Aria di festa
Si stanno avvicinando i dieci giorni per me più penosi dell’anno. Ancora una volta provo ad esorcizzarli sforzandomi ad adattarmi all’atmosfera collettiva, che non potrei comunque evitare… Non è come a carnevale o come quando la banda suona per le strade, nella festa del santo patrono, e neppure come perdersi nei colori e nei profumi delle bancarelle di un mercato. Anche quelli sono momenti in cui le persone evadono dalla loro quotidianità per assaporare qualche ora di evasione. Tutti alla pari, e su specifica scelta…
Quando sono costretta a uscire dalla mia tana e ad aggirarmi per le strade addobbate a festa durante le vacanze d’inverno, cerco di individuare, soprattutto se in auto da sola, al caldo, l’ornamento che più mi piace. Spesso si tratta di qualcosa di luminoso. Amo in modo particolare il primo che appare sulla scena, a fine novembre, e l’ultimo su cui mi soffermo, spesso nella seconda metà di gennaio. Anche se non troppo appariscenti, per ragioni diametralmente opposte: nel primo concentro la mia rassegnazione e nell’ultimo il grande sollievo di fine partita, incurante della perenne sconfitta.
Quest’anno credo che il primo che mi è balzato agli occhi avrà anche il pregio di essere il preferito. Si tratta di due arbusti alti poco più di un metro, cresciuti in vasi posti ai lati di una porta. Le fronde si stagliano dal tronco a palloncino e di sera illuminano il buio grazie a un rivestimento di minuscole luci intermittenti blu.
La porta fa parte del complesso di un distributore di benzina, forse un piccolo bar o più semplicemente il locale in cui il gestore si ripara dal freddo fra un cliente e l’altro. Mi piacerebbe sapere chi ha scelto quel tipo e quel colore di lucine. Immagino sia una donna giovane, dai gusti raffinati, che sta vivendo un periodo lieto, benchè il suo compagno, o lei stessa, lavorino in periferia, non lontano da una discarica. Forse una sera o l’altra mi fermerò e cercherò di scoprire se la mia immaginazione ha qualche punto di contatto con la realtà.
Nel chiarore che riescono a diffondere, si stempera lo scricchiolìo dei miei scarponcini sulla neve gelata del viottolo in lontane notti stellate, rivivo con una punta di nostalgia alcune note del canto angelico per voce sola di un mio compaesano, nel momento della solenne comunione di mezzanotte, e il piacere dei cannoli siciliani, specialità esotica appresa da un parente durante la guerra in paesi caldi, dopo i conciliaboli festosi dei famigliari più giovani sotto il grande pino della piazza, per decidere in quale casa proseguire la veglia.
Allora il Natale aveva un suo fascino, pur non essendo mai stato un giorno particolarmente lieto. Restava sempre la speranza nel prossimo, con l’impegno a essere più buona. La vita era in crescendo e poteva ancora riservare piacevoli sorprese. Anche il pantagruelico pranzo, i molti invitati, gli abiti e i regali nuovi, per alcuni, contribuivano a portare allegria in famiglia.
E ora? Ora vorrei che non fosse mai esistito e che potesse essere cancellato una volta per tutte dalla faccia della terra. Non regge nemmeno come festa per i bambini, se questi non sono felici. E’ una ricorrenza crudele. La dolcezza estrema del suo nucleo più intimo si trasforma in fiele per chi non ha saputo o non ha voluto costruirsi una vita serena, oppure per chi l’ha realizzata e rimpiange amaramente di averla perduta. Porta gioia a chi già vive gioiosamente, gioia che si regge e respira sulla sofferenza altrui.
Meglio sarebbe, per tutti, festeggiare semplicemente il ritorno della luce, del sole “invicto” degli antichi romani, nell’attesa dell’inizio del nuovo anno.
Anche quando ho la fortuna di non dover uscire di casa, questa festa mi perseguita per più di un mese con ghirlande, pupazzetti di neve e auguri appesi ogni giorno alle aste del cancello, sui sacchetti in cui il fornaio mi consegna il pane, o che mi piombano addosso, aggressivamente, con la pubblicità in televisione…
Non c’è scampo, devo attendere e vivere l’evento molto più a lungo o molto più intensamente di quanto vorrei, continuando a pensare che non importa se non è per me, tanto anche quest’anno finirà dopo fatto il suo tempo. Posso sempre sperare che l’anno prossimo sarà meno “pesante”, che prima o poi riuscirò a non vedere e a non sentire più la festa più bella dell’anno, nemmeno nelle luci colorate che filtrano dalle finestre.
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Categorie: - Me stesso
Ciao Rossana, devo darti davvero ragione, purtroppo il natale ragala gioia a chi di gioia ne ha già..ogni luce, ogni suono, ogni colore riporta alla mente ricordi e ricordi e ricordi. Per me è il primo natale da sola e devo dire che, se fino a poco tempo fa pensavo di essere arrivata ad un buon punto con la mia ritrovata serenità, bè.. queste feste si stanno impegnando bene affinchè ogni singolo giorno diventi malinconico e pungente..sappiamo già che è un periodo e passerà..speriamo presto però, tu che dici?
Non mi piace quando dici che forse un giorno se sarai fortunata non dovrai più vedere questa festa, non sa di buono, io invece ti auguro non solo di passarne tante altre, ma di far parte di quel bel gruppo di persone che come dicevamo all’inizio vive di gioia..
Indue si sopporta meglio, di dove siete?
Pensate che il compio gli anni proprio il giorno di Natale: dovrei essere doppiamente contento contento per la duplice festa, invece certe ricorrenze servono solo ad acuire nostalgie e tristezze interiori
Ciao P, sei sempre così sintetico?
Vivo di parole: scritte, parlate, formali.. Sono cosi’ tante, tutto intorno a me, che mi nascondono il mondo, e dal mondo… E mi tengono lontano dalle cose semplici, reali, essenziali, dì cui ho bisogno, da quel sogno che sono stufo di sognare solo… Per chi volesse, la mia email ridicola è principe.del.lago@gmail.com
ciao Lea,
grazie per la tua solidarietà e per la generosità dei tuoi auguri.
quando accennavo a riuscire a non vedere e a non sentire più la festa, non mi riferivo a una dipartita ma alla capacità di superare con la mente questo scoglio. ne ho superati altri ma questo continua a resistere…
il mio era uno semplice sfogo d’impotenza.
mi dispiace che tu debba affrontare il tuo primo Natale da sola e ben comprendo quanto possa essere difficile. visto che non ci è possibile evadere in un Paese dove l’evento non sia celebrato, o sia almeno celebrato un po’ più sotto tono, non ci resta che resistere e cercare di fare del nostro meglio per rallegrarci della gioia altrui.
tanti auguri di bene e di serenità!
P.,
è vero che in due si sopporta meglio. tuttavia sarebbe preferibile che la società ci lasciasse più liberi, almeno di scegliere se vogliamo o meno festeggiare qualcosa…
abito in Piemonte, non lontano dal confine con la Francia, ma non credo che unendoci, Lea ed io, potremmo superare meglio la fatidica settimana…
perchè non ci racconti qualcosa in più di te e dei tuoi sogni, tanto per distrarci… ti piace scrivere?
P ti piace fare anche un pò il misterioso, dai dì la verità? Ovviamente spero che tu colga l’ironia nelle mie parole..comunque vivo in emilia e sono d’accordo con Rossana..anche perchè sai a casa lo puoi passare ugualmente con gli amici, ma se la testa non c’è non c’è!!
Dici di essere stufo di sognare da solo, ma dimmi un pò Principe del lago è sempre stato così o nel tuo passato hai potuto invece condividere i tuoi sogni con qualcuno?
Rossana, tanti auguri anche a te, tanto questa festa ci tocca farcela..e quindi, dai sentiamoci dopo le feste per controllare cos’è rimasto di noi..
forseti,
sì, come doppio guaio non c’è male: sei proprio fortunato!
cerca di vederla da un altro punto di vista: con un solo giorno ne fai fuori due, di solito entrambi difficilmente proprio proprio allegri…
un abbraccio