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Lettera pubblicata il 4 Aprile 2023. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore white knight.
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D’accordo con Max.
Il punto è anche capire che il mercato è una cosa ma le persone sono altro..non sono merce di scambio.
Stiamo andando verso un modello di società dove solo chi ha le skill giuste vince e viene premiato, gli altri muoiono di fame?!
Il lavoro è un diritto.
Io ho diritto a mangiare a vestirmi a dormire in una casa che pago con un lavoro che mi deve essere offerto in base alle mie possibilità e competenze.
Se nessun datore di lavoro mi paga devo essere pagato dallo stato..che trae i soldi dalla collettività mi sembra logica la cosa.
Non è comunismo ma buon senso.
Max 158 e 159: sagge parole le tue! Tuttavia vorrei precisare che NON sono contro alla previdenza sociale e certe forme di sussidiarietà per chi si trova in difficoltà, purché non si trasformino in incentivi a stare a casa sul divano come è stato col reddito di cittadinanza.
Quanto a coloro che forniscono un’offerta che non corrisponde alla domanda… dovrebbero reinventarsi. Se sono impossibilitati a farlo, possono ricorrere alla previdenza. Se invece possono farlo, devono farlo.
Cosa diresti ad un imprenditore che fornisce prodotti che il mercato non vuole? Ecco. E quindi un lavoratore deve essere un po’ “imprenditore di sé stesso”… Deve anche lui stare al passo coi tempi e adattarsi. C’è tanta gente che rifiuta di fare la formazione sul lavoro (perché vista come inutile e fastidiosa) ma poi quando l’azienda fa lo switch ad una nuova forma di governance, tanti restano tagliati fuori perché rimasti indietro di 20 anni…
Ma poi tra 30 anni ad esempio quanti saranno in grado di lavorare con l’intelligenza artificiale in mondo ultra tecnico e complesso??
Quello che ha la 3 media oggi l’avrà anche tra 30 anni.. l’intelligenza la capacità di studio ecc sono costanti nei popoli..uno con la 3 media negli anni 70 lavorava e stava bene, oggi lo stesso non lavora o appena sopravvive ma lo stesso tra 30 anni cosa farà?
Francesco 163: ottima domanda. Ebbene, più che mai incentiverei lo studio e l’apprendimento di nuove skills tra i giovani: nel 2023 (e ancor di più tra 30 anni) c’è e ci sarà sempre meno spazio per gente con la terza media.
E qui infatti vorrei spendere due paroline contro coloro (imprenditori in primis, ma non solo, anche lavoratori della “vecchia guardia”) che non fanno altro che lamentarsi che “i giovani di oggi non vogliono più fare certi mestieri” (quelli di manovalanza ndr).
Ma che diamine! Se un giovane ha la possibilità, voglia e capacità di studiare e diventare medico, ingegnere, commercialista (professioni comunque richieste dal mercato), perché mai dovrebbe rinunciare a ciò e andare ad avvitare bulloni in fabbrica? Senza considerare che tanti lavori manuali spariranno perché verranno sostituiti dalla tecnologia. Ai giovani conviene essere l’ingegnere che progetta il robot, anziché il colletto blu che viene sostituito dal robot progettato dall’ingegnere.
164:in un mondo ultra tecnologico e complesso saranno pochi quelli in grado di lavorare e questo va gestito in un modo o nell’altro.
La curva dell’intelligenza nella popolazione non cambia nel tempo.
I top laureati ci sono e ci saranno sempre ma anche quelli senza skill continueranno ad esserci..che gli facciamo fare?
Corretto ciò che dovete WK e Fra. L’aspirante lavoratore deve puntare sulla qualità del lavoro, cioè deve offrire un lavoro ad alta competenza. Come dice WK:
“Se un giovane ha la possibilità, voglia e capacità di studiare e diventare medico, ingegnere, commercialista (professioni comunque richieste dal mercato), perché mai dovrebbe rinunciare a ciò e andare ad avvitare bulloni in fabbrica?”
E qua mi ricollego a quanto già esposto: se un giovane vuole trovare un lavoro soddisfacente e attinente agli studi su cui ha investito fino a trent’anni, deve studiare per imparare professioni richieste dal mercato. Medico, ingegnere, commercialista. Non lettere antiche. A meno che non abbia delle conoscenze che gli consentono di trovare un buon lavoro (manager, politico).
Io credo, più che nelle lauree di tipo umanistico, in una formazione che preveda ad esempio una scuola superiore di tipo umanistico, come il Liceo Classico, seguita da un corso di carattere più pratico, come giurisprudenza, medicina, psicologia o, per per chi vi è portato, anche una facoltà di tipo tecnico-scientifico. Io mi son laureato in filosofia sia perché vi ero portato, sia perché, siccome non ci vedo, avrei avuto difficoltà a dedicarmi a facoltà di taglio più tecnico-scientifico e, quand’anche fossi riuscito a portarle in qualche modo a termine, temevo che nel momento dell’impiego lì sì, avrei clamorosamente sbattuto il muso contro il mio limite. Peraltro, all’epoca il corso di studi in filosofia al terzo anno prevedeva la possibilità di scegliere fra diversi indirizzi di studio, ad esempio quello in scienze umane (di carattere psico-pedagogico) che è quello che ho scelto io, quello in scienze delle comunicazioni e altri ancora. Proprio per evitare l’eccesso di astrattismo
Ebbene, a questo fine, invece di rimanere sulla filosofia pura ho scelto uno di questi indirizzi che, benché con un approccio molto teorico, hanno a che vedere con la vita e con la società. Sapevo che, dopo la laurea, molto probabilmente avrei dovuto dedicarmi all’insegnamento, ma poi ho trovato lavoro presso la nostra Biblioteca e ne son contento. Svolgo varie mansioni, fra cui quella di come correttore di bozze e come redattore dei giornaletti che pubblichiamo in stampa Braille, ma non mi son tirato indietro nemmeno di fronte a occupazioni più umili, come, ad esempio, gestire la punzonatrice che imprimeva i caratteri sulle lastre che servivano da matrici per la stampa ad alta tiratura, prima della diffusione massiva delle stampanti cartacee. Insomma ho fatto il mio dovere, senza velleitarismi e valorizzando per quanto possibile gli studi fatti e la preparazione acquisita. Non ho uno stipendio da manager, ma comunque quanto basta per vivere dignitosamente. E non mi lamento.
Attenzione a snobbare l’intelligenza artificiale. In confronto la bomba atomica era acqua fresca.
Che ci piaccia o no comunque ci toccherà, comunque ci interesserà, una stima recente Goldman Sachs ha calcolato che nel giro di pichi anni una roba come 300.000.000 di posti di lavoro verranno rasi al suolo all’intelligenza artificiale, secondo me è una stima al ribasso saranno molti di più, quindi o capiamo come funziona quella tecnologia o ci interessiamo a quella tecnologia e capiamo come poterla usare altrimenti verremmo usati da essa, diventeremo noi schiavi dell’intelligenza artificiale della tecnologia e dei robot, non viceversa, perché l’intelligenza artificiale è uno strumento ed è soprattutto uno strumento nelle mani dell’elite, dell’estabilishment, dei governi, dei potenti.
Continua…
Segue…
Questi strumenti I potenti li hanno sempre utilizzati per incrementare il controllo sociale, il controllo sui popoli, sui cittadini, il punto è che mai nella storia dell’umanità i potenti hanno avuto uno strumento di questa portata a disposizione, mai!