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Lettera pubblicata il 1 Luglio 2010. L'autore, glosstar, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Per favore libera, ho letto quell’articolo. Era scritto da una femminista delle piú spietate.
Gli uomini non riescono ad accettare l’autonomia della donna?
Ma per cortesia. Io sto con una ragazza super indipendente e sicura di sé, forte. E non é in assoluto un problema. A me fa impazziere il suo essere indipendente. I problemi delle relazioni oggi sono altri, lei per esempio pur essendo indipendente possiede ancora dei valori, come il rispetto, la trasparenza, la lungimiranza, la empatia, il non lamentarsi per ogni stupidaggine, il non farsi assalire dai dubbi esistenziali, quella voglia di stare insieme con l’obiettivo di creare un progetto di vita, di sacrificarsi per l’altro, valori che ormai si sono persi soprattutto nel genere femminile. Come dice qualcuno molte ragazze sembrano ormai uomini, vogliono prendere il posto degli uomini e avere il loro carattere, ed é per questo che é difficile stare con una ragazza oggi. L’ho vissuto in passato sulla mia pelle, era un continuo litigare, una continua tensione, un continuo sopravvalere sull’altro. Non capite che l’uomo e la donna sono fatti perché insieme si completano, non si puó stare con una ragazza che vuole essere come te, la natura dell’uomo e della donna é diversa, non puoi chiedere a un gatto di abbaiare. Mi fa ridere il “dispotismo domestico”. La mia ragazza per esempio ama vedermi sorridere, ama per esempio cucinare per me, anche arrivando esausta a casa, e anche se le ripeto che non ce né bisogno. Anche mia madre é dello stesso stile, come lo é mia nonna, o lo é stato la mia bisnonna, e cosi via. Mio padre non le ha mai obbligato a fare niente a mia madre, lei ha fatto per i figli e per il mio papá tutto per amore, senza chiedere mai niente in cambio, e continua ad amare mio papá dopo 35 anni come il primo giorno. E lo fa con assoluta serenitá. Non capite che l’uomo non ce la fa piú a sopportarvi, e non é una questione di non volere l’indipendenza della propia donna, é il sentirsi derisi, il sentirsi ingannati il non amare e volere solo sentire amate che portano gli uomini ad impazzire…
Gio, non credo e mai ho creduto che la donna sia migliore dell’uomo, nè ho mai provato rancore per l’altro sesso. Fortunatamente mai nessun uomo mi ha usato violenza, psicologica o fisica, per cui non ho personalmente nulla contro di lui, sia chiaro.
La mia visione dell’esistenza va molto più sullo spirituale, e mi porta a considerare uomini e donne come anime costrette a fare una breve esperienza in corpi che neppure si sono scelti, probabilmente per evolvere, o chissà. Ma la storia dimostra (e non solo per gli episodi di ”guerra” uomo-donna, ma per TUTTO) che siamo ancora agli albori di questa evoluzione.
E’ il voler marcare le differenze (di tutti i generi) a tutti i costi che mi fa sorridere. E a volte indispettire. Perchè per me non ha semplicemente senso.
Rossana, le datazioni riportate da glosstar non fanno che sottolineare appunto come la strada evolutiva sia ancora ridicolmente e tristemente lunga.
Libera se tu conoscessi quanti uomini devono sottostare ad altri uomini la lista delle ingiustizie sarebbe assai piu’ lunga.Quando io andavo a scuola ne ho viste di cotte e di crude i piu’ deboli fisicamente dovevano sempre subire le ingiustizie dei prepotenti, e come era a scuola, è nei posti di lavoro nelle istituzioni per le strade e cosi’ in giro per il mondo. Da un po’ di tempo ho capito che come diceva “Rocky Balboa” Se vogliamo che il mondo cambi noi per primi dobbiamo cambiare.
Riplet, ALCUNI uomini non riescono ad accettarlo, è chiaro che non tutti. Ripeto, a me la questione dei ‘ruoli’ fa un pò ridere. Sto con un uomo e sinceramente quando va di cucinare a me lo faccio io, quando va a lui lo fa lui. Stessa cosa x lavare i piatti o altre cose. Cioè, nessuno fa o non fa una cosa solo perchè ci si confà di più o di meno.
Le donne tra l’altro sono state deridse, ingannate e tradite per secoli. Che dovevano fare, armarsi e uccidervi?
Sinceramente non so se la giornalista in questione è una femminista o meno (non ho particolare simpatia nè x femministe nè x maschilisti, nè per tutti quelli che pretendono il bianco o il nero senza accettare l’esistenza del grigio), ma ho reputato l’articolo un’interessante disamina del problema.
Continuo a ripetere che secondo me è l’imposizione dei ruoli che porta la gente alla follia. Meno ruoli obbligati, più spazio all’anima.
Ps: Ma che vuoi dire col fatto che il ”non farsi assalire dai dubbi esistenziali” è ancora un valore??
A Raffaele e alla sua voglia di trasformare in burla anche le discussioni serie.
Volutamente non ho risposto alla tua associazione tra il termine “frocio” e il sottoscritto (post 84). Visto però che ora sottolinei che “se un gay ci prova…tu fai la parte attiva”, colgo l’occasione per ricordarti che per prenderlo in culo è sufficiente la rassegnazione o la violenza, come sa bene chi è stato in carcere. Al contrario, per mettercelo è necessaria l’erezione, segno questo di piacevole e incontrollabile eccitazione. Lascio quindi a te giudicare –secondo il tuo stesso parametro– quanto maschio sia chi si fregia di “trattare da puttana la principessa, e viceversa” e poi si inturgida “all’attraente” visione di un peloso culo maschile.
Riguardo la parte più interessante del tuo ultimo commento, il problema che affligge l’Italia impedendole di entrare nell’aristocrazia dei paesi progrediti non è lo statalismo ma la cultura che caratterizza e definisce la personalità dei suoi abitanti.
In Italia si continua a non pagare le tasse, a farsi raccomandare, a mantenere uno scarto enorme fra teoria su come ci si dovrebbe comportare, e pratica di come poi in realtà ci si comporta. Si vive di falsi certificati medici, di cause vinte con testimoni falsi, di pensioni per finti invalidi, di graduatorie truccate e di mille altri deplorevoli espedienti. L’italiano è cosi miope da pretendere di continuare a fare quel che rende la sua società ciò che è, e poi vergognosamente reclamare che “venga fatto qualcosa”. Qualcosa che lasci intatta la causa, ovvero la responsabilità individuale, e rimuova per incanto l’effetto negativo da essa prodotto.
CONTINUA
Tutti gli altri popoli sanno che non si può avere la “botte piena e la moglie ubriaca”, ma noi al contrario, vogliamo credere che sia possibile. Meno tasse e più servizi; pubblica amministrazione efficiente e libertà di assenteismo; sicurezza sulla strada ma no alle multe con l’autovelox; giustizia garantista, veloce, e dura con chi ci è antipatico ma clemente con noi e i nostri amici.
Vogliamo una realtà dove le responsabilità individuali siano assenti. Un tempo chi commetteva mascalzonate le nascondeva e non se faceva vanto. La nostra generazione ha trovato geniale liberarsi da tale sovrastruttura, e in quelle rare occasioni in cui si ammette la mascalzonata, si fa per difenderne il “valore” pretendendo di chiamarla con altro nome, o ponendola in paragone a cose indicate come peggiori. Solo da noi chi sia sorpreso a rubare può difendersi affermando, “con tutti quelli che rubano miliardi, vengono a prendere proprio me.”
Persino chi butta una carta per strada sembra non percepire la relazione tra quel gesto e la sporcizia della sua città. Appare quindi chiaro che gli italiani non comprendono il nesso tra i loro comportamenti e la cultura che tali azioni generano al punto di convincersi che possano coesistere sul medesimo piano, il principio e l’interesse del singolo che contrasta quindi con quello stesso principio. In questa logica sterilizzano il senso etico sottoponendolo a condizione. “Pagherei le tasse, se mi dessero i servizi”, “non mi farei raccomandare, se non temessi che altri lo facciano e mi fregano.”
Questo approccio permette di sentirsi onesti mentre si delinque, tolleranti mentre si è razzisti, cattolici mentre si è pagani. Ed essendo l’etica incondizionata per definizione, è ovvio che nessuno si farebbe raccomandare se fosse sicuro di vincere il concorso. Da questo consegue che si È ONESTI QUANDO NON si chiedono raccomandazioni laddove sono necessarie competenza e talento, qualità queste delle quali si è privi.
Se essere contro tutto questo è essere statalisti, allora caro Raffaele io sono uno di loro.
G.
“I problemi delle relazioni oggi sono altri, lei per esempio pur essendo indipendente possiede ancora dei valori, come il rispetto, la trasparenza, la lungimiranza, la empatia, il non lamentarsi per ogni stupidaggine, il non farsi assalire dai dubbi esistenziali, quella voglia di stare insieme con l’obiettivo di creare un progetto di vita, di sacrificarsi per l’altro, valori che ormai si sono persi.” IO IL PUNTO FERMO LO AVREI MESSO QUI eliminando quel “soprattutto nel genere femminile.”
L’intero paragrafo è unisex ed è figlio dell’eccezionalità dei tempi in cui viviamo. Tempi in cui LE PERSONE spesso scansano le responsabilità, di qualsiasi natura, in funzione di ciò che è più comodo fare. Quelle ultime 4 parole invece, arrogano a uno solo dei generi la bontà delle intenzioni demonizzando l’altro, col risultato di inficiare l’intero concetto di “complementarità” che vorresti sostenere.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, “gli/le stronzi/e non hanno sesso” e nella mia vita posso testimoniare di averne incontrati in quantità industriale in entrambi gli schieramenti. Per non parlare poi di quante volte, a torto o ragione, io stesso sono stato considerato stronzo agli occhi degli altri, e quante volte ancora mi accadrà di esserlo.
Ciò di cui realmente si avrebbe bisogno è un rigoroso esame di coscienza che spesso, anche qui per comodo, siamo i primi a evitare di fare.
G
@libera
Michela Marzano, filosofa 40 anni, è stata giudicata dal “Nouvel Observateur” una delle cinquanta “pensatrici” più importanti di Francia, insieme con André Glucksmann, Jacques Attali, Bernard-Henri Levy, Claude Levi-Strauss, per citarne alcuni.
http://hebdo.nouvelobs.com/sommaire/dossier/081316/les-50-stars-de-la-pensee.html
Glosstar un culo peloso non mi piace, e per di più il gay dovrebbe essere molto effeminato per farmelo rizzare, deve avere i lineamenti di una donna praticamente.
A tal proposito ti racconto questa: un mio amico ha visto i Ladyboy in Thailandia durante una vacanza (3-4 anni fa circa), sono dei trans che si sono fatti l’operazione completa; li ha pure fotografati.
Non ho mai visto delle strafighe con una tale femminilità, sembrano anzi sono esteticamente 100 volte più “belle” e sensuali di certe donne che pascolano rozzamente nei dintorni italici.
Per questo ti dico che le donne (quelle originali) devono essere femminili, le donne con caratteri maschili non mi piacciono, le donne con le palle non fanno per me!
Non è possibile che un uomo che si trasforma in donna batta la donna vera, la donna moderna se continua così si estinguerà!
Riplet,
estrapolo dal tuo post due frasi:
1) “Io sto con una ragazza super indipendente e sicura di sé, forte. E non é in assoluto un problema. A me fa impazziere il suo essere indipendente.”
2) “Non capite che l’uomo non ce la fa piú a sopportarvi, e non é una questione di non volere l’indipendenza della propia donna, é il sentirsi derisi, il sentirsi ingannati il non amare e volere solo sentire amate che portano gli uomini ad impazzire…”
ammetto che mi sconcertano alquanto, come il filo di ambiguità che permea tutto lo scritto. tu, e altri come te, mi fate tornare in mente la sintesi del Gattopardo: che tutto cambi purchè non cambino i vostri privilegi, di casta che esige umiltà e sacrificio…
x Glosstar,
riguardo allo statalismo sono d’accordo con te.
La differenza tra un popolo civile ed uno meno si nota dalle piccole cose: i mozziconi di sigarette ad esempio, vanno buttati nei portacenere e non per terra.
A casa mia faccio la raccolta differenziata dei rifiuti.
Tanto per farti un esempio divido il tappo di alluminio dal barattolo di vetro.
Tolgo il tappo di plastica dal cartone del tetrapack.
La plastica tipo gli spazzolini da denti vanno nel bidone raccolta rifiuto secco, mentre gli imballaggi in plastica tipo i sacchetti della pasta vanno nel sacco per plastica ed alluminio. Nell’umido invece oltre agli avanzi di cibo si possono buttare anche i tovaglioli di carta usati.
Da qui inizia la civiltà.