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Lettera pubblicata il 22 Febbraio 2015. L'autore, DeaBastet, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ragazzi, siete davvero preziosi. Vi ringrazio.
Leo, io ho davvero cominciato un percorso di “ascolto” di me stessa da molto tempo ed ho ben in mente questa “idea di felicità” e non vi rinunceró facilmente. Ho lavorato così tanto per arrivarci.
Per quanto riguarda la passione (eros), è proprio questa che mi fa restare lì dove sono. È assurdo probabilmente ma, sento ancora di appartenere visceralmente al mio compagno perché ho sentito senso di appartenenza sin dal primo momento.
Forse non riuscirò mai del tutto a perdonarlo per aver “tradito” – ad un certo punto della nostra storia- proprio quell’amicizia in cui credevo. Questo è il passato e credo di avere seri problemi a gestirlo; oggi lui è mio amico (vuole esserlo piú di ieri) ma io non riesco proprio a mandar giù il fatto che ad un certo punto io ero diventata solo “la sua ragazza”, quella che “vado a farmi un viaggio coi ragazzi dell’Università però tu non puoi venire perché le coppie non sono ammesse, è solo roba tra amici” oppure “vado all’estero ma non posso aspettare che finisci il corso così parto con una mia collega dell’università” e ne avrei altre ancora; non doveva escludermi da certe cose della sua vita. Io non lo avrei mai fatto.
Con gli anni ho imparato ad accettare le nostre diversità – io introversa, lui estroverso e spesso superficiale nelle amicizie – per fare un esempio, ad accettare certe mancanze.
Sono cresciuta ed ho preso consapevolezza di me; ho imparato a stare da sola perché mi ripetevo che se volevo stare con questa persona dovevo imparare a non dipendere troppo da lei. Così cominci questo lungo viaggio di introspezione e scopri che hai un mondo dentro che nessuno capirà…finché non arriva qualcuno che ti ascolta e ti dice di non smettere mai di credere in te stessa, qualsiasi cosa accada e tu non fai altro che pensare al modo in cui ti ha “accolta”.
Ho perso una persona speciale.
Scusate per il minestrone, ma avevo bisogno di sfogarmi.
Capisco che intendi .È comprensibile che a legarti a qualcosa che ti faccia male sia l’eros .Parli di “senso di appartenenza” ,ma come puoi essere felice? Anche un tossicodipendente é prtato ad avvelenare il proprio organismo per quell’emozione fortissima che gli causa. Anche un tossicodipendente “appartiene” alla sua droga.Ma stare bene ed essere felici é ben diverso .Alle volte stare male spinge a cercare la strada giusta per essere felice, e stare bene ti ci distrae dal farlo.
Quando dici di aver imparato a stare da sola ecc..mi suona con un po di rassegnazione. Come se tu non potessi essere felice senza questa persona ,e non essendo felice con lui ,vuol dire che non puoi essere felice. Ma ti sbagli ,tu puoi essere , anzi devi esserlo ,é l’unico dovere/diritto che hai nella tua vita ,questo prima ancora di stare con questa persona. Poi non do per scontato che lui non sia persona giusta ,ma se tu non lotti per essere felice ,forse neanche lui potrà farlo .É possibile che sentendoti allontanare , lui capisca alcune cose e sia costretto ad evolversi perché non vuole perderti ..gli faresti solo del bene ..ma mi rendo conto anche del fatto che tu possa avere paura che non sia così ..ma l’unico modo per non essere dati per scontati é non darsi per scontati ..non è scontato che tu debba cambiare te stessa per convivere con lui e non è un bene nemmeno per lui.La fortuna che abbiamo è che esiste l’attrito, se non ci fosse il movimento sarebbe talmente caotico da non differire dalla paralisi totale ..”
Leo, ma io sono felice! Davvero!
La mia amarezza – diversa dall’infelicitá – proviene da fatti accaduti nel passato e che all’epoca ho accettato perché “cieca” ovvero innamorata e all’epoca – sí -spaventata di perderlo.
Oggi io non ho paura di perdere nessuno perché ho me stessa.
Il mio compagno è davvero cambiato, perché ad un certo punto è stato lui ad aver paura di perdere me.
Il punto è che la “nuova me” ha difficoltà sia ad accettare la vecchia me, sia il vecchio compagno, sia la vecchia relazione, facendo ciò che non si dovrebbe fare: guardare al passato e non apprezzarsi per ciò che si è stati.
Così succede che, se arriva qualcuno e ti dice “tu avresti meritato altro” e questo qualcuno ha tutte le qualitá, valori morali che tu avresti sempre voluto vedere nel tuo compagno (e che oggi, anche se solo in parte, ci sono), vai in tilt perché ti chiedi: “Come cavolo ho fatto ad accettare certe cose? ” e non perché il mio ragazzo fosse terribile, solo che essendo immaturi, eravamo molto concentrati solo sui nostri bisogni individuali.
Qualcuno ha detto qualche post fa che le donne sono spesso melodrammatiche. Ecco, ora non vorrei sembrarlo. Mi rendo conto di essere troppo lamentosa. Insomma, il passato è passato!
Però – ahimè – faccio proprio fatica a lasciarmi indietro certe cose e soprattuto mi chiedo se certe cose io le abbia accettate per “abitudine”, per consapevolezza o per rassegnazione.
Un saluto.
Ciao
Io credo che se davvero fossi felice ,non ci sarebbe stato questo post ,in cui stai sfogando un qualcosa che senti .Credo che tu stia bene (diverso da felicità ,ma anche da infelicità) .Però c’è quel qualcosa che ti disturba.Da quello che dici in altre risposte parli di “appartenenza” ,di “accettazione” ,ma in questo ultimo invece neghi tutto come se rifiutassi di riconoscere te stessa in tale ottica. Eccolo il conflitto tra ieri e oggi di cui stai parlando. Il fatto di non riuscire a riconoscere pienamente che c’è stato un percorso e che questo ha portato cambiamenti, ma soprattutto ha portato via una vecchia te ,un vecchio lui e una vecchia situazione (o almeno sembra averle portate via).Tu vorresti non ci fossero mai state infondo .Per questo vorresti cancellare il ricordo che ha ricorso sul presente. Ma in ciò che siete oggi c’è anche ciò che siete stati ieri.Accetta i tuoi errori se ti piace dove ti hanno portata, confrontati con la vecchia te ,come con l’idea di persona che vuoi accanto.Sembra tu voglia sopprimere entrambe ,perché disturbano il tuo presente .Se qualcuno ti dice che non hai quello che meriti , non è detto che abbia ragione, puoi rifletterci anche tu e non essere d’accordo. Poi se vogliamo parlare di meriti ,cosa vuol dire? Tu puoi essere una persona meravigliosa ,se le tue scelte (o non-scelte) ti portano accanto a qualcuno, hai esattamente ciò che meriti.C’é da far coincidere quel ciò che meriti con ciò che vuoi e ciò di cui hai bisogno.
Io negli anni ho pensato di non meritare ciò che avevo .Ma in realtà ,non solo lo meritavo ,ma ne avevo bisogno per capire ciò che volevo e voglio .Oggi aspettavo finalmente ciò che volevo , ma ho ottenuto molto di più ,ho ottenuto ciò di cui hobbisogno per avvicinarmici molto di più. Chi pensa di meritare ,merita di rimanere lì a pensare.es
Chi vuole può arrivare a ciò che vuole. Ma spesso il bisogno é proprio la difficoltà .Essa mette alla prova la volontà (non la voglia , essa è una reazione chimica come la passione e non decisione ) ..La volontà é calcolo razionale ,cognizione del mondo, è l’emozione perché spesso contiene la voglia in sé ed altre emozioni che armonizzano ed elevano oltre le tue normali capacità. Ma oltre tutto questo è creativa. Crea via via la te stessa più ideale per arrivare a creare la tua vita più ideale.
La mancanza di voglia spesso mantiene le cose uguali ,ma quell’idea di persona che vuoi altro non è che la tua volontà che ti parla ..
Ciao, Leo.
Molto profonda la tua disamina.
Ho bisogno di leggerla ancora ed ancora.
Sì, hai ragione. Io sono tremendamente in conflitto.
Non so che dire. Non so più che direzione prendere.
Io so solo che ho amato tantissimo e che lui si è portato via per sempre una parte di me.
Forse dovrei solo smetterla di vivere l’amore in modo così romantico e romanzato.
Tu parli di bisogno. Ne parli così in modo generico o intravedi in me un bisogno disperato dell’altro?
Anni fa, poco dopo il suo trasferimento, lui smise di desiderarmi fisicamente. Preso dalla sua nuova vita all’estero io ero diventata quasi invisibile. Gli chiesi disperata di lasciarmi perché non potevo vivere così; non era giusto. Lui non volle farlo e la sua motivazione fu che l’idea che io potessi stare tra le braccia di qualcun’altro lo faceva soffrire.
Io l’ho aspettato. Tu ci vedi bisogno da parte mia in tutto ciò?
Per tanto tempo mi sono colpevolizzata per il fatto di essere legata a lui in questo senso. Io non riuscivo a non chiamarlo amore, tutto ciò.
DeaBastet,
– “Oggi io non ho paura di perdere nessuno perché ho me stessa.” – questo è un ottimo punto d’arrivo, soprattutto per una donna, e una donna come te, che ha sacrificato una parte di sé non tanto per l’altro quanto per l’amore che nutriva per un uomo (non per un altro), e di cui, forse, aveva in quel momento bisogno per la sua crescita e per il suo equilibrio interiori. spesso si sceglie relativamente, soggiacendo a impellenti necessità emotive che non sono soltanto chimica e ormoni.
– “non apprezzarsi per ciò che si è stati.” – non siamo burattini di legno come Pinocchio: ogni attimo della nostra vita è stato importante, sia nel bene che (forse persino di più) nel male. sono parti di noi che non andrebbero mai respinte del tutto. criticate sì, ma benevolmente. se non siamo noi per primi a considerarci con indulgenza, conoscendo tutto o quasi dei nostri sogni e dei vissuti che li hanno alimentati, chi mai potrà farlo? facile amare e amarsi quando si è avvolti dal successo sociale o anche soltanto dalla gratificazione personale! bisognerebbe saperlo fare anche meglio e di più quando più c’è bisogno d’amore e di comprensione per se stessi, innanzitutto.
forse mi ripeto ma, secondo me, ti trovi in un momento di svolta. ti stai riassestando sul presente, con uno sguardo al passato, nel timore di guardare troppo oltre nel futuro. datti tempo e attendi con pazienza una risposta dal tuo io più profondo. a tempo debito verrà, e potrai continuare il cammino che ti sarà tracciato serenamente, pur pagando anche in questo contesto i prezzi richiesti dalla tua scelta, qualsiasi essa sia. sei una donna forte, ora, padrona di se stessa!
“Forse dovrei solo smetterla di vivere l’amore in modo così romantico e romanzato.”
Infatti non si vive l’amore in quel modo, ma solo l’idea che ognuno di noi ha, o vorrebbe avere, dell’amore. In realtà quest’ultimo è qualcosa di diverso che l’illusione dell’innamoramento ci instilla facendoci provare sensazioni che sono più oniriche che reali. L’amore è un “lavoro”, un azione protratta che parte da un progetto e supera tutte le difficoltà che ogni “creazione” comporta. L’innamoramento no, non deve superare niente, ma solo assecondare l’attrazione. Ma questa è principalmente sessuale, e segue indicazioni che hanno a che fare con l’istinto, non con la ragione. Persino il termine amore dichiara “l’azione” che non esiste nell’innamoramento : “A mors”, cioè negazione della morte, quindi la vita. E la vita perchè esista ha bisogno di azioni e progetti. Allevare un bambino, costruire una casa, curare una persona. Che può essere un genitore malato, un amico in difficoltà come pure il proprio partner. Ma tutto questo richiede una scelta che travalichi l’istinto, perchè questo ci indica che quell’uomo o quella donna ci piace e ci attrae, ma non sappiamo il perchè, e la Natura per riprodurre la specie usa questi messaggi, che vengono ripagati col “piacere” che quella persona ci ritorna attraverso la sua presenza e frequentazione. In fondo c’è un egoismo, seppure virtuoso, di fondo se ci pensi bene. L’amore esiste quando si “dà” all’interno di un progetto, che con un bambino per esempio ha il ritorno di vederlo crescere sano e felice, una casa quando la puoi abitare o far abitare e con il partner di vederlo “crescere” mentre lui fa lo stesso per te. Chi pensa di amare non essendo ricambiato NON sta amando, sta elemosinando. L’amore non deve essere sofferenza nè sacrificio inutile. Adattarsi contraddicendo la propria sensibilità e dignità significa NON rispettarsi, sperando che lo faccia l’altro. Ma questo non è possibile. Siamo noi, che amandoci per primi, non accettiamo i compromessi di un rapporto non equilibrato o che ci costringe ad adattarci. Non funziona così. E funzionerà peggio quando quell’attrazione sessuale si affievolirà.
Sarà in quel momento che emergeranno le affinità caratteriali, che saranno le sole a mantenere in piedi una storia. Questo è uno degli aspetti che mancano nelle infinite coppie che si “amavano” pazzamente e poi si scoprono sconosciuti gli uni agli altri. Perchè hanno confuso l’amore con l’innamoramento. La realtà con la fantasia.
Ciao
Ciao Deabastet ..tu poni questa domanda a me ,come se io potessi darti una risposta dal mio punto di vista .Ma in realtà ti sto dando molto di più. Io non posso parlare di quello che vedo ,perché ciò che vedo è una piccola espressione di te e non è abbastanza per darti un parere affidabile. Ma anche se vivessi insieme a te ,non sarebbe comunque decisivo ,magari andrebbe ascoltato come parere di chi fa parte della tua vita ,ma non potrebbe rispondere alla tua domanda. L’unica persona che può farlo sei tu .Per questo ciò che vuoi è una risposta, ma ciò di cui realmente avevi bisogno era della domanda. E se nessuno fuori da te ti può rispondere, le risposte solo tu hai le risorse per trovare o costruirle ..tu vedi nel tuo vivere quotidiano questo rapporto di bisogno ?? Il fatto che tu ti faccia questa domanda ,ti apre una porta per un percorso di consapevolezza maggiore .Marx parlava di conflitti tra le forze di produzione, Freud di conflitti interni alle persone, Darwin di conflitti tra le specie .Quindi se hai conflitti é solo perché sei viva ,e sei in evoluzione. I conflitti causano crisi ed Einstein ha già chiarito come la crisi sia una grande possibilità per migliorare. Nei tuoi conflitti/crisi ,sorgono problemi ,problemi chiedono soluzioni , cercarle e trovarle ti rende più preparata e più consapevole di chi sei ..
Non posso fare altro che ringraziarvi.
Grazie per le vostre parole d’ incoraggiamento e grazie per la possibilità che mi date di aprire più scenari di analisi.
Che dire…devo attendere, aspettare e continuare a lavorare su me e sulla mia relazione.
Un saluto.