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Analisi logica del rapporto di coppia

di Seneca

Personalmente ho un concetto molto particolare e anticonformista del rapporto di coppia e cerco di spiegarne le ragioni logiche.
Partendo da un assioma, e prendendo atto che nulla nell’esistenza umana è statico, ma ogni cosa, a partire dalla vita stessa, alla crescita, ai sentimenti, alle cose, e quant’altro è sempre in fase di evoluzione e di mutamento, anche il rapporto di coppia lo è. Quali sono realmente le uniche motivazioni per cui due persone generalmente si mettono insieme? Il motore propulsore della decisionalità presenta semplicemente due casistiche: o perché gli elementi costitutivi della coppia (gli individui) si attraggono chimicamente (l’attrazione fisica è confermato da ricerche di alto livello, avviene in seguito ad una interazione chimica tra particelle organiche con caratteristiche di assimilabilità particolarmente accentuate)…senza però sapere che queste particelle chimiche subiscono delle mutazioni genetiche nel corso del tempo (come ogni altra cosa vivente) ed ecco spiegato il motivo per cui quasi tutti i rapporti prima o poi vanno in crisi, con separazioni e i divorzi al seguito. L’altro motivo che purtroppo sovente si riscontra tra i meandri profondi della realtà sottaciuta dei diretti interessati, è un reciproco stato di necessità. Necessità che possono essere sotto catalogate, con mille nomi diversi, ma pur sempre necessità. Siccome tutte queste considerazioni, sia le prime che le seconde, non soddisfano l’ipocrisia o la profonda conoscenza dei fenomeni che le determinano, inducono ognuno di noi a neutralizzare a priori riflessioni eccessivamente impegnative che comporterebbero stati di crisi interiore a livello individuale, al cospetto di analisi profonde ed accurate. Si preferisce pertanto banalizzare ogni considerazione al riguardo, catalogando semplicisticamente e formalmente tali situazioni con il termine “Amore”. Un vero delitto di coscienza a mio giudizio. L’amore è stato descritto, definito, spiegato, in migliaia di asserzioni nella storia dell’umanità, da pensatori, filosofi, psicologi di ogni epoca, ognuno ha sempre cercato di dare un significato individualistico che potesse esaltare la sua presenza nella letteratura o nella poesia, nella commedia, nell’arte ed in ogni altra manifestazione intellettuale che offrisse un terreno malleabile per rappresentarne il pensiero. La realtà è che l’Amore vero è semplicemente gioire della felicità dell’altra persona, comunque questa venga a determinarsi. Questo concetto è ostico nella comprensione corrente ed intollerabile nella logica imperante.. Ma se l’intelligenza umana riuscisse ad elaborare determinati passaggi, difficilissimi da comprendere prima di scardinare determinati schemi mentali, imposti dalla nostra cultura fin dalla nascita, con stereotipi comportamentali deleteri per la nostra formazione psichica e relazionale, ci troveremmo in una dimensione di elasticità mentale che ci aiuterebbe a comprendere ed accettare in maniera decisamente diversa la genesi della metamorfosi delle micro particelle chimiche che in origine determinano il fenomeno psichico definito per convenzione: innamoramento. Ne risulta il fatto, che pur tacitamente, filosofi moderni, quali Francesco Alberoni, nel suo “Innamoramento ed amore”, sviscera le componenti psichiche che determinano il fenomeno stesso, attribuendo ad una evoluzione psichica il passaggio tra innamoramento ed amore, non avendo però il coraggio (in quanto svilente sul piano umano)…di ammettere, secondo la concezione corrente dei lemmi considerati, che si tratta di una “degenerazione organica delle micro particelle componenti” e nulla più. E’ difficile considerare ed ammettere con un connubio tra fisica e filosofia tale realtà, tuttavia questa in sintesi è la verità che accompagna questo inesorabile processo di decadimento/mutamento organico. Trattandosi quindi di “mero decadimento organico” è necessario rivitalizzare il processo di “deperimento cellulare”. Ciò avviene solo con l’iniezione di nuovi stimoli cerebrali ed emotivi, soprattutto con una totale rivisitazione del “terreno di coltura”…che in tal caso si trasforma in terreno di “cultura”.
Ognuno di noi quando si pone a livello conoscitivo di fronte ad un’altra persona (e per semplicità di dialogo intendo in questo frangente: “conoscitivo relazionale” in ambito sentimentale – sessuale”), adotta dei meccanismi di difesa dei lati meno nobili della propria personalità e della propria emotività. In altre parole cerchiamo di evidenziare solo dei lati che noi stessi riconosciamo positivi, non tanto per il valore reale che noi attribuiamo agli stessi, ma per il valore convenzionale che gli stessi ottengono in ambito sociale. Infatti se per esempio una persona è alcolizzata o drogata, fin dove è possibile nasconderlo non lo dirà mai al potenziale partner, ma questi sono due esempi estremi, poi in realtà difficilmente occultabili sul piano pratico. Se invece ad esempio un soggetto sa di avere delle tendenze caratteriali che potrebbero teoricamente inficiare nell’ambito di una scelta da parte di un potenziale partner o aspirante tale, le proprie intenzioni di conquista, cercherà ovviamente di occultare erroneamente, fin tanto che sarà possibile, tali caratteristiche. In realtà il processo mentale di tale scelta comportamentale viene influenzato non dalla valutazione reale che il soggetto attribuisce a quanto evidenzia al suo interno, ma il “modo di porsi” in relazione al partner, viene falsato da quelle che sono le valutazioni di ordine morale e sociale che vengono attribuite a tali caratteristiche, che invece potrebbero riscontrare diversamente una facile accoglienza da parte del potenziale interlocutore o interlocutrice che sia, senza ipotizzare a priori mentalmente, dei possibili ostacoli di rifiuto. In tal modo si renderebbe semplicemente più armonico ed elastico il reciproco intento conoscitivo, accettando il rischio del rifiuto a priori che eviterebbe comunque nel proseguo del tempo danni devastanti alla coppia di gran lunga peggiori…ad un rifiuto iniziale. Ciò che in altri termini rispecchia questo pensiero, consiste nel fatto che sarebbe estremamente costruttivo se fin da subito nell’ambito della costituenda coppia venissero reciprocamente affrontati gli aspetti meno edificanti della propria personalità, spogliandoli del non-valore sociale che ad essi si attribuisce, discutendone serenamente con il potenziale partner al fine di trovare un possibile punto di accettazione e pacata discussione.
Purtroppo invece ci poniamo la maggior parte delle volte come un pacco regalo con una splendida confezione esteriore, pur sapendo che in realtà magari per quel tipo di interlocutore che ci troviamo di fronte, ciò che abbiamo all’interno del nostro pacco-personalità, non dà giusta soddisfazione alla sua ricerca. In altri termini ci sforziamo per piacere ad ogni costo, anche in contrasto con la nostra vera personalità. Questo a mio giudizio è il primo errore comportamentale nell’affrontare un rapporto di coppia. Se facendo un mero esempio, io mi pongo a te lettrice o lettore, sotto la mia vera luce, tu non avrai nessun falso abbaglio e mai potrai rimproverarmi di averti ingannata o ingannato e lo stesso discorso vale da parte tua. Questo semplificherebbe la conoscenza e accelererebbe un rapporto di vera intimità, accettandosi e comprendendosi realmente per ciò che in realtà siamo e non per ciò che in realtà ci sforziamo di volere sembrare. Anche perché non potremmo mai forzatamente alla lunga essere ciò che in realtà non siamo. Ecco quindi individuato uno dei motivi di deterioramento organico di quella fase chimica che all’inizio si pone quale elemento catalizzatore di reciproche ambizioni e speranze. Solo una mentalità elastica, onesta e costruttiva può quindi arrivare a diluire notevolmente i processi degenerativi in agguato. E questo è il trampolino di lancio per arrivare dove desidero condurre il mio pensiero per porlo all’altrui conoscenza, avendo però fatto un tragitto introduttivo che a logica presumo verrà in buona parte condiviso. Partendo dal presupposto che il rapporto di coppia necessita di un costante e volonteroso apporto costruttivo nel tempo, senza pause e senza cedimenti è necessario porsi la domanda: per quale motivo io scelgo questa persona? Come dicevo normalmente la scelta viene fatta per soddisfare determinate esigenze di carattere interiore, che con malcelato egoismo di base ci proiettano nel volerci sentire amati, desiderati, compresi, e gratificati,…limitando o annullando a volte di fatto, la tensione emotiva che dovrebbe spingerci ad agire all’incontrario, ma gratificando invece il partner premuroso ed attento con un deleterio effetto-specchio. “Io ti amo affinché tu possa soddisfare queste mie necessità”!!! …Tuttavia nel momento che non le soddisfi più io non ti amo più.! Ed ecco compresi i milioni di divorzi nel mondo! Partendo invece da presupposti diversi del tipo: “io sono felice e voglio donarti parte di questa felicità, in quanto per me è troppa e non riesco a tenerla tutta dentro di me”…. in quell’istante penso che quando sono felice agisco in termini positivi per me, quindi ritengo che se dono a te una buona parte di questa mia felicità, anche tu puoi venirne beneficiata/o con degli effetti positivi e gratificanti. Quindi se i miei comportamenti e le mie azioni sono positive e costruttive anche tu per semplice sillogismo potrai esser positivo e costruttivo. Solo in questo caso può nascere quel meraviglioso miracolo che si chiama Amore, grazie ad un vero processo osmotico di positività. Non so se abituati a pensare secondo certi schemi precostituiti in forma verticale sia facile o meno afferrare l’essenza costruttiva di questo pensiero fondamentale. A questo punto subentra una catalizzazione importante nella coppia dove il valore del partner diventa un bene inalienabile a prova di bomba. Ma esiste anche il mondo esterno, il mondo nel quale ci relazioniamo quotidianamente, che è a stretto contatto con le nostre debolezze umane, con le nostre paure, con i nostri limiti psichici. Ecco che dobbiamo riuscire a salvaguardare con pragmatismo quel bene inalienabile che è la specificità “di questo” rapporto di coppia che si contraddistingue e si eleva vincente dalla massa dei rapporti “perdenti” o destinati ad un progressivo fallimento. L’istinto ci porterebbe ad erigere delle barricate attorno a questo tipo di rapporto “d’elite”, al fine che nessuno possa intervenire a ledere o minacciarne l’integrità. Nulla di più sbagliato. Pensate per un attimo a questo punto di dovere affrontare la vostra vita in una prigione dorata: un posto incantevole dove potete fare tutto ciò che vi piace, tuttavia circoscritto entro quattro mura. Alla lunga vi sembrerebbe di impazzire; la natura umana è fatta per respirare il senso della libertà. Quindi anche un rapporto affinché possa prosperare e crescere, ha bisogno di luce e di libertà. Il rapporto assume le sembianze di un cucciolo di puledro: è felice, ma vuole sgambettare, vedere, conoscere, provare, analizzare, paragonare, VIVERE e per questo ha bisogno della libertà. Quando un partner intelligente e sensibile, dotato di saggezza e di adeguata maturità psichica riesce a comprendere questo ed a condividere questa visione del rapporto, non pone limiti di alcun genere ed accetta la felicità esplorativa dell’altro, così come l’altro deve arrivare ad accettare il desiderio esplorativo del proprio partner. Accettato questo, si rafforza un senso di complicità assoluto in quanto “la massa” delle persone oggettivamente limitate in schemi di pensiero stereotipati, palesa dei gravi limiti oggettivi a questi ragionamenti, per cui dopo avere sgambettato a livello conoscitivo ed esplorativo, l’intelligenza riconduce a considerare “esclusiva l’importanza strategica della propria felicità, solo nell’ambito di un profondo rapporto d’elite”, che è per l’appunto il rapporto indubbiamente anticonformista che sto descrivendo, ma l’unico rapporto possibile oggigiorno, che possa perdurare all’usura del tempo e dei relativi “attacchi sociali esterni”
In tale ambito quindi parole come possesso e gelosia devono essere banditi dal vocabolario di coppia. Se quindi un partner manifesta apertamente “un desiderio” quale esso sia….il VERO AMORE che da un tocco di specificità a questo rapporto d’elite, non deve mai impedire nulla, ma anzi agevolare e facilitare la realizzazione di questo desiderio. Tutto ciò ovviamente deve sin dall’inizio essere coltivato in un terreno di totale ed incondizionata sincerità e completo dialogo interpersonale. L’esperienza vissuta, viene ad essere a questo punto condivisa anche sotto l’aspetto emotivo o materiale e in quel caso l’adrenalina può portare ad un vivo e splendido senso di complicità che diventa il vessillo dell’indissolubilità di questo speciale rapporto. E’ difficile fare accettare alla coppia tradizionale questo ragionamento, ma se compreso fino in fondo si andrebbe ad eliminare una delle peggiori credenze che ci è stata inculcata sin dalla nascita: la necessità del possesso mentale e fisico di una persona, per alleggerire le nostre paure ed i nostri limiti emozionali. Molte persone hanno l’angoscia di essere tradite dal partner, perché pur non analizzando il processo evolutivo della coppia secondo criteri incontrovertibili di logica, conoscono inconsciamente che la strada dove conduce automaticamente la maggior parte dei rapporti in fase di decadimento organico è appunto quella triste del “vero” tradimento, ovvero la necessità di rinnovamento del proprio spirito innato di libertà, che se percorsa nella maniera tradizionale e non supportata da un processo di maturazione e riflessione mentale di livello superiore, conduce inesorabilmente allo sfaldamento del rapporto nell’ambito della coppia, con relative disastrose conseguenze. Se in alternativa il reciproco dialogo, aperto, costruttivo, intelligente nell’ambito relazionale, porta ad affrontare questo argomento non come tappa obbligata, ma come tappa possibile e condivisa in caso di desiderio o sentita necessità, non sta a significare una crisi oggettiva del rapporto in essere, ma un processo di profonda maturazione evolutiva dello stesso, che oltre a rafforzare e far crescere un profondo spirito di condivisa complicità (il sale del rapporto di coppia), rende il rapporto totalmente immune da attacchi lusinghieri esterni, in quanto questi possono essere analizzati e vissuti senza intaccare l’architrave portante di un rapporto vero, significativo e maturo. Non so fino a che punto tale pensiero venga condiviso dalla “massa” delle persone, anzi credo molto poche, ma Carl Gustav Jung , enunciando uno degli “archetipi” ovvero quello dell’ Ombra, afferma: se si vogliono combattere le nostre paure ataviche, non dobbiamo entrare in guerra con loro, ma dobbiamo farle emergere dal nostro sub-conscio alleandoci con le stesse.. E’ il solo metodo efficacie per sconfiggerle. Entrare in conflitto con loro (ad esempio con la gelosia)….non riusciremo mai a combatterle, ma se le faremo emergere e le spiazzeremo… con la potenza del ragionamento, come ho cercato fin qui di fare comprendere, siate pur certi che ogni nostra paura verrà inesorabilmente sconfitta.

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Categorie: - Amore

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