CARO direttore, in queste roventi giornate d’agosto, in cui le scarse notizie sui quotidiani sembrano tutte ruotare attorno a pochi temi di marginale interesse per i bisogni reali degli italiani, finalmente una voce fresca e schietta solleva un argomento certamente sconosciuto ai più ma che condizionerà drasticamente la quantità e la qualità dell’assistenza sanitaria che riceveremo nei prossimi anni. Quindi un tema importante che tocca da vicino tutti noi. Con “Medicina, il bando fantasma” (Repubblica 15 agosto 2017 pag. 35 sez. COMMENTI), la dott.ssa Valeria Guglielmino Garfì, laureata in medicina e chirurgia con il massimo dei voti e lode nel luglio dello scorso anno, esprime la sua situazione di disagio che assieme a lei stanno vivendo migliaia di giovani medici laureati, in attesa della pubblicazione del bando di concorso per entrare nelle Scuole di Specializzazione di area medica. Il bando, tuttora avvolto nelle nebbie della burocrazia, è stato bocciato per ben 2 volte dal Consiglio di Stato e ultimamente se ne è persa traccia. E all’orizzonte si profilano numerosi ricorsi.
Quindi un bando e un concorso fantasma, con il quale, si badi bene, nel caso di superamento delle prove, non si viene assunti in questo o quell’ospedale, ma si spendono altri 5-6 anni di studio della propria vita per diventare medici specialisti. Ad oggi l’unica certezza è che diventeranno specialisti settemila su circa diciassettemila laureati. Quindi circa 10.000 medici rimarranno fuori. E’ ormai certo che questa situazione, destinata a peggiorare negli anni, non farà che aggravare la situazione di carenza di medici in cui si troverà il nostro paese nel prossimo futuro. “Nei prossimi 10 anni usciranno per pensionamento dalla professione 47.300 medici specialisti, 8.200 tra medici universitari e specialisti ambulatoriali, 30.000 medici di medicina generale”, è la voce dell’Ordine dei Medici di Piacenza nel corso dell’udienza di presentazione del Piano sociale e sanitario regionale 2017-2019 (IlPiacenza, Redazione, 20 giugno 2017), ma tante altre fonti concordano sulle cifre. C’è da chiedersi se i nostri cittadini ben comprendono l’enorme danno che la mancanza di medici comporterà per l’assistenza sanitaria. L’equazione è molto semplice: meno medici, meno servizi e/o servizi più scadenti. Non ci sarà da meravigliarsi pertanto se il numero degli ospedali tenderà a diminuire per la carenza del personale medico e che inevitabilmente si assisterà ad un allungamento dei tempi di attesa previsti dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. E non bisogna dimenticare che il bisogno di assistenza sanitaria crescerà con l’aumentare della lunghezza della vita media.
Ovviamente tutto ciò non toccherà chi si potrà permettere l’assistenza privata.
Come direttore di Scuola di Specializzazione in oncologia per oltre 20 anni vorrei prendere spunto dal commento della dott.ssa Guglielmino Garfì per entrare brevemente nello specifico del bando, mettendo in evidenza alcune criticità. Nel comunicato Stampa MIUR del 13.05.2017 (Medicina, parte il nuovo sistema di accreditamento delle Scuole di specializzazione a ottobre concorso più snello e graduatoria nazionale), l’On.le Ministra FEDELI annunciava tra le importanti novità la semplificazione delle modalità di ammissione alle Scuole tramite una ‘graduatoria unica nazionale’ che sostituisse le 50 distinte graduatorie attuali; ‘nuovi contenuti per la prova’; un ‘minor peso del punteggio per i titoli’. Vediamo in dettaglio.
Una graduatoria unica nazionale è del tutto fuorviante per i giovani candidati chiamati a scegliere un qualsiasi tipo di Specializzazione con la conseguenza che tra coloro più in basso nella graduatoria vi sarà una rincorsa con il solo obiettivo di entrare comunque in una Scuola di Specializzazione per la quale non vi è alcun interesse, in attesa di riprovare l’ammissione alla specialità ambita l’anno successivo. Ma direi anche con qualche elemento di illegittima. Non si comprende infatti perché il candidato che dopo una scelta ben maturata ha deciso di fare nella vita, ad esempio, il cardiologo, si trovi costretto a competere non con gli altri candidati per i posti a disposizione per la cardiologia (il che sarebbe logico e giusto), ma con i ben 7.000 candidati di tutte le altre discipline! Sarebbe come a dire che un laureato in ingegneria con ambizione di specializzarsi in aerospaziale sia costretto a causa di un basso punteggio ottenuto nella prova teorica a ripiegare sul settore dell’edilizia, e via dicendo. Un qualcosa che francamente stento a comprendere.
Il minor (o assente) peso del punteggio dei titoli acquisiti in precedenza rappresenta certamente un fattore disincentivante per coloro che si vogliono impegnare negli esami di profitto per ottenere votazioni elevate dei singoli esami e nell’esame di Laurea, contribuendo altresì un livellamento culturale verso il basso ed una involuzione nell’acquisizione delle conoscenze. C’è poi da considerare il già ricordato stato di crisi per alcune specialità, con molti figure professionali che stanno scomparendo, per primi gli anestesisti, con 550 che laureano ogni anno contro gli 8-900 che vanno in pensione. Ma problemi anche tra i chirurghi generali e tra i ginecologi. Quindi un bando che rischia ancor più di disequilibrare questa situazione di precarietà in alcune discipline.
Un cenno a parte merita l’annuncio sui nuovi contenuti della prova. I più ritengono si tratti di nuove tipologie di prova (domande-quiz al posto di temi, più ampia gamma di argomenti oggetto della prova, ecc). Ma qui, secondo il mio parere e quello di illustri colleghi, la vera criticità sta nella mancanza di criteri di valutazione in grado di assicurare che le scelte dei candidati corrispondano alle reali capacità degli stessi di affrontare il tipo di vita professionale che quella specialità comporta, non soltanto i risultati della prova d’esame dove per ottenere un elevato punteggio è sufficiente aver passato alcune nottate sui libri. Il punteggio è senza dubbio un criterio oggettivo e necessario, ma certamente non sufficiente. Come direttore di Scuola di Specializzazione mi è capitato più volte di assistere a situazioni nelle quali il candidato che aveva ottenuto un punteggio elevatissimo alla prova teorica, all’atto pratico, messo a colloquio con il paziente malato di cancro, cominciava a tremare, balbettare, scappando in lacrime, a volte abbandonando la Scuola. So che per quanto sto per dire verrò accusato di essere un anti-meritocratico, ma qui si tratta della pelle dei nostri cittadini malati! Per cui ritengo auspicabile che tra le novità da introdurre nel nuovo bando (e forse di tempo ce ne sarà) sia reso obbligatorio che i candidati alle Scuole di Specializzazione nella quale vi é un rapporto diretto con i pazienti, debbano frequentare la Scuola per un congruo periodo di tempo prima di entrare a farne parte ufficialmente. E ciò a salvaguardia di tutti: dei pazienti, del direttore della Scuola, dei candidati stessi. E’ davvero difficile comprendere come un tale elemento di valutazione non faccia parte negli attuali criteri di selezione dei candidati, ripeto, per lo meno per quelle discipline che comportano un rapporto diretto con i malati.
Nell’auspicare che la Sig.ra Ministro possa far venire alla luce questo bando-fantasma e possa apportare soluzioni efficaci e sostenibili, auguro a tutti i candidati un’ottima prova d’esame.
Stefano Iacobelli
Direttore Scuola di Specializzazione in Oncologia
Ordinario Oncologia Medica
Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara
Via Chiana, 48
00198 Roma
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Salute