L’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno sabaudo, comportò non solo la perdita dell’autonomia politica ed economia ma anche un asservimento di tipo culturale. Tutta la storia culturale della penisola italica fu in sostanza riscritta nell’Ottocento da critici e scrittori salariati, servi dei nuovi padroni. L’obiettivo era quello di screditare tutto ciò che di positivo era stato creato dalle genti del Meridione in otto secoli di storia.
In campo musicale, ad esempio, fu esaltata l’opera di Verdi che assurse al ruolo di Vate della Patria, mentre furono quasi dimenticate o misconosciute le opere dei maggiori musicisti duosiciliani che nel corso del ‘700 avevano entusiasmato le corti e i pubblici di mezza Europa. Ci riferiamo ai componimenti di Vincenzo e Domenico Scarlatti, Cimarosa, Jommelli. Paisiello, da cui lo stesso Mozart prese spunto per alcune sue opere. Questo è testimoniato dal fatto, ad esempio, che nell’opera buffa “Il matrimonio inaspettato” di Giovanni Paisiello, composta nel 1799, dunque prima della trilogia italiana firmata Mozart-Dal Ponte, si notano tante cellule musicali che ci conducono direttamente a “Don Giovanni” e a “Le nozze di Figaro”. Anche il libretto pare tuffato nei medesimi personaggi paesaggi: doppi sensi erotici come nei testi dapontiani caratterizzazioni contrastate tra esponenti di diverse classi sociali E’ evidente allora che il Settecento napoletano, come ha testimoniato l’esecuzione proposta dal maestro Muti con l’orchestra Cherubini dell’opera di Paisiello a Salisburgo, deve riconoscersi come sorgente del teatro musicale europeo.
Giuseppe Giuliano – Trento
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