Era la fine dell’estate. Una mattina mi telefonò mio fratello per dirmi che non c’eri più. Restai impietrita col telefono in mano dicendo che non era possibile, che non era vero. Penso di avergli chiesto più volte di ripetere, ogni volta rifiutando di capire.
Poi altre telefonate, poi il funerale.
Ricordo le facce della gente, la chiesa, tua madre distrutta, i tuoi fratelli che piangevano. Tu dentro la bara bianca. Era una bara enorme perchè tu eri alto.
Tu eri bello, con un corpo stupendo e gli occhi scuri che trasmettevano un’intelligenza straordinaria. Avevi le mani grandi, e portavi i capelli lunghi come gli idoli grunge. Eri una persona fuori dal comune.
Era da tempo che ci eravamo lasciati, dopo una storia molto intensa e anni di grande amore bambino che ci avevano segnati profondamente.
Ci eravamo messi assieme che non avevamo neanche vent’anni, entrambi reduci dalla maturità classica ed appena iscritti alla stessa facoltà. Entrambi bei ragazzi di famiglie normali, entrambi profondi e sensibili ma anche permalosi ed immaturi.
Erano gli anni ’90 e vivevamo quel periodo, forse l’unico ancora decente della storia del nostro paese, in cui quando uscivi te ne eri andato e non eri più raggiungibile, quando raccontavi agli amici le vacanze e scoprivi le persone faccia a faccia.
Amavamo la musica, la lettura, gli animali, i documentari, la natura. E ci amavamo noi due, tanto.
Dopo un tempo ci siamo lasciati. La mancanza di maturità, le gelosie, il desiderio (da parte più tua che mia) di fare altre esperienze, di vivere all’estero, di viaggiare ecc ci hanno allontanati. Ma tu continuavi sempre a chiamarmi, anche di notte, e ogni volta che sentivo la tua voce, o ti incontravo per caso, mi emozionavo. Abbiamo riprovato a stare assieme ma si sono ripresentati gli stessi problemi, e ci siamo detti ancora addio.
Questa volta bruciava, però.
Ricordo le lacrime bollenti sulla faccia, in mezzo alla strada, il pomeriggio passato a disperarmi a casa della mia migliore amica. La rabbia di non essere all’altezza di una storia, nè io nè tu, mi faceva star male. Avrei voluto una storia con te.
Poi, quando ormai stavo per iniziare a convivere col mio compagno, mi hai cercata ancora e non eri più tu. Eri confuso, strano, più contorto che mai. Parlavi a stento e sembravi cercare le parole giuste con grande sforzo. Mi dissero che stavi male, che eri in terapia e che prendevi farmaci.
Quando, dopo poco, hai deciso di morire, so che il tuo medico aveva consigliato ai tuoi di darti fiducia, di incoraggiarti a uscire e a prendere di nuovo l’auto.
E tu l’hai presa per andarti a buttare di sotto.
Ti ho pensato sempre, in questi anni, rivivendo in mente il percorso che abbiamo fatto assieme e chiedendomi perché poi, da solo, non avevi trovato la tua strada. Tu, così bello e intelligente. Nemmeno io l’ho trovata.
Ti voglio salutare ripensando al caldo dell’estate di quando noi camminavamo per mano.
bellissima lettera
Una bella lettera. La verità è che gli ideali dell’illuminismo fanno la fortuna delle persone che appartengono alla stirpe reale. La mancanza del privilegio si riflette sul rapporto tra l’uomo e la casa. E’ tornato a casa. Il nostro compito di cristiani è quello di portare nelle nostre città un simbolo di speranza. Non ho dubbi in proposito. Nessuno è straniero nella città di Dio. Tutti potranno fare ritorno alle loro case perché i profeti sono uomini del nostro tempo.
Tutta colpa dell’Erasmus, lo ho sempre detto.
Ne tu ne lui, vi siete mai separati. E ora più che mai siete e sarete vicini, insieme nella stessa avventura iniziata tra i banchi di scuola.
Grazie per condividere la tua tristezza con noi.
Forza.
Grazie delle risposte
@Yog quando stavamo assieme, io e lui, l’Erasmus ancora non era stato inventato. Al massimo esistevano gli scambi culturali, tipo che tu, senza cell nè internet, ti facevi il valigino e andavi a studiare un anno fuori, dando sporadiche notizie telefoniche ai tuoi.
Sinceramente quando ripenso a questa storia questi dettagli antichi sono quelli che mi rapiscono di più… ps ho 40 anni non 70 eh eh eh
Concordo sul fatto che gli anni 90 sono stati l’ultimo buon periodo del nostro paese. Anzi, probabilmente gli anni 80 e 90, l’epoca della mia fanciullezza, sono stati il suo apogeo. Dal 2000 in poi, anno più anno meno, è stato tutto sfascio.
Athenais, se hai 40 anni ricorderai che all’inizio del 2000 c’era già l’Erasmus pienamente funzionante e pure internet era a regime. Non diciamo babbiate.
@Yog, saprò se la mia storia è finita per colpa dell’Erasmus?
Sono del 78 e mi sono diplomata nel 96, ti garantisco che le cose stavano proprio come le ho raccontate. Ciao.
@Bottex concordo purtroppo.
Athenais,
quoto il commento 4, a cui aggiungo che TALVOLTA anche gli amori “tormentati” e non ufficializzati con la convivenza o il matrimonio possono avere grande importanza, per l’intera vita.
sentimenti istintivi, forti, sinceri e del tutto disinteressati: indelebili!
grazie di aver condiviso questa esperienza, così bella e ricca, che oscilla tra il passato e l’infinito.