Già il titolo dovrebbe dire tanto…. non è certo la prima e non sarà l’ultima di lettera che scrivo così…. le altre sono accantonate nel mio triste armadio…. non ce la faccio più… sono arrivato… ho 32 anni ma me ne sento 82… ho la sensazione che la parte migliore della mia vita se ne sia andata….. non ho più quell’entusiasmo dirompente… quella voglia di fare…. quella positività che avevo….. tutto purtroppo è un disastro…. a partire dal lavoro… ho sempre avuto problemi di lavoro… ho avuto un lavoro fisso per 2 anni ma poi chiaramente dove lavoravo ha chiuso…. ho le mie colpe sul lavoro… ho lasciato posti buoni per i miei principi… non mi trovavo bene…. il fatto è che avere un lavoro per me è come avere una moglie… è una cosa difficile.. non ce la faccio a lavorare e poi non pensarci più se le cose non vanno bene…. mi tormenta.. non riesco a non pensarci… ho lasciato un lavoro quest’estate e purtroppo ora sono senza soldi e quindi devo fare un gesto che non avrei voluto fare.. devo vendere la mia macchina.. ne farò a meno… amore non ne parliamo…. l’unica giusta l’ho incontrata che avevo 16 anni ma ero piccolo non avevo esperienza e dovevo fare ancora esperienze…. le altre o tr... o che mi prendevano per il culo… anche la famiglia… ho un padre inesistente…. che mi dice due parole al giorno anche in questo momento drammatico che mi venderei un rene per avere dei soldi per riuscire a sopravvivere… avrei bisogno di ritrovare l’entusiasmo di un tempo… poi non capisco come fanno tutte le persone ad andare d’accordo così.. con niente.. e a parlare di tutte quelle banalità di cui parlano sempre…. sono alienato per questo.. da tutti……. mi sento ormai vecchio…. passato… superato…. stanco… stanco di tante cose…… non so se queste cose interesseranno a qualcuno ma avevo bisogno di scriverle…
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Categorie: - Me stesso
Oggi è un buon giorno per fare ordine e ricominciare per non pentirti quando nè avrai davvero 80 di anni
lo vedi che stai in crisi ? cambia allora.
Lo sai anche tu che, per esempio, il tuo approccio al lavoro è sbagliato. Il lavoro non è un matrimonio, al contrario è un mercimonio. Io ti do il mio lavoro perché sono interessato al tuo salario. Punto e fine. Non ci sono tante ricamature da fare sopra..
Ogni tanto potresti anche pensare di aiutare chi ha avuto dalla vita molto meno fortuna di te, se sei in un periodo di crisi interiore non cercare nelle persone che stanno bene appoggio morale, loro non faranno altro che porgerti la mano sulla spalle dicendo “andrà tutto bene” , “non ti preoccupare” ma di concreto cosa cambierà nella tua vita??? niente, aiutando invece chi è stato molto sfortunato con del volontariato riscoprirai un mondo interiore che hai perduto e potrai risollevarti per affrontare le tremende fatiche di questa esistenza, se ti và di parlare con una persona che può capirti io sono disponibile, ho 32 anni anche io e sono depresso da tanto però non voglio certamente morire dimenticato da tutti e isolato dal resto del mondo, ciao.
Ciao Ken,
premetto col dirti che non sono affatto d’accordo, il tuo approccio al lavoro per me non è sbagliato. Un discorso meramente merceologico od utilitaristico non considera i principi di cui tu accenni (sarebbe interessante approfondire questo discorso), il bisogno vitale di serenità quando arrivi a casa e di lavorare in un ambiente in cui sentirti parte integrante, la passione, la soddisfazione. Non ti addossare colpe che non hai, qui non è questione di essere “schizzinosi”, questo è ciò che propaganda e demagogia ci vogliono inculcare, si tratta del tuo diritto di ricercare la felicità, e anche il proprio lavoro contribuisce al benessere o al malessere della nostra esistenza.
Rispetto al periodo di crisi che stai vivendo, inizio col dirti che ci sono tantissime persone nella tua situazione. Non consola, ma ricordartelo potrebbe servirti per non sentirti un fallito o qualcosa del genere. Secondariamente, penso che molti stati d’animo dipendano dalle prospettive da cui si vedono le cose.
Mi spiego: stai attraversando indubbiamente un periodo difficile, eppure in tutto questo ci sono anche delle positività. Dalle tue parole, rinunciare all’auto ti sembra un dramma, io l’ho fatto: mi sento molto più libera! Libera dall’assicurazione, dal bollo, dal caro benzina, dai parcheggi, dai sensi unici.. Libera a piedi sfiorando gli alberi o in bicicletta mentre la brezza ormai fredda dell’autunno punzecchia il viso.
In particolare vivi in una realtà di paese circondato dalla natura, vendendo l’auto ne stai solo guadagnando!
Il lavoro? Certo, grazie al lavoro si mangia. Se non c’è non va bene. Ma io credo che dovremmo smetterla di considerare il lavoro come una costrizione. Il lavoro è un dovere quanto è un diritto. Ma al di sopra del lavoro c’è il nostro essere umani, e con questo la voglia di trovare quel lavoro, quell’attività che stimoli la nostra personalità, che ci piaccia, che ci faccia sentire utili, importanti. E non per tutti è uguale. La noia è contro natura. Se hai lasciato quel lavoro, sentivi che non era per te. Se approfitti di questo momento per capire cosa realmente ti piace, il lavoro che troverai, ti creerai o ti inventerai non lo lascerai più.
Cerca di sfruttare questo periodo per fare chiarezza rispetto il tuo percorso. Nel frattempo invia candidature anche in quello che non ti piace, però senza dimenticare che stai cercando un palliativo, una soluzione momentanea (ok anche lavori brevi) mentre realizzi chi vuoi essere. Il mio compagno era ingabbiato in una situazione lavorativa che detestava ma perseverava solo per non pentirsene in termini pratici, ma era insoddisfatto, portava a casa le delusioni del suo lavoro, nonostante fosse bravo veniva svilito. Il contratto è scaduto, ha deciso di finire un corso universitario interrotto, nel frattempo ha inviato un cv e ha superato 40 persone! Un altro contratto a termine, ma adesso e’ sereno, studia e lavora. Domani chissà..ma siamo sereni, nonostante tutto..
Ciao
Vi ringrazio per avermi risposto…mi è piaciuta in modo particolare e mi ha fatto sentire un pochino sollevato l’analisi di Jodie che si avvicina molto a come intendo il lavoro io, che putroppo volente o nolente non è un mercimonio come lo ha definito qualcun altro, per me non sarà mai cosi, lo so che non posso pretendere rose e fiori ma almeno un ambiente dove ci sia un minimo di serenità e dove non se ne approfittano tutti i giorni perchè lavoro non ce n’è pagandoti di meno e approfittarsene della mia benevolenza.
Ultimamente poi si è sentito male un mio parente stretto, una persona di 73 anni e siamo andati a trovarlo all’ospedale: dentro di me pensavo…se continuo cosi e se ci arrivo a me chi mi verrà a trovare a quell’età? solo mia sorella probabilmente, questo pensiero mi ha buttato molto giù….mi sono impersonificato in quel mio parente…lo che sono pesante ma purtroppo è successo…in settimana vado a sentire della macchina…purtroppo sono arrivato a un punto in cui lo devo fare……vi ringrazio per le vostre risposte cmq……
Ciao ken e jodie, approfondirei il discorso “rapporto con il lavoro” anche perche’ dalla lettera traspare che e’ la prima fonte di malessere di ken.
Qualche domanda:
– jodie: lavori ? Hai figli ? Che esperienze di lavoro/studio hai ? Quanti anni hai ?
– ken : quali sono i principi’ che ti hanno fatto lasciare posti buoni ? Con il senno del poi, lo rifaresti ?
Per quanto mi riguarda ho quasi 33 anni, a Roma, lavoro da 11 anni, ho moglie, figlio, mutuo. Ho esperienza sia come dipendente che come partita iva, sia di lavoro noioso che stimolante, sia di colleghi amici che colleghi serpenti.
Colam’s, cos’è un colloquio di lavoro? Ahah, scherzo!
Quello che invece dico sul serio è che a mio parere le tue domande sono relative con l’opinione che abbiamo scritto, opinione che ognuno è liberissimo di avere indipendentemente da tutto. Potrei avere l’età di tua madre, o tua nonna,o tua figlia, o tua moglie. Potrei essere un genietto come un’ignorante nata. Potrei essere un medico, un avvocato, oppure un’operaia, una casalinga, una studentessa, una disoccupata. Potrei aver girato il mondo oppure non essermi mai mossa da casa. Sai che penso? Socialmente siamo portati a dare più peso ad un pensiero in base alla bocca che lo esprime. Non voglio condizionarti, né in positivo, né in negativo, ma voglio parlarti con la mia onestà. Un pensiero non vale di più o di meno dalle esperienze, dai figli o dall’età, altrimenti battersi per la discriminazione sociale ed essere incoerenti in un forum di libero scambio di opinioni, una delle cose che ancora ci resta per parlarci tra noi, perde valore.
Io sono qui per un confronto ma piuttosto di domande da questionario (senza offesa, spero anzi sono certa tu capisca il senso pratico di quel che intendo), piuttosto parliamo di quello che non concordi, quali sono i punti dei nostri interventi che vorresti approfondire, discutere, io ti leggo e ti rispondo.
Dal canto mio, anch’io ho scritto che sarebbe interessante approfondire il discorso approccio al lavoro. In linea generale ho risposto in base alle impressione, ovvero a quel che mi sembrava di aver colto da qualche frase di Ken qua e là. “…non ce la faccio a lavorare e poi non pensarci più se le cose non vanno bene…. mi tormenta.. non riesco a non pensarci…” / “non capisco come fanno tutte le persone ad andare d’accordo così.. con niente.. e a parlare di tutte quelle banalità di cui parlano sempre…. sono alienato per questo.. da tutti……. mi sento ormai vecchio…. passato… superato…. stanco… stanco di tante cose…”.
Tirando una piccola, sommaria e imprecisa linea riassuntiva, questo mi sembra un ragazzo che “semplicemente”, come oramai tante persone, si sente ingabbiato in una società dove non si riconosce. E il lavoro è un tema purtroppo attualissimo che per molti versi diventa uno specchietto sociale. Comunemente si consiglia e si incoraggia una persona a sperare, adattarsi, tapparsi gli organi sensoriali e percettivi e vivere in apnea. Mi sembra anche di capire, Colam’s, che la tua personalità sia pratica e diretta (se sbaglio dimmelo), forse per chi è più irrazionale è più facile porre e rispondere a questa domanda dopo un’accurata analisi introspettiva: pensi sia giusto tutto questo? Prova a distaccarti per un secondo dal pensiero dei tuoi doveri (premettendo per chiarezza che amare una famiglia e come priorità preoccuparsi di curarsene è un grande onore), pensa per un attimo a te come Uomo, come individuo con il diritto di ricercare la felicità: non credi che ti meriteresti di meglio? Non credi che tua moglie e i tuoi figli si meriterebbero di più?ciao
Eheh cara Jodie, dunque se capisco bene sei una ragazza direi 25-30 anni, niente figli ne’ matrimonio, esperienza lavorativa discontinua oppure atipica, probabilmente 1000 interessi e formazione umanistica. Dove ho sbagliato ?!
E’ vero che volendo essere obbiettivi un’opinione deve essere valida o non valida indipendentemente dalla bocca che la proclama. Pero’ , di mia esperienza, chi fa discorsi come i tuoi non vive sulla propria pelle l’effettiva necessita’ di lavorare per potersi pagare tutto. Detto male: chi ha , per sua fortuna, il sederino parato, puo’ permettersi di fare discorsi simili ai tuoi. Ken80 mi pare stia messo peggio, nel senso che non ha nemmeno il c.lo parato (nemmeno io ce l’ho) ma per suoi principi dice di aver lasciato lavori buoni. In sostanza si e’ permesso un lusso che non si poteva permettere (come non me lo posso permettere io).
Scusa il tono, non e’ colpa tua, ma mi ricordi l’ex. Non hai risposto alle mie domande ma provero’ a rispondere alle tue.
Penso che sia giusto per un uomo lavorare per metter su’ casa e famiglia. Penso anche che il lavoro e’ sfruttamento di chi necessita di un salario da parte di chi ha capitali, che questo non e’ “giusto”. Se potessi non aver bisogno di lavorare ovviamente farei altro, perlomeno cosi’ interpreto il tuo “meriterei di meglio”, e lo stesso per moglie e figlio.
Ma purtroppo sono discorsi fumosi che non portano a nulla. Si mi considero giocoforza una persona mediamente pratica e diretta, e penso che Ken80 abbia bisogno anche lui di esserlo, e non di essere confortato nelle irrazionalita’ quando si parla di lavoro.
Ciao a tutti..ho letto i vostri commenti….bè per quanto riguarda la prima domanda che mi aveva fatto per quanto riguarda il fatto di aver lasciato posti buoni…ho fatto dei lavori quando avevo 20 anni ma erano tutti stagionali….come vi ho detto in fatto di lavoro sono abb particolare…ma di quelli che ho fatto ne rimpiango uno solo..che non è l’ultimo che ho fatto fino a fine giugno….lo so che non è un bel momento per lasciarlo con la crisi e tutto il resto..ma mi stava davvero facendo diventare matto..sono stato anche da una psichiatra per “colpa” di quel lavoro e di una persona in particolare che me l’ha fatto odiare e che mi ha costretto ad andare via…rimpiango il lavoro che ho fatto nelle stagioni 2007 e 2008 ..quello si…è un ambiente dove mi sono trovato bene ma che purtroppo anche li per il mio essere troppo buono se ne approfittavano in tutti i modi..pagandomi di meno..facendomi fare tante ore etc…ma è il solo lavoro dove posso dire di aver trovato una “seconda famiglia” …e ci tornerei anche domani…anche se ripeto si tratta solo di sei mesi..mi sono permesso un lusso ma avevo fatto domanda in una fabbrica per agosto e settembre dove in altre occasioni mi avevano assunto e pensavo di essere assunto anche quest’anno ma non è successo…
Vorrei tornare su una frase di Jodie..quando dice “sentirsi ingabbiato in una società dove non si riconosce” riferendosi a me.
Ed è proprio come mi sento…non riesco proprio ad entrare in queste nuove tecnologie che ci sono oggi e che non amo particolarmente (vedi facebook, iphone ed altro); il problema è che queste cose sono diventare pilastri su cui la gente fonda la propria vita…e mi sembra tutto cosi superficiale e privo di principi ed ideali su cui sono cresciuto e in cui ho creduto..quando dico che non sono su facebook la gente mi guarda come a dire “ma dai come fai a non esserci?”…non mi sento parte di quel mondo e non ne sarò mai….come ho già detto il problema non è esserci ma farlo diventare un valore…vorrei sentire la vostra opinione
Lavoro, la parola magica che condiziona in maniera positiva o negativa la nostra esistenza… !
La parola d’ordine che dovremmo prendere in considerazione è una sola: lavorare per vivere e non vivere per lavorare benchè io per primo sto trasgredendo, come sicuramente tanti altri di voi, tale regola. Ma e c’è un ma, lo faccio perchè sono all’inizio della mia attività e spero che nel corso del tempo, stabilizzandomi su un certo numero di clienti, riesca a lavorare poco pur avendo una certa “entrata”.
Ecco non nascondo che il mio fine è questo: lavorare per avere una vita dignitosa. Non mi interessa avere centinaia di migliaia di euro che non spenderò mai data l’attività lavorativa perenne, mi interessa invece dedicare la mia vita in ordine a:
1) alla mia futura compagna di vita
2) alla mia possibile prole
3) al lavoro
E’ vero anche però che senza lavoro non vi è dignità nè famiglia nè alcuna prospettiva di vita a meno che non si è ricchi. Ma è vero anche che in situazioni congiunturali come la prsente non bisogna fare nemmeno troppo gli schizzinosi. E allora caro amico se nel frattempo hai cambiato N lavori perchè non ti piacevano spero tu abbia nel frattempo capito che il prossimo che ti capita o ti piace o te lo fai piacere. Perchè non credo che nessuno di noi sia in grado, adesso, di scegliersi il lavoro da fare o da non fare.
Oddio, io sono un consulente a piva e quindi entro certi calcoli economici posso anche decidere di fare o non fare qualcosa. Ma sono calcoli di cui mi assumo direttamente il rischio… se dovessi fare un lavoro dipendente sinceramente non mi porrei alcun dubbio.
Vedete, arrivati ad una età in cui ai sogni bisogna contrapporre anche alcuni aspetti reali c’è da capire che però non si vive di sole passioni anche perchè talvolta, le passioni si coltivano e diventano tali anche dopo anni.
Se dovessi tornare indietro di 12 anni non avrei mai pensato di fare il lavoro che sto facendo dato che di certo non ne ero appassionato. Anche perchè sinceramente non ne conoscevo nemmeno l’esistenza. Allora è umano perseguire le proprie passioni a patto che le passioni non diventino esse stesse delle gabbie dalle quali ci è difficile uscire. Io ho conosciuto persone così, persone che vivono per le proprie passioni, ma arrivati a una certa età bisogna pur capire che, caro amico, con le passioni non si mangia mica.
Anche a me piacerebbe fare il politico stipendiato… ma aimè non sono stato molto fortunato nel settore della politica 🙂