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L’amore a 20 anni

di Flavia 22

Adesso ne ho 22.
Io e A. siamo stati compagni di classe al liceo, una scuola molto particolare a tempo pieno (circa 11 ore al giorno, essendo un liceo sperimentale) che rende i rapporti interpersonali molto più profondi e, a volte, morbosi del normale.
Mi riferisco soprattutto ai rapporti di amicizia, in quanto cinque anni in quella scuola significano, per chi la frequenta, una seconda famiglia.
Amicizia profonda come quella che è nata tra noi fin da subito nel 2004.
A. è stato anche bocciato, la sua situazione familiare non è delle migliori, come la mia, d’altronde. Lui senza padre e io senza madre.
Fino a qui, nulla di particolare.
Il tutto ha inizio dopo la sua maturità, un anno dopo la mia. Io uscivo da una storia stupida di un anno di cui in realtà poco mi importava. Considerando tanti punti che ci accomunavano, mi sentivo davvero vicina a lui e lui, evidentemente, a me.
A. per me inizia a diventare un pensiero fisso, soprattutto sessualmente parlando, fantastico su noi due e mi piacerebbe assaggiarlo: succede alla festa di un nostro amico, beviamo e ci divertiamo, e probabilmente qualche bicchiere in più è stato complice necessario per spezzare qualsiasi tipo di imbarazzo per un approccio così nuovo dell’uno verso l’altra.. Ragazzi, quanto sesso!
I primi giorni era una novità troppo eccitante, come se si stesse basando solo su questo la nuova relazione.
In realtà, come il classico vuole, stava nascendo qualcosa di molto più intenso, qualcosa di ancora più nuovo per entrambi, quel plus fatidico che si sarebbe poi rivelato un turbinio di sofferenze da parte di entrambi. Perché. Conoscendoci così bene, dopo anni e anni di amicizia, sapevo perfettamente che A. era molto restìo ad accettare davvero l’amore nei miei confronti. Credo che abbia lottato molto contro se stesso, diciamo che la semplicità è un concetto “difficile” per lui.
E forse sarà anche per questo che si è innamorato di me, perché col mio amore, la mia costanza, la mia PAZIENZA, ho sciolto le sue paure e i suoi tormenti, che, credetemi, influenzavano molto negativamente la nostra storia, e ogni giorno mi uccidevano lentamente, dato che nonostante lui non avesse nemmeno un solo motivo per non fidarsi di me, non voleva cedere.
Io stracotta, innamoratissima, facevo continue follie per vederlo e nasconderlo a mio padre (decisamente contrariato per la situazione).
Non sto a dirvi troppi dettagli, ma il fatto è che un giorno decidiamo di andare a vivere insieme affittandoci una stanza, per sfuggire entrambi alle famiglie (si sa che da giovani si tende a scappare) e forse.. per viverci meglio.
Vivevo con lui momenti mai vissuti prima, la magia esiste, perché io con lui l’ho vista davvero.
Ma la verità è anche che ogni giorno soffrivo tantissimo per i suoi sbalzi d’umore, cambiamenti d’idee, e soprattutto, non mi aveva ancora mai davvero espresso SE e COSA provasse per me. Passava da attimi di passione e dolcezza ad atteggiamenti quasi indifferenti (apparentemente) e ostili.
Passano i mesi, si mette in mezzo a noi quella che credevo fosse una vera amica, scopro che lei prova qualcosa per lui e cerca di mettermi il bastone fra le ruote.. un periodaccio.
A. arriva a chiedermi di lasciare la casa perché “stava iniziando a sentirsi sposato”, quando in realtà la convivenza con lui non era mai stata “marito-moglie” anzi, ognuno faceva quello che voleva, liberamente, a volte sfiorava anche il dubbio agli amici se stessimo insieme veramente! Quindi, immagino, sia stata solo una scusa.
Io, perciò, torno da mio padre, tra me e A. ovviamente le cose iniziano a precipitare fino a quando un giorno ci rivediamo dopo forse 1 settimana o 2, e dopo esserci avventurati per le strade della città con la bottiglia in mano e l’allegria ritrovata, mi guarda negli occhi e mi pronuncia, dopo una romanticissima premessa, quelle parole che aspettavo da sempre.
Incredibile, ero felice, felice, che piangevo e lo gridavo a tutti non stavo nella pelle davvero, ero in paradiso, avevo ritrovato il mio A. , finalmente aveva aperto il suo cuore dopo mesi di torture psicologiche.
Questo, invece, era solo l’inizio di una seconda fine che stava per arrivare: passati pochissimi giorni A. torna ad avere quell’atteggiamento di menefreghismo che mi faceva impazzire, sparisce per un sacco di tempo, forse anche 10 giorni, non so nulla di lui e, arrabbiata e amareggiata, esco convulsamente fuori tutte le sere con la speranza di vederlo da un lato, ma anche di trovare sfogo in qualche modo dall’altro, e infatti succede l’imprevisto: conosco una persona e lascio che mi baci. Manco fatto apposta, A. torna il giorno dopo per chiedermi perdono e ricominciare tutto d’accapo. Io arrabbiatissima, delusissima e in cuor mio addannata per quello che avevo fatto, non facevo che fargliene una colpa (e ancora oggi la penso cosi) , ma ecco che cedo l’ennesima volta ai suoi occhi e torniamo a stare insieme felici come non mai. Peccato però che mi fa la fatidica domanda “sei stata con qualcun altro? “. Io credo che se amo, rispetto, se rispetto dico la verità, per quanto avrei potuto magistralmente evitarla. Purtroppo la verità la si cerca, si, ma una volta ottenuta, la si condanna, ed è quello che A. ha fatto. Gli rispondo che si, avevo baciato un altro, ma solo per rabbia, per dispetto forse, e per la sua maledetta assenza, ma non c’è niente da fare, mi butta fuori e passano 6 interminabili mesi dove non c’è niente da fare, mi odia, mi ripudia, mi usa e mi butta via come preferisce. Lo lascio fare, a volte lo prego, altre mi umilio, arrivo a lavorare nel suo stesso posto solo per potergli stare vicino, ma niente. Passata l’estate, invece, sembra che il suo dolore si stia sciogliendo e torna da me.. io felice, come ogni volta, non vedevo l’ora, lo riaccolgo fra le mie braccia naturalmente ma avverto che qualcosa era cambiato.. dopo tutte quelle che LUI mi aveva fatto passare e che io gli avevo perdonato, ad A. era venuto troppo difficile e amaro quel mio gesto da accettare, e le conseguenze le stavo vivendo io, fondamentalmente da sola, stavo malissimo, nonostante fosse tornato e non parlassimo più di quella storia, n0n era più il mio A. di prima.
Ebbene, dopo altri tre mesi sofferti insieme, scarse attenzioni da parte sua, non facevamo quasi più l’amore, ci vedevamo pochissimo, l’ho lasciato, o forse ci siamo lasciati insieme, dato che da un lato lui diventava sempre più indifferente e io sempre più acida.
Insomma. questo è stato a Marzo. Siamo a Ottobre, di nuovo, e io penso a lui ogni giorno come prima. È capitato di vederci, raramente di sentirci, avendo comunque gli amici in comune. Quelle poche volte è stato abbastanza criptico, o io taciturna, ho paura di aver perso il mio vero amore, il mio più grande tesoro, lo stesso A. di quasi due anni fa.. Mi manca. Ma è solo un capriccio? Un momento di solitudine? Perché dovrebbe mancarmi chi mi ha fatto stare così male, che non sapeva assolutamente come trattare la propria donna? Però, che ci posso fare, mi manca.

Lettera pubblicata il 27 Ottobre 2012. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Per me questa resta l’età più bella per innamorarsi. Io penso che noi dovremmo essere meno ingenui. Un uomo della mia età che non vive una vita monacale (e, badiamo bene, per monacale non intendo la vita di un religioso perché, dal mio umile punto di vista, i religiosi hanno molta più libertà di quella che è necessaria ad un uomo che vuole camminare sulla strada della santità. Probabilmente è giusto così. Sono arrivati a fare una scelta e devono combattere la loro battaglia per la salvezza delle anime anche a costo di perdersi. Ma non sono mai stati dei modelli da seguire. Vorrei sfatare questo mito.) nel rapportarmi a lui esco da una prospettiva estremamente soggettiva che riduce l’amore ad una favola. Ci andrò con i piedi di piombo, ma, bene o male, devo sapere a cosa vado incontro perché l’esperienza con ogni probabilità mi potrebbe turbare. Posso assicurare che fin dalle prime battute si capisce che se quel ragazzo lì (o quell’uomo lì) non ha una conversione di vita difficilmente potrà contrastare toni che deformano la percezione che hai di te stessa. Non bisogna giudicare. Non fa mica niente di male. Cosa gli vogliamo dire? Che con la sua condotta di vita ci priva di conoscere le gioie del sesso e/o di sistemarci?

  2. 2
    Rossella -

    Ma questa concezione utilitaristica della vita ci spoglia della nostra dignità e ci priva del nostro valore. La sua vita non ci appartiene. Tutti abbiamo un posto e dobbiamo fare attenzione a non perderlo. E’ chiaro che se sei una donna sensibile ti farai da parte perché ci sono esperienze che minano la tua autostima e ti tolgono la spontaneità. Non basta chiedere scusa. I rapporti si dissolvono, l’amore se c’è resta, ma, dal mio punto di vista, è sbagliato alimentare le illusioni delle persone perché quando le aspettative non vengono confermate dalla realtà s’innescano veri e propri meccanismi persecutori.

  3. 3
    Yog -

    Spero solo che la bedagna con cui giravate per la città fosse narda. Questo restituirebbe un pelo di dignità alla storia, peraltro troppo lunga per interessare chiunque. Prova a fare un sunto, dai.

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