Buongiorno a tutti,
È da qualche giorno che nella mia testa mi pongo sempre la stessa semplicissima domanda, e stamattina sono qui per poter sentire qualche parere.
Diciamo che nella mia vita, per sfortuna, mi sono trovata più volte davanti a coppie che con l’arrivo di un figlio si sono poi “spezzate”.
Certo, l’arrivo di un bambino comporta tante responsabilità e molti “problemi” cui dover tenere conto, con tutte le conseguenze sui genitori. Ma mi chiedevo..
L’arrivo di un figlio potrebbe rendere una coppia in un certo verso “migliore” di quella che era precedentemente?
Io sono dell’idea, giustissima, che i figli non si fanno per aggiustare i “problemi” in una coppia, perché sarebbe peggio.
Ma, secondo voi, una coppia con alti e bassi, alti e bassi dovuti al carattere, piuttosto che a veri problemi base, potrebbe consolidarsi maggiormente e migliorare con l’arrivo di un figlio?
Non saprei. Ti lascio col beneficio del dubbio.
No anzi…
In una coppia dove ci sono già problemi l’arrivo di un figlio è un elemento destabilizzante che spesso porta alla rottura del rapporto.
Poi ogni storia è particolare chiaramente, però in generale la situazione è questa.
No, per in figlio occorre una coppia salda che si ama così tanto al punto da voler fondersi per creare una nuova persona . Secondo me hanno più chances di sopravvivere all’arrivo di un figlio le coppie appena formatesi, ma trascinate dalla passione cieca (quella che ci fa vedere il partner con lenti rosee per capirci), di una coppia solida ma annoiata o con i primi scricchiolii e problemi e noie varie.
Lo dice anche la scienza. La natura ci dona quegli occhiali dalle lenti rosee apposta per procreare. Quella spinta iniziale è essenziale per restare uniti.
A questo proposito sono contro i fidanzamenti troppo lunghi. Penso che dopo un anno di uscite insieme, e non oltre il terzo, il figlio vada fatto per il bene della coppia, perché in quel caso da “problema” diventa elementi unificante. Ma affinché ciò avvenga è necessario che la coppia sia ancora molto innamorata.
Se stai cercando rogne, facile che le trovi.
In linea di massima quando mi è capitato d’innamorarmi ho riscontrato in me un grande entusiasmo che mi avrebbe consentito di affrontare anche i momenti di crisi. Quelli per forza di cose vanno affrontati separatamente perché non si può discutere di un’immagine. Nella realtà (come si potrebbe dire? A bocce ferme!) non m’innamorerei di nessuno di loro perché riconosco in me una capacità rievocativa che mi rende una donna molto, forse troppo, esigente in amore. Ho letto diversi saggi di spiritualità generale e ho capito che questo lato del mio carattere dipende dal rapporto con la morte. In alcuni testi si parla di ipermnesia… se mi parli di “gelosia retroattiva” io vado dall’avvocato a chiedere la separazione perché la mia sensibilità non mi consente di reggere l’urto. L’uomo colto è sempre stato il mio spauracchio. Se fosse anche benestante non saprei proprio come comportami. Ma questo dipende dal fatto che non ho mai conosciuto ragazzi con un pensiero ben strutturato. La curiosità deve avere un’origine. Di che scuola sei? Mi fai sentire inferiore e questa inferiorità si riflette anche sulla considerazione che ho di me stessa. Questo meccanismo semplice da scardinare diventerebbe un labirinto dal quale difficilmente riuscirei ad uscire. Ecco che un pensiero nobile diventa un disagio cronico. La capacità rievocativa subirebbe un accrescimento patologico perché il punto non è la mia insicurezza, ma il limite dell’immaginazione umana.
Ecco, questo è un altro ostacolo insormontabile. Non riuscirei a vivere la vita di coppia con un uomo che adopera il linguaggio psicoanalitico. Lo rispetto, ma non si piega alle mie esigenze. Se un domani avessi bisogno di una consulenza (proprio perché non ho questo genere di tabù) mi rivolgerei ad un neurologo per farmi fare una visita medica che in ultima analisi prevede anche il dialogo con il paziente. Dicevo, tornando al discorso iniziale, che mi sono innamorata (o forse dovrei dire invaghita di qualcuno) ma l’amore vero e proprio è nato dalla mancanza di esitazioni. Infatti, sotto certi punti di vista, giustifico chi non vedendomi coinvolta se ne è fatto immediatamente una ragione… io stessa non avrei saputo come continuare. La mia delusione è dipesa dal film della mia giovinezza. Il confronto con il mondo fa parte della mia natura. La scelta in valore assoluto mi è sembrata sacrosanta. Niente da dire. Quando immagini la tua ultima ora vorresti che tutto fosse perfetto e impieghi un po’ di tempo per rivedere tutto il film della tua vita ( incluse quelle 10 cose da fare prima di morire che ti fanno mancare la terra sotto i piedi al pensiero che lui è andato al mare con lei… quante ore? 24? 24 ore in meno… 24 ore in cui non sei stata il suo pensiero più ricorrente! Questo insomma… una cosa da ridere! Non prendiamoci tanto sul serio…).
Mamma che disfattismo. Tutti a cantare già il requiem per la coppia. Tutte le coppie hanno alti e bassi caratteriali, un figlio è un’opportunità per consolidare un unione con un bene terzo che deve diventare la priorità, ci vuole sacrificio prima, durante e dopo, nulla viene gratis ma se si parte già pessimisti avremo l’ennesimo figlio di genitori separati che mettono al primo posto il loro egoismo.
Vale soprattutto per l’uomo che non può dimenticare che la donna diventa prima madre e poi moglie alla nascita di un figlio.
Volevo sottolineare che questa capacità rievocativa è contenuta. Nelle amicizie mi metto completamente all’ascolto dell’altra persona e questo per certi aspetti mi rende antipatica. Non sempre. Mi è capitato anche di avere riscontri postivi. Ma si tratta di un fatto naturale… per me l’immaginazione non deve entrare nell’amicizia, perché la libera immaginazione quando non è sostenuta dall’atto d’amore genera delle incomprensioni. A dire la verità raramente mi è capitato di conoscere persone che riconoscevano la sacralità dell’amicizia. L’immaginazione è il primo canale di comunicazione con il mondo degli affetti, ma questo tipo d’immaginazione si lega ai bisogni come il mangiare e il dormire e, a limite, pota a dividersi su aspetti legati alla gestione della casa. A me non è capitato, ma la considero una cosa naturale. Mi potrebbe capitare. Chi lo sa? Invece l’amicizia nasce su basi diverse. Eppure l’amico è considerato nella stragrande maggioranza dei casi viene considerato un compagno e questo è un bene quando si riconosce il primato dei sensi. Per me invece l’amicizia è un fatto del cuore. Non faccio processi alle intenzioni, ma allo stesso tempo non sono in grado di coinvolgermi più di tanto. Tendo ad essere noiosa e ripetitiva… a maggior ragione ci resto male quando mi mettono addosso panni non miei per questa tendenza diffusa ad idealizzare le persone.
Io ho questo tipo di rapporto solo con la persona amata perché umanamente abbiamo tutti dei limiti, ma esiste un momento in cui ricerchiamo la perfezione… altrimenti non potremmo neanche ricongiungerci carnalmente. Infondo è proprio la paura di aver idolatrato la persona amata a farti vivere dei momenti in cui rifletti sulla reciprocità dell’amore e metti in discussione la vita di coppia mentre esamini la tua coscienza. Per questa ragione non dobbiamo essere troppo rigidi. Il beneficio del dubbio in questi casi non viene concesso a cuor leggero. Ma lo stesso discorso vale in famiglia. Si tratta di un discorso di tipo escatologico svincolato dalla ragione. Questa è una delle ragioni che non mi consentono di avere un punto di vista negativo, completamente negativo, sulle persone che agiscono male. Anche se ho sofferto distinguo la mia causa dalla causa della giustizia. Le offese rivolte alla mia persona non mi toccano più di tanto. Allora io in tutto questo non sbaglio mai? Allora: certamente, ma non mi capita mai di superare ogni limite perché forse nella vita ho avuto ambizioni più grandi di quelle avrei potuto immaginare. Nella vita reale le mie ambizioni si riducono a passioni lasciate a metà o a voli pindarici. Quando un progetto va male lo considero una passione lasciata a metà. Non mi metto tutte le volte davanti a Dio. Altrimenti non potrei neanche prendere in considerazione il divorzio.
PS E poi nella vita si fanno tanti sbagli e mica possiamo metterci a rompere l’anima agli altri come se non ci fosse un domani? Qui si vede la fede. Nella prospettiva di un domani. E poi io nella vita mi sono sentita sempre assistita dall’Alto. Come tutti del resto. Oggi il grado di abbandono alla Provvidenza è totale perché ci sono esperienze di vita che ti aprono completamente al Cielo e t’impediscono di vedere il baratro. Solo così puoi tenere accesa la lampada della fede, rendendola visibile anche agli altri. Anche se stati nelle tenebre senti che non prevarranno e porti una speranza reale.
Chiedo scusa perché mi sono dilungata. Mi sforzerò di essere più concisa in futuro, ma questi pensieri mi stavano a cuore.