La notizia dell’arresto di un collega anestesista dell’ospedale Cardarelli impegnato politicamente e per questo suo ruolo, incappato nelle maglie della giustizia, merita delle doverose precisazioni. Per chi intende la professione medica come un nobile servizio da rendere al prossimo, non può esserci spazio per dedicarsi ad altre cose soprattutto altrettanto impegnative come, appunto, la gestione della res pubblica. Credo che questa sia un’anomalia tutta italiana che ha consentito per il passato e, credo, lo consenta ancora, di godere di privilegi economici e di ‘immagine’ inconcepibili oltre che generare disfunzioni e comportamenti moralmente discutibili. La nostra specializzazione, mi riferisco appunto a quella dell’anestesista è, come poche, logorante, specie quando si lavora in ospedali di frontiera, come appunto il Cardarelli. Il collega di cui sopra, per il quale mi auguro umanamente la cosa possa risolversi nel migliore dei modi, nel rispetto comunque della legge, per i motivi illustrati, da decenni non frequentava le sale operatorie del nostro ospedale e, pertanto, pochi tra i colleghi, hanno avuto l’opportunità di conoscerlo e pochi tra i pazienti di averlo come curante. Questo è il motivo per cui, quando oggi per la seconda volta nella giornata, facendo riferimento al mio lavoro e al ‘mio’ ospedale, sono stata in qualche maniera accomunata allo sfortunato politico, ho sentito pressante il bisogno di esternare il mio pensiero, non fosse altro che per rendere giustizia ai colleghi che hanno pagato con la salute e persino con la vita la dedizione totalizzante ad una professione stressantissima e avara di gratificazioni economiche e morali. Mi auguro di esserci riuscita.
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