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Lettera pubblicata il 4 Aprile 2023. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore white knight.
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@ Golem: sì beh, messa così mi trova completamente d’accordo.
@ Francesco: a parte che “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” è una frase dal significato non del tutto chiaro e ai limiti del nonsense. Detto questo non sono contro la Costituzione ma sono contro al cieco bigottismo col quale essa viene sbandierata ogniqualvolta in questo Bananistan si provino a cambiare le cose. Il fatto che la costituzione possa essere rivista e modificata è previsto dalla Costituzione stessa, LOOOOOOL!!!! 😉
Condivido l’osservazione di Francesco.
WK, in una vita di lavoro in ambiti pubblici e parapubblici, sia da dipendente che da professionista, posso assicurarti che è così. E non nel profondo Sud, dove si pensa che la corruzione sia endemica. No, nella virtuosa Lombardia. Dove d’altra parte, e non a caso, è scoppiata Tangentopoli.
Le cose, come le persone, non sono mai come appaiono.
Io dico che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro… Nero. E si, perché è fin troppo facile lavorare senza dichiarare e le tasse sono altissime, per i pochi sfortunati che devono pagarle, come i dipendenti, compresi quelli statali.
Le tutele ci stanno, ma il lavoratore non deve approfittarsene. C’è gente che spudoratamente a fine mese si prende la 104 dichiarando candidamente che deve prendere i tre giorni mensili, altrimenti per quel mese li perde.
white knight ma lei da che parte sta?
Guardi che nel lavoro siamo solo numeri e chi ci paga non gliene frega una cippa di noi.
homo homini lupus se lo ricordi.
Questa idea la conosco bene.. è stata portata avanti da Renzi e Company per farci il lavaggio del cervello..bello il mondo che vorrebbe lei .. bellissimo complimenti.
@ Francesco: no beh aspetti, va bene tutto ma non mi dia del renziano la prego! XD Per rispondere alla sua domanda sto dalla parte di quello che secondo me è meglio per tutti (dipendenti e datori). Ad oggi la filosofia del lavoro è bistrattata in Italia, poiché entrambe le parti a mio avviso fanno riferimento a schemi vecchi di 20-30-50 anni addirittura! La perdita di qualche sicurezza è un sacrificio che si può valutare se ciò comporta un aumento generalizzato del benessere dato dal maggior dinamismo dell’economia. Infine le ricordo che neanche a me e lei per contro, ce ne frega di chi ci paga in realtà (anche i datori alla fine sono dei numeri per i dipendenti). E mica ci pagano perché siamo simpatici, ci pagano perché gli serviamo e noi lavoriamo mica per la gloria! Ma perché ci servono i loro soldi! Altro che homo homini lupus… homo homini pars contracti!
Cordialità…
White knight le sue parole purtroppo confermano la mia idea sul suo pensiero ultra liberista iper capitalista con la regola che se ti fai il letto al mattino puoi arrivare dove vuoi ecc..
Impossible stare dalla parte di tutti.
Lei sta dalla parte dell’imprenditore.
Ormai in Italia anche gli stagisti stanno dalla parte de all’imprenditore.. è assurdo.
Decenni di diritti cancellati.
Contenti voi.
Come ho detto precedentemente: dal punto di vista tecnico le cose possono anche stare come dice il Cavaliere Bianco: quello delo lavoro, così come qualsiasi altro elemento della società, è una questione di mercato, ovvero di domanda e di offerta. Ma qui stiamo parlando di persone umane, con le loro esistenze e magari, le loro famiglie o anche, perché no, le loro singole vite. È indiscutibile che ciascuno deve lavorare, deve lavorare bene e deve cercare, per quanto possibile, di svolgere un lavoro che sia utile alla società. Ma se gli unici mestieri utili alla società si sostiene che siano quelli di chi fa lavori manuali e concreti o di chi si occupa di numeri, ebbene di chi questo tipo di professioni non può esercitarle, cosa ne facciamo? Cosa ne facciamo di chi non è portato per determinate professioni, o di chi non può svolgerle per problemi di carattere fisico? Chi non fornisce un’offerta che corrisponde alla domanda, che fine deve fare? Lo lasciamo morire di fame?
Quanto poi al precariato e ai contratti a termine è risaputo che ci sono determinate professioni che non possono essere svolte se non con questa forma: ad esempio chi lavora in strutture balneari o montane, legate al turismo, non può aspettarsi di essere pagato anche in periodi dell’anno in cui il turismo non c’è (ad esempio al mare in inverno). Ma quanti sono i casi di persone assunte in un’azienda con contratti a termine, per poi essere lasciate a casa e sostituite da qualcuno che farà il tuo stesso lavoro ma che, in quanto avventizio, non potrà avanzare pretese e sarà ricattabile? Infine: una persona giovane può essere flessibile e precaria, ma quando cominci ad avere una certa età anzitutto hai più difficoltà a reciclarti professionalmente e per giunta, se sei sposato, con figli, hai comprato casa con tutti i tuoi risparmi e quant’altro, prendere e trasferirsi non è così facile. Le esigenze dei lavoratori e quelle degli imprenditori debbono poter trovare un equilibrio.
Francesco nr.157: mi scusi e col dovuto rispetto, ma il problema di questo paese è che molta gente (sia da una parte che dall’altra) ragiona ancora come lei.
Non è che si possa stare da una parte a prescindere. L’affare si fa in due. Bisogna trovare un terreno comune che accontenti entrambe le parti nella maniera più equa possibile. Poi ci sarà sempre l’imperfezione, ma ricordiamoci che entrambe le parti sono due facce della stessa medaglia.
Sì mi piace il liberal-capitalismo come linea di pensiero, e lo vedo più come un’opportunità per tutti che come una minaccia.
Se sembro “più dalla parte degli imprenditori” è per controbilanciare l’abbondante retorica filo-sindacalista che serpeggia nel forum, ma se legge i miei interventi vedrà che ne ho anche per gli imprenditori. Soprattutto quelli rimasti fermi a 50 anni fa, che vivono per lavorare e pretendono che anche gli altri facciano altrettanto.
Cordialmente.