Gentile Direttore, mi farebbe piacere farLe leggere un compito svolto da mia figlia Alessandra Sforza, terza media presso la scuola Bruno Buozzi di Monterotondo (RM), in merito ad un lavoro sullo sfruttamento minorile, tema affrontato a scuola con la loro insegnante di italiano, Prof. Adriana Paltrinieri. W la scuola, gli insegnanti e i sentimenti dei nostri figli, a volte a noi genitori sconosciuti, ma che esistono…
Carla Morga
“(Non)Gentile Sfruttatore,
Non so se questo stupido foglio di carta giungerà mai a lei, e se lo facesse , non credo lei leggerebbe mai queste poche righe. In fondo, perché sprecare tempo in una lettera, quando si possono sfruttare bambini? Non le nascondo che neanche io trovo molte ragioni per farlo … Comunque non inizierò con la solita storia del “lei non può far lavorare i bambini , è una cosa ignobile, orribile, lei non è umano … Bla bla bla”, perché credo che queste cose lei già le sappia.
Ma le chiederò semplicemente di osservare. Si possono capire molte cose osservando. Le propongo di guardare i suoi bambini mentre lavorano. Sa, qui si dice che i bambini sono come raggi del sole, la loro innocenza e la loro perenne felicità è talmente immensa, da spaventare gli adulti depressi.
Se lei osserva i loro occhi, vi scorge un’immensa fiamma, che come un fuoco, si è impossessata della loro piccola anima. Bene quella è la fiamma della vita. Perché la loro voglia di vivere è come pozzo senza fine, riescono a vedere i lati positivi di essa con tanta facilità, da essere invidiata.
A loro tutto sembra un gioco. Riescono a vedere la vita in un fiore che sboccia, in una formichina o in un peluche. Per loro le stelle sono piccoli angeli, i tuoni, malvagi nemici da sconfiggere e il sole, un amico che riscalda. Il loro bicchiere è sempre mezzo pieno.
Loro sono la nostra forza. Il loro sorriso spinge la gente ad andare avanti.
Ora provi a guardare gli occhi dei “suoi” bambini. Ci scorge la stessa fiamma? La stessa irrefrenabile voglia di vivere? Lo stesso gioioso sorriso?
Io non so quel che lei ci potrà vedere, ma lo posso immaginare: i loro occhi sono spenti, i loro sorrisi forzati, i loro gesti , infinitamente stanchi. D’altro canto, cosa ci si può aspettare da bambini a cui è stata tolta l’infanzia?
Da piccole creature che non hanno tempo per giocare perché stanno lavorando? Non so il suo, ma il mi cuore non reggerebbe tanta desolazione.
Ma forse non tutto è perduto. Forse queste piccole anime sperdute possono ancora trovare la via che porterà loro verso un futuro migliore. Perché se lei scava a fondo nei loro occhi, può ancora trovare un piccola e morente fiamma. A volte visibile, a volte no, la fiamma c’è sempre, ma si sta per spegnere.
Ma se all’improvviso qualcosa potesse attizzarla essa tornerebbe allo antico splendore, continuerebbe a troneggiare nell’animo della piccola creatura, così da darle gioia e voglia di vivere.
Lei non è mai stato bambino? A lei non le brillavano gli occhi quando su mamma le raccontava le fiabe? Lei non ha mai fatto finta di essere il supereroe di una favola?
Tutti i bimbi hanno il diritto di giocare e ascoltare le storie della mamma. E lei vuole togliere la spensieratezza ad un bambino?
Io non posso giudicare ciò che non conosco, non posso permettermi di dirle quel che deve o non deve fare. Ma forse un consiglio posso darglielo.
Non le dirò di smetterla di far lavorare bambini, troppo scontato. Ma perché non farli andare a scuola? Così avrebbero un pasto ed un’istruzione, e di conseguenza una speranza per il futuro. Perché lei può levare loro tutto quel che hanno, ma non la speranza.
Essa ci sarà sempre nelle loro anime. Li guiderà e continuerà ad esserci anche quando saranno adulti. Per sempre.
Senza molti saluti.
Alessandra Sforza”
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