Secondo autorevoli giornali americani di psicologia, come “American Psychologist”, psicoterapeuti di fama mondiale, riviste specialistiche e rotocalchi vari, la generazione “72-82”, ovvero i trentenni di adesso, sia quelli che li hanno appena fatti sia quelli che come me (1974) stanno per lasciare la ridente età dei trent’anni, sarebbero affetti da una incondizionata anaffettività dovuta al troppo benessere o al contrario ad una situazione di assoluta indigenza. Questa generazione viene chiamata “the foolish generation 72-82”, bollata d’infamia per l’inattitudine a:
– far carriera
– costruire qualcosa in amore
– coerenza nei progetti
“E’ la generazione che ha visto cadere il muro di Berlino ma non erano troppo maturi per rendersi conto delle conseguenze, hanno vissuto molto benessere, e nei paesi dell’Est molta povertà, e ora c’è una parità di diritti ma non c’è una parità nella forza economica.”
“La “Foolish 72-82″ può creare un gradino nel rapporto tra sessi, un gap irrisolvibile tra donne e uomini, non per causa loro ma per colpa di ciò che li ha preceduti.”
Mio fratello è dell’82.. La mia sorella non biologica è dell’82. La mia compagna (Romena) è dell’82. Io sono del 74…
D’istinto avrei voluto far causa al giornale, poi ho pensato che nella “Foolish 72-82” ci sono tanti utenti e amiche e forse conveniva di più parlarne tranquillamente qui. Che cosa ne pensate?
Penso che il caldo ti ha dato la testa (scherzooooooooooo)
Tra le mie conoscenze c’è una persona che rientra spaventosamente nella teoria.
E’ nata negli anni d’oro, in quegli anni in cui il lavoro era quasi garantito appena usciti da scuola, negli anni in cui il sacrificio aveva senso e un valore, anche economico. E’ nata in una di quelle famiglie dove ci si sposava giovani, si avevano i figli presto e lo stipendio di papà era sufficiente per uno standard di vita medio.. buon cibo, sanità, istruzione, vacanze, la cura della persona e già l’abbigliamento firmato. E’ cresciuta con genitori che l’accontentavano nei piccoli capricci e vizi quotidiani, rafforzando giorno per giorno un rapporto materialista, opportunista e ahimè fortemente dipendente. L’anaffettività qui citata è parte del suo stile quanto della sua indole, di pari passo con un egocentrismo ormai radicato e incagnito in una personalità vanitosa, superficiale e legata all’apparenza. Sì..direi che quella mia conoscenza è la personificazione di quanto studiato da quegli esperti.
Tuttavia, non credo che un caso faccia testo e per mia esperienza posso riportare solo questo, eloquente ma non sufficiente per generalizzare.
Credo che ogni età produca i suoi mostri, umanamente e affettivamente parlando. Dubito che i trentenni d’oggi siano uguali ai trentenni di domani, ma in fondo credo nemmeno siano peggio.
A loro favore, quei trentenni, hanno avuto in eredità dalle famiglie dei valori solidi, che oggi sono sempre più surrogati. Alcuni di loro, è vero, di quei valori non hanno saputo che farsene se non sputarci addosso, ma almeno se volessero ridimensionare le loro vite avrebbero dei paragoni di riferimento. Tra i ragazzi d’oggi, la generazione cresciuta tra le “famiglie allargate” e modelli culturali decisamente discutibili, quanti possono vantare una famiglia unita, solida, capace di trasmettere validi esempi da imitare? La mia è una domanda, non ho la risposta..
ciao
cioè non sei d’accordo? La mancanza di fedeltà ai progetti e una certa ‘maleducazione sentimentale’ la vedo anche tra gente degli anni 55-72, a dire il vero. A me siamo una specie di generazione di mezzo che da certi punti di vista ha avuto anche un po’ di sfiga, quella di avere 20-40 anni in un periodo che andava verso una crisi e non un’epoca di rinascita. O forse ci raccontano bugie e la crisi non c’è… Ma noi per es siamo la generazione dei contratti precari e atipici. Quella dell’università che, con tutto il rispetto, almeno in certe facoltà, era più vera di quella di oggi, etc. Siamo però anche quelli che han visto i genitori (almeno io sì) costruire a poco a poco
ma con l’idea che si potesse (mentre oggi non si può), quella che ha vissuto più per strada e in giardino che dentro una scatola rettangolare o quadrata (anche se poi ci siamo rapidamente rifatti e assuefatti pure noi), quella che ha fatto l’esame di quinta elementare e che quando a scuola ti rimproveravano era colpa tua, e che poi quando è finita dall’altra parte della cattedra (saltando come un canguro senza più sapere cosa sia la continuità didattica) invece se dai una nota è colpa tua e il genitore si incazza con te. Siamo quelli che, dicevo, se sceglievi di fare l’università sceglievi di farla sul serio, poi magari la facevi male o la mollavi, ma se la facevi non è che avevi la formula 3 + 2, e (non dico che in alcune facoltà non sia ancora così) se la facevi eri davvero in un’università in cui gli esami avevano un bel po’ di libri. Siamo la generazione che pensava che imparare un mestiere fosse una cosa seria anche perché la professionalità avrebbe avuto un valore, di mercato e di rispetto, mentre poi si è trovata in un mondo in cui (anche i connazionali, in primis, si intenda, e anche per necessità, si intenda) c’è chi si improvvisa musicista perché ha cantato una cover su youtube, giornalista perché scrive sul suo blog, esperto in pubbliche relazioni in base a quanti contatti ha su facebook, giardiniere perché tanto che ci vuole ho imparato su internet e ho le cesoie del lidl, regista perché ha una telecamera digitale e ormai son cose a portata di tutti, parrucchiere perché ti mette la tinta del supermercato, cuoco catering perché ha un microonde…
sto anche ironizzando, però quel che dico è vero. Poi – fermo restando che il talento naturale e la genialità possono essere in ogni dove – ci si rende conto che invece la storia non è così… che il giardiniere improvvisato ti fa fuori le rose, che il parrucchiere improvvisato ti fa fuori i capelli, che quello che ti dice che può farti lui un filmino per soli 200 euro magari c’è un motivo se chi lo fa di mestiere te lo fa meglio…
Ma intanto se hai una professione pare che sia tu un folle se chiedi ciò che è giusto, soprattutto se parli con chi non ha la possibilità di cogliere sino in fondo perché una differenza c’è. Salvo poi sentirti dire che caspita se si vede la differenza.
Siamo la generazione che pare non sia mai stata giovane… perché (così pare a me) quando noi avevamo 25 anni era tutto un casino, tra riforme strampalate e progetti che mai si sono realizzati, e poi siamo stati troppo “vecchi” quando si è capito che sarebbe ora di occuparsi dei giovani… siamo quelli che si son sentiti chiamare bamboccioni, falliti quando si sono trovati in mezzo ad un gran casino.
Ora, in realtà io credo nell’individuo, e quindi nè in positivo nè in negativo si può generalizzare, però è ciò che ho visto io.
Fermo restando che se sei tu che non hai senso di responsabilità non puoi nasconderti dietro un dito, anche se è un gran ditone in uno Stivale o di un arto malato più esteso. Ciao!
L’unica cosa foolish è quello che scrive quel giornale. Ognuno di noi è unico ed irripetibile e soprattutto fatto a suo modo e organizza e vive le proprie esperienze secondo quello che è…l’insuccesso in uno due o tutti e tre i campi dipende solo da se stessi
Bah io sono dell’80, e secondo me non siamo da buttare. Tanto per dirne alcune abbiamo vissuto (e penso sia un privilegio) un’infanzia senza telefonini, play station, giocavamo ancora per strada e se uscivamo nostra madre ci diceva a che ora tornare senza poter rintracciarci mentre stavamo fuori. Abbiamo vissuto la Santa Lira…
Insomma tante cose che oggi sembrano normali, noi sappiamo che non lo sono ed abbiamo un metro di giudizio di più ampio respiro.
Colam’s: @Insomma tante cose che oggi sembrano normali, noi sappiamo che non lo sono ed abbiamo un metro di giudizio di più ampio respiro.
Son d’accordo. (e anch’io penso fossero dei privilegi).
Paolo: @Ognuno di noi è unico ed irripetibile e soprattutto fatto a suo modo e organizza e vive le proprie esperienze secondo quello che è…
d’accordo con questo pezzo, l’altro no, non del tutto.
PS: foolish penso voglia dire che siamo sciocchi, scemi, non folli
A me quello che ha colpito di più è l’accenno all’anaffettività dovuta sia al troppo benessere sia all’eccessiva indigenza. Della serie: i trentenni, sia perché troppo viziati dal (passato) benessere, sia perché inariditi ed incattiviti dalle rinunce patite, non sanno amare.
Quindi l’ex agiato non sa amare perché è un bamboccione debosciato che non sa farsi una ragione delle passate ricchezze e dei presenti disagi, il “povero” non sa amare perché è troppo avido e quindi in luogo dell’amore si comporta in modo cinico e materialista.
Leggendo qua e là sul forum sembrerebbe anche vero, come sembrerebbe vero che i quarantenni in effetti hanno una sorta di “educazione sentimentale” un po’ diversa… più autentica e meno materiale. Posto che di canaglie comunque è pieno il mondo e non c’è età che tenga..
Però mi ha colpito ‘sta cosa: inetti ed anaffettivi.. ammazza oh!
Lascia stare i dati statistici che sono solo palle!
Pensa prima a mollare la tua fidanzata rumena …… quelle sono succhiasangue matematiche non statistiche.
Al 100%
Luna
correggo la mia seconda affermazione…
e confermo che queste statistiche sono veramente delle idiozie