Ciao a tutti..
Mi chiamo Andrea e ho 30 anni, da due sono fidanzato e ormai da 15 anni soffro di depressione a fasi alterne. Purtroppo in questi ultimi tempi la mia depressione si sta rifacendo sentire, e sto compromettendo seriamente il rapporto con la mia fidanzata… Ma andiamo per ordine, così potrò spiegarmi meglio.
Fino alle medie sono stato un ragazzino sempre sereno, studioso e con pochissimi problemi. I problemi sono arrivati nel mese di settembre del 1993, quando con una decisione sciagurata, mi iscrissi al liceo classico. Sin dal primo giorno mi trovai a disagio, i compagni non erano più gli amici delle medie, con cui avevo condiviso tutto, con cui mi sentivo felice: erano vestiti firmati dalla testa ai piedi e non facevano mistero della loro posizione economica altolocata. Alle medie andavo a scuola con figli di contadini, di operai e di piccoli commercianti, e ora mi trovavo a dividere i banchi con figli di avvocati, notai, medici. In tutta la classe solo io ero figlio di un operaio! Già al primo giorno mi sentii deriso quando mia madre era venuta ad accompagnarmi: le madri degli altri erano tutte perfettine ed invece la mia era vestita modestamente perché sarebbe dovuta andare al lavoro. Divenni subito lo zimbello dei compagni, tutti si sedevano vicini e solo io venivo scansato: il mio banco ogni mattina era spinto via dagli altri. Ero uno zimbello perché i miei vestiti venivano dal mercato e non dai negozi alla moda del centro, e perché la mia era una famiglia umile, al cospetto delle loro famiglie, piene di soldi e rinomate. Il brutto però doveva ancora venire: anche i professori iniziarono a trattarmi al tempo stesso male e in maniera indifferente. Se riuscivo a prendere un buon voto nei compiti in classe mi dicevano che avevo sicuramente copiato, se andavo male, mi dicevano che ero un asino e un fallito. Premetto che sono sempre stato un ragazzo che amava lo studio: alle medie i professori si meravigliavano di quante cose sapessi e di quanti libri leggessi al mese. Ora invece i professori nei colloqui dicevano a mia madre che ero solo un somaro, che avrei dovuto andare a lavorare, che una scuola elitaria come il classico non poteva permettersi uno come me. Io però, testardamente, studiavo dalle tre del pomeriggio alle nove di sera, ma il risultato era sempre uno: sei un somaro, non capisci niente, sei un fallito.. Invece gli altri? Gli altri studiavano un terzo di quanto studiavo io ma venivano sempre privilegiati, se un compito gli andava male i professori si affrettavano a dire “devo aver sbagliato io a spiegare, evidentemente” e, anche se in classe c’erano dei ragazzi che davvero non capivano nulla di latino, greco o matematica, veniva buttato tutto sul ridere, con frasi del tipo “tanto non sarai mai un grecista/latinista/matematico, ma sei intelligente lo stesso”. Alla fine del primo anno riuscii ad avere la sufficienza in tutte le materie, ma inaspettatamente venni rimandato in latino, greco e inglese, per un mezzo punto: delle persone con la media del 4 in una materia, vennero promosse senza battere ciglio, mentre io che avevo la media del 6 o in greco del 5,75(!!) venni rimandato, e mi dissero che ero stato fortunato a non essere stato bocciato.
Per tutti gli anni del liceo andò avanti questa sofferenza, ma già a 15 anni avevo tentato una prima volta il suicidio; poi tentai di morire piano piano, fino a pesare 43 kg (sono alto 1,80). Ma nemmeno in queste occasioni, la malignità dei professori e dei compagni venne meno, neanche dall’ insegnante di religione, che si univa agli altri per prendermi in giro. Un giorno che non dimenticherò mai è il mio 16° compleanno, quando mi dichiarai ad una ragazza che mi piaceva, di un’altra classe: questa ragazza chiamò i miei compagni, che mi sfilarono la cartella, la buttarono in mezzo alla strada e poi in un canale e mi misero la testa sotto il getto di una fontana.. Il risultato fu che il giorno dopo presi tre note per aver dimenticato i libri e i quaderni a casa: dopo le rimostranze dei miei genitori, l’insegnante di religione mi prese e mi disse “mica è colpa dei tuoi compagni se sei uono sfigato!”. Quelle parole mi uccisero.
Riuscii a diplomarmi, con il minimo dei voti, perché anche all’ esame di maturità la professoressa interna mi giocò un tiro mancino: i miei compagni erano stati informati su quali autori avrebbe chiesto all’ esame, e l’unico che non era stato informato ero io. Quando fu il mio turno, la commissione mi mostrò il risultato degli scritti: un tema da 9 e 1/2 e una versione da 6-. “Perfetto” mi dissi “ormai non può più succedere nulla: carta canta”. E proprio allora successe il dramma: la professoressa mi fece interrogare su argomenti e autori mai trattati a lezione, e finii con il prendere, come voto globale, 39/60.
Chiusi i libri e non volli nemmeno saperne di andare all’ università; mi misi a lavorare come magazziniere in inverno, e da commesso in estate. Due anni dopo mi decisi ad iscrivermi a giurisprudenza, ma non avevo fatto bene i miei conti: l’ ambiente grossomodo era come quello del liceo, compresi i favoritismi per chi era figlio di avvocati e notai, e sfavore verso chi, come me, era figlio di nessuno. Studiavo come un pazzo, ma poi succedeva sempre che il professore trovava una nota o qualcos’altro (oggettivamente qualcosa di poco importante) e il mio voto si abbassava: la mia media era un misero 26.
In tutto questo la mia famiglia non mi ha mai aiutato, ancorata ancora al pensiero “se sei bravo ce la fai, senza aiuti”, ma non si scontravano con il mondo in cui ero inserito io: le spintarelle, le raccomandazioni o gli “aiutini” erano motivo di vanto, e di sberleffo per chi non ne aveva. Mentre studiavo all’ università, d’estate lavoravo, o per meglio dire, mentre tutti gli altri facevano vacanze e si divertivano, io lavoravo in spiaggia per 12/13 ore al giorno: 8 in regola e 4 in nero. Mio padre diceva sempre che così avrei imparato il valore del denaro, ma io imparavo solo una cosa: i compagni di università d’estate se la spassavano, poi tornavano a casa e chiedevano come regalo una macchina nuova fiammante, mentre io mi accontentavo dell’ autobus o del mio scassatissimo motorino (pagato con i miei soldi). E’ proprio in questo periodo che racimolai i soldi per un pc e mi nacque la passione per l’ informatica, che mi fece pentire di non aver frequentato un istituto tecnico.
Fino a 22 anni non ho mai conosciuto l’ amore, anche se avevo così fame di amore, di affetto, che avrei dato metà della mia vita per avere una ragazza accanto a me. La trovai, durò parecchio (5 anni), ma alla fine venni lasciato perché non potevo darle delle garanzie economiche sufficienti, secondo la sua famiglia.
E’ dall’ età dei 18 anni, che cercavo aiuto: mi rivolsi a diversi psicologi e uno psichiatra, ma fu tutto inutile, una vera perdita di tempo, perché nessuno riusciva mai a capirmi; una volta andai anche dallo psicologo della facoltà che mi disse-in poche parole- “i tuoi compagni sono fortunati ad avere dei genitori culturalmente elevati; tu devi prendertela con i tuoi, se avessero studiato, saresti un privilegiato anche tu”. Iniziai a non andare più all’ università e a lavorare di nuovo anche d’inverno come commesso.
Dopo la fine della mia storia d’amore iniziai a frequentare le chat e a conoscere diverse ragazze, tanto che uscivo con una ragazza al mese, ma non mi sentivo bene lo stesso e pensai prima al suicidio, e poi alla vita monastica.
In quei giorni però arrivò lei, la mia attuale ragazza, che riuscì a capirmi, ad accettarmi e a comprendermi.
Mi sento bene con lei, sono protetto tra le sue braccia, ma ora, di nuovo, la depressione mi sta pervadendo. Ci sono giorni in cui non mangio nulla, in cui guardo il soffitto e mi dispero per il futuro. A 30 anni non ho una laurea, ho solo 10 anni di esperienza come commesso e magazziniere, ma non riesco a trovare lavoro. Ma quel che è peggio, sto rovinando il mio rapporto d’amore, proprio ora che siamo vicini al matrimonio (nel 2011)..
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Categorie: - Me stesso
hai l’amore e noi ti rendi conto di quanto sia vitale per andare avanti nella vita, io ho 33 nni non ho l’amore perchè si vede che mi innamoro degli uomini sbagliati o forse sarò sbagliata io e fra un po’ se il nostro paese non si riprenderà dalla crisi la mia azienda (informatica)chiuderà, che dici? non stai meglio tu? almeno hai qualcuno che ami al tuo fianco, guarda meno il soffitto e di più la tua donna affrontare le difficoltà in due si riesce meglio!
Sono vicino al tuo dolore,capisco che non è facile convivere con le paure e l’ansia del domani, affidati alle mani di dio, saprà liberarti dalle paure e dalle fragilità che ci attraggono alla morte.Vedrai che piano piano andrà bene, dimentica il male che hai ricevuto è un bagaglio che pesa,non aver paura di perdere la persona che ami.E non sentirti meno degli altri sei stato onesto nella vita e quello che hai fatto lo hai fatto con il cuore e senza recare danno agli altri.
Prima di tutto ti abbraccio virtualmente per tutto quello che hai passato, certe cose sono orribili e purtroppo questo non è afatto un mondo giusto. Io ho 33 anni e non ho amore, anche io sto passando un momento difficile e spesso mi piacerebbe tantissimo avere una persona accanto, mi darebbe forza, sostegno e coraggio nell’affrontare le paure che noi tutti, essendo esseri umani, abbiamo. Alcuni hanno piu dolori di altri ma ognuno di noi conosce il significato della parola dolore, vorrei dirti di essere forte ma in realtà questa è una frase fatta…soprattutto perche tu SEI GIA’ forte altrimenti non avresti superato tutti i tuoi dolori, l’essere umano ha questo di strabiliante, ha una capacità di sopportazione e di reazione che è davvero formidabile, cerca di stare sereno, con la tua donna accanto avrai il sostegno e l’amore che ti serve per superare il momento, parlale, apri il tuo cuore e falle sapere di quanto lei è importante per te ora piu che mai. Vedrai che capirà e se ti ama davvero ti starà ancora piu vicina. In bocca al lupo!
Mio caro amico Andrea, si ti ritengo tale e già sento di volerti un gran bene, ti scrivo con le lacrime che solcano il mio viso perchè nelle tue parole c’è così tanta sofferenza che non si può rimanere assolutamente indifferenti, io sono una persone estremamente sensibile ed anche io ho passato la mia gioventù tra l’essere schernito dai gruppi dei cosidetti “fighi”, crescendo mi sono portato dietro le conseguenze e mi sono anche io ammalato di depressione tentando il suicidio ma non riuscendoci perchè la forza dell’attaccamento alla vita è ancora molto forte, io ti posso solo dire che mi ha salvato l’amore della donna che amo al di sopra di ogni cosa e ad oggi chiunque può offendermi ma non mi può fare nulla, l’unica persona che potrebbe davvero uccidermi è solo lei, le nostre vite sono legate in maniera inscindibile e questo ha creato le giuste basi per reagire ad una vita sempre più miserabile e meschina, Andrea non tediarti per il fatto che non hai laurea perchè in primis puoi sempre prenderla, in secondo luogo la situazione come puoi ben vedere è molto triste anche per chi ha conseguito titoli di un certo livello, te lo posso garantire, amici con lauree e dottorati sono pure loro in cura dallo psicologo perchè non c’è nulla……….perciò scrollati di dosso quelle parole fallito buono a nulla e tutto il resto appresso, sei capitato in un ambiente purtroppo pessimo e questo ti ha reso la vita un inferno, ma non tutto il mondo è fatto da gente meschina come quella che hai finora incontrato, ora tira un bel respiro e sorridi ok???? Se vogliamo fare due chiacchiere mi puoi scrivere ok?
il mio indirizzo e-mail: noryaki_kakyoin@yahoo.it
Non sei solo amico ricordatelo!!!!
Caro Andrea, dopo aver letto la tua storia mi sono convinto che a te non servono parole di compatimento ma un esame spassionato e condotto senza indulgenza. Ti farà molto più bene delle moine. Cominciamo dal principio: il liceo. Chi ha deciso dove dovevi iscriverti? Tu? Non credo: mi sembra evidente che siano stati i tuoi genitori, che pure dovevano sapere che razza di ambiente fosse, una specie di Rotary. Temo che lo abbiano fatto per ambizione, perché volevano che il loro figliolo potesse elevarsi socialmente, realizzando un loro sogno abortito; è un classico. E tu hai ingoiato senza mai ribellarti, rivelando la tipica psicologia della vittima. Il resto non è che la prosecuzione logica, né poteva essere altrimenti, visto che dentro non sei mai cambiato. Sei rimasto il “piangina” che si sente schiacciato dal mondo feroce e disonesto che come un poliziotto cattivo è sempre lì a sbarrarti la strada e a ricacciarti al punto di partenza. No, Andrea. Sono tutte balle, è ora che te lo ficchi nel cervello, se non vuoi rovinarti la vita del tutto, a soli 30 anni. Il mondo è bastardo, e baro, il mondo è delle canaglie e dei ruffiani. E’ tutto vero. E allora? Forse che il tuo amor proprio deve dipendere dalla posizione che riesci a raggiungere nella società, ovvero dalla stima di canaglie e ruffiani? Devi sempre pendere dalle labbra altrui, origliare con angoscia quello che gli altri mormorano di te? Quando vedo persone così schiave e umiliate mi incazzo da morire! Piantala di frignare, e sii finalmente orgoglioso di te stesso, per come tu ti vedi, non per come gli altri ti vedono! Non giudicarti col metro del mondo: e se è l’unico che conosci, cambialo! Fottitene degli altri, piscia in faccia a tutti. Questa è la cura. Esci dal nido confortevole che ti sei creato piagnucolando. Impara a disprezzare quelli che ti disprezzano. Smetti di dare la colpa a questo e a quello: se non reagisci, se non tiri fuori l’orgoglio, la colpa è tua. Io so che tu ami abbastanza te stesso. Ciao
rage,
mi sembra di capirti molto bene, sia perchè ho passato qualcosa di simile nella mia adolescenza (per fortuna per soli 3 anni), sia perchè anch’io, inconsapevolmente, ho commesso lo stesso errore dei tuoi genitori desiderando per mio figlio, intelligente ma di umili origini, la possibilità di elevarsi soprattutto negli studi, che a me erano stati negati.
a mio avviso, tu non potevi avere alternative: dovevi seguire quanto i tuoi genitori avevano impostato per te, e nemmeno i tuoi genitori, probabilmente, avevano troppe colpe, in quanto spesso non si possono nemmeno immaginare gli “ambienti” sociali e culturali che non conosciamo.
ora, però, sei adulto e devi prendere in mano davvero la tua vita, se non per te, almeno per la donna che ti ama. non affidarti a lei, non esserle di peso, cerca piuttosto in un serio aiuto, psicologico o neurologico, la soluzione al tuo problema di salute, risolvibilissimo, vista la tua giovane età. non trascinartelo dietro per tutta la vita, affrontalo a muso duro e… superalo, al più presto.
Hei! son capitato qui per caso o per meglio dire..per capire meglio cosa mi affligge… mal d’amore e come combatterlo, ho perso da un po l’affetto di una persona importante..ed é l’unica cosa al mondo che mi abbatta… ma ho comunque letto la tua storia, ti capisco ho vissuto qualcosa di simile ma punta ora sull’amore che hai, é la tua certezza e solido fondamento per la serenità delle tue giornate. So che sembrerà parecchio stupido quello che sto per dirti ma é la cosa che di più ha formato il mio temperamento..la mia tenacia (l’unico punto debole rimasto posso dire che é l’amore hehehe) mi riferisco alla filosofia delle arti marziali (poi possono piacere o no eh), non pensare ai movimenti ecc ma alla filosofia, i movimenti e la fatica servono solo ad arrivare a te stesso, conoscere i tuoi limiti e superarli una volta fatto questo…non ci sarà più nulla ad abbatterti come le frasi dei professori e dei compagni, ognuno ha un potenziale e penso che tu conosca il tuo. Questo é uno di tanti modi che però ha aiutato me a tirar fuori tutti i miei potenziali al di fuori di questa forma di disciplina. Pian piano si impara e si arriva al punto che nessuna presa in giro ferisce veramente ma si pone come una sfida invitante e divertente con se stessi…e spesso questo fa restare parecchio male chi ti voleva ferire. Ma ora sorridi perché hai una persona che vive dei tuoi sorrisi ed un sorriso alimenta l’altro, hai l’amore, i suoi abbracci con questo a smuoverti puoi fare miracoli quindi non ti abbattere. Vivi perché hai un tesoro che le persone che ti hanno criticato nemmeno hanno mai visto molto probabilmente 😉
Hearthless Child,
ho molto apprezzato il tuo post e il tuo suggerimento.
ti auguro di trovare presto la persona giusta, che ti possa dare tutto quello che meriti…
Ciao Andrea,
contrariamente a quanto puoi pensare ci sono diverse persone che hanno vissuto (più o meno) la tua stessa esperienza.
Anche io ho fatto il liceo classico, ed anche io ero figlio di nessuno. Mio padre era un applicato di segreteria in una scuola media e mia madre era un’operaia in una manifattura tabacchi che produceva sigari. Molti dei miei compagni di liceo erano figli di medici, avvocati, impiegati di banca ecc., ecc. ma c’era anche qualche altro “sfigato” e comunque nel complesso non tutti erano ostili. Anzi alcuni si sono rivelati dei buoni amici e tutt’ora, dopo quasi 20 anni (Io ho 41 anni), di tanto in tanto ci sentiamo.
Certo con altri ragazzi succedeva esattamente quello che hai detto tu e stessa cosa dicasi anche con alcuni professori che soltanto perché non eri nessuno ti mettevano un sei stentato. Conosco bene quella rabbia, quella delusione e quel senso di impotenza ma credo che ormai a 30 e più anni tu sia abbastanza grande da lasciartela alle spalle. Devi lasciarti quel dolore e quei problemi alle spalle. Guarda avanti a ciò che deve venire, alle persone che ti sono intorno e che ti vogliono bene. Probabilmente eri anche un ragazzo dotato di una forte sensibilità ed hai accusato il colpo più di altri. Ma ora sei un uomo, fai tesoro di ciò che hai imparato in quegli anni e lasciati il dolore alle spalle. Vedrai che il tempo ti darà tutta un’altra visione di quel periodo e un bel giorno scoprirai di essere diventato più forte. Il passato è passato. Guarda avanti senza preconcetti. Non lasciare che il male che ti hanno fatto quelle persone condizioni il tuo modo di agire nel futuro. Liberatene !!!
Ciao ed un grosso in bocca al lupo.
P.S. Io l’amore poi l’ho trovato e con esso anche due splendide bambine.