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Lettera pubblicata il 16 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Leonardo88.
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Rossana.
Si tratta di aspirare alla luna, anche se poi ci si deve accontentare del lampione.
Questo è l’Uomo.
Aggiungerei però che non si deve mai accontentare. Salendo sul lampione sarà un po’ più vicino alla luna.
La nostra stessa coscienza è da principio una coscienza creatrice. C’è una certa intenzione, una certa tendenza a trascendere le “cose”. In fin dei conti la vita viene riempita dai sogni. A volte però i sogni possono crollare. La soluzione è di andare avanti e riscostruirne di altri nascondendo le macerie, senza tuttavia dimenticarle.
Siamo noi che indirizziamo i nostri sogni, però a volte siamo fuorviati da una certa passività che ci blocca, che ci fa credere che non è bene costruirsi dei sogni. E’ un’illusione d’immanenza, che dipende dalla nostra esperienza. E a volte è un’ illusione troppo grande.
Uno spirito che riesce a vitalizzare la propria vena creativa è uno spirito che può conoscere per più tempo l’ebbrezza del vivere. E’ uno spirito forte che non si lascerà violentare dall’esperienza.
Questa illusione d’immanenza ci porta a credere che la sola realtà accettabile sia quella delle mere cose, quella inconfutabile.
Però le nostre emozioni si basano su un’altra tipologia di realtà. In quest’altra realtà non esiste la spazialità. Lì non vigono le medesime regole. Lo stesso amore pone le sue radici in quest’altro mondo.
Da ragazzino mi sono sempre chiesto come durante l’innamoramento ci si potesse sentire così bene.. Non capivo come si potesse provare un sentimento così immenso per una persona che non si conosce. L’innamoramento è un sogno, una fantasia, una idealizzazione.
Ma non sono più propenso a chiamarlo illusione. L’illusione si riferisce a qualcosa che in realtà non è quel che vuole essere. Ma quando si è innamorati non si crede che quella persona sia così o cosà. Si sa che è tutto ancora da conoscere. Eppure le nostre emozioni sono così intense, così VERE.
Quindi, il sognare, il fantasticare, l’immaginare…è questa la realtà della vita emotiva. Tuttavia prende pur sempre le mosse dalla realtà. In realtà sono due cose cooriginarie.
Luna
Mi piace quando dici che ti manchi. Non è facile rimanere impassibili all’esperienze, specie a quelle negative. Queste sono infatti quelle che più ci plasmano.. Quando stiamo bene non mettiamo in dubbio noi stessi. E’ quando si soffre che cerchiamo un modo per placare il dolore. E a volte (come anche in parte sta succedendo a me) si cade nell’errore di voler stravolgere il proprio sistema di credenze. Tuttavia a volte è necessaria una auto-analisi per migliorarsi. Il difficile è l’avere bene in mente l’ancoraggio di questo miglioramento..
Step by step =)
Leonardo: ciao… scusa, ti rispondo, non sei obbligato a continuare questo dialogo, ma tiri fuori spunti a mio avviso interessanti di riflessione. Sai, non sono del tutto d’accordo con il fatto che sono le esperienze negative quelle che più ci plasmano. E’ vero che quando stiamo male ci facciamo più dubbi (a meno di non soffrire della paura del benessere e dello stato di gioia… perché in quel caso, e diverse persone non ne sono immuni, almeno in certe fasi particolari della vita, ci si fa dei dubbi anche quando si sta bene… sto veramente bene? è vero questo bene? e se il bene finisse? mi merito questo bene? ecc ecc… c’è il sole, ma se poi inizia a piovere? esistono molti modi, conosciuti dagli esseri umani, anche per autoboicottare le proprie sensazioni di serenità, pace, per non sentirle sino in fondo…), ma non è che sempre i dubbi ci insegnano qualcosa o ci aiutano a crescere. Anche perché a volte, dei dubbi che ci facciamo, sono figli dell’ansia, del malessere, di un trauma, del nostro bisogno di rielaborare dei dati e non semplici constatazioni di realtà estesa o illuminazioni… (concetto complesso, forse, che non riesco a spiegare).
dicevo, non credo che siano le esperienze negative quelle che più ci plasmano. In vita mia ho vissuto cose veramente belle, e anche quelle cose mi hanno fatto crescere e su di me mi hanno insegnato. Tanto che quelle cose, le sensazioni che mi hanno dato, le cose che mi hanno insegnato anche su di me, sono un serbatoio dal quale comunque ho attinto e attingo anche nelle difficoltà. Le cose positive in cui credo non nascono solo da desideri, illusioni destinate a cadere nell’incontro con la realtà, con un mio romanticismo dell’anima o da degli ideali, ma anche da esperienze positive e soddisfacenti molto concrete. Dall’essere riuscita a costruire situazioni positive con persone affini, e dall’aver capito perché mi erano più affini di altre. Vero è che anche le esperienze negative mi hanno insegnato. Mi hanno insegnato a confrontarmi con la frustrazione, con la delusione, e a dover conoscere anche esperienze che non avrei voluto conoscere.
Per esempio lavorare per un periodo in un posto dove regnavano diverse dinamiche negative mi ha oltre che causato disagio fatto conoscere anche quelle dinamiche negative, cioè mi ha dato la possibilità di riconoscerle, anche in seguito, e di metterle… in archivio.
Ciò non significa però che mi abbiano fatto entrare in quel coro di dinamiche, che non sentivo affine. Semmai a riconoscere, anche in quel pantano, le persone che potevo stimare (la cui amicizia conservo ancora), e quelle da tenere a distanza e come. Quindi quella è stata un’esperienza sia dal punto di vista negativo che positivo che mi sono portata… a casa. Di quegli anni ricordo molte mie emozioni positive, comunque. Molte cose utili e positive che ho imparato. Non a caso, quando ho pensato che avevo concluso il mio percorso lì (quello che mi era affine) me ne sono andata.
Il dolore è una sensazione terribile, che sconvolge. La frustrazione emotiva, sentimentale, che qualcuno ci abbandoni, rinneghi, che una persona a noi molto vicina, di cui ci siamo fidati, si riveli diversa, perché è cambiata, o perché non la conoscevamo a sufficienza, o anche solo perché non sa gestire adeguatamente i (anche suoi) conflitti e quindi non riesce a contemplare le soluzioni più armoniche (anche di distacco) e scatena guerre o un clima di frustrazione che avvertiamo come incomprensibile… beh, sono terremoti. E’ chiaro che attraversando i terremoti ho imparato delle cose. Ti posso dire, per quanto io dica, e sinceramente, che a quel punto è meglio trarre insegnamento dall’esperienza – e non semplice implosione o resa – che ne avrei fatto volentieri a meno. E mi sarei tenuta volentieri piuttosto le importanti lezioni che comunque nascono anche dalle situazioni di benessere, empatia condivisa, solidarietà, dal fatto di vedere che con una nostra piccola azione positiva non possiamo cambiare il mondo, ma qualcosa si muove, e che qualcuno, idem, può arricchire e muovere il nostro mondo). Mi è capitato di sdrammatizzare dicendo: ok, ma non è che le cose che ho imparato dall’esperienza negativa potevano arrivarmi semplicemente come informazioni via fax? senza tutto questo casino, la sofferenza “pratica”?
Non tutti al mondo sono brave persone, e anche le brave persone possono sbagliare, perché ciascuno conosce le sue ragioni. Alcune persone possono farci molto male, è indubbio, per ragioni che forse non saremo in grado di capire mai. E in modi che possono stupirci e toglierci il fiato, come un pugno nello stomaco. Anche noi possiamo farci fare male dalle persone, impreparati a cogliere delle variabili che prima non avevamo avuto bisogno di considerare.
Però se abbiamo una certa visione della vita, e quella visione non ancorata solo all’ideale ma anche ad una progettualità concreta, ad un certo modo di intessere relazioni positive, e se siamo capaci di provare emozioni buone, ove sia il caso, non di inventarcele per mettere lo zucchero in una minestra rancida, allora penso valga la pena di non castrare noi stessi in ciò che consideriamo il nostro lato più aperto e solare e creativo. Perché forse è castrandolo che la nostra sensibilità diventa veramente un lato debole. BOH 🙂 ciaoooo 🙂
Luna
Beh sono stato sbrigativo e poco attento alle parole forse. Le esperienze negative, il dolore, è un qualcosa che per forza di cose ti porta a cambiare o te stesso o la situazione, nel minor tempo possibile. Qualcosa però devi fare per ritornare ad un certo benessere. Poi in senso lato è impossibile capire cosa più ci cambia e ci plasmi. A volte sono piccole cose, piccoli spunti, altre un grande evento, altre un trauma. Pertanto mi sono espresso male io. Il fatto che quando stai bene sei comunque portato ad andare oltre il tuo benessere, cercandolo di nuovo o temendo di perderlo, è lo stesso per il quale l’uomo è capace di autosuperarsi.
L’Uomo è l’essere che trascende sè stesso,
Lo stesso fatto che si possa parlare di storia culturale ne è una dimostrazione. La soglia della necessità l’uomo l’ha superata da parecchio tempo. Eppure non mi sembra che si stia fermando.
E’ così, c’è solo da accettarlo e da capire come sfruttare questa pecularietà a nostro favore, o a favore di chi ci sta intorno.
forse per l’uomo e la donna comuni l’amore sembra essere la possibilità più probabile di riuscire a trascendere se stessi.
che sia per questo che il mito stenta a morire?
Si Rossana,
l’amore, o meglio l’innamoramento è uno stato di estasi (che letteralmente vuol dire uscire da te stesso)
Non è un caso che quando l’innamoramento svanisce, e quando l’amore “vero” dovrebbe affacciarsi al rapporto, nascono i problemi.
Se però si riesce a trasformare questa tendenza in un entusiasmo nel voler costruire un’ambiziosa vita insieme, anche quello potrebbe rappresentare uno stato estatico..
E’ quello a cui anelo io =)
Leonardo,
credo che quello a cui aneli sia comune alla gran parte delle persone mature, che già hanno avuto modo di avere l’esperienza necessaria per orientare il loro futuro adulto.
secondo me, in un innamoramento profondo dovrebbero esserci i presupposti per il desiderio di costruirsi una vita insieme. la difficoltà successiva è far quadrare il puzzle di slancio, limitazioni e supporto, insiti nella vita di coppia, con regole pienamente condivise, atte a dare forma alla quotidianità.
il quarto ostacolo, che sembra il più banale ma è spesso quello su cui casca l’asino, è restare concentrati sulla persona che si è scelta e coltivarne la presenza nella propria vita con la stessa intensità dei primi tempi di frequentazione.
sempre tenendo presente che non tutti hanno tendenze monogame e caratteri fermi…