non viaggi sulla Milano Genova.
Il Problema per dipendenti di autostrade non sussiste in quanto, da contratto di concessione, passerebbero direttamente al servizio di Anas … semmai parliamo dei dipendenti delle società controllate da autostrade , cioè punti blu , telepass, pulizie autogrill (circa 5000:6000 persone). Ma sono sicuro che verranno sicuramente girati e riorganizzati da nuovo gestore , che avrà bisogno di garantire medesimi servizi.
Non credo proprio che sia “la minaccia di disoccupazione” il problema (anzi qui pare semmai usata per polemizzare contro governo giallo verde in favore Benetton/pd ) .
Il problema è che paghiamo i pedaggi più alti d Europa e le strade collassano. A quanto pare la manutenzione e la organizzazione della medesima (logistica e di capitale investito) ha carenze direi non trascurabili o perdonabili …dato che a Genova sono morte 42 persone (paganti) per un ponte crollato all improvviso, e parliamo di un viadotto importantissimo per la viabilità ed economia di un paese civile e sviluppato .
Questo è il problema.
L’autostrada A10, la conosco bene, e quando tornando a casa, alla televisione ho visto le immagini del ponte che crollava, all’edizione straordinaria del TG3, ho pianto. Perchè potevo esserci anche io, o parenti che sono di Genova. In linea di principio, questa volta, sono d’accordo con Itto: quel ponte è crollato per mancanza di comunicazione tra dipendenti, è sempre questo il problema, e chi ne paga le conseguenze sono i clienti, che pagano e vengono messi nella condizione pure di difficoltà, nonostante portino moneta sonante.
Golem anche tu hai ragione, l’unica verità è certezza è che il ponte è crollato: essendo tu un professionista del settore, mi spieghi Perchè esattamente sotto al ponte si sono costruite delle case? Una infrastruttura di quelle dimensioni, con le case sotto, anche ammettendo che il crollo non avesse risvolti drammatici, comunque sarebbe crollato, magari portandosi dietro più di una campata, adesso spiegami chi sono gli ingegneri e gli urbanisti che…
Progettano e costruiscono in Italia. Di fronte al crollo di quel Ponte ora vi sono 632 persone che devono sgomberare in maniera coatta dalle proprie abitazioni.
P.S. Non prenderla sul personale
Il ponte di Genova era inguardabile e anche se non fosse caduto andava cmq demolito. Ho fatto 500 km sull’A1 tra domenica e martedì nei due sensi : nessun cantiere, traffico nella norma. Se non si controllano i concessionari non si pretendano sicurezza e agibilità.
Concordo pienamente con Golem. Presumo ci siano delle condizioni da rispettare, in primis un reinvestimento di parte dei profitti in manutenzione e modernizzazione. Il carico attuale a cui era sottoposto il ponte non era certo quello immaginato nel momento della costruzione; richiedeva quindi nuovi studi e accertamenti. Lo Stato ha il dovere di assicurare che tutto ciò avvenga.
Molte delle abitazioni erano già presenti prima della costruzione del ponte.
Gabriele, dietro questa tragedia c’è prima di tutto una mancanza di conoscenza completa delle caratteristiche del c.a. nel tempo, che purtroppo si acquisiscono…col tempo e attraverso gli incidenti, modificando di volta in volta i parametri per i calcoli. Gli anni ’60 hanno visto il boom di costruzioni in c.a., ma questo è ormai accertato che ha una durata media di circa 70anni. Detto ciò, le costruzioni “aeree”, come lo sono i ponti di quel tipo, sono sottoposti a “cicli” di stress del materiale non diversamente dai velivoli, che infatti, dopo in certo numero di questi cicli vengono radiati. Purtoppo un ponte non lo puoi radiare, lo devi rifare, e i costi sappiamo quali sono. Io ti metto per iscritto che quel ponte è crollato per collasso da stress della parte metallica della struttura, cioè i tiranti degli stralli, dopo una serie infinita di piccoli “piegamenti” simili a quelli che facciamo quando vogliamo spezzare un filo di ferro. >>>